<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La buona scuola? | Page 4 | Il Forum di Quattroruote

La buona scuola?

Purtroppo questi casi non sono rari.
E anche in campi in cui dalla competenza del giovane che diventerà professionista dipenderanno le vite di tante persone.
Quelli andrebbero stangati duramente e non andrebbe concesso al genitore pieno di conoscenze di interferire in alcun modo nelle selezioni che affronterà il figlio.
Invece i casi di spintarelle abbondano.
Mi ricordo un caso alle Molinette di Torino, anno accademico 1999-2000 per accedere alla Prima scuola di specialità di chirurgia generale, padre e figlio professori ordinari di chirurgia, in modo truffaldino oltre che agevolarlo nella prova orale modificarono il compito del figlio di un loro collega cattedratico di Napoli. Purtroppo in Italia non è un fatto isolato e anche se iscritti nel registro degli indagati le condanne nel tempo svaniscono nel nulla.
 
non parla di figli d´arte, dice che chi è figlio di persona che ha studiato è incentivato a studiare, non necessariamente la stessa cosa, e questo posso solo (per la mia esperienza, poi non pretendo di avere la verità in mano) confermarlo, i miei, entrambi medici, entrambi figli di laureati in campo umanistico, hanno sempre spinto noi figli alla curiosità e allo studio, e infatti abbiamo tutti studiato (in campo scientifico non medico, ovvero chimica e ingegneria), quindi sì, siamo stati incoraggiati a studiare ma seguendo le nostre passioni, e credo che sia molto importante, diverso è il discorso di chi, forte di una posizione professionale importante, spinge il figlio svogliato a studiare la stessa cosa per consentirgli di avere un futuro agiato grazie a agganci che comunque garantiranno al figlio un lavoro, diverso ancora il discorso di chi, appassionandosi agli argomenti che si trattano a casa si appassiona e segue con entusiasmo e capacità le orme del/dei genitore/i, per fare un esempio Veronesi figlio, che ha curato poco fa una mia parente e, a detta di tutti coloro che professionalmente conoscono lui e il padre, è un medico ancora più bravo del padre, che già non era l´ultimo arrivato.
Non ho mica detto che non è vero, solo che non sempre è così.
 
Mi ricordo un caso alle Molinette di Torino, anno accademico 1999-2000 per accedere alla Prima scuola di specialità di chirurgia generale, padre e figlio professori ordinari di chirurgia, in modo truffaldino oltre che agevolarlo nella prova orale modificarono il compito del figlio di un loro collega cattedratico di Napoli. Purtroppo in Italia non è un fatto isolato e anche se iscritti nel registro degli indagati le condanne nel tempo svaniscono nel nulla.
Qualche anno - a Roma - fa il figlio di un cardiologo e professore universitario è stato giudicato idoneo alla chirurgia cardiovascolare da 4 dentisti.
Ma porcate del genere succedono un po' dappertutto.
 
quindi un Italiano sgrammaticato che studia all´estero può essere sgrammaticato in due lingue mentre uno che studia in patria deve avere una sintassi perfetta? Secondo me, per percorsi di studio tecnico-scientifici deve essere richiesta solo la proprietà di linguaggio necessaria a comprendere e esprimere i concetti inerenti alla materia in modo preciso, il resto è auspicabile, ma non necessario. Ovvio che se manca la proprietà di linguaggio necessaria a essere precisi nella materia, e vi assicuro, è una questione di non poco conto, bisogna bastonare, e non far passare il tutto in cavalleria.
Perdonami ma non sono d’accordo, la conoscenza della lingua italiana non deve essere un optional, da riservare magari a qualche vecchio docente di letteratura, ma deve essere un prerequisito di tutti coloro che conseguono un determinato titolo di studio. Se per davvero riteniamo superflua la conoscenza dell’italiano da parte dei laureati è un dato preoccupante
 
Perdonami ma non sono d’accordo, la conoscenza della lingua italiana non deve essere un optional, da riservare magari a qualche vecchio docente di letteratura, ma deve essere un prerequisito di tutti coloro che conseguono un determinato titolo di studio. Se per davvero riteniamo superflua la conoscenza dell’italiano da parte dei laureati è un dato preoccupante

Concordo.
Anche perchè si parla di nozioni da scuola media.
Anzi molto probabilmente le lacune che molte persone anno,per fare un esempio banale l'uso del congiuntivo,risalgono proprio ai primissimi anni di scuola.
Se una persona vuole può colmare le lacune in brevissimo tempo,sicuramente occorre meno impegno rispetto a prendere una laurea in una materia scientifica.
 
Perdonami ma non sono d’accordo, la conoscenza della lingua italiana non deve essere un optional, da riservare magari a qualche vecchio docente di letteratura, ma deve essere un prerequisito di tutti coloro che conseguono un determinato titolo di studio. Se per davvero riteniamo superflua la conoscenza dell’italiano da parte dei laureati è un dato preoccupante
ripeto, sono d´accordo, solo che non credo sia il compito di un´università di, magari chimica o ingegneria verificarlo, così come non verificano che tu sappia fare di conto, lo danno per scontato in quanto per essee ammessi agli studi dovresti avere la maturità che dovrebbe (purtroppo il condizionale è d´obbligo) attestare la tua padronanza della grammatica.
 
ripeto, sono d´accordo, solo che non credo sia il compito di un´università di, magari chimica o ingegneria verificarlo, così come non verificano che tu sappia fare di conto, lo danno per scontato in quanto per essee ammessi agli studi dovresti avere la maturità che dovrebbe (purtroppo il condizionale è d´obbligo) attestare la tua padronanza della grammatica.
Ma infatti nessuno dice che debba essere l’università a sobbarcarsi l’onere di insegnare l’italiano ai giovani; quello è il compito della scuola dell’obbligo. Il problema è che, per l’appunto, dai licei escono fuori ragazzi del tutto impreparati, che non conoscono neppure l’italiano, i quali poi intasano gli atenei e giungono talvolta alla laurea, portandosi dietro lacune inaccettabili.
In altra parole: non è l’università che deve insegnare la lingua italiana, ma è assurdo che i laureati non la conoscano
 
Ma infatti nessuno dice che debba essere l’università a sobbarcarsi l’onere di insegnare l’italiano ai giovani; quello è il compito della scuola dell’obbligo. Il problema è che, per l’appunto, dai licei escono fuori ragazzi del tutto impreparati, che non conoscono neppure l’italiano, i quali poi intasano gli atenei e giungono talvolta alla laurea, portandosi dietro lacune inaccettabili.
In altra parole: non è l’università che deve insegnare la lingua italiana, ma è assurdo che i laureati non la conoscano
vero, ma non può essere nemmeno l´università a doverlo verificare, o dovrebbe forse inserire un esame di lingua italiana solo per Italiani escludendo gli stranieri? quindi si deve supporre a priori che uno straniero in un ateneo italiano venga preparato meno bene? e come la mettiamo con gli svizzeri di lingua italiana?(Ticino) esame si o esame no? E con gli italiani non di lingua italiana? (sud Tirolo, tedesco, valle d´Aosta, francese, e tutti i figli di emigrati di seconda generazione che magari l´italiano non l´hanno mai studiato e tornano in Italia a fare l´università, supponendo che abbia un senso) L´insegnamento e la verifica dell´apprendimento della grammatica deve essere esclusivo appannaggio del percorso di studi pre università, ma deve essere fatto BENE.
 
vero, ma non può essere nemmeno l´università a doverlo verificare, o dovrebbe forse inserire un esame di lingua italiana solo per Italiani escludendo gli stranieri? quindi si deve supporre a priori che uno straniero in un ateneo italiano venga preparato meno bene? e come la mettiamo con gli svizzeri di lingua italiana?(Ticino) esame si o esame no? E con gli italiani non di lingua italiana? (sud Tirolo, tedesco, valle d´Aosta, francese, e tutti i figli di emigrati di seconda generazione che magari l´italiano non l´hanno mai studiato e tornano in Italia a fare l´università, supponendo che abbia un senso) L´insegnamento e la verifica dell´apprendimento della grammatica deve essere esclusivo appannaggio del percorso di studi pre università, ma deve essere fatto BENE.
Forse non riesco a spiegarmi, ci provo nuovamente... non deve essere l’università ad insegnare l’italiano e non deve essere l’università a verificarne la conoscenza. Ho solo detto che avere laureati (italiani, ovviamente, se si tratta di stranieri è comprensibile) che non conoscono bene l’italiano è inaccettabile. E questo denota le falle del nostro sistema di istruzione, soprattutto dei cicli dell’obbligo. Ma credo che alla fin fine la pensiamo allo stesso modo :emoji_blush:
 
Forse non riesco a spiegarmi, ci provo nuovamente... non deve essere l’università ad insegnare l’italiano e non deve essere l’università a verificarne la conoscenza. Ho solo detto che avere laureati (italiani, ovviamente, se si tratta di stranieri è comprensibile) che non conoscono bene l’italiano è inaccettabile. E questo denota le falle del nostro sistema di istruzione, soprattutto dei cicli dell’obbligo. Ma credo che alla fin fine la pensiamo allo stesso modo :emoji_blush:
scusa, hai perfettamente ragione, la pensiamo allo stesso modo, penso di aver confuso i tuoi interventi con quelli di qualcun´altro che proponeva un esame di italiano all´università, qualunque sia l´indirizzo.
 
Qualche anno fa' vidi in tv,in uno di quei programmi a metà tra tribunale e pollaio,una causa tra un datore di lavoro che aveva indetto un concorso e un candidato che era stato scartato proprio per gli errori grammaticali nella prova scritta.
Per il resto le competenze del candidato erano fuori discussione.
Mi pare che abbiano dato ragione al datore di lavoro,però non sono certo.
 
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