Parte la competizione per le moto "derivate dalla serie" dopo varie peripezie e cambi normativi. Ducati ha interpretato il regolamento a modo suo e, abbastanza contrariata dal fatto che il gioiello Panigale abbia chiuso la sua bicilindrica carriera senza un campionato in bacheca, ha creato un mostro come già fece Aprilia tempo addietro. Gara 1 a P.I. con Bautista che umilia tutti rifilando 15 secondi al campione uscente. Gara sprint del mattino con lo stesso risultato, salvo il distacco. Si voleva uscire dal dominio Kawasaki e pare si sia entrati in quello Ducati.
Non capisco come i tennici Dorna abbiano potuto permettere l'utilizzo di un motore con quasi 2.000 giri più dei concorrenti (che a parità di cilindrata e frazionamento sono decine di cavalli in più) quando la supremazia Kawasaki, che tanto fastidio ha dato, era originata da meno di 1.000 sul concorrente più vicino. Il campionato è nato per mostrare al pubblico delle gare combattute, corse con mezzi di diversa concezione e a costi accettabili. C'è sempre stato il bisogno di armonizzare le prestazioni, appunto per consentire a qualsiasi mezzo di ben figurare; non è nato per essere una rincorsa ai tecnicismi e alle prestazioni assolute, non si cercava di abbattere i record a ogni anno. Oggi (ma già da qualche tempo) questa filosofia non viene più seguita e i risultati si vedono. Griglia scarna, costi elevatissimi, spettacolo latitante, rincorso a suon di discutibili modifiche, quasi nessuna diversità tecnica con costruttori inevitabilmente appiattiti sulle soluzioni più efficaci. A nessuno piace partire da perdente, ancor meno se ci sono dei milioni in ballo.
Ricordo che nel 2017/2018 qualcuno si preoccupava del fatto che in certi circuiti Rea risultava talmente veloce da potersi meritare la seconda fila sulla griglia di partenza della MotoGP. Di Bautista che gli rifila 15 secondi in 22 giri cosa dobbiamo pensare? Il ducatista sfegatato, leggendo qua e là sul web, pare pensi solo che gli ingegneri Ducati sono stati bravi a progettare un motore del genere. Dando per scontato, penso io, che gli altri non ne siano stati capaci. Neanche li sfiora l'idea che quella degli "altri" possa essere stata una scelta e non un deficit.
Cosa ne pensate?
Non capisco come i tennici Dorna abbiano potuto permettere l'utilizzo di un motore con quasi 2.000 giri più dei concorrenti (che a parità di cilindrata e frazionamento sono decine di cavalli in più) quando la supremazia Kawasaki, che tanto fastidio ha dato, era originata da meno di 1.000 sul concorrente più vicino. Il campionato è nato per mostrare al pubblico delle gare combattute, corse con mezzi di diversa concezione e a costi accettabili. C'è sempre stato il bisogno di armonizzare le prestazioni, appunto per consentire a qualsiasi mezzo di ben figurare; non è nato per essere una rincorsa ai tecnicismi e alle prestazioni assolute, non si cercava di abbattere i record a ogni anno. Oggi (ma già da qualche tempo) questa filosofia non viene più seguita e i risultati si vedono. Griglia scarna, costi elevatissimi, spettacolo latitante, rincorso a suon di discutibili modifiche, quasi nessuna diversità tecnica con costruttori inevitabilmente appiattiti sulle soluzioni più efficaci. A nessuno piace partire da perdente, ancor meno se ci sono dei milioni in ballo.
Ricordo che nel 2017/2018 qualcuno si preoccupava del fatto che in certi circuiti Rea risultava talmente veloce da potersi meritare la seconda fila sulla griglia di partenza della MotoGP. Di Bautista che gli rifila 15 secondi in 22 giri cosa dobbiamo pensare? Il ducatista sfegatato, leggendo qua e là sul web, pare pensi solo che gli ingegneri Ducati sono stati bravi a progettare un motore del genere. Dando per scontato, penso io, che gli altri non ne siano stati capaci. Neanche li sfiora l'idea che quella degli "altri" possa essere stata una scelta e non un deficit.
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