<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Attentato di via Rasella | Page 4 | Il Forum di Quattroruote

Attentato di via Rasella

LADINS ha scritto:
L'intera Roma era tapezzata da tempo da manifesti ove venivano indicati i termini delle rappresaglie qualora ci fossero stati attentati e vittime dell'esercito tedesco.

L'hanno fatto sapendo cosa sarebbe accaduto e sono stati talmente vigliacchi da non farsi avanti dopo l'attentato per auto denunciarsi ed evitare cosi la rappresaglia.

è da 60 anni che se ne parla ma l'unica certezza (a parte la tua) è sul numero di morti e fertiti che l'attentato ha provocato (rappresaglia inclusa)...
 
matteomatte1 ha scritto:
ilSagittario ha scritto:
Invece di fare il fenomeno spargendo "monostelline" a chi non la pensa come te perchè non intervieni nelle discussioni e ci fornisci delucidazioni in merito al tuo dissenso?

Nessuno ti mangia.

beati voi che l'avete, io sono senza voto...

:D :D :D

hai ragione ...... l'indifferenza uccide :D
 
speed64 ha scritto:
a_gricolo ha scritto:
Argomento delicato... Secondo me è assolutamente impossibile che chi ha progettato ed eseguito l'attentato pensasse che non vi sarebbe stata ritorsione da parte dei tedeschi, non fosse altro perchè la rappresaglia è prevista dal diritto internazionale, sia pure con una serie di vincoli. Tant'è che Kappler fu condannato non per la strage, ma perchè la "contabilità" dei morti non tornava.
Resta ora da chiedersi perchè è stata messa in atto un'azione che dal punto di vista militare non aveva alcuna utilità ma che prevedibilmente avrebbe scatenato la reazione.
Personalmente sono d'accordo sull'ipotesi "strage di stato" formulata da 99octane.
Non sono un esperto di Diritto,ma relativamente alla rappresaglia,su La Stampa di questa mattina viene riportato che la Convenzione dell'Aia del 1907 e la Convenzione di Ginevra (articolo 2 ) fa espressamente divieto di eseguire rappresaglie nei confronti di prigionieri di guerra.Visto che i tedeschi applicarono la "formula" 10 italiani per ogni tedesco,ed i tedeschi morti nell'attentato furono 33;Kappler decise di sua iniziativa di aggiungere 5 persone in piu' in quanto scomodi testimoni.Molti dei fucilati erano poi detenuti comuni uccisi per raggiungere il numero.

La prima convenzione dell'Aja del 1899 ( quella del 1907 era accentrata sulla guerra marittima ) stabiliva tra le altre cose:

art 23: b. i uccidere o di ferire a tradimento individui appartenenti alla nazione o all'armata nemica;

INTERESSANTI ANCHE GLI ARTICOLI 25 E 26 ( Dresda e Hiroschima docet ) :

Art. 25
E proibito di attaccare o bombardare città, villaggi, abitazioni o fabbricati che non siano difesi.
Art. 26
Prima di bombardare, e salvo il caso di un attacco di viva forza, il comandante delle truppe assalitrici dovrà fare quanto sta in lui per avvertirne le autorità del luogo.

Convenzione firmata sia dagli Stati Uniti, sia dalla GB.

Giusto per dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che le infrazioni ai trattati internazionali le hanno fatte tutti.
Peccato però che la Storia è sempre scritta solo e solamente dai vincitori.
 
Interessante la seguente sentenza della Cassazione...

http://www.eius.it/giurisprudenza/2007/104.asp

direi che una lettura del punto 5 può far arrossire molti.
 
matteomatte1 ha scritto:
LADINS ha scritto:
L'intera Roma era tapezzata da tempo da manifesti ove venivano indicati i termini delle rappresaglie qualora ci fossero stati attentati e vittime dell'esercito tedesco.

L'hanno fatto sapendo cosa sarebbe accaduto e sono stati talmente vigliacchi da non farsi avanti dopo l'attentato per auto denunciarsi ed evitare cosi la rappresaglia.

è da 60 anni che se ne parla ma l'unica certezza (a parte la tua) è sul numero di morti e fertiti che l'attentato ha provocato (rappresaglia inclusa)...

Non è una mia certezza: E' LA STORIA letta senza il paraocchi.

Kapler durante il primo processo ( del 1948) è' stato condannato non per aver fatto fucilare le 335 persone ma per averne fatte fucilare 5 in più senza aver avuto l'ordine diretto del suo superiore.
Questo presuppone, in modo del tutto evidente, che " i 10 italiani per ogni tedesco" era una disposizione ben nota e in vigore.

Il tribunale militare che nel 1948 condannò Kapler " dovette prendere atto che, secondo il diritto internazionale (art. I della Convenzione dell'Aia del 1907), l?attentato di via Rasella fu un fatto illegittimo. Chi invece considerò l'imboscata di via Rasella "un'azione legittima di guerra" fu la Magistratura ordinaria, che con sentenza della Corte di Cassazione dell' 11 maggio 1957 non accolse le richieste di risarcimento avanzate dai parenti delle vittime, già respinte dal Tribunale e dalla Corte d'Appello civili di Roma, e sentenziò definitivamente che ogni attacco contro i tedeschi costituiva un ?atto di guerra". In seguito, l?attentato fu sempre rivendicato come azione di guerra da tutte le autorità dello Stato.

Questo per evitare di pagare ai familiari delle vittime un risarcimento ???

E sul comportamento vigliacco degli attentatori si può aggiungere che non si presentarono mai al comando tedesco assumendosi la paternità dell'attentato: questo avrebbe evitato la rappresaglia esattamente com'era accaduto, nel settebre del 43, con l'autodenuncia di Salvo D'Acquisto, ( innocente) che evitò la fucilazione di 22 civili.

Fu scritto, sull'organo clandestino della Resistenza "L'ltalia nuova" del 4 aprile 1944: "Per Roma intera la deplorazione dell'attentato fu unanime; perché assolutamente irrilevante ai fini della guerra contro i tedeschi nella quale il nostro paese è impegnato; perché insensato, dato che il maggior danno ne sarebbe certamente derivato alla popolazione italiana
 
Vorrei introdurre un valore aggiunto, se possibile, facendo osservare che quei 33 tedeschi uccisi erano comandati dalla stessa persona che ha fatto uccidere circa 6 milioni di ebrei.
Ora, non per sminuire la drammaticità della rappresaglia, ampiamente prevista nel diritto bellico, mi limiterò a notare che ragionare seduti in poltrona nell'anno di grazia 2010 circa il peso politico di un simile evento, senza nessuna conoscenza del contesto storico e sociale, rischia di essere soltanto un esercizio retorico.
Per dare un pò di umanità mi limito a dire che se io fossi stato ebreo a quei tempi e avessi avuto magari moglie e figli uccisi di stenti in un campo di sterminio, avrei ucciso quanti più tedeschi possibile, fottendomene altamente della rappresaglia.
Concludo col dire che non fare una cosa di per sé giusta per timore di una rappresaglia assomiglia tanto a subire un'ingiustizia come ad esempio pagare il pizzo per paura che vi diano fuoco al negozio, cosa che invece vi vede più entusiasticamente schierati nella difesa degli ideali.
Claudio
 
speed64 ha scritto:
Non sono un esperto di Diritto,ma relativamente alla rappresaglia,su La Stampa di questa mattina viene riportato che la Convenzione dell'Aia del 1907 e la Convenzione di Ginevra (articolo 2 ) fa espressamente divieto di eseguire rappresaglie nei confronti di prigionieri di guerra.Visto che i tedeschi applicarono la "formula" 10 italiani per ogni tedesco,ed i tedeschi morti nell'attentato furono 33;Kappler decise di sua iniziativa di aggiungere 5 persone in piu' in quanto scomodi testimoni.Molti dei fucilati erano poi detenuti comuni uccisi per raggiungere il numero.

Non è facile trovare fonti che riportino asetticamente l'argomento.... Comunque, nell'articolo su La Stampa viene detto quanto segue:

....Il generale Kurt Mälzer comandante della piazza di Roma, accorso sul posto, parlò subito di una rappresaglia durissima e di un ordine che aveva ricevuto in quel senso dallo stesso Hitler. La rappresaglia fu poi quantizzata: 10 ostaggi per ogni tedesco deceduto. Va detto che la convenzione dell'Aia del 1907 non fa un esplicito riferimento alla rappresaglia, ma la Convenzione di Ginevra del 1929, relativa al trattamento dei prigionieri di guerra, fa esplicito divieto (articolo 2) di atti di rappresaglia nei confronti dei prigionieri di guerra. Kappler, che fu incaricato di eseguire il massacro, si giustificò sempre dicendo che aveva obbedito ad un ordine superiore.

Gugolando in giro si trova questo:

L?art. 42 della Convenzione dell?Aja dice testualmente:
?La popolazione ha l?obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività dannosa nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi?.
.....
Secondo il diritto internazionale (Art. 1 della convenzione dell?Aia del 1907) un atto di guerra materialmente legittimo può essere compiuto solo dagli eserciti regolari ovvero da corpi volontari i quali rispondano a determinati requisiti, cioè abbiano alla loro testa una persona responsabile per i subordinati, abbiano un segno distintivo fisso riconoscibile a distanza e portino apertamente le armi.

Da quanto sopra si è portati a pensare che, al momento dei fatti, agli occhi dell'esercito tedesco i partigiani, non essendo "combattenti regolari" e non portando una divisa che li rendesse identificabili potessero legittimamente essere considerati "terroristi".
Cosa che peraltro pare riconoscere il Tribunale di Norimberga, che infatti condannò Kappler unicamente per i 5 morti in più; su come questi ultimi siano finiti in mezzo al computo ci sono diverse teorie, di cui in rete si trova resoconto.
Peraltro, i criteri con cui fu fatta la selezione delle vittime da parte dei tedeschi sembrano contravvenire in modo evidente con quanto previsto dalle convenzioni internazionali. Il che non toglie e non aggiunge alcunchè alla tragedia avvenuta: 335 persone ci hanno lasciato incolpevolmente la pelle, questo è quanto.

Per il resto, come diceva Belpi non possiamo discutere qui più di tanto se no finiamo in territorio off limits.

Infine, per restare alle opinioni personali, credo che, al di là della pubblicazione o meno del bando che annunciava la rappresaglia, il fatto che questa ci sarebbe stata era prevedibile più o meno quanto il sorgere del sole dopo la notte. Dunque non riesco a non attribuire almeno una parte della responsabilità di quei morti agli attentatori.
 
Claudio b. ha scritto:
Vorrei introdurre un valore aggiunto, se possibile, facendo osservare che quei 33 tedeschi uccisi erano comandati dalla stessa persona che ha fatto uccidere circa 6 milioni di ebrei.
Dici bene: erano COMANDATI. Ma anche loro tenevano famiglia, e mi ci taglio il collo che avrebbero di gran lunga preferito starsene a cantare lo jodel sui monti del Tirolo tipo Loacker che bontà. Ma in guerra bisogna obbedire agli ordini, dunque, torniamo al punto A: farli saltare per aria è stato utile per l'andamento della guerra? E ha giustificato la rappresaglia, prevista e prevedibile come anche tu riconosci?

Claudio b. ha scritto:
Concludo col dire che non fare una cosa di per sé giusta per timore di una rappresaglia assomiglia tanto a subire un'ingiustizia come ad esempio pagare il pizzo per paura che vi diano fuoco al negozio, cosa che invece vi vede più entusiasticamente schierati nella difesa degli ideali.
Claudio
Anche qui, il punto è che la rappresaglia non avrebbe colpito chi ha messo la bomba, ma chi stava da quelle parti "senza avecce nè corpa nè peccato", come dice il mio amico romano....
 
LADINS ha scritto:
Non è una mia certezza: E' LA STORIA letta senza il paraocchi.

Kapler durante il primo processo ( del 1948) è' stato condannato non per aver fatto fucilare le 335 persone ma per averne fatte fucilare 5 in più senza aver avuto l'ordine diretto del suo superiore.
Questo presuppone, in modo del tutto evidente, che " i 10 italiani per ogni tedesco" era una disposizione ben nota e in vigore.

Il tribunale militare che nel 1948 condannò Kapler " dovette prendere atto che, secondo il diritto internazionale (art. I della Convenzione dell'Aia del 1907), l?attentato di via Rasella fu un fatto illegittimo. Chi invece considerò l'imboscata di via Rasella "un'azione legittima di guerra" fu la Magistratura ordinaria, che con sentenza della Corte di Cassazione dell' 11 maggio 1957 non accolse le richieste di risarcimento avanzate dai parenti delle vittime, già respinte dal Tribunale e dalla Corte d'Appello civili di Roma, e sentenziò definitivamente che ogni attacco contro i tedeschi costituiva un ?atto di guerra". In seguito, l?attentato fu sempre rivendicato come azione di guerra da tutte le autorità dello Stato.

Questo per evitare di pagare ai familiari delle vittime un risarcimento ???

E sul comportamento vigliacco degli attentatori si può aggiungere che non si presentarono mai al comando tedesco assumendosi la paternità dell'attentato: questo avrebbe evitato la rappresaglia esattamente com'era accaduto, nel settebre del 43, con l'autodenuncia di Salvo D'Acquisto, ( innocente) che evitò la fucilazione di 22 civili.

Fu scritto, sull'organo clandestino della Resistenza "L'ltalia nuova" del 4 aprile 1944: "Per Roma intera la deplorazione dell'attentato fu unanime; perché assolutamente irrilevante ai fini della guerra contro i tedeschi nella quale il nostro paese è impegnato; perché insensato, dato che il maggior danno ne sarebbe certamente derivato alla popolazione italiana

e dove sta scritto che se i gappisti si fossero presentati non ci sarebbe stata la rappresaglia? Fare la Storia con i se e con i ma è argomento affascinante ma rimane sempre un esercizio di immaginazione...
 
migliazziblu ha scritto:
Ma al di la' di questo, quale era l' utilita' dell' attentato in confronto al rischio matematico della rappresaglia?
Ciao
Colpire gli invasori?
Contrastare con le armi uomini armati?
Uccidere chi ti ha ucciso i parenti?
Difendere la patria dall'occupazione straniera?
Affermare dei principi democratici contro la tirannia?
Vendicare migliaia di deportati?
Prendere a calci in cùlo 33 strònzi?
Affermare che c'era un 1% di coraggio in mezzo a milioni di pecore?
Cercare di avere uno straccio di potere contrattuale al tavolo dei vinti?
Fai un pò tu, reputo solo un pò pretestuoso analizzare da un punto di vista storico-politico le azioni terribili di quei tempi.
Claudio
 
matteomatte1 ha scritto:
LADINS ha scritto:
Non è una mia certezza: E' LA STORIA letta senza il paraocchi.

Kapler durante il primo processo ( del 1948) è' stato condannato non per aver fatto fucilare le 335 persone ma per averne fatte fucilare 5 in più senza aver avuto l'ordine diretto del suo superiore.
Questo presuppone, in modo del tutto evidente, che " i 10 italiani per ogni tedesco" era una disposizione ben nota e in vigore.

Il tribunale militare che nel 1948 condannò Kapler " dovette prendere atto che, secondo il diritto internazionale (art. I della Convenzione dell'Aia del 1907), l?attentato di via Rasella fu un fatto illegittimo. Chi invece considerò l'imboscata di via Rasella "un'azione legittima di guerra" fu la Magistratura ordinaria, che con sentenza della Corte di Cassazione dell' 11 maggio 1957 non accolse le richieste di risarcimento avanzate dai parenti delle vittime, già respinte dal Tribunale e dalla Corte d'Appello civili di Roma, e sentenziò definitivamente che ogni attacco contro i tedeschi costituiva un ?atto di guerra". In seguito, l?attentato fu sempre rivendicato come azione di guerra da tutte le autorità dello Stato.

Questo per evitare di pagare ai familiari delle vittime un risarcimento ???

E sul comportamento vigliacco degli attentatori si può aggiungere che non si presentarono mai al comando tedesco assumendosi la paternità dell'attentato: questo avrebbe evitato la rappresaglia esattamente com'era accaduto, nel settebre del 43, con l'autodenuncia di Salvo D'Acquisto, ( innocente) che evitò la fucilazione di 22 civili.

Fu scritto, sull'organo clandestino della Resistenza "L'ltalia nuova" del 4 aprile 1944: "Per Roma intera la deplorazione dell'attentato fu unanime; perché assolutamente irrilevante ai fini della guerra contro i tedeschi nella quale il nostro paese è impegnato; perché insensato, dato che il maggior danno ne sarebbe certamente derivato alla popolazione italiana

e dove sta scritto che se i gappisti si fossero presentati non ci sarebbe stata la rappresaglia? Fare la Storia con i se e con i ma è argomento affascinante ma rimane sempre un esercizio di immaginazione...

Su precisa domanda Kapler, durante il processo nel 1948, ha affermato che qualora si fossero consegnati NON vi sarebbe stata la rappresaglia.

È l'eroico (?) Bentivegna, cercando di giustificare la sua viltà nel libro da lui scritto "Achtung Banditen! Roma 1944" ha affermato "era nostro dovere non presentarci a un bando del nemico che ci avesse offerto la vita degli ostaggi in cambio della nostra", quanto dire "meglio che muoiano loro che noi".

E per capire meglio che l'azione dei partigiani non fu un'atto militare ma uno prettamente " politico " è utile osservare che L'Osservatore romano" condannando l'azione già cinquant'anni fa scriveva essersi trattato di "una manovra politicamente e militarmente insensata...e di una diretta sfida a Pio Xll". Nel giugno del 1980 Marco Pannella si chiedeva pubblicamente se i morti di via Rasella fossero da attribuire alla necessità della guerra partigiana o non piuttosto al tornaconto del partito comunista. Pannella in quell'occasione si chiedeva testualmente: "Quale fu la verità di via Rasella? È vero che gran parte dei quadri antifascisti e anche comunisti non direttamente organizzati dal PCI, che lo stesso comando ufficiale della Resistenza romana erano contrari all'ipotesi dell'azione terroristica e furono contrari ai comportamenti successivi dei dirigenti del PCI? Come mai l'argomento è rimasto tabù anche per gli storici democratici?".

Meno disonesto Amendola che "non riusciva a liberarsi dalla sensazione di una responsabilità personale" perché, ricordando l'episodio recentemente ha scritto Silvio Bertoldi, "lo avevano deciso i comunisti del CLN, con l'assenso del loro leader Giorgio Amendola ".
 
come dicevo, le considerazioni storiche trovano luogo qui, quelle giudiziarie sono ormai da tempo sedimentate, quelle politiche non trovano qui spazio.
 
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