Intanto in Svizzera:
www.corriere.it
"Domenica scorsa in Svizzera è stata sottoposta a referendum, nella migliore tradizione della democrazia diretta elvetica, un’ambiziosa proposta dei Giovani Verdi a difesa dell’ambiente. La formulazione dell’iniziativa era però un po’ complicata perché prevedeva un forte abbattimento, nel giro di dieci anni, delle emissioni nocive, grazie a cambiamenti radicali, anche se non esplicitati, nella mobilità, nel riscaldamento delle case e nel livello dei consumi.
La partecipazione è stata modesta (38 per cento) e sette votanti su dieci hanno detto no. Solo in alcune città ha prevalso il sì. È stata la sconfitta, ha scritto Giovanni Galli sul Corriere del Ticino, dell’ambientalismo ideologico.
«La protezione dell’ambiente non può avvenire a scapito della libertà individuale e della prosperità». Ed è questo un punto fondamentale e poco esplicitato della transizione energetica.
La Svizzera è in ogni caso uno dei Paesi più impegnati. Una legge del 2023 prevede di raggiungere la neutralità nelle emissioni entro il 2050. Un provvedimento più recente pone come obiettivo al 2035 l’abbattimento del 60 per cento, rispetto al 1990, delle emissioni di gas serra. E tutto questo mentre l’Unione europea mostra segni di rallentamento in tutti i suoi programmi.
Ma è cambiato in Svizzera - e ci domandiamo che cosa stia accadendo in altri Paesi - l’orientamento popolare. Sono crollati gli acquisti di pompe di calore ecologiche ed è fortemente cresciuto l’uso di gasolio e gas per il riscaldamento domestico. A Sciaffusa, sempre domenica scorsa, il voto popolare ha bocciato la riduzione delle imposte di circolazione per le auto elettriche e a Berna si è detto no a un progetto per il solare troppo invasivo.
Senza la partecipazione dei cittadini la transizione energetica non si fa.
Il segnale della democrazia diretta svizzera è questo. Che cosa accadrebbe in Italia? "
Ferruccio de Bortoli, Corriere della Sera 11 febbraio 2025 (grassetto dell'autore).

La transizione può attendere, il segnale del voto svizzero
Il referendum di domenica scorsa e il segnale: senza la partecipazione dei cittadini la transizione energetica non si fa. Che cosa accadrebbe in Italia?
"Domenica scorsa in Svizzera è stata sottoposta a referendum, nella migliore tradizione della democrazia diretta elvetica, un’ambiziosa proposta dei Giovani Verdi a difesa dell’ambiente. La formulazione dell’iniziativa era però un po’ complicata perché prevedeva un forte abbattimento, nel giro di dieci anni, delle emissioni nocive, grazie a cambiamenti radicali, anche se non esplicitati, nella mobilità, nel riscaldamento delle case e nel livello dei consumi.
La partecipazione è stata modesta (38 per cento) e sette votanti su dieci hanno detto no. Solo in alcune città ha prevalso il sì. È stata la sconfitta, ha scritto Giovanni Galli sul Corriere del Ticino, dell’ambientalismo ideologico.
«La protezione dell’ambiente non può avvenire a scapito della libertà individuale e della prosperità». Ed è questo un punto fondamentale e poco esplicitato della transizione energetica.
La Svizzera è in ogni caso uno dei Paesi più impegnati. Una legge del 2023 prevede di raggiungere la neutralità nelle emissioni entro il 2050. Un provvedimento più recente pone come obiettivo al 2035 l’abbattimento del 60 per cento, rispetto al 1990, delle emissioni di gas serra. E tutto questo mentre l’Unione europea mostra segni di rallentamento in tutti i suoi programmi.
Ma è cambiato in Svizzera - e ci domandiamo che cosa stia accadendo in altri Paesi - l’orientamento popolare. Sono crollati gli acquisti di pompe di calore ecologiche ed è fortemente cresciuto l’uso di gasolio e gas per il riscaldamento domestico. A Sciaffusa, sempre domenica scorsa, il voto popolare ha bocciato la riduzione delle imposte di circolazione per le auto elettriche e a Berna si è detto no a un progetto per il solare troppo invasivo.
Senza la partecipazione dei cittadini la transizione energetica non si fa.
Il segnale della democrazia diretta svizzera è questo. Che cosa accadrebbe in Italia? "
Ferruccio de Bortoli, Corriere della Sera 11 febbraio 2025 (grassetto dell'autore).