Pomigliano il giorno dopo:
Accordo, Marchionne: "Passo avanti
si gioca la vita di cinquemila persone"
L'ad del Lingotto "abbastanza" contento della possibile intesa sullo stabilimento di Pomigliano: "Se fosse finita male si sarebbe creato problema per noi e per loro". Ma ribadisce: "Decideremo alla fine". La Fiom: "E' un ricatto". Bonanni: "Si tratta di una minoranza rissosa"
VENEZIA - L'ad di Fiat Sergio Marchionne si dice "abbastanza" contento dell'adesione della maggior parte delle sigle sindacali a una possibile intesa con l'azienda sullo stabilimento di Pomigliano. Un'intesa su cui pesa il no della Fiom Cgil, che si è "riservata di decidere". E' stato fatto "un passo avanti, poi bisognerà chiudere", ha detto Marchionne a Venezia a margine del workshop del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti. "Si sarebbe creato un grandissimo problema se ieri sera fosse finita male. Sia per loro che per noi".
"Ci stiamo giocando la vita di 5.000 persone. Perché solo la maggioranza? Queste sigle cercano di rappresentare la collettività dei lavoratori", ha aggiunto. "E' un'esperienza straordinariamente unica. Con quante entità bisogna trovare l'accordo per dare lavoro a 5.000 persone?". "Non succede in nessuna altra parte al mondo, ve lo assicuro. Nessun altro trasferirebbe dall'estero la produzione nel Paese" - ha continuato l'ad di Fiat sostenendo che in una situazione in cui si dà lavoro risulta paradossale anche dovere convincere per farlo.
"Se i lavoratori non vogliono l'investimento basta che ce lo dicano", ha risposto Marchionne quando gli è stato chiesto se sia ottimista sulla conclusione dell'accordo. E alla domanda se sia sufficiente l'intesa con quattro sindacati, ha ribadito: "No, la nostra dichiarazione di ieri è stata chiara, ci riserviamo il diritto di vedere le condizioni che vengono accordate alla fine. Sulla base di quello decideremo".
Bonanni critica Epifani. Anche i sindacati che hanno dato il loro assenso all'accordo, tuttavia, hanno espresso perplessità nei giorni precedenti, in particolare la Uilm. Contro la Fiom si è scagliato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni: "Salvando quell'investimento di Pomigliano salviamo tutti gli insediamenti della Fiat. Spero che nei prossimi giorni la Fiom ci ripensi e che Epifani si pronunci su questo. Noi abbiamo già sondato i lavoratori e c'è un entusiasmo davvero importante". L'accordo per Pomigliano "non è un ricatto": "Il ricatto viene invece - ha concluso Bonanni - da ambienti rissosi e più che minoritari".
Marcegaglia contro la Fiom. Contro la Fiom anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che oggi da Santa Margherita Ligure, dove si svolge il convegno dei Giovani Imprenditori, ha definito "inaccettabile" il no all'accordo. "La Fiom ci ripensi", ha detto. Mentre il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi si è limitato a dichiararsi soddisfatto del consenso maggioritario ottenuto: "L'accordo di Pomigliano è un punto di svolta storica nelle relazioni industriali italiane. E' un momento di passaggio importante. Da oggi il Paese è più moderno".
La posizione della Fiom. Secondo il segretario generale della Fiom Maurizio Landini, eletto dieci giorni fa, in seguito alla scadenza del mandato di Gianni Rinaldini, l'accordo non è accettabile perché scardina le norme del contratto collettivo nazionale e lede diritti fondamentali del lavoratore, sanciti dalla legge e dalla Costituzione, tra i quali il diritto di sciopero, il diritto alla retribuzione dei giorni di malattia: "Non ti si può dire: se vuoi il lavoro non devi scioperare e non devi ammalarti".
I punti controversi: assenteismo, elezioni, straordinari. Questi i punti più controversi dell'accordo (che la Fiat ha chiarito che non intende modificare di una virgola): ottanta ore annue di lavoro straordinario pro capite praticamente obbligatorie, "senza preventivo accordo sindacale, da effettuare a turni interi"; la riduzione delle pause sulle linee meccanizzate dagli attuali 40 a 30 minuti; il recupero produttivo delle fermate tecniche, anche se effettuate per causa di forma maggiore. Il punto più contestato è quello alla voce "assenteismo": "Per contrastare forme anomale di assenteismo che si verifichino in occasione di particolari eventi non riconducibili a forme epidemiologiche - si legge nel testo redatto dalla Fiat - quali in via esemplificativa ma non esaustiva, astensioni collettive dal lavoro, manifestazioni esterne, messa in libertà per cause di forza maggiore o per mancanza di foniture, nel caso in cui la percentuale di assenteismo sia significativamente superiore alla media, viene individuata quale modalità efficace la non copertura retributiva a carico dell'azienda nei periodi di malattia correlati al periodo dell'evento". L'articolo parla inoltre di "elevato livello di assenteismo che si è passato verificato nello stabilimento in concomitanza con le tornate elettorali politiche", e prevede dunque la chiusura in caso di elezioni, chiedendo ai lavoratori di prendersi nei giorni di chiusura le ferie o i permessi.
Accordo, Marchionne: "Passo avanti
si gioca la vita di cinquemila persone"
L'ad del Lingotto "abbastanza" contento della possibile intesa sullo stabilimento di Pomigliano: "Se fosse finita male si sarebbe creato problema per noi e per loro". Ma ribadisce: "Decideremo alla fine". La Fiom: "E' un ricatto". Bonanni: "Si tratta di una minoranza rissosa"
VENEZIA - L'ad di Fiat Sergio Marchionne si dice "abbastanza" contento dell'adesione della maggior parte delle sigle sindacali a una possibile intesa con l'azienda sullo stabilimento di Pomigliano. Un'intesa su cui pesa il no della Fiom Cgil, che si è "riservata di decidere". E' stato fatto "un passo avanti, poi bisognerà chiudere", ha detto Marchionne a Venezia a margine del workshop del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti. "Si sarebbe creato un grandissimo problema se ieri sera fosse finita male. Sia per loro che per noi".
"Ci stiamo giocando la vita di 5.000 persone. Perché solo la maggioranza? Queste sigle cercano di rappresentare la collettività dei lavoratori", ha aggiunto. "E' un'esperienza straordinariamente unica. Con quante entità bisogna trovare l'accordo per dare lavoro a 5.000 persone?". "Non succede in nessuna altra parte al mondo, ve lo assicuro. Nessun altro trasferirebbe dall'estero la produzione nel Paese" - ha continuato l'ad di Fiat sostenendo che in una situazione in cui si dà lavoro risulta paradossale anche dovere convincere per farlo.
"Se i lavoratori non vogliono l'investimento basta che ce lo dicano", ha risposto Marchionne quando gli è stato chiesto se sia ottimista sulla conclusione dell'accordo. E alla domanda se sia sufficiente l'intesa con quattro sindacati, ha ribadito: "No, la nostra dichiarazione di ieri è stata chiara, ci riserviamo il diritto di vedere le condizioni che vengono accordate alla fine. Sulla base di quello decideremo".
Bonanni critica Epifani. Anche i sindacati che hanno dato il loro assenso all'accordo, tuttavia, hanno espresso perplessità nei giorni precedenti, in particolare la Uilm. Contro la Fiom si è scagliato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni: "Salvando quell'investimento di Pomigliano salviamo tutti gli insediamenti della Fiat. Spero che nei prossimi giorni la Fiom ci ripensi e che Epifani si pronunci su questo. Noi abbiamo già sondato i lavoratori e c'è un entusiasmo davvero importante". L'accordo per Pomigliano "non è un ricatto": "Il ricatto viene invece - ha concluso Bonanni - da ambienti rissosi e più che minoritari".
Marcegaglia contro la Fiom. Contro la Fiom anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che oggi da Santa Margherita Ligure, dove si svolge il convegno dei Giovani Imprenditori, ha definito "inaccettabile" il no all'accordo. "La Fiom ci ripensi", ha detto. Mentre il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi si è limitato a dichiararsi soddisfatto del consenso maggioritario ottenuto: "L'accordo di Pomigliano è un punto di svolta storica nelle relazioni industriali italiane. E' un momento di passaggio importante. Da oggi il Paese è più moderno".
La posizione della Fiom. Secondo il segretario generale della Fiom Maurizio Landini, eletto dieci giorni fa, in seguito alla scadenza del mandato di Gianni Rinaldini, l'accordo non è accettabile perché scardina le norme del contratto collettivo nazionale e lede diritti fondamentali del lavoratore, sanciti dalla legge e dalla Costituzione, tra i quali il diritto di sciopero, il diritto alla retribuzione dei giorni di malattia: "Non ti si può dire: se vuoi il lavoro non devi scioperare e non devi ammalarti".
I punti controversi: assenteismo, elezioni, straordinari. Questi i punti più controversi dell'accordo (che la Fiat ha chiarito che non intende modificare di una virgola): ottanta ore annue di lavoro straordinario pro capite praticamente obbligatorie, "senza preventivo accordo sindacale, da effettuare a turni interi"; la riduzione delle pause sulle linee meccanizzate dagli attuali 40 a 30 minuti; il recupero produttivo delle fermate tecniche, anche se effettuate per causa di forma maggiore. Il punto più contestato è quello alla voce "assenteismo": "Per contrastare forme anomale di assenteismo che si verifichino in occasione di particolari eventi non riconducibili a forme epidemiologiche - si legge nel testo redatto dalla Fiat - quali in via esemplificativa ma non esaustiva, astensioni collettive dal lavoro, manifestazioni esterne, messa in libertà per cause di forza maggiore o per mancanza di foniture, nel caso in cui la percentuale di assenteismo sia significativamente superiore alla media, viene individuata quale modalità efficace la non copertura retributiva a carico dell'azienda nei periodi di malattia correlati al periodo dell'evento". L'articolo parla inoltre di "elevato livello di assenteismo che si è passato verificato nello stabilimento in concomitanza con le tornate elettorali politiche", e prevede dunque la chiusura in caso di elezioni, chiedendo ai lavoratori di prendersi nei giorni di chiusura le ferie o i permessi.