<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Un paese di poveracci | Page 34 | Il Forum di Quattroruote

Un paese di poveracci

Francamente non mi confronto sui forum in base a diritti acquisiti da presunte anzianità di servizio.
l'educazione dovrebbe prevalere anche nei forum e valere le norme che esistono nei rapporti interpersonali non mediati da un apparato elettronico.

Fosse così sempre non avremmo certi eccessivi fenomeni a cui fanno riferimento le cronache.

Nella vita reale come in quella virtuale, dare esplicitamente del "bambino capriccioso" ad un altro utente con cui non si ha oggettivamente confidenza (che significa conoscere la "storia" della persona con cui si parla), mi pare un atteggiamento tutt'altro che cortese e gentile.

E te lo dico io che con Zinza ho discusso spesso animatamente ;)
 
In queste settimane sto girando per centri commerciali alla ricerca di regali di natale e rimango stupefatto da quanta gente mangi al ristorante, alla panineria, pizzeria o quel che è. E' pazzesco, a certe ore c'era più gente seduta che in piedi!
Ma non eravamo tutti poveri?
Io ogni volta che vado a fare la spesa mi inca..o perché vedo la lattuga a 4.5 euro al chilo. Gli altri no? non capisco.
Qua i casi sono due:
1- la gente non è così povera come dice di essere. Allora mi inca..o perché il mio stipendio è fermo al duemilanonmiricordopiù.
2- la gente spende i suoi soldi e poi si lamenta che non ne ha e io mi inca..o perché poi bisogna pure stare dietro a questi soggetti che piangono miseria.


Beh....

Non c'e' bisogno di esserlo tutti.
Tra poveri e sulla soglia per....
Ne bastano 10 milioni a far morie i consumi interni,
e di conseguenza tante aziende che non hanno altri sbocchi
 
Ogni tanto capita...:emoji_grin:
Effettivamente è molto più probabile discutere con qualcuno che si conosce rispetto a un estraneo perchè c'è più confidenza.
Sono contento del fatto che con molti amici del forum,anche quando avevamo opinioni totalmente diverse,non è mai capitato di avere da dire.
Anche se devo ammettere che è più per merito loro che mio.
 
Sulla questione ristoranti imho ci sono abitudini alle quali molte persone non rinunciano nemmeno in tempi di magra.
In qualche caso fa un po' effetto.
Ad esempio vicino a dove lavoro ci sono due grandi condomini di edilizia popolare e mi capita di vedere persone che ci vivono,che quindi in teoria non dovrebbero passarsela troppo bene economicamente,che fanno colazione al bar.
Non è il grand hotel certo però comunque a fine mese sono soldini.
Ci sono anche innegabilmente persone che non se la passano bene anche perchè hanno le mani bucate.
Anni fa conobbi un tizio che mentre era in vacanza si dimenticò il telefono nuovo in tasca ed entrò in acqua.
Ovviamente il telefono era da buttare e se lo ricomprò immediatamente,anche se costava parecchio.
Tanto che a momenti non aveva i soldi per il viaggio di ritorno.
 
https://www.corriere.it/economia/la...to-5f50f8c0-9a6b-11ee-a760-1b940a8522c8.shtml

Se è vero che nel terzo trimestre 2023 la disoccupazione è calata al 7,6%, mentre sono aumentati gli assunti a tempo determinato (ma solo tra gli over 50), c’è comunque poco da stare allegri: tra il 1991 e il 2022, infatti, i salari reali in Italia sono rimasti sostanzialmente al palo, con una crescita di un misero 1% a fronte del 32,5% in media registrato nell’area Ocse, che conta 38 Paesi membri e non solo europei (vi rientrano anche nazioni come la Colombia e il Costa Rica).


Inapp: «Forti dubbi sulla tenuta di questo modello»
Secondo quanto emerge dal Rapporto Inapp, presentato il 14 dicembre, questo tremendo dato italiano è sostanzialmente legato alla bassa produttività del lavoro, che è - come sappiamo - comunque cresciuta più delle retribuzioni. Insomma, nella distribuzione del reddito lungo la Penisola, si vede una caduta crescente della quota dei salari sul Pil, mentre cresce la quota dei profitti: per il Rapporto sono ormai stabilizzate su valori rispettivamente del 40% e del 60%. E qui l’Inapp, il cui presidente Sebastiano Fadda ha presentato il Rapporto dell’Istituto alla Camera dei Deputati, lancia l’allarme: ci sono «forti dubbi - si legge nel documento- sulla tenuta di tale modello nel lungo periodo». In oltre 30 anni, i salari sono rimasti pressoché invariati, ma, in particolare, nel solo 2020 (terzo nell’anno della pandemia da Covid-19) si è registrato un calo in termini reali del 4,8%. In quell’anno si è registrato anche il dislivello più ampio con la crescita dell’area Ocse: -33,6%.


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I problemi (ormai cronici) dell’Italia
Certo, dopo la crisi generata dalla pandemia il mercato del lavoro italiano ha ripreso a crescere, ma questo percorso appare, secondo Inapp, troppo condizionato dalle criticità strutturali che lo caratterizzano. Come detto, accanto al problema delle retribuzioni, negli anni è aumentato anche il problema della scarsa produttività: a partire dalla seconda metà degli anni Novanta la crescita della produttività nel nostro Paese è stata di gran lunga inferiore rispetto ai Paesi del G7, segnando un divario massimo nel 2021 pari al 25,5%. Ma accanto a bassi salari e crisi della produttività, l’Italia registra anche poca formazione (il labour shortage, la difficoltà delle imprese a coprire i posti vacanti, è in crescita) e un welfare che fatica a proteggere tutti i lavoratori. Restano, infatti, senza “paracadute” oltre 4 milioni di lavoratori non assunti a tempo indeterminato, quelli che vengono definiti “non standard”: parliamo degli autonomi, di chi è stato licenziato o è ancora alla ricerca di un’occupazione, passando per i lavoratori della gig economy fino ai cosiddetti working poors.


L’analisi di Sebastiano Fadda
«Dopo la crisi pandemica - ha spiegato Sebastiano Fadda – le dinamiche del mercato del lavoro hanno ripreso a crescere ma con rallentamenti dovuti sia a fattori esterni, dal conflitto bellico alle porte dell’Europa, alla crescita dell’inflazione e della crisi energetica, ma anche a fattori interni, come il basso livello dei salari che si lega alla scarsa produttività, alla poca formazione e agli incentivi statali per le assunzioni che non hanno portato quei benefici sperati, se pensiamo che più della metà delle imprese (il 54%) dichiara di aver assunto nuovo personale dipendente, ma solo il 14% sostiene di aver utilizzato almeno una delle misure previste dallo Stato. Occorrono quindi degli interventi mirati e celeri capaci di indirizzare il mercato del lavoro verso una crescita più sostenuta, che non può prescindere dalla rivoluzione tecnologica e digitale che sta modificando i processi produttivi».


Come sarà il 2024?
Tornando a quanto scritto all’inizio di questo articolo e alle celebrazioni di queste ultime ore su alcuni media rispetto all’aumento degli occupati nel terzo trimestre 2023, il saldo attuale è vero che è positivo rispetto a gennaio 2020 (+550 mila), ma le nuove assunzioni nel 2022 - ultimo dato completo - sono state in calo rispetto al boom di fine pandemia. Il numero di assunzioni l’anno scorso è infatti peggiorato rispetto al 2021: 414 mila nuove attivazioni nette nel 2022 a fronte di 713 mila nel 2021. Vedremo il prossimo anno come sarà andato davvero il 2023 rispetto al 2022.


L'inghippo vero sta tutto qui (e chi mi conosce sa che lo sostengo da almeno 15 anni): lo stipendio dei dipendenti, il potere d'acquisto e la consistenza della classe media. Son questi i motori della crescita (oltre ad adeguate politiche industriali e produttive per sostenere la domanda interna). Ma quando si parla degli altri Paesi, esce l'espertone di turno che parla di costi assurdi (non è vero), nostro sistema sanitario d'eccellenza (non è vero, e lo sapete tutti nel profondo ma non lo volete dire), rapporti sociali (forse una volta), eccetera... Il nulla assoluto per giustificare il fallimento del sistema-paese di proporzioni intergalattiche.
 
L'inghippo vero sta tutto qui (e chi mi conosce sa che lo sostengo da almeno 15 anni): lo stipendio dei dipendenti, il potere d'acquisto e la consistenza della classe media. Son questi i motori della crescita (oltre ad adeguate politiche industriali e produttive per sostenere la domanda interna). Ma quando si parla degli altri Paesi, esce l'espertone di turno che parla di costi assurdi (non è vero), nostro sistema sanitario d'eccellenza (non è vero, e lo sapete tutti nel profondo ma non lo volete dire), rapporti sociali (forse una volta), eccetera... Il nulla assoluto per giustificare il fallimento del sistema-paese di proporzioni intergalattiche.

Hai ragione.
Ci si nasconde dietro un "anche all'estero hanno problemi", per giustificare l'aver (ipoteticamente) blindato vecchi diritti fingendo di non vedere l'aver ridotto lavoratori, specialmente giovani, guadagnare 5€ l'ora sotto forma di P.IVA, pure definiti da qualche nostro forumer (e sicuramente molti altri italiani) degli EVASORI FISCALI.

Dall'altra abbiamo che per la compilazione di una scheda Docfa di un quadrato di terreno (privo di rendita) di pochi metri quadri si debba sborsare al professionista 700€.

Uso questo esempio perché non stiamo parlando di attività critiche, ad altissimo contenuto professionale. Si tratta di aggiornare della documentazione in una anagrafica.
Quindi c'è una sproporzione non più sostenibile per una ampia fetta della popolazione, specie la più giovane.
Quella che dovrebbe essere base del futuro del paese.
 
O

FORSE,

come spesso accade

nelle domande complesse....

La soluzione e' banale

Dato per scontato che

sia pessimo il MACCHINARIO complessivo che presiede al funzionamento

del Paese....

....Il che incide gia' molto di suo....

IMO:

Potrebbe essere che

l' imprenditore MEDIO Europeo si accontenta

di un utile,

DICIAMO un numero, del 12%

l' imprenditore NOSTRANO....

-----------------------------------------il 20%-------------------------------------------

Sotto questa cifra, vende baracca e burattini.
E quasi regolarmente allo Straniero,
con ulteriore danno per la Comunita' tutta.
 
Ultima modifica:
questo tremendo dato italiano è sostanzialmente legato alla bassa produttività del lavoro
qualche tempo fa, ad un amico poitico di mestiere e commercialista per laurea, in un raro momento dedicato a discussioni oziose e di rara noia, avevo chiesto che diavolo esprimesse il concetto "produttività del lavoro", che continuava a citarmi. A termine di un clamoroso panegirico ho compreso in quell'occasione una volta di più cosa sia la politica e cosa sia l'economia. Gliel'ho fatto presente, si è messo a ridere. Avanti così.
 
2- la gente spende i suoi soldi e poi si lamenta che non ne ha e io mi inca..o perché poi bisogna pure stare dietro a questi soggetti che piangono miseria.
E' in gran parte così, inoltre vanno aggiunte due variabili:
a) L'italiano medio considera l'andare al ristorante una specie di "status" conquistato all'epoca del boom economico. Prima degli anni '60 al ristorante ci andavano unicamente i ricchissimi, mentre le bettole di paese erano frequentate solo da ubriaconi, scrocconi oppure operai in trasferta. E' palese che se un italiano rinuncia ad andare in pizzeria, un asteroide di proporzioni bibliche sta per colpire la Terra.
b) Gli stranieri sono oramai presenti in percentuali assai importanti e crescenti: sono parecchi i Paesi in cui si mangia a tutte le ore del giorno fuori casa, perché non esiste proprio la tradizione del tornare a casa nella pausa o in generale cucinare (es. Asia o Sudamerica). In alcune zone del mondo, mangiare fuori costa pochissimo, meno che fare la spesa e cucinare da sé... in questo caso l'equivalente nostrano è costituito solo da fast-food o kebabbari.
 
https://www.ilgiorno.it/como/cronaca/sanita-confine-tassa-frontalieri-21fd98f8

Leggo l'articolo e mi soffermo su due frasi:
La base imponibile è rappresentata dagli oltre 80mila “vecchi” frontalieri

"...seguendo il luogo comune dei frontalieri che non pagherebbero le tasse, introduce un nuovo balzello per una categoria che, con i ristorni, versa alle casse italiane 90 milioni di euro"

Ora la seconda osservazione lascia pensare che la categoria di cui sopra, pagata al minimo circa 3'000€, per lo più soggetta ad adeguamenti salariali per recuperare l'inflazione (3 e rotti % in CH), nonché il costante declino dell'euro sul franco, stia già dando e sia ingiusto chiederle di più.

Poi faccio 90 milioni / 80mila e ottengo un medio 1'125€
Facendo un calcolo a spanne la tassazione media, contando una retribuzione annua di 39'000€ (3x13mensilità) viene un più o meno 3%

Sbaglio qualche conto io o forse qualcuno prende per i manici?
 
Se a qualcuno (non ricco) chiedi di togliere il ristorante la risposta che ti arriva è "Si, ma che vita è?". Idem per gli hobby, le vacanze, ed infinite altre cose che sono "di contorno".

Chiedersi se sia corretto vivere come 50 anni fa (la nonna delle mia compagna non ha mai visto il mare!) o meno è senza una risposta giusta/sbagliata assoluta.

Qualcuno dice che se si continua a guardare indietro non si andrà mai avanti. Qualcuno estremizza il guardare avanti e vive al di sopra delle sue possibilità.

Ci vorrebbe un vademecum basato sulla RAL!
 
Ultima modifica:
qualche tempo fa, ad un amico poitico di mestiere e commercialista per laurea, in un raro momento dedicato a discussioni oziose e di rara noia, avevo chiesto che diavolo esprimesse il concetto "produttività del lavoro", che continuava a citarmi. A termine di un clamoroso panegirico ho compreso in quell'occasione una volta di più cosa sia la politica e cosa sia l'economia. Gliel'ho fatto presente, si è messo a ridere. Avanti così.


Non lo " sa " nessuno

Per un motivo facile
che le cause sono solo 3.
-Il padrone che non compra macchinari al pari della concorrenza
-il management, si' e no, da Monopoly, che non sa organizzare il lavoro
-il lavoratore sfaticato
( cui ormai non si appella piu' nessuno visto il tempo lavoro dei diversi lavoratori....E i nostri, calcolati su base annua, sono fra i piu' alti ).
Restano
IMO
le altre 2....
 
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