Riprendersi i contributi non è esattamente lo spirito della pensione, anche perché c'è chi ha la fortuna di percepire l'assegno pensionistico, magari poi in reversibilità per decenni, anche ½ secolo, consistente in un importo ben superiore alle quote mensili versate, e chi, invece, è meno fortunato. Vero è che, altrettanto, è corretto mantenere una proporzionalità tra quanto versato e quanto percepito. Contando che, sul percepito, gravano imposte con aliquote progressive, e che il sistema di previdenza, integra anche l'assistenza sociale e, che, la struttura costituzionale nazionale prevede il principio solidarietà onde garantire a tutti il minimo per la sussistenza. Il limite sono sempre le casse vuote, ed il mancato gettito.
Allora occorrerebbe precisare che il sistema previsto in precedenza era a "ripartizione", cioè tutti i contribuenti versavano la percentuale dello stipendio a suo tempo stabilita (circa il 7%, + la quota aziendale) in un calderone INPS, e poi l'INPS provvedeva a erogare le pensioni con una somma pari a un'alta percentuale dello stipendio degli ultimi 3 anni, diciamo circa l'85% se non vado errato.
Questo succedeva ai tempi di mio padre e all'inizio dei miei tempi. Poi si stabilì di utilizzare il sistema "a contribuzione", nel senso che ognuno si crea la propria pensione in base a ciò che guadagna, accantonando ogni anno sempre ovviamente presso l'INPS e a cura dell'INPS (che si occupa professionalmente della cosa), una trattenuta previdenziale (ante IRPEF) sullo stipendio di circa il 9%, più una quota a carico del datore di lavoro. La pensione sarà proporzionale a quanto versato dal contribuente nell'arco della vita lavorativa e il primo anno non sarà certo l'85% dello stipendio come era prima, ma molto meno.
La Costituzione prevede poi che l'importo della pensione venga rivalutato in base all'inflazione.
Tutto ciò però dal 1993 (vado a memoria, ma siamo lì). Io quindi sono andato in pensione con il sistema "misto". A ripartizione dal 1979 al 1993 e a contribuzione dal 1993 al 2016. Quindi, a mio parere, fino al 1993 vale quello che hai detto tu, cioè io ho contribuito a tutte le pensioni, aiutando anche i più deboli avendo sempre percepito stipendi ritenuti abbastanza elevati, mentre dal 1993 ho provveduto solo alla mia personale pensione. Almeno io la vedo così, forse sbagliando, non lo so, ma credo che l'approccio sia questo.
Nel mio post precedente ho anche precisato che per me è giusto che, in periodo di scarse risorse pubbliche (onde evitare deficit eccessivi) la rivalutazione delle pensioni sia piena solo per le pensioni più basse; ho solo aggiunto che, sempre a mio parere, le "fasce" dovrebbero essere più ampie, applicando la medesima percentuale di rivalutazione (qualsiasi essa sia, anche bassa), alle pensioni medio-alte, senza fare troppi scaglioni, che finiscono per penalizzare solo alcuni, a beneficio di altri, sempre in ambito di pensioni medio-alte (non altissime e d'oro).