Pordenone, 26 giugno 2010. Ore 11:25.
Mi appresto a rimpiazzare l'antenna della radio dell'Idea di mia sorella (poverina, lei abita a Milano e gliel'hanno ciulata). D'un tratto odo il rombo di aviogetti; mi giro aspettandomi di veder comparire da dietro il pino una coppia di Falcon, di Hornet o di Thunderbolt (visioni piuttosto comuni da queste parti, omaggio dei nostri amici Yankees impegnati nelle esercitazioni del sabato). Con estremo stupore vedo comparire nove apparecchi argentei, stretti in una formazione a rombo, che passano bassi sui tetti delle case per poi inerpicarsi nell'infinito blu ed eseguire un loop perfetto lasciandosi dietro una scia coi tre colori del mio cuore. Per la seguente mezz'ora li vedo librarsi in altre fantastiche evoluzioni, per poi scomparire all'orizzonte. Rimango lì, felice come un bimbo, ancora con l'antenna in mano. Grazie dello spettacolo ragazzi alati.
Mi appresto a rimpiazzare l'antenna della radio dell'Idea di mia sorella (poverina, lei abita a Milano e gliel'hanno ciulata). D'un tratto odo il rombo di aviogetti; mi giro aspettandomi di veder comparire da dietro il pino una coppia di Falcon, di Hornet o di Thunderbolt (visioni piuttosto comuni da queste parti, omaggio dei nostri amici Yankees impegnati nelle esercitazioni del sabato). Con estremo stupore vedo comparire nove apparecchi argentei, stretti in una formazione a rombo, che passano bassi sui tetti delle case per poi inerpicarsi nell'infinito blu ed eseguire un loop perfetto lasciandosi dietro una scia coi tre colori del mio cuore. Per la seguente mezz'ora li vedo librarsi in altre fantastiche evoluzioni, per poi scomparire all'orizzonte. Rimango lì, felice come un bimbo, ancora con l'antenna in mano. Grazie dello spettacolo ragazzi alati.