<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Caronte... | Page 18 | Il Forum di Quattroruote

Caronte...

A me l'idea di andare a vivere all'estero non è mai piaciuta molto.
Non per patriottismo che è una parola che è molto in voga.
Ma perchè credo che mi sentirei a disagio nel ruolo dell'outsider.
Quando mi capita,e mi capita spesso,di sentire qualche frase razzista immotivata mi chiedo sempre come mi sentirei se venisse rivolta a me.
Un compagno di liceo è andato a lavorare in america,probabilmente vive meglio e guadagna di più.
Da un certo punto di vista capisco chi ha un talento particolare e se non se ne va non riesce a coltivarlo.
Però anche l'idea che se ne vadano tutti i cavalli di razza e restino solo i ronzini non è che sia tanto entusiasmante.
 
Però anche l'idea che se ne vadano tutti i cavalli di razza e restino solo i ronzini non è che sia tanto entusiasmante.

Questo succede da un po'... la famosa frase della fuga di cervelli è stata coniata da tempo.

Mia sorella è un cavallo di razza ed è ormai 19 anni che è all'estero e mai ha pensato di tornare indietro.
Si è costruita carriera, famiglia e una bella tranquillità. I figli sono nati là ed è molto contenta. Qui ha tentato per 5 anni di costruirsi qualcosa, ma... non aveva gli agganci quindi ottenne tante promesse e tanto, tanto sfruttamento... varcato il confine è stata accolta a braccia aperte per le capacità che portava. Come sistema paese una sconfitta, perché il sistema paese ha investito nell'istruzione universitaria di mia sorella, ma è un paese estero ad aver sfruttato e a sfruttare i frutti.

Ho visto anche miei colleghi andare all'estero e trovare situazioni dove sono state premiate le loro capacità. Io come altri per doveri familiari sono qui, ma razionalmente l'Italia l'avrei scelta solo come meta turistica... e ora con Caronte, col caldo insopportabile, con i tornado... già si sentono voci dire, meglio andare in vacanza altrove. Se perdiamo anche il turismo per il clima mutato, stesso rischio per Grecia, sud della Francia, Spagna, non so come faremo a reggere... forse come ponte per l'Africa? Hub energetico dall'Africa per l'Europa?

Io e mia moglie ogni tanto pensiamo al Costarica...
 
Ritornando IT stamani 18.7°C.

Da me onestamente, prov di Brescia, forse ha fatto caldo una settimana.
Anche questa notte violento temporale, dopo vado a vedere il pluviometro. Niente grandine per fortuna... era stata preannunciata nell'allerta meteo di ieri.

edit. Pluviometro mi ha misurato 18mm di pioggia
 
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Questo succede da un po'... la famosa frase della fuga di cervelli è stata coniata da tempo.

Mia sorella è un cavallo di razza ed è ormai 19 anni che è all'estero e mai ha pensato di tornare indietro.
Si è costruita carriera, famiglia e una bella tranquillità. I figli sono nati là ed è molto contenta. Qui ha tentato per 5 anni di costruirsi qualcosa, ma... non aveva gli agganci quindi ottenne tante promesse e tanto, tanto sfruttamento... varcato il confine è stata accolta a braccia aperte per le capacità che portava. Come sistema paese una sconfitta, perché il sistema paese ha investito nell'istruzione universitaria di mia sorella, ma è un paese estero ad aver sfruttato e a sfruttare i frutti.

Ho visto anche miei colleghi andare all'estero e trovare situazioni dove sono state premiate le loro capacità. Io come altri per doveri familiari sono qui, ma razionalmente l'Italia l'avrei scelta solo come meta turistica... e ora con Caronte, col caldo insopportabile, con i tornado... già si sentono voci dire, meglio andare in vacanza altrove. Se perdiamo anche il turismo per il clima mutato, stesso rischio per Grecia, sud della Francia, Spagna, non so come faremo a reggere... forse come ponte per l'Africa? Hub energetico dall'Africa per l'Europa?

Io e mia moglie ogni tanto pensiamo al Costarica...

Il problema lo hai ricordato tu correttamente : l'Italia spende molti soldi pubblici in istruzione , in particolare nell'università , la quale oltre a essere gratuita , è pure molto buona , con punte di eccellenza mondiale e poi i suoi allievi , spesso quelli migliori , ma spesso pure quelli "normali" , che comunque quindi visto il lavoro che trovano , sono pure ben preparati , vanno a lavorare all'estero...
Soldi pubblici e quindi nostri buttati dalla finestra e messa in discussione , dopo sanità e previdenze varie , di un altro pilastro del welfare italiano...
 
Ieri sera sono tornato a casa (a 10 km da CT verso l'Etna e 500 msm).
Oggi abbastanza caldo, ma non troppo.

A casa il termometro-barometro mi dice 31° (non sono i 35-36 di qualche giorno fa) e umidità 39%.
 
Posso accettare una certa critica al consumismo - che cmq dipende da noi - ma non che "mangiamo chimica".
Quando ero ragazzo, ed ho qualche anno più di te, era normale considerare persona a fine vita i 70enni ; oggi invece vedo una quantità incredibile di 90enni, e neppure così decrepiti : ho 3 zii ancora vivi, uno ha 86 anni e va ancora a sciare, gli altri due ne hanno 94 ed entrambi ancora guidano la macchina.

Persone che ricordo bene di quando ero ragazzo, sui 70÷75 anni, parevano i nonni degli 80enni odierni : erano semi-sdentati o spesso con la dentiera totale, alcuni erano mezzi zoppi perché se avevi le ossa dell'anca usurate non è che ti mettevano le protesi in titanio come adesso, alcuni si muovevano o parlavano con gran difficoltà perché non è che alle prime avvisaglie di ictus - termine allora sconosciuto, si diceva "la paralisi" - c'erano subito pronti i farmaci preventivi... e così via.

Ma vale anche per il cibo, nonostante i più stupidi luoghi comuni sostengano il contrario : a meno di voler fare paragoni - assurdi - con le epoche, diciamo fino alla 2a Guerra Mondiale, in cui il cibo era sì più genuino ma era anche poco e richiedeva, per avere quel poco, il lavoro duro della grandissima maggioranza della popolazione, fatta da contadini.... penso che nessuno, neppure il più nostalgico, vorrebbe oggi tornare a vivere in quel modo, durissimo e poverissimo : anche mio padre, classe 1926, uomo totalmente sobrio e del tutto disinteressato a qualsiasi lusso, se qualcuno gli chiedeva se gli sarebbe piaciuto tornare ai "bei vecchi tempi" rispondeva "No, grazie, ma avete idea di come si viveva allora ?".

Bene, dicevo, evitando i paragoni impossibili con epoche ormai molto remote - socialmente e culturalmente prima ancora che cronologicamente - anche la qualità del cibo, in media, è oggi migliorata, ad es. rispetto agli anni '60 : c'è molta più attenzione per la conservazione, la freschezza e le scadenze, c'è l'obbligo di dichiarare la composizione, ci sono limiti più precisi e stringenti per l'uso di sostanze chimiche e per le quantità che ne possono essere tollerate sui prodotti finiti, ci sono più organismi di controllo (tipo i NAS dei Carabinieri) ed associazioni di consumatori - enti una volta sconosciuti - che vigilano e fanno test.... tanto è vero, come detto, che gli italiani nutriti con cibo "chimico" sono adesso tra i popoli più longevi del mondo.

Quando si usa il termine "inquinamento" bisogna stare attenti a ciò che si dice : la CO², nostro maggior problema d'oggi per l'effetto serra e riscaldamento globale, non è un vero inquinante ma un normale prodotto delle combustioni che viene "riciclato" dagli alberi, solo che oggi se ne è stravolto l'equilibrio a causa sia delle troppe emissioni sia delle deforestazioni per ricavare aree coltivabili per una popolazione in aumento.

Ma, se si parla di inquinanti veri e propri (= tossici) la situazione è spesso, nei Paesi più evoluti, migliore di quella, ad esempio, di 50 anni fa, checché ne dicano i profeti di sventura : succede spesso che oggi venga considerato "inquinato" un certo contesto, che in realtà in passato poteva esserlo molto di più, solo che all'epoca semplicemente non si facevano analisi e misurazioni come si fanno oggi.

Concordo su tutto ed è una analisi che se protratta porterebbe ad ulteriori valutazioni, qualcuna a beneficio, qualcuno ad appesantire.

Che ci siano maggiori controlli è vero ma, un po' come nel doping sportivo, spesso ci si accorge di quanti malanni si fa solo a posteriori e spesso grazie all'insorgenza di patologie.

La chimica di cui parlo è quella necessaria alle piantagioni intensive (ormai anche per un avere un semplice pomodoro piantato nell'orto di casa è necessario usare prodotti) nonchè quella medica necessaria agli allevamenti (anche qui sembra che gli antibiotici vengano praticamente tritati assieme al cibo...).

Forse adesso rispetto ad un tempo ne sappiamo di più (grazie alle varie trasmissioni + social vari) ma il tema è che tutto va "dopato" perchè ormai il ciclo naturale è saltato.
 
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Concordo su tutto ed è una analisi che se protratta porterebbe ad ulteriori valutazioni, qualcuna a beneficio, qualcuno ad appesantire.

Che ci siano maggiori controlli è vero ma, un po' come nel doping sportivo, spesso ci si accorge di quanti malanni si fa solo a posteriori e spesso grazie all'insorgenza di patologie.

La chimica di cui parlo è quella necessaria alle piantagioni intensive (ormai anche per un avere un semplice pomodoro piantato nell'orto di casa è necessario usare prodotti) nonchè quella medica necessaria agli allevamenti (anche qui sembra che gli antibiotici vengano praticamente tritati assieme al cibo...).

Forse adesso rispetto ad un tempo ne sappiamo di più (grazie alle varie trasmissioni + social vari) ma il tema è che tutto va "dopato" perchè ormai il ciclo naturale è saltato.
Continuare a regolarsi come una volta, secondo quello che tu chiami il "ciclo naturale", porterebbe tanti più problemi che benefici, in primis raccolti modesti - spesso rovinati da parassiti - le cui conseguenze non si limiterebbero ai prezzi alti : semplicemente, non ci sarebbe cibo per tutti.

Il che, tra le ovvie pesantissime conseguenze, avrebbe anche quella, come ho detto altre volte, di azzerare, in pratica, qualsiasi preoccupazione ambientale : chi ha a malapena da mangiare non può permettersi preoccupazioni del genere.
Cosa che gli ambientalisti estremisti, veri eco-terroristi, non riescono, poveretti, proprio a capire.

Il ritorno, impossibile, al "tutto naturale" sarebbe ben lungi dal creare un paradisiaco - quanto utopistico - contesto da Eden primordiale, tipo quelli astutamente prospettati dagli spot pubblicitari : produrrebbe invece il ritorno alle tante, durissime situazioni che l'umanità ha ampiamente vissuto in un passato anche molto recente : tanto per averne un esempio, basta andare a vedere cosa è successo in Irlanda a metà '800, quando la peronospera delle patate (di gran lunga la principale coltivazione nel Paese) causò la perdita della grandissima parte, talvolta quasi la totalità, del raccolto di patate intorno al 1845 / 46 : il risultato fu di circa 1.000.000 di morti di fame, più un altro milione che emigrarono, il tutto su una popolazione di qualche milione di persone in tutto (ad oggi l'Irlanda non arriva a 5 mln di anime).

Che ci siano stati abusi non lo nega nessuno : non tutti, si sa, hanno gli scrupoli delle persone civili, e questo è sicuramente un prezzo da pagare, da un punto di vista generale, per aver intrapreso coltivazioni con l'aiuto della chimica : ma si sono superati, o lo si è fatto in buona parte, secolari ed annosi problemi di malnutrizione, il cui impatto negativo sulla popolazione era ben peggiore di quelli che sono, oggi, i problemi dei residui chimici.

Problemi reali, certo : ma che non possono essere affrontati proponendo un utopistico, illusorio "ritorno alla natura" totale, natura che solo nelle pubblicità è vista come delicata e pulita generatrice di meravigliosi e sanissimi cibi e squisitezze varie : la realtà è un tantino diversa e siamo ben lungi dal poter considerare positivo tutto ciò che è di origine naturale, vedasi i parassiti distruttori dei raccolti.

Esiste già un sia pur parziale esempio di questo ed è lo Sri Lanka, in cui qualche anno fa il Governo (dittatoriale) impose improvvisamente l'abbandono, in agricoltura, di fertilizzanti, antiparassitari e simili, spingendo per un'agricoltura "biologica" : ciò, insieme ad altri gravi problemi preesistenti nel Paese e pur applicato parzialmente, generò un grave calo nella produzione agricola, risorsa base del Paese. Con i millemila problemi conseguenti.
 
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