Sono fermamente convinto che applicare il sistema Global su un marchio come Alfa Romeo ne decreti la definitiva scomparsa.
Se leggete il recente blog di Cavicchi, si tratta proprio di questo argomento, non in merito all'Alfa, ma in generale, stimolato da una recente (riporto testualmente) "dichiarazione di Vincent Cobee, l?uomo cui è stato affidato il compito di rilanciare nel mondo il vecchio marchio Datsun che in Nissan hanno deciso di recuperare.
Cobee ha detto: ?la gente vuole spendere per quello che effettivamente vuole e non per quello che qualcun altro, in un altro Paese, vuole?.
Mi fa piacere che Cavicchi abbia tirato fuori questo argomento, in generale, perchè è una riflessione che non riguarda solo il mondo dell'auto, ma tutto il mondo della produzione.
Ritornando a noi,
se la prossima Giulia o come si chiamerà sarà costruita secondo canoni esclusivamente "global", il rischio, ma direi che è una certezza, è di avere un prodotto che attiri gente generalista, che oggi compra Alfa e domani altro, decretando la fine del marchio.
Mandare alle ortiche la propria identità e non cercare di riappropriarsene è un'altro passo verso un fallimento inevitabile.
Un prodotto global lo devi fare con il marchio FIAT, ma non puoi farlo con FERRARI, ALFA ROMEO, MASERATI e neppure LANCIA, se decideranno di rianimarla.
Sarebbe una discrasia con il concetto di Made in Italy.
La 33 stradale, ad esempio tanto per rimanere in casa, o anche una Ferrari 288GTO oppure una Maserati Ghibli (quella originale intendo) o una Lamborghini Miura, sono riconosciute GLOBALMENTE come icone dell'automobilismo, ma nessuna di queste auto, allora, fu costruita con l'intento di piacere a tutti, erano l'espressione della nostra cultura. Cio' non ha evitato che diventassero quello che sono diventate.
Il rilancio dell'Alfa Romeo, a cui la nuova vettura è demandato il computo di fare da startup, non puo' prescindere da elementi caratterizzanti la natura del marchio e dalla cultura che l'ha generato.
Se oggi lo dicono anche i japan (Nissan), forse il mio pensiero è piu' global di quello che si creda.
Rosario
Se leggete il recente blog di Cavicchi, si tratta proprio di questo argomento, non in merito all'Alfa, ma in generale, stimolato da una recente (riporto testualmente) "dichiarazione di Vincent Cobee, l?uomo cui è stato affidato il compito di rilanciare nel mondo il vecchio marchio Datsun che in Nissan hanno deciso di recuperare.
Cobee ha detto: ?la gente vuole spendere per quello che effettivamente vuole e non per quello che qualcun altro, in un altro Paese, vuole?.
Mi fa piacere che Cavicchi abbia tirato fuori questo argomento, in generale, perchè è una riflessione che non riguarda solo il mondo dell'auto, ma tutto il mondo della produzione.
Ritornando a noi,
se la prossima Giulia o come si chiamerà sarà costruita secondo canoni esclusivamente "global", il rischio, ma direi che è una certezza, è di avere un prodotto che attiri gente generalista, che oggi compra Alfa e domani altro, decretando la fine del marchio.
Mandare alle ortiche la propria identità e non cercare di riappropriarsene è un'altro passo verso un fallimento inevitabile.
Un prodotto global lo devi fare con il marchio FIAT, ma non puoi farlo con FERRARI, ALFA ROMEO, MASERATI e neppure LANCIA, se decideranno di rianimarla.
Sarebbe una discrasia con il concetto di Made in Italy.
La 33 stradale, ad esempio tanto per rimanere in casa, o anche una Ferrari 288GTO oppure una Maserati Ghibli (quella originale intendo) o una Lamborghini Miura, sono riconosciute GLOBALMENTE come icone dell'automobilismo, ma nessuna di queste auto, allora, fu costruita con l'intento di piacere a tutti, erano l'espressione della nostra cultura. Cio' non ha evitato che diventassero quello che sono diventate.
Il rilancio dell'Alfa Romeo, a cui la nuova vettura è demandato il computo di fare da startup, non puo' prescindere da elementi caratterizzanti la natura del marchio e dalla cultura che l'ha generato.
Se oggi lo dicono anche i japan (Nissan), forse il mio pensiero è piu' global di quello che si creda.
Rosario