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Domanda per commercialisti

belpietro ha scritto:
di massima, il tutto dipende se impari un mestiere che poi andrai presumibilmente ad eseguire nell'azienda (capiscimiamme, non necessariamente in quella), oppure se impari un mestiere che resterà tuo, e magari grazie al quale ti metterai "in concorrenza".

ecco una considerazione che davo per scontata, ma che, giustamente, belpi rileva come potenzialmente non così evidente
:)
 
Mauro965 ha scritto:
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Io il mestiere l'ho imparato da ASSUNTO con stipendio e garanzie, e ancora oggi in azienda si fa così. Esisitono dei contratti appositi, il ricorso alla partita IVA è solo una furbata. Non sono affatto un anti autonomi anche se la mia simpatia è rivolta in particolare verso le grandi imprese private e le aziende pubbliche.

mah, caro tdi, ci sono "mestieri" e "mestieri", non nel senso di "superiore/inferiore" beninteso, ma nel senso di "diversi"

poi, un conto sono le strutture "grandi", altro quelle "non grandi"

la strada corretta per insegnare una professione liberale, a mio modo di vedere, è la borsa di studio, con importi a crescere man mano che crescono le competenze professionali fino all'abilitazione, conseguita la quale ci si rimette in discussione

se do un paga, devo ricevere un lavoro (e viceversa, ci mancherebbe!)

se prendi un tirocinante (soprattutto queste nuove leve del 3+2), hai in studio una persona che non sa assolutamente nulla e deve imparare tutto, ma proprio tutto - e la formazione costa

professioni ed imprese non sono uguali, né si possono applicare ragionamenti uguali

ora, sono il primo a dire che è indegno formalizzare pseudo tirocini per avere di fatto personale esecutivo di segreteria a bassissimo costo (e te lo dice uno che ha perso dei clienti per una questione di prezzo, dovuta proprio a questa specie di "concorrenza sleale", che ancora mi ostino a non praticare)

nessuno ti obbliga ad intraprendere una libera professione, ci sono attività migliori e pure meglio retribuite ;)

lamps
Caro Mauro, rispondendo anche a Belpi, io penso molto semplicemente che retribuire il lavoro subordinato pagando con fattura sia una scorrettezza. Ci sono studi professionali che impiegano stabilmente decine di persone, persone che svolgono un lavoro dipendente a tutti gli effetti(esattamente come lo svolgo io nella mia azienda) e che non necessariamente un domani hanno interesse a mettersi in proprio. Sono lavoratori dipendenti e come tali vanno retribuiti. Ora il caso specifico nel figlio del collega del nostro amico non è molto chiaro.
 
scusate il ritardo ero indaffarato in questi giorni...
Allora, il settore è quello dell'edilizia, ed è iscritto all'albo dei geometri.
Nell'ambiente essere pagati a fattura è la norma (quando non ti pagano a nero...) ora però la differenza comunque fondamentale è che lui lavora per uno studio professionale/impresa edile, quindi gli capita anche di essere in cantiere delle volte e non solo a fare sopralluoghi e misurazioni.
 
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Caro Mauro, rispondendo anche a Belpi, io penso molto semplicemente che retribuire il lavoro subordinato pagando con fattura sia una scorrettezza. Ci sono studi professionali che impiegano stabilmente decine di persone, persone che svolgono un lavoro dipendente a tutti gli effetti(esattamente come lo svolgo io nella mia azienda) e che non necessariamente un domani hanno interesse a mettersi in proprio. Sono lavoratori dipendenti e come tali vanno retribuiti. Ora il caso specifico nel figlio del collega del nostro amico non è molto chiaro.

sul fatto che sia una scorrettezza ti do ragione, ma purtroppo il mondo dell'edilizia va così e se non c'è una volontà dai piani alti di cambiare resterà così...
 
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