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Cinema, che passione

Dopo avere visto almeno 3 volte
" La dolce vita "
ma a " pezzi "....
Pescati casualmente un po' qua e un po' la'....
in diverse programmazioni televisive,
ho deciso la settimana scorsa con un gesto maschio....
( dura 2,47 ore )
Vederlo dal principio....

L' ho trovato
SEMPLICEMENTE
allucinante....
ALMENO PER OGGI....

Delicatamente, potrei dire:
" E' invecchiato male "
Probabilmente era centratissimo, allora: 1960
 
Ultima modifica:
A me la dolce vita era piaciuto, un leggero spaccato della romanità dell epoca. Penso di averlo visto una decina di anni fa, ma ricordo che era letteralmente volato
 
Una volta di più, tanto da essere quasi un'abitudine - una brutta abitudine - ho riscontrato la distanza che separa le visioni dei "critici" da quella della gente comune.

Il film in questione è "La zona d'interesse", che in sostanza è più o meno la cronaca della vita della famiglia di Rudolf Hoss, ufficiale delle SS comandante del campo di prigionia e sterminio di Auschwitz- Birkenau, vista dal punto di vista della tranquilla "normalità" quotidiana nella sua villa, adiacente al campo - cui è separata da un alto muro elettrificato - ma in cui quasi nulla trapela degli orrori : i bambini giocano, le mamme si ritrovano e preparano dolci, gli altri ufficiali si riuniscono in questa villa per fare gli auguri di compleanno al comandante e brindare, tutti si ritrovano per fare il bagno nel fiume.... insomma, sembra la normalità più normale del mondo : orrori non se ne vedono, ed è solo un minimo di conoscenza della storia, con quei pennacchi di fumo scuro presenti anche in estate, che li lascia immaginare.

Senonché, pur con tutta la buona volontà nel voler capire l'intenzione del regista di non mostrare direttamente gli orrori come hanno già fatto in tanti, il tutto così perde pressoché completamente di pathos, di drammaticità, d'interesse, riducendosi ad una parata, piuttosto noiosa, di banalità : colloqui sul "forse dovremo trasferirci" perché vogliono destinarlo ad altro incarico, la moglie che si oppone perché lei ad Auschwitz sta tanto bene, ecc. ecc. ecc..... la noia prende spesso il sopravvento su tutto, della drammaticità che sarebbe necessaria non c'è praticamente traccia, impietosa la sola idea di fare un paragone col personaggio (ugualmente storico) di Amon Goth, comandante del campo di concentramento di Plaszow, così come presentato nel film (di ben altro livello) Schindler's List.

Tutto ciò era anche abbastanza evidente sentendo i commenti in sala, a fine film, degli spettatori, largamente perplessi ed insoddisfatti.

Ma andando a vedere le recensioni..... miracolo ! il brutto anatroccolo diventa un cigno, commenti come "Un'opera di cui si parlerà a lungo", giudizio su MyMovies, udite udite, superiore a quello di "Schindler's List" :emoji_confounded::emoji_astonished::emoji_angry:, al livello di capolavori come "C'era una volta in America".
Davvero c'è da chiedersi se ci fanno o ci sono.
 
Una volta di più, tanto da essere quasi un'abitudine - una brutta abitudine - ho riscontrato la distanza che separa le visioni dei "critici" da quella della gente comune.

Il film in questione è "La zona d'interesse", che in sostanza è più o meno la cronaca della vita della famiglia di Rudolf Hoss, ufficiale delle SS comandante del campo di prigionia e sterminio di Auschwitz- Birkenau, vista dal punto di vista della tranquilla "normalità" quotidiana nella sua villa, adiacente al campo - cui è separata da un alto muro elettrificato - ma in cui quasi nulla trapela degli orrori : i bambini giocano, le mamme si ritrovano e preparano dolci, gli altri ufficiali si riuniscono in questa villa per fare gli auguri di compleanno al comandante e brindare, tutti si ritrovano per fare il bagno nel fiume.... insomma, sembra la normalità più normale del mondo : orrori non se ne vedono, ed è solo un minimo di conoscenza della storia, con quei pennacchi di fumo scuro presenti anche in estate, che li lascia immaginare.

Senonché, pur con tutta la buona volontà nel voler capire l'intenzione del regista di non mostrare direttamente gli orrori come hanno già fatto in tanti, il tutto così perde pressoché completamente di pathos, di drammaticità, d'interesse, riducendosi ad una parata, piuttosto noiosa, di banalità : colloqui sul "forse dovremo trasferirci" perché vogliono destinarlo ad altro incarico, la moglie che si oppone perché lei ad Auschwitz sta tanto bene, ecc. ecc. ecc..... la noia prende spesso il sopravvento su tutto, della drammaticità che sarebbe necessaria non c'è praticamente traccia, impietosa la sola idea di fare un paragone col personaggio (ugualmente storico) di Amon Goth, comandante del campo di concentramento di Plaszow, così come presentato nel film (di ben altro livello) Schindler's List.

Tutto ciò era anche abbastanza evidente sentendo i commenti in sala, a fine film, degli spettatori, largamente perplessi ed insoddisfatti.

Ma andando a vedere le recensioni..... miracolo ! il brutto anatroccolo diventa un cigno, commenti come "Un'opera di cui si parlerà a lungo", giudizio su MyMovies, udite udite, superiore a quello di "Schindler's List" :emoji_confounded::emoji_astonished::emoji_angry:, al livello di capolavori come "C'era una volta in America".
Davvero c'è da chiedersi se ci fanno o ci sono.

non ho visto il film , credo che lo scopo del regista fosse quello di riprendere il concetto espresso dalla Arendt nel suo saggio intitolato 'La Banalità del male', quindi credo che il film possa interessare più a chi cerca di capire , di trovare una caratterizzazione psicologica di chi ha perpretato la Shoah più che voler vedere gli effetti drammatici di questa che a parte le nuove generazione le altre conoscono purtroppo bene, poi che ci sia riusciti con questo film non lo so ma credo che abbia cercato un altro punto di osservazione di quei tempi
 
Dipende infatti da quella che era l' intenzione primaria del regista....
Dando per scontato che a parte i negazionisti,
l' UNIVERSO MONDO
e' al corrente della parte tragica....
C'e' qualcosa di simile
( IL: di qua / di la' dal muro )
ne:
" Il bambino con il pigiama a righe "
 
Dipende infatti da quella che era l' intenzione primaria del regista....
Dando per scontato che a parte i negazionisti,
l' UNIVERSO MONDO
e' al corrente della parte tragica....
C'e' qualcosa di simile
( di qua e di la' dal muro )
ne:
" Il bambino con il pigiama a righe "

concordo, credo che la parte di descrizione degli orrori sia ormai risaputa, è auspicabile a questo punto un approfondimento della cause, anche con una caratterizzazione di quei tempi dagli occhi dei Tedeschi, cosa che cinematograficamente parlando si è fatta meno, se non con il 'Bambino con il pigiama a righe' ma forse anche di più con 'Lettere da Berlino', tratto dal romanzo di Fallada che è un autore che io consiglio a tutti di leggere , ma anche di vedere la pellicola che era bene fatta.
Poi che questo film sia riuscito non avendolo visto non so dire.
 
non ho visto il film , credo che lo scopo del regista fosse quello di riprendere il concetto espresso dalla Arendt nel suo saggio intitolato 'La Banalità del male', quindi credo che il film possa interessare più a chi cerca di capire , di trovare una caratterizzazione psicologica di chi ha perpretato la Shoah più che voler vedere gli effetti drammatici di questa che a parte le nuove generazione le altre conoscono purtroppo bene, poi che ci sia riusciti con questo film non lo so ma credo che abbia cercato un altro punto di osservazione di quei tempi
Io invece non ho letto il libro di Hannah Arendt, al massimo ho visto il film sul processo ad Adolf Eichmann, ma comunque il tentativo di rappresentare "la banalità del male" nel film appena visto è fallito pressoché del tutto.

Un altro film del genere potrebbe essere "La conferenza", film per la tv molto recente e riguardante la c.d. "Conferenza di Wannsee", quella in cui ad inizio 1942 alti esponenti del potere nazista si riunirono per porre le basi organizzative della c.d. "soluzione finale", per eliminare gli ebrei in tutti i territori sotto il loro controllo.
Anche in questo film non si vede alcun orrore, tutto è girato solo nella villa di Wannsee , eppure qui la "banalità del male" è enormemente più presente, è palpabile.... vedere per credere.
 
Dipende infatti da quella che era l' intenzione primaria del regista....
Dando per scontato che a parte i negazionisti,
l' UNIVERSO MONDO
e' al corrente della parte tragica....
C'e' qualcosa di simile
( IL: di qua / di la' dal muro )
ne:
" Il bambino con il pigiama a righe "
Ma quello è molto più drammatico, coerente e riuscito.
 
Io invece non ho letto il libro di Hannah Arendt, al massimo ho visto il film sul processo ad Adolf Eichmann, ma comunque il tentativo di rappresentare "la banalità del male" nel film appena visto è fallito pressoché del tutto.

Un altro film del genere potrebbe essere "La conferenza", film per la tv molto recente e riguardante la c.d. "Conferenza di Wannsee", quella in cui ad inizio 1942 alti esponenti del potere nazista si riunirono per porre le basi organizzative della c.d. "soluzione finale", per eliminare gli ebrei in tutti i territori sotto il loro controllo.
Anche in questo film non si vede alcun orrore, tutto è girato solo nella villa di Wannsee , eppure qui la "banalità del male" è enormemente più presente, è palpabile.... vedere per credere.

Effettivamente non è facile portare sullo schermo un film più di concetto, si rischia di tirare fuori un opera un poco lenta e noiosa, per queste cose secondo me è meglio un libro
 
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