<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Mancano troppi laureati | Page 7 | Il Forum di Quattroruote

Mancano troppi laureati

Ho frequentato lo scientifico, diplomandomi nel 1975: oggi preferirei che ci fossero stati insegnati almeno gli elementi fondamentali della lingua greca, perchè è fondamentale per medici, farmacisti, biologi ecc. la cui terninologia discende quasi tutta dal greco antico.
 
Beh magari non esserci no,almeno la pronuncia del latino serve anche in campo scientifico.
Però non dovrebbe occupare più ore di lezione rispetto a matematica e fisica.
 
Il problema del barometro
Sembra che questo aneddoto sia stato raccontato per la prima volta
da Ernest Rutherford

(Traduzione sintetica)

Tempo fa ricevetti una chiamata da un collega. Aveva intenzione di dare zero a uno studente per una sua risposta ad un problema di fisica, mentre lo studente pretendeva il massimo dei voti per aver dato la risposta esatta.
Il professore e lo studente concordarono di rivolgersi a me come arbitro imparziale.

Io lessi la domanda assegnata all'esame: "Mostrare in che modo è possibile determinare l'altezza di un grattacielo con l'aiuto di un barometro."
Lo studente aveva risposto: "Porta il barometro in cima all'edificio, legalo ad una lunga corda, calalo fino alla strada, fai un segno, tiralo su e misura la lunghezza della corda. La lunghezza della corda è uguale all'altezza del grattacielo.

Lo studente aveva risolto il problema completamente e correttamente. Ma assegnargli il massimo dei voti avrebbe potuto certificargli competenze non effettivamente confermate dalla sua risposta.

Io suggerii di dare allo studente un'altra possibilità. Gli concessi sei minuti per per rispondere alla stessa domanda con l'avvertenza di dimostrare le sue conoscenze di fisica.
Dopo cinque minuti non aveva scritto nulla. Gli chiesi se voleva ritirarsi ma egli disse che aveva molte risposte a questo problema; stava scegliendo quella migliore. Mi scusai per averlo interrotto e gli dissi di procedere.

Nel minuto successivo scrisse la seguente risposta: "Porta il barometro in cima all'edificio e lascialo cadere al suolo. Misura il tempo di caduta con un cronometro. Quindi, usando la formula h=0.5*a*t^2 calcola l'altezza dell'edificio. A questo punto chiesi al mio collega se lo studente poteva ritirarsi. Lo concesse e gli diede il massimo voto.

Lasciando l'ufficio del mio collega chiesi allo studente quali erano le altre risposte che conosceva.

Egli disse: "Ci sono molti modi per misurare l'altezza di un grattacielo con l'aiuto di un barometro.
Ad esempio puoi misurare la lunghezza del barometro, la sua ombra e l'ombra del grattacielo in un giorno di sole e quindi, con una semplice proporzione, calcolare l'altezza dell'edificio.

"Bene," dissi "e le altre risposte?"

"Sì," rispose " c'è un metodo molto elementare: partendo dal piano terreno sali le scale e traccia dei segni sui muri utilizzando il barometro come unità di misura di lunghezza. Alla fine conta i segni e avrai l'altezza dell'edificio in unità-barometro.

"Un metodo molto diretto."

"Naturalmente. Se vuoi un metodo più sofisticato, puoi legare il barometro ad un filo ed usarlo come pendolo per misurare il valore di g (gravità) al livello della strada e in cima all'edificio.
Conoscendo la differenza di gravità è possibile calcolare l'altezza dell'edificio.

Similmente puoi andare in cima all'edificio, legare il barometro ad una lunga corda, calarlo fino al livello della strada e farlo oscillare come un pendolo. Misurando il periodo, si può calcolare la lunghezza della corda, cioè l'altezza dell'edificio.

Infine, ci sono molti altri metodi per risolvere il problema. Forse il migliore è quello di prendere il barometro e bussare alla porta del direttore. Quando apre gli dici così: "Signor direttore, questo è un bellissimo barometro. Se mi dice l'altezza dell'edificio glielo regalo."

A questo punto chiesi allo studente se veramente NON conosceva la risposta convenzionale a questa domanda. Egli ammise che la conosceva ma che non ne poteva più di una scuola e di professori che tentavano di insegnargli a pensare.

Lo studente era Niels Bohr, fisico danese, premio Nobel per la Fisica nel 1922
 
Beh, e qua si vede il genio innato di chi non ha limiti mentali e non si ferma alle nozioni.
Quello studente ha voluto fare lo... sBohrone! :emoji_grin:

Però per essere pignoli si potrebbe obiettare che tutti quei metodi si potevano utilizzare con un qualsiasi oggetto rigido che ha una discreta lunghezza e che può essere legato a una corda (e che può essere regalato al direttore).
Se avevano scritto proprio "barometro" vuol dire che l'unico metodo di cui gli interessava la risposta era legato alla pressione atmosferica, altrimenti avrebbero scritto - chessò - "ombrello" o "violino".
Insomma, io all'esame di Fisica I di Ingegneria non mi sarei arrischiato a fare come Bohr. Dopotutto non sono mica un genio! :emoji_blush:
 
Beh, e qua si vede il genio innato di chi non ha limiti mentali e non si ferma alle nozioni.
Quello studente ha voluto fare lo... sBohrone! :emoji_grin:

Però per essere pignoli si potrebbe obiettare che tutti quei metodi si potevano utilizzare con un qualsiasi oggetto rigido che ha una discreta lunghezza e che può essere legato a una corda (e che può essere regalato al direttore).
Se avevano scritto proprio "barometro" vuol dire che l'unico metodo di cui gli interessava la risposta era legato alla pressione atmosferica, altrimenti avrebbero scritto - chessò - "ombrello" o "violino".
All'esame di fisica 2 ad un mio compagno, un vero teorico rigoroso, venne chiesto il teorema del di Gauss, per il campo elettrostatico. Lui rispose che aveva già dimostrato il formalismo gaussiano matematico alla base in Analisi Matematica 2, ed applicato al flusso del campo gravitazionale in Fisica Generale 1. Pertanto prese la legge di Coulomb che descrive il campo elettrico di una carica puntiforme e gli applicò sic et sempliciter il teorema di Gauss. Alle obiezioni del docente rispose che quegli esami li aveva già superati (con ottimi voti) e che non gli pareva necessario doverlo ripetere. Esito negativo.
Ad un altro amico capitò di dimostrare in Istituzioni di Fisica Teorica 1 l'equazione di Schroedinger, che era il punto di arrivo della prima formulazione di passaggio dalla fisica classica alla fisica moderna dell'esame di Istituzioni di Fisica Teorica 0 (o introduzione alla fisica moderna, una sorta di evoluzione della classica Meccanica Razionale, portata alla Relatività Ristretta e alla Meccanica Quantistica) , usando quella già imparata nell'esame precedente. Esito similare al primo.
A me successe una cosa analoga per l'esame di Metodi Matematici per la Fisica, usai un formalismo alternativo a quello del testo, ma maggiormente simmetrico, e tenni fermo il punto. Ovviamente mi accontentai di un voto decurtato.
Ma la cosa più insensata mi capitò al concorso, dopo il perfezionamento post doc, per essere ammesso, in una altra università alla specializzazione in Fisica Sanitaria (Medica ed Ambientale). MI chiesero nei dettagli i meccanismi e la trattazione matematica e statistica della interazione radiazione-materia. Quando venni ammesso, i seminari iniziavano tutti dalla trattazione della interazione radiazione-materia, esattamente come domandatomi in esame concorsuale.
Per fortuna non tutti i docenti sono come quelli descritti, ma la cosa mi lascia perplesso tutt'ora. Quando ho ricoperto io il ruolo al di là della cattedra, me ne sono ricordato, ed ho impostato il lavoro in modo non nozionistico. Eppure gli studenti, in particolare i più diligenti, mi chiedevano invece un approccio formale da applicare ai quesiti dell'esame.
Si cerca sempre di riproporre la stessa soluzione per problemi diversi, invece la vera sfida è trovare strade sempre nuove, e particolarmente più semplici, per risolvere in modo più efficace, elegante e chiaro un problema già risolto da altri in modo più complesso o "costoso".
A questo serve il "ginnasio", ovvero la palestra della mente, per i futuri professionisti, ad imparare a pensare e ad immaginare, non ad applicare nozioni statiche.
"Imagination is more important than knowledge." A. Einstein
 
Io nel mio piccolo feci una cosa simile durante un compito in classe di matematica.
Non per fare lo sborone o perchè fossi sicuro di meritare un bel voto,ma semplicemente perchè non mi ricordavo il metodo convenzionale per dimostrare/rispondere al quesito posto dal professore.
Adottai un metodo tutto mio,mi pare che centrassero gli angoli alterni interni,sicuramente una cosa banale per un matematico esperto.
E altrettanto certamente non era il modo più rapido per rispondere al quesito,mi sembra che il mio metodo fosse lungo una pagina di foglio protocollo.
Comunque mi andò bene,non so se il professore si sia reso conto che avevo improvvisato per porre rimedio a una lacuna,mi scrisse originale col punto esclamativo.
Ho avuto alcuni professori che preferivano gli studenti capaci di ragionare piuttosto che quelli che imparavano tutto a memoria come robot e li premiavano per questo.
Ma sono rimasti poche settimane,altrimenti avrei avuto sicuramente voti più alti e sarei stato più interessato alla materia.
 
C’entra perché ha la maturità classica. Il che è un dato oggettivo, non un parere.

Guarda che non ho detto che chi fa il classico non capisce niente di matematica. Avevo molti brillantissimi compagni di università che venivano dal classico.
Ho detto che, IO, avrei voluto meno filosofia e materie umanistiche al liceo scientifico.

Quindi, ripeto. Che c'entra la Gianotti?
 
Da un certo punto di vista è positivo che un laureato sia disposto anche a svolgere un lavoro non inerente ai suoi studi o meno prestigioso.
Però dall'altro è abbastanza triste pensare che quei 9 laureati se potessero tornare indietro probabilmente non si iscriverebbero nemmeno visto che sono stati soldi e anni buttati.
Anzi avrebbero avuto sicuramente più facilità a trovare lavoro a 20 anni invece che a 30.
 
Da un certo punto di vista è positivo che un laureato sia disposto anche a svolgere un lavoro non inerente ai suoi studi o meno prestigioso.
Però dall'altro è abbastanza triste pensare che quei 9 laureati se potessero tornare indietro probabilmente non si iscriverebbero nemmeno visto che sono stati soldi e anni buttati.
Anzi avrebbero avuto sicuramente più facilità a trovare lavoro a 20 anni invece che a 30.
Bisogna sempre vedere che lauree sono, per quale motivazione sono state intraprese e perché non hanno trovato un lavoro inerente alla laurea conseguita. Io rifarei il percorso fatto anche se decidessi di mettermi a fare il barista.
 
Scusate se mi permetto di dire la mia pur non avendo avuto la possibilità di frequentare l'università, quindi chiedo scusa se dico delle banalità.
Qualche giorno fa ho sentito casualmente alla radio parlare dei lavori del "futuro".
In realtà si diceva che anche se chiamati del "futuro" sono già lavori attuali perché nel settore "green" c'è molta richiesta di personale negli ambiti più disparati, ma non ci sono laureati o meglio specialisti sul mercato.
Colpa delle università lente nel recepire il cambiamento, ancora peggio nei giovani che non lo vedono proprio questo cambiamento.
 
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