<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Auto: anche Berlino piange | Il Forum di Quattroruote

Auto: anche Berlino piange

Angela Merkel e Martin Winterkorn, amministratore delegato di Volkswagen.

da Berlino
Mentre a Parigi si apre il sipario di una delle più prestigiose fiere dell'auto, i grandi capi delle industrie automobilistiche tedesche mettono a punto i cahiers de doléances da presentare ad Angela Merkel. Più che dal luccichio e dallo sfarzo dei saloni parigini, la loro attenzione è attirata dal tavolo nella sala riunioni della cancelleria, attorno al quale si siederanno lunedì primo ottobre per l'incontro con i ministri del settore. Martin Winterkorn della Volkswagen, Dieter Zetsche della Daimler e Norbert Reithofer della Bmw voleranno a Berlino con le valige piene di dati preoccupanti sulle vendite degli ultimi mesi e con una serie di richieste da affidare ai responsabili politici.
NUMERI ALLARMANTI. «Il vertice era in calendario da tempo e avrebbe dovuto affrontare il tema, caro alla cancelliera, dell'impulso all'elettromobilità in Germania», ha scritto la Frankfurter Allgemeine Zeitung, «ma, di fronte ai più recenti sviluppi negativi delle vendite di auto sul mercato europeo, l'argomento è destinato a scivolare in secondo piano. Da venti anni i numeri del settore non erano così sfavorevoli e i primi imprenditori hanno già riveduto al ribasso le stime delle vendite, diminuito la produzione e si preparano a non rinnovare i contratti degli operai a tempo determinato».
CRISI DI ESPORTAZIONI. Era d'altronde inevitabile che, prima o poi, la crisi europea facesse sentire i suoi effetti anche nell'isola felice tedesca: le politiche di austerità richieste ai Paesi in difficoltà per risanare i propri bilanci e restituire competitività alle loro economie hanno stretto alla gola i consumatori e ridotto gli spazi delle esportazioni tedesche. L'illusione che i mercati asiatici potessero compensare il crollo di quelli europei ha avuto il fiato corto e ora ai prodotti del made in Germany vengono a mancare piazze decisive come quelle italiane e spagnole.
Auto blu elettriche e incentivi alla produzione: le richieste dei produttori al governo

I produttori tedeschi sperano di vendere 1 milione di vetture elettriche entro il 2020.

Il primo settore ad avvertire in maniera pesante la sofferenza è stato proprio quello dell'auto e i big delle industrie automobilistiche intendono presentarsi all'incontro con la cancelliera con una lista di richieste di aiuto. «L'obiettivo degli imprenditori è almeno quello di poter contare su un piano di spesa da parte del governo per il rinnovo del parco rotabile delle amministrazioni pubbliche», ha proseguito il quotidiano di Francoforte: in termini più concreti, si tratterebbe di programmare il passaggio delle auto blu tedesche dai motori a benzina a quelli elettrici. Di più, gli industriali chiedono al governo di varare un contributo statale per accompagnare lo sbarco sul mercato dei primi veicoli a motore elettrico di produzione tedesca.
IN FRANCIA SOVVENZIONI FINO A 7 MILA EURO. Una proposta in tal senso, avanzata nei mesi scorsi, era stata respinta dal ministro dell'Economia Philipp Rösler perché avrebbe avvantaggiato esclusivamente case automobilistiche come l'americana General Motors e la francese Renault-Nissan. Con l'arrivo della produzione tedesca, questa sorta di incentivo alla rottamazione potrebbe essere ripreso in considerazione. Nelle prossime settimane la Volkswagen lancerà la variante elettrica della piccola Smart, per il prossimo anno sono in programma i piccoli modelli elettrici di Daimler e Bmw: la Up e la i3. In Francia, l'acquisto di un'auto elettrica viene sovvenzionata con un contributo statale che arriva fino a 7 mila euro.
PER LA RICERCA 1 MLD DI EURO. Non è dunque solo la Fiat a chiedere al governo italiano una maggiore attenzione verso un settore che sta vivendo un delicata fase di ristrutturazione.
«Nel vertice di Berlino i produttori tedeschi rinnoveranno alla cancelliera la richiesta di raddoppiare gli incentivi alla ricerca per lo sviluppo dell'auto elettrica previsti per il biennio 2012-2013 portandoli a un miliardo di euro e di velocizzare i meccanismi di pagamento», ha aggiunto la Frankfurter: «Anche questa istanza era stata accantonata prima dell'estate, perché i ministri avevano trovato troppo vaghi i piani dei progetti di sviluppo presentati dalle aziende.
Ora i progetti sembrano pronti e verranno illustrati da Henning Kagermann, ex manager del colosso del software gestionale Sap e adesso presidente della Piattaforma nazionale per l'elettromobilità (Npe), lo speciale consiglio istituito dalla cancelliera Merkel con una dotazione di 500 milioni di euro per studiare i meccanismi di sviluppo della mobilità elettrica e composto da 23 membri fra industriali, scienziati, sindacalisti, politici e rappresentanti di associazioni.
UN MILIONE DI VEICOLI ENTRO IL 2020. In questo modo, il tema di un trasporto più ecologico potrebbe riguadagnare la sua priorità proprio grazie alla crisi dell'auto tradizionale. «Secondo gli esperti dell'Npe, i contributi finora messi in campo dal governo non sarebbero sufficienti a centrare l'ambizioso obiettivo di immettere sulle strade tedesche 1 milione di veicoli elettrici entro il 2020», ha concluso la Frankfurter che ha sbirciato in anteprima nelle carte del rapporto, «ma gli industriali pensano di poter recuperare il tempo perduto qualora il governo decida di intensificare il sostegno attraverso una speciale regolamentazione sulla deduzione dei costi d'acquisto e la concessione di crediti agevolati da parte della banca statale di investimenti KfW».
Giovedì, 27 Settembre 2012
 
bumper morgan ha scritto:
Era d'altronde inevitabile che, prima o poi, la crisi europea facesse sentire i suoi effetti anche nell'isola felice tedesca: le politiche di austerità richieste ai Paesi in difficoltà per risanare i propri bilanci e restituire competitività alle loro economie hanno stretto alla gola i consumatori e ridotto gli spazi delle esportazioni tedesche. L'illusione che i mercati asiatici potessero compensare il crollo di quelli europei ha avuto il fiato corto e ora ai prodotti del made in Germany vengono a mancare piazze decisive come quelle italiane e spagnole.

http://www.youtube.com/watch?v=mjk4HOSWeDI&feature=related

ben gli sta, forse finalmente cominceranno a capire che o ci si salva tutti insieme, o si affonda tutti insieme
 
Qua va tutto a rotoli........si salvano solo alcuni settori industriali, per il resto na' valle di lacrime, e in peggioramento.....
 
bumper morgan ha scritto:
Nelle prossime settimane la Volkswagen lancerà la variante elettrica della piccola Smart, per il prossimo anno sono in programma i piccoli modelli elettrici di Daimler e Bmw: la Up e la i3.

La Smart è di Daimler e la Up! è di Vw.
 
JigenD ha scritto:
bumper morgan ha scritto:
Era d'altronde inevitabile che, prima o poi, la crisi europea facesse sentire i suoi effetti anche nell'isola felice tedesca: le politiche di austerità richieste ai Paesi in difficoltà per risanare i propri bilanci e restituire competitività alle loro economie hanno stretto alla gola i consumatori e ridotto gli spazi delle esportazioni tedesche. L'illusione che i mercati asiatici potessero compensare il crollo di quelli europei ha avuto il fiato corto e ora ai prodotti del made in Germany vengono a mancare piazze decisive come quelle italiane e spagnole.

http://www.youtube.com/watch?v=mjk4HOSWeDI&feature=related

ben gli sta, forse finalmente cominceranno a capire che o ci si salva tutti insieme, o si affonda tutti insieme

la vedo come te
 
... ma tu guarda vanno dal governo a battere cassa? Nessuno si scandalizza?

Opperbacco.... chissà se pure Fiat andrà dalla Merkel a chiedere aiuti. :D :D :D :D :D :D :D
 
alexmed ha scritto:
ottovalvole ha scritto:
alexmed ha scritto:
... ma tu guarda vanno dal governo a battere cassa? Nessuno si scandalizza?

Opperbacco.... chissà se pure Fiat andrà dalla Merkel a chiedere aiuti. :D :D :D :D :D :D :D
2 pesi 5 misure?

Sai i tedeschi quei soldi non li buttano via. :D :D :D :D :D

... quindi è giusto aiutare loro. ;)
è uno schifo,Marchionne NON chiede aiuti e si riempie il forum d'insulti, tutte le tedesche chiedono aiuti e l'unico topic scende giù giù....due pesi 2 misure?
 
http://www.lastampa.it/2012/09/05/blogs/underblog/la-conversione-di-frau-merkel-dopo-l-arrivo-della-crisi-in-germania-RTXqFAgi0xzod6CTycRnDI/index.html

La conversione di Frau Merkel dopo l'arrivo della crisi in Germania
Crollo dell'export, occupazione a rischio.
Stupisce solo apparentemente la folgorante conversione a U della signora Merkel, che improvvisamente sposa la linea della "solidarietà ai paesi deboli" d'Europa, si avvicina alla Bce di Draghi e prende distanza dai falchi della Bundesbank. Arrivando addirittura a invocare lo "spirito dell'economia sociale" contro mercati che "non sono al servizio del popolo". Il tutto durante un evento in Baviera organizzato dalla Csu, la destra tedesca che ha sempre spinto per lasciare la Grecia al suo destino - e magari altri Pigs con lei - perché i contribuenti tedeschi non potevano accollarsi sulle spalle eventuali salvataggi. Una posizione che ha pesato non poco sul dibattito in corso da mesi e sulle oscillazioni di Merkel.

La Cancelliera non è stata folgorata sulla via di Damasco. A convincerla, a un anno dalle elezioni tedesche, sembrano essere stati i dati sempre più negativi sull'economia del paese, in particolare la caduta delle esportazioni - cuore del reclamizzato modello teutonico - che mette a rischio i livelli occupazionali, altro vanto tedesco, rimasti finora indenn, tanto da attirare greci e spagnoli in cerca di lavoro.

Wolf Richter, blogger californiano con molti agganci in Europa,una settimana fa parlava di "controrivolta in Germania". Ma già il 6 agosto , nell'anticipare una prima serie di dati, pur osservando un clima ancora fiducioso e ottimista nel paese, profetizzava:

"Gli esportatori tedeschi, una lobby potentissima, spingerà a "fare qualsiasi cosa sia necessaria" (la frase che Draghi pronunciava in quei giorni tranquillizzando i mercati sull'auro, ndr) per inondare l'Europa di denaro. E, sull'altro fronte, la possibilità di licenziamenti e part-time forzati cominceranno a toccare i consumatori, eni desideri di salvare i paesi del sud cresceranno, e con essi crescerà la capacità della germania di agire di conseguenza".

L'illusione. Fino all'anno scorso sembrava che tutto andasse alla grande: nuovo record di esportazioni, nuovi posti di lavoro, salari reali in crescita, immobiliare stabile, budget fiscale in equilibrio, consumatori spendevano. "qualunque cosa sarebbe accaduto al di fuori, la germania avrebbe fatto fronte al calo delle esportazioni nell'Eurozona con un maggiore export in Asia e Usa, si confidava. E la domanda interna sarebbe rimasta stabile.
Questa illusione di forza economica e virtù fiscale ha tinto il dibattito sul salvataggio dell'euro, soccorrendo i paesi debitori in cambio di un'austerità severa, tenendo la Bce sotto scacco.

Il brusco risveglio. Ora la crisi ha investito la germania e dalla soglia di casa sta entrando nel salone. Il primo segnale - scriveva Richter ai primi di agosto, sono state le vendite di birra - sì di birra - che l'Istat della Repubblica Federale considera un indicatore importantisimo. ebbene, nella prima metà del 2012 sono scese del 2,3%, rispetto al 2011, e l'esportazione - sempre di birra parliamo - è calata del 2,9%.
Dati allarmanti.
AUTO. Il mercato dell'auto ha avuto un crollo ovunque nell'Eurozona, (-41% in Grecia, -19,7% in Italia, ecc) ma fino a luglio la Germania sembrava esserne rimasta immune. Ora tiene solo VW (-1,5%): Opel, BMW, Mercedes, Ford sono sotto fino a 18 punti percentuali.
MANIFATTURE. I nuovi ordinativi sono scesi a un livello mai visto dall'aprile 2009, all'apice della crisi. le esportazioni crollate, soprattutto in Europa Occidentale, Asia e Usa, i tre maggiori mercati del mondo.
OCCUPAZIONE. Nel post più recente Richter cita altri dati, ancor più preoccupanti.
Opel avrebbe un piano per tagliare il 30% della forza lavoro - sebbene la società neghi. Siemens, terza industra del paese per numero di occupati, è venuto fuori che sta pensando di tagliare posti di lavoro davanti a una caduta del ordini del 43%. Thyssen Group, il colosso dell'accaio, sta tagliando ore di lavoro. I dettaglianti annunciano licenziamenti.
INDICI,che guardano al futuro, come l'Ifo Business Climate. Già caduto pesantemente a luglio, segnala nuovi cedimenti in base all'"economia che vacilla". Tutte le attese sulle esportazioni sono entrate in zona rossa per la prima volta da 3 anni. E le aspettative sulle vendite al dettaglio sono giù da sei mesi.
Business Insider un giorno fa riportava dati analoghi sul crollo dell'export, legato al Sud Europa in difficoltà.

Preoccupazioni. C'e n'è abbastanza per non stare molto allegri. E infatti "gli industriali sono preoccupati che un'uscita della Grecia dall'euro o un suo rinvio possa trascinare giù altri paesi e demolire l'export tedesco. Un incubo politico per la signora Merkel".

E la Cancelliera infatti sta cambiando strada, a quanto pare, convinta dai numeri.
Insomma, più o meno "virtuosi, siamo tutti sulla stessa barca.
Stiamo a vedere, incrociando le dita.

brindate brindate che c'è solo da brindare!
 
La principale differenza è che la Germania considera l'automobile un bene prezioso per il sistema - Paese, l'Italia un oggetto demoniaco da tartassare.
 
Mauro 65 ha scritto:
La principale differenza è che la Germania considera l'automobile un bene prezioso per il sistema - Paese, l'Italia un oggetto demoniaco da tartassare.

e poi un conto é chiedere aiuto una tantum ( quasi tutti) un altro " una semper" la rimanente
 
bumper morgan ha scritto:
Mauro 65 ha scritto:
La principale differenza è che la Germania considera l'automobile un bene prezioso per il sistema - Paese, l'Italia un oggetto demoniaco da tartassare.

e poi un conto é chiedere aiuto una tantum ( quasi tutti) un altro " una semper" la rimanente

Però dai... quelli sempre verginelli i nostri cattivoni. Mi puzza.
 
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