Mi autocito per segnalare che ieri, a quanto pare, FB avrebbe bannato un noto esponente politico italiano, per poi sbloccarlo, ma comunque mantenendo una prziale oscuramento di alcuni contenuti, rallentando (sempre a quanto pare) la sua pagina e rimuovendo il post più incriminato di tutti. Questo signore aveva espresso una sua legittima opinione. Non voglio citare il nome o l'oggetto della discussione sia per le regole qui vigenti, sia perché la questione non è "chi" o "cosa", ma l'azione censoria in sé, posto che il messaggio non era né ingiurioso né calunnioso. In ogni caso cercando in rete trovate subito la vicenda. Intervistato dal Corriere della Sera (che si assume essre un quotidiano serio e moderato), ha espresso, tra le altre, queste considerazioni:
«È una piattaforma privata che stipula contratti. Tuttavia, ha valore preminente nella comunicazione politica, i social sono una specie di monopolio, hanno una forza pubblica.» Rammentando quindi che il Governo stesso usa il canale Facebook per comunicare con i cittadini, aggiunge e conclude «Ci vorrebbe una par condicio come per le tv. È intollerante e incredibile che i giganti del web possano decidere sui contenuti e a chi prestare la loro cassa di risonanza»
Ripeto, a prescindere dalla "vittima" di turno, difficile non condividere le consideraioni virgolettate (ripeto, il messaggio poteva essere stato espresso anche in modo forte, ma non maleducato (non è nello stile del personaggio) e metteva in rilievo fatti oggettivi traendone delle riflessioni.
Ora, se FB agisce in questo modo (e poniamo pure che sia legittimo), con quale fiducia noi affidiamo i nostri pensieri e le nstre conversazione ad un sistema di messagistica di proprietà di FB e da cui FB dichiara di voler estrarre tutte le informazioni che gli garbano per gestirle in completa autonomia?