<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Carriera da architetti = fame? | Page 4 | Il Forum di Quattroruote

Carriera da architetti = fame?

|Mauro65| ha scritto:
elancia75 ha scritto:
Infatti dove sono mi tengono volentieri anche ora se c'è poco lavoro (sgrat, sgrat) MA sono assunto, MA mi hanno riconosciuto attraverso un contratto serio. Altrimenti sarei a spasso forse.
La meritocrazia è una chimera...

ero curioso di scambiare qualche post con te, per vedere se ciò che ho visto nei ragazzi che frequentano architettura fosse un problema "locale" o generalizzato
mi confermi, purtroppo, la seconda ipotesi
non posso che augurarti buona fortuna, visto che, a naso, il tuo treno (il prof - arch) è già passato (e certi treni non tornano più)

cordialmente, ciao

p.s. io sono figlio di nessuno (operaio e casalinga), eppure il mio lo sto facendo. certo, mi sono fatto il mazzo (e non ho finito di farlo)
ed ora, oltre alla segretaria, ho una praticante che, con grossa fatica, cerco di formare

Andrò in Stazione allora!

Ciao e grazie :thumbup:
 
elancia75 ha scritto:
Beh, arrotondo anche...
Allo stato attuale, anche per un laureato (fuoricasta intendo) un contratto come il mio, come primo impiego, è ambito.
Il problema è avere la possibilità di farsi conoscere ed avere margini per poter venire fuori. La possibilità, non il diritto perchè si è laureati....
Cesare Romiti non era forse un dipendente?
No, per un laureato nelle c.d. "arti liberali" il contratto di lavoro subordinato è la morte intellettuale; è la rinuncia all'indipendenza (ed ai relativi guadagni); è come dichiarare al mondo il tuo stato di sottomessa rassegnazione, l'incapacità di essere libero professionista. Ti scredita.
Gli A.D. sono un'altra cosa.
E quanto alle "caste", spesso sono solo la coperta di Linus per nasconodere le proprie incapacità e per giustificare il fallimento professionale.
Scusa se sono crudo, non ce l'ho con te (ci mancherebbe), è un discorso generale.
 
|Mauro65| ha scritto:
elancia75 ha scritto:
Beh, arrotondo anche...
Allo stato attuale, anche per un laureato (fuoricasta intendo) un contratto come il mio, come primo impiego, è ambito.
Il problema è avere la possibilità di farsi conoscere ed avere margini per poter venire fuori. La possibilità, non il diritto perchè si è laureati....
Cesare Romiti non era forse un dipendente?
No, per un laureato nelle c.d. "arti liberali" il contratto di lavoro subordinato è la morte intellettuale; è la rinuncia all'indipendenza (ed ai relativi guadagni); è come dichiarare al mondo il tuo stato di sottomessa rassegnazione, l'incapacità di essere libero professionista. Ti scredita.
Gli A.D. sono un'altra cosa.
E quanto alle "caste", spesso sono solo la coperta di Linus per nasconodere le proprie incapacità e per giustificare il fallimento professionale.
Scusa se sono crudo, non ce l'ho con te (ci mancherebbe), è un discorso generale.

Certo, faccio anche da consulente progettista per amici professionisti (praticamente gli faccio i prog.), ma quella realtà mi va stretta...
 
Caro Mauro, quanta ragione che hai!! e te lo confermo da architetto, non figlio di operai, ma comunque di genitori che non avevano nulla a che fare con la professione.
La facoltà in oggetto è bellissima: materie divertenti, spesso da superare in gruppo, stimolo alla fantasia con un occhio al passato, tante donne: ma non un'ora persa a tentare di farti capire che cosa sarà la professione domani, niente che ti possa almeno far presagire il moloch contro cui dovrai scontrarti ogni santo giorno, ovvero la burocrazia e normativa folle, niente che ti possa insegnare a difenderti da un ordinamento professionale che, invece di semplificare accorpando mansioni, continua a moltiplicarle fra architetti jr e sr., geometri, periti, ingegneri jr. e sr. e chi più ne ha più ne metta.
Non per nulla, al primo vero ostacolo che ti si pone, l'esame di stato, le illusioni dei più si sciogono come neve al sole, a meno di non calare come Unni al contrario verso il nostro meridione (non so se la moda valga ancora, ai miei tempi era così, tanto da poter contare i conoscenti sulla punta delle dita il giorno del mio esame a Firenze).
Oggi come oggi, avere un ragazzo in studio è un enorme perdita di tempo, energie e spesso anche di lavoro quando, preso dai troppi impegni, non riesci a beccare l'ennessima cappella commessa che passa magari nelle mani del committente o dell'ufficio di turno: ad andare bene è una figuraccia, ad andare male....
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti
 
acrobat_68 ha scritto:
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti
:D
è così per qualsiasi libero professionista
 
acrobat_68 ha scritto:
Caro Mauro, quanta ragione che hai!! e te lo confermo da architetto, non figlio di operai, ma comunque di genitori che non avevano nulla a che fare con la professione.
La facoltà in oggetto è bellissima: materie divertenti, spesso da superare in gruppo, stimolo alla fantasia con un occhio al passato, tante donne: ma non un'ora persa a tentare di farti capire che cosa sarà la professione domani, niente che ti possa almeno far presagire il moloch contro cui dovrai scontrarti ogni santo giorno, ovvero la burocrazia e normativa folle, niente che ti possa insegnare a difenderti da un ordinamento professionale che, invece di semplificare accorpando mansioni, continua a moltiplicarle fra architetti jr e sr., geometri, periti, ingegneri jr. e sr. e chi più ne ha più ne metta.
Non per nulla, al primo vero ostacolo che ti si pone, l'esame di stato, le illusioni dei più si sciogono come neve al sole, a meno di non calare come Unni al contrario verso il nostro meridione (non so se la moda valga ancora, ai miei tempi era così, tanto da poter contare i conoscenti sulla punta delle dita il giorno del mio esame a Firenze).
Oggi come oggi, avere un ragazzo in studio è un enorme perdita di tempo, energie e spesso anche di lavoro quando, preso dai troppi impegni, non riesci a beccare l'ennessima cappella commessa che passa magari nelle mani del committente o dell'ufficio di turno: ad andare bene è una figuraccia, ad andare male....
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti

Ti quoto, ma quel "ragazzo" di cui parli è come te... ...o meglio com'eri anche tu.
Anch'io ho fatto l'Esame di Stato a Firenze! Quattro anni fa... ;)
 
|Mauro65| ha scritto:
arhat ha scritto:
gli albi professionali questi carucci albi professionali da abolire.
Hai ragione, la prossima volta che hai mal di pancia vai dallo stregone anziché dal medico, e se vogliamo fare un ponte chiediamo consigllio al barbiere anziché all'ingegnere.
Tanto poi i capelli ce li taglia il medico e la pedicure ce la fa l'ingegnere
8)

basterebbe dare la possibilità di operare senza per forza essere iscritti all'album; poi vediamo.......
 
|Mauro65| ha scritto:
elancia75 ha scritto:
Il problema è che lo possono fare, perchè non esistono leggi in merito per disciplinare questo marciume. Poi, ovviamente, se uno non vale nulla... ...non vale nulla lo stesso!
generalmente i codici deontologici prevedono un rimborso spese (anche altrimenti denominato), ma sempre proporzionato al contributo che il praticante può offrire
l'attività professionale è estremamente meritocratica
sta tranquillo che se un giovane vale davvero, il dominus non se lo fa scappare
Ciao Mauro. A me è andata così. Ho cominciato la pratica nello studio dell'avvocato con il quale attualmente collaboro.
Ma non credo sia sempre così.
 
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
Caro Mauro, quanta ragione che hai!! e te lo confermo da architetto, non figlio di operai, ma comunque di genitori che non avevano nulla a che fare con la professione.
La facoltà in oggetto è bellissima: materie divertenti, spesso da superare in gruppo, stimolo alla fantasia con un occhio al passato, tante donne: ma non un'ora persa a tentare di farti capire che cosa sarà la professione domani, niente che ti possa almeno far presagire il moloch contro cui dovrai scontrarti ogni santo giorno, ovvero la burocrazia e normativa folle, niente che ti possa insegnare a difenderti da un ordinamento professionale che, invece di semplificare accorpando mansioni, continua a moltiplicarle fra architetti jr e sr., geometri, periti, ingegneri jr. e sr. e chi più ne ha più ne metta.
Non per nulla, al primo vero ostacolo che ti si pone, l'esame di stato, le illusioni dei più si sciogono come neve al sole, a meno di non calare come Unni al contrario verso il nostro meridione (non so se la moda valga ancora, ai miei tempi era così, tanto da poter contare i conoscenti sulla punta delle dita il giorno del mio esame a Firenze).
Oggi come oggi, avere un ragazzo in studio è un enorme perdita di tempo, energie e spesso anche di lavoro quando, preso dai troppi impegni, non riesci a beccare l'ennessima cappella commessa che passa magari nelle mani del committente o dell'ufficio di turno: ad andare bene è una figuraccia, ad andare male....
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti

Ti quoto, ma quel "ragazzo" di cui parli è come te... ...o meglio com'eri anche tu.
Anch'io ho fatto l'Esame di Stato a Firenze! Quattro anni fa... ;)
Francamente non proprio, ma non perchè io fossi migliore: solo perchè avevo maggiore capacità di sacrificio rispetto a quanto vedo oggi; in questo modo sono riuscito a captare quello che poi mi è servito dopo quando mi sono messo in proprio.
 
acrobat_68 ha scritto:
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
Caro Mauro, quanta ragione che hai!! e te lo confermo da architetto, non figlio di operai, ma comunque di genitori che non avevano nulla a che fare con la professione.
La facoltà in oggetto è bellissima: materie divertenti, spesso da superare in gruppo, stimolo alla fantasia con un occhio al passato, tante donne: ma non un'ora persa a tentare di farti capire che cosa sarà la professione domani, niente che ti possa almeno far presagire il moloch contro cui dovrai scontrarti ogni santo giorno, ovvero la burocrazia e normativa folle, niente che ti possa insegnare a difenderti da un ordinamento professionale che, invece di semplificare accorpando mansioni, continua a moltiplicarle fra architetti jr e sr., geometri, periti, ingegneri jr. e sr. e chi più ne ha più ne metta.
Non per nulla, al primo vero ostacolo che ti si pone, l'esame di stato, le illusioni dei più si sciogono come neve al sole, a meno di non calare come Unni al contrario verso il nostro meridione (non so se la moda valga ancora, ai miei tempi era così, tanto da poter contare i conoscenti sulla punta delle dita il giorno del mio esame a Firenze).
Oggi come oggi, avere un ragazzo in studio è un enorme perdita di tempo, energie e spesso anche di lavoro quando, preso dai troppi impegni, non riesci a beccare l'ennessima cappella commessa che passa magari nelle mani del committente o dell'ufficio di turno: ad andare bene è una figuraccia, ad andare male....
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti

Ti quoto, ma quel "ragazzo" di cui parli è come te... ...o meglio com'eri anche tu.
Anch'io ho fatto l'Esame di Stato a Firenze! Quattro anni fa... ;)
Francamente non proprio, ma non perchè io fossi migliore: solo perchè avevo maggiore capacità di sacrificio rispetto a quanto vedo oggi; in questo modo sono riuscito a captare quello che poi mi è servito dopo quando mi sono messo in proprio.

Francamente credo che gli spiragli per "captare" siano molto esigui.
Quanto al mettersi in proprio, credo che pochi oggi se lo possano permettere.
Inoltre mi spiace che non ci sia una mentalità di cooperazione tra i giovani professionisti, tutti tesi a difendere il proprio orticello, poi arriva la Crisi e i pescicani grossi si salvano, mentre i piccoli soccombono.
E giù a rientrare negli studi di settore!!!
 
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
Caro Mauro, quanta ragione che hai!! e te lo confermo da architetto, non figlio di operai, ma comunque di genitori che non avevano nulla a che fare con la professione.
La facoltà in oggetto è bellissima: materie divertenti, spesso da superare in gruppo, stimolo alla fantasia con un occhio al passato, tante donne: ma non un'ora persa a tentare di farti capire che cosa sarà la professione domani, niente che ti possa almeno far presagire il moloch contro cui dovrai scontrarti ogni santo giorno, ovvero la burocrazia e normativa folle, niente che ti possa insegnare a difenderti da un ordinamento professionale che, invece di semplificare accorpando mansioni, continua a moltiplicarle fra architetti jr e sr., geometri, periti, ingegneri jr. e sr. e chi più ne ha più ne metta.
Non per nulla, al primo vero ostacolo che ti si pone, l'esame di stato, le illusioni dei più si sciogono come neve al sole, a meno di non calare come Unni al contrario verso il nostro meridione (non so se la moda valga ancora, ai miei tempi era così, tanto da poter contare i conoscenti sulla punta delle dita il giorno del mio esame a Firenze).
Oggi come oggi, avere un ragazzo in studio è un enorme perdita di tempo, energie e spesso anche di lavoro quando, preso dai troppi impegni, non riesci a beccare l'ennessima cappella commessa che passa magari nelle mani del committente o dell'ufficio di turno: ad andare bene è una figuraccia, ad andare male....
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti

Ti quoto, ma quel "ragazzo" di cui parli è come te... ...o meglio com'eri anche tu.
Anch'io ho fatto l'Esame di Stato a Firenze! Quattro anni fa... ;)
Francamente non proprio, ma non perchè io fossi migliore: solo perchè avevo maggiore capacità di sacrificio rispetto a quanto vedo oggi; in questo modo sono riuscito a captare quello che poi mi è servito dopo quando mi sono messo in proprio.

Francamente credo che gli spiragli per "captare" siano molto esigui.
Quanto al mettersi in proprio, credo che pochi oggi se lo possano permettere.
Inoltre mi spiace che non ci sia una mentalità di cooperazione tra i giovani professionisti, tutti tesi a difendere il proprio orticello, poi arriva la Crisi e i pescicani grossi si salvano, mentre i piccoli soccombono.
E giù a rientrare negli studi di settore!!!
Guarda che il mettersi in proprio non è una bella macchina che ti puoi permettere oppure no: è uno stato mentale; se c'è trovi il modo per farlo (ed i sistemi non mancano); se non c'è è inutile stare qui a parlarne.
La cooperazione la trovi all'Aquila con la Croce Rossa: che cooperazione vuoi che ci sia quando ci sono mille professionisti per mezzo incarico?
 
acrobat_68 ha scritto:
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
Caro Mauro, quanta ragione che hai!! e te lo confermo da architetto, non figlio di operai, ma comunque di genitori che non avevano nulla a che fare con la professione.
La facoltà in oggetto è bellissima: materie divertenti, spesso da superare in gruppo, stimolo alla fantasia con un occhio al passato, tante donne: ma non un'ora persa a tentare di farti capire che cosa sarà la professione domani, niente che ti possa almeno far presagire il moloch contro cui dovrai scontrarti ogni santo giorno, ovvero la burocrazia e normativa folle, niente che ti possa insegnare a difenderti da un ordinamento professionale che, invece di semplificare accorpando mansioni, continua a moltiplicarle fra architetti jr e sr., geometri, periti, ingegneri jr. e sr. e chi più ne ha più ne metta.
Non per nulla, al primo vero ostacolo che ti si pone, l'esame di stato, le illusioni dei più si sciogono come neve al sole, a meno di non calare come Unni al contrario verso il nostro meridione (non so se la moda valga ancora, ai miei tempi era così, tanto da poter contare i conoscenti sulla punta delle dita il giorno del mio esame a Firenze).
Oggi come oggi, avere un ragazzo in studio è un enorme perdita di tempo, energie e spesso anche di lavoro quando, preso dai troppi impegni, non riesci a beccare l'ennessima cappella commessa che passa magari nelle mani del committente o dell'ufficio di turno: ad andare bene è una figuraccia, ad andare male....
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti

Ti quoto, ma quel "ragazzo" di cui parli è come te... ...o meglio com'eri anche tu.
Anch'io ho fatto l'Esame di Stato a Firenze! Quattro anni fa... ;)
Francamente non proprio, ma non perchè io fossi migliore: solo perchè avevo maggiore capacità di sacrificio rispetto a quanto vedo oggi; in questo modo sono riuscito a captare quello che poi mi è servito dopo quando mi sono messo in proprio.

Francamente credo che gli spiragli per "captare" siano molto esigui.
Quanto al mettersi in proprio, credo che pochi oggi se lo possano permettere.
Inoltre mi spiace che non ci sia una mentalità di cooperazione tra i giovani professionisti, tutti tesi a difendere il proprio orticello, poi arriva la Crisi e i pescicani grossi si salvano, mentre i piccoli soccombono.
E giù a rientrare negli studi di settore!!!
Guarda che il mettersi in proprio non è una bella macchina che ti puoi permettere oppure no: è uno stato mentale; se c'è trovi il modo per farlo (ed i sistemi non mancano); se non c'è è inutile stare qui a parlarne.
La cooperazione la trovi all'Aquila con la Croce Rossa: che cooperazione vuoi che ci sia quando ci sono mille professionisti per mezzo incarico?

E' uno stato mentale anche fare il barbone? Vaglelo a dire!

Sulla cooperazione che intendo io forse non hai lo stato mentale per capire il mio discorso... ;)
 
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
elancia75 ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
Caro Mauro, quanta ragione che hai!! e te lo confermo da architetto, non figlio di operai, ma comunque di genitori che non avevano nulla a che fare con la professione.
La facoltà in oggetto è bellissima: materie divertenti, spesso da superare in gruppo, stimolo alla fantasia con un occhio al passato, tante donne: ma non un'ora persa a tentare di farti capire che cosa sarà la professione domani, niente che ti possa almeno far presagire il moloch contro cui dovrai scontrarti ogni santo giorno, ovvero la burocrazia e normativa folle, niente che ti possa insegnare a difenderti da un ordinamento professionale che, invece di semplificare accorpando mansioni, continua a moltiplicarle fra architetti jr e sr., geometri, periti, ingegneri jr. e sr. e chi più ne ha più ne metta.
Non per nulla, al primo vero ostacolo che ti si pone, l'esame di stato, le illusioni dei più si sciogono come neve al sole, a meno di non calare come Unni al contrario verso il nostro meridione (non so se la moda valga ancora, ai miei tempi era così, tanto da poter contare i conoscenti sulla punta delle dita il giorno del mio esame a Firenze).
Oggi come oggi, avere un ragazzo in studio è un enorme perdita di tempo, energie e spesso anche di lavoro quando, preso dai troppi impegni, non riesci a beccare l'ennessima cappella commessa che passa magari nelle mani del committente o dell'ufficio di turno: ad andare bene è una figuraccia, ad andare male....
Io credo comunque che questo mestiere, alla fine, sia un mix fra preparazione e capacità di ralazionarsi agli altri, niente di più niente di meno: siamo davvero in troppi a farci la guerra ed il lavoro non basta per tutti; dove finisce la professionalità indivisuale (spesso similare fra molti) iniziano le relazioni.
Saluti

Ti quoto, ma quel "ragazzo" di cui parli è come te... ...o meglio com'eri anche tu.
Anch'io ho fatto l'Esame di Stato a Firenze! Quattro anni fa... ;)
Francamente non proprio, ma non perchè io fossi migliore: solo perchè avevo maggiore capacità di sacrificio rispetto a quanto vedo oggi; in questo modo sono riuscito a captare quello che poi mi è servito dopo quando mi sono messo in proprio.

Francamente credo che gli spiragli per "captare" siano molto esigui.
Quanto al mettersi in proprio, credo che pochi oggi se lo possano permettere.
Inoltre mi spiace che non ci sia una mentalità di cooperazione tra i giovani professionisti, tutti tesi a difendere il proprio orticello, poi arriva la Crisi e i pescicani grossi si salvano, mentre i piccoli soccombono.
E giù a rientrare negli studi di settore!!!
Guarda che il mettersi in proprio non è una bella macchina che ti puoi permettere oppure no: è uno stato mentale; se c'è trovi il modo per farlo (ed i sistemi non mancano); se non c'è è inutile stare qui a parlarne.
La cooperazione la trovi all'Aquila con la Croce Rossa: che cooperazione vuoi che ci sia quando ci sono mille professionisti per mezzo incarico?

E' uno stato mentale anche fare il barbone? Vaglelo a dire!

Sulla cooperazione che intendo io forse non hai lo stato mentale per capire il mio discorso... ;)
Ho capito perfettamente il tuo discorso. Molto più crudamente intendevo dire che la libera professione è un rischio ed i clienti non ti cadono davanti solo perchè hai messo una targa fuori dall'ufficio.
Proprio perchè ci sono altri 10.000 bravi come te pronti a sbranarsi per avere quello che vuoi tu, diventa fondamentale la rete di conoscenze e contatti che sei in grado di intessere (che non vuole dire collusioni o corruzioni, intendimi) ed il meccanismo del passaparola positivo che puoi originare.
I soldi per aprire un'attività del genere si trovano, la stessa Inarcassa si fa promotrice: ma bisogna vedere se te la senti tu.
Chiudo dicendo che non credo francamente alla figura del professore/professionista mentore illuminato, stile film americano, che ti passa la sua conoscenza aggratis: non siamo nella fantasia; viceversa conosco molti che sono entrati in grandi società di servizi (ingegneria o architettura) anche blasonate e, dopo anni a 14-18 ore al giorno senza festivi, si sono visti associare...ma questa è un'altra storia e spesso c'è di mezzo l'estero.
Saluti
 
[/quote]ma questa è un'altra storia e spesso c'è di mezzo l'estero[/quote]

Purtroppo. :(
Se trovassi l'aggancio per andare all'estero ci andrei, ma non a fare il pezzente.

Io lo studio l'aprirei domattina stesso ma, nella mia posizione, in questo periodo di recessione, me ne guardo bene. Per ora.
Se potessi dedicarmi alla progettazione lavorerei anche 18 ore al giorno! ...oggi ho fatto una dia per un passo carraio :cry: l'ennesima variante di una ristrutturazione di una corte rurale... e poi quello che ha acquistato il fabbricato piccolo ha pure un SUO tecnico che cambierà ulteriormente il progetto dandoci dei bei problemi... che palle!
Mi manca il cantiere, il mondo dei preventivi, valutare le imprese, è in questo che ci si sente limitati. Poi il mondo commercialistico...

Mi ha fatto comunque piacere sentire l'opinione di uno più anziano (credo) già immerso nel suo bel da fare. Saluti.
 
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