Non può che dispiacere a tutti la morte del capitano viola, ottimo e accurato professionista, molto noto proprio per il suo essere estremamente metodico nelle pratiche di allenamento/vita e attentissimo alla condizione fisica...
Per cui, x l'ennesima volta, molto più di altre, proprio perchè trattasi di atleta noto e stimato, ci si interroga sul perchè, sulle eventuali cause e, in definitiva, come sia possibile una morte cardiaca in un organismo di tal livello....
Già..., per l'ennesima volta, e sono mediamente 70000 volte all'anno, solo nel nostro paese, ma se ne parla solo quando la tragedia interessi personaggi noti, prima di Astori, solo diversi mesi fa, dall'Aglio, campione di nuoto.....
Allora, x cercare di dare qualche notizia a Voi e qualche convinzione, non certo dogmatica, anche a me stesso, Vi racconto quanto accadutomi l'anno scorso, precisando che, appunto, non c'è nulla di inventato, ma è tutto, purtroppo, assolutamente reale:
Peppe, 52 anni, non è un semplice amico/atleta, ma è uno che non vive e fa sport, ma fa sport e vive...; 182 cm x 68 kg, almeno 35 anni alle spalle di sport di ogni tipo, sempre con risultati lusinghieri, pranza alle 11,30, cena alle 19,30, va a letto...con le galline, non sgarra sull'alimentazione manco se glielo impongono, etc.....
Bene, anzi.....male: Peppe, con la solita puntualità, viene in ambulatorio per il test annuale a gennaio 17,
con i soliti risultati (mi liquefa il tappeto x fargli raggiungere almeno i 150 battiti al minuto, recupera, scendendo sotto i 60, in un batter d'occhio, anamnesi sempre del tutto negativa, sia personale che familiare, x ictus, infarti precoci, palpitazioni, mancamenti, etc...)..
Poi....a luglio, periodo in cui viaggia a ritmi vertiginosi (meno di 3'30" al km nelle ripetute di 3 km!!!...) per preparare le gare, accade la tragedia: dopo un allenamento, per lui del tutto normale (fatti gli ultimi 4 km intorno ai 3'45"..), mentre cammina x defatigarsi su un pontile al centro del golfo, si china x bere da una fontanina e, nel rialzarsi, ricade di schianto, battendo la testa, apparentemente finito sul colpo...
Dopo pochi minuti arriva l'ambulanza, cercano immediatamente di rianimarlo, il medico di turno lo dichiara morto, ma un infermiere continua a praticargli il pacchetto di manovre rianimatorie senza rassegnarsi, e Peppino, anzi il suo cuore, dopo 23' (minuti!!!) di arresto riprende a battere, consentendo il velocissimo trasporto in ospedale, dove rimarrà in coma profondo x un mese, senza che mai il suo cervello, irreparabilemente danneggiato dall'ipossia (i danni sono permanenti già dopo 6 minuti....), abbia accennato a risvegliarsi....
Peppino era atleta e uomo simbolo fra gli amici della nostra zona, in seguito sono state addirittura organizzate gare in suo onore e a ricordo, partecipate con commozione e rimpianto; personalmente non ci ho dormito x mesi, perchè era un amico e perchè, in più di trent'anni di professione, non mi era mai accaduta una cosa del genere...
Ora non vi tedierò ulteriormente sulle varie ipotesi possibili, ma vi dirò che stanno venendo fuori delle evidenze che sembrerebbero dimostrare che, forse, anche in assenza di una storia familiare e personale suggestiva x aritmie pericolose o altro (malformazioni displasiche dei ventricoli cardiaci..), questi atleti al top, presentando una frequenza cardiaca a riposo estremamente bassa, magari in associazione con alcuni aspetti dell'elettrocardiogramma tipiche dell' iperallenato, potrebbero avere un più alto rischio di morte improvvisa per aritmie fatali (di notte qualcuno scende intorno ai 30/35 battiti al minuto.....)....
Finisco però col dirvi che le speranze, ancora una volta, paiono riposte nella genetica...; almeno in coloro che hanno un'anamnesi positiva, si sta approntando un pacchetto di test che potrebbero essere assai utili nella prevenzione di questi drammi....
Mi scuso per la logorrea e Vi saluto cordialmente..
Per cui, x l'ennesima volta, molto più di altre, proprio perchè trattasi di atleta noto e stimato, ci si interroga sul perchè, sulle eventuali cause e, in definitiva, come sia possibile una morte cardiaca in un organismo di tal livello....
Già..., per l'ennesima volta, e sono mediamente 70000 volte all'anno, solo nel nostro paese, ma se ne parla solo quando la tragedia interessi personaggi noti, prima di Astori, solo diversi mesi fa, dall'Aglio, campione di nuoto.....
Allora, x cercare di dare qualche notizia a Voi e qualche convinzione, non certo dogmatica, anche a me stesso, Vi racconto quanto accadutomi l'anno scorso, precisando che, appunto, non c'è nulla di inventato, ma è tutto, purtroppo, assolutamente reale:
Peppe, 52 anni, non è un semplice amico/atleta, ma è uno che non vive e fa sport, ma fa sport e vive...; 182 cm x 68 kg, almeno 35 anni alle spalle di sport di ogni tipo, sempre con risultati lusinghieri, pranza alle 11,30, cena alle 19,30, va a letto...con le galline, non sgarra sull'alimentazione manco se glielo impongono, etc.....
Bene, anzi.....male: Peppe, con la solita puntualità, viene in ambulatorio per il test annuale a gennaio 17,
con i soliti risultati (mi liquefa il tappeto x fargli raggiungere almeno i 150 battiti al minuto, recupera, scendendo sotto i 60, in un batter d'occhio, anamnesi sempre del tutto negativa, sia personale che familiare, x ictus, infarti precoci, palpitazioni, mancamenti, etc...)..
Poi....a luglio, periodo in cui viaggia a ritmi vertiginosi (meno di 3'30" al km nelle ripetute di 3 km!!!...) per preparare le gare, accade la tragedia: dopo un allenamento, per lui del tutto normale (fatti gli ultimi 4 km intorno ai 3'45"..), mentre cammina x defatigarsi su un pontile al centro del golfo, si china x bere da una fontanina e, nel rialzarsi, ricade di schianto, battendo la testa, apparentemente finito sul colpo...
Dopo pochi minuti arriva l'ambulanza, cercano immediatamente di rianimarlo, il medico di turno lo dichiara morto, ma un infermiere continua a praticargli il pacchetto di manovre rianimatorie senza rassegnarsi, e Peppino, anzi il suo cuore, dopo 23' (minuti!!!) di arresto riprende a battere, consentendo il velocissimo trasporto in ospedale, dove rimarrà in coma profondo x un mese, senza che mai il suo cervello, irreparabilemente danneggiato dall'ipossia (i danni sono permanenti già dopo 6 minuti....), abbia accennato a risvegliarsi....
Peppino era atleta e uomo simbolo fra gli amici della nostra zona, in seguito sono state addirittura organizzate gare in suo onore e a ricordo, partecipate con commozione e rimpianto; personalmente non ci ho dormito x mesi, perchè era un amico e perchè, in più di trent'anni di professione, non mi era mai accaduta una cosa del genere...
Ora non vi tedierò ulteriormente sulle varie ipotesi possibili, ma vi dirò che stanno venendo fuori delle evidenze che sembrerebbero dimostrare che, forse, anche in assenza di una storia familiare e personale suggestiva x aritmie pericolose o altro (malformazioni displasiche dei ventricoli cardiaci..), questi atleti al top, presentando una frequenza cardiaca a riposo estremamente bassa, magari in associazione con alcuni aspetti dell'elettrocardiogramma tipiche dell' iperallenato, potrebbero avere un più alto rischio di morte improvvisa per aritmie fatali (di notte qualcuno scende intorno ai 30/35 battiti al minuto.....)....
Finisco però col dirvi che le speranze, ancora una volta, paiono riposte nella genetica...; almeno in coloro che hanno un'anamnesi positiva, si sta approntando un pacchetto di test che potrebbero essere assai utili nella prevenzione di questi drammi....
Mi scuso per la logorrea e Vi saluto cordialmente..