<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Un cuneo chiamato GIULIETTA 116 | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

Un cuneo chiamato GIULIETTA 116

75TURBO-TP ha scritto:
angelo0 ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
C'era un mio mio amico che viveva a Francoforte che aveva una Giulietta 1.6 e per fare i tagliandi la portava ad Arese,tu sai che prima non era come adesso il primo andava fatto a 1500Km,in pratica appena prese la Giulietta parti gia' per il primo tagliando,poi a 10.000. :lol:
eheheheh grande , si eccome ricordo, quasi tutti gli alfisti italiani,facevamo controllare le nostre alfe in Italia,in Germania i crucchi della meccanica Alfa non sapevano dove mettere le mani,erano pochi quelli che sapessero fare una messa appunto.Ricordo che una volta portai la giulietta,in centrale francoforte,si era scarburata,ad ogni incrocio si spegneva,dopo sei ore di ricovero son andato a prenderla ,pagato 275 Marchi,ma al primo incrocio eravamo allo stesso punto.
da qual momento,niente piu officina meglio fai da te.
Dal 173-76 conoscevo un ragazzo Sardo,e lavorava proprio a Francoforte aveva le mani doro,poi lo portarono a Monaco di baviera e la centrale di Francoforte
ha avuto solo guai.
Purtroppo in germania non erano abituati ai quattro carburatori(chisa' come facevano sull'alfa 6 che na aveva due in piu').
Ormai erao diventato un'esperto e riuscivo a regolarli ad orecchio ma per effettuere una regolazione precisa c'era bisogno del vacuometro al mercurio e di una buona mezzora.
Era il prezzo da pagare per avere motori ai vertici delle rispettive categorie.

Ahahahaha...certo che no, avevano l'iniezione da anni.... :D :D
 
Grattaballe ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
angelo0 ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
C'era un mio mio amico che viveva a Francoforte che aveva una Giulietta 1.6 e per fare i tagliandi la portava ad Arese,tu sai che prima non era come adesso il primo andava fatto a 1500Km,in pratica appena prese la Giulietta parti gia' per il primo tagliando,poi a 10.000. :lol:
eheheheh grande , si eccome ricordo, quasi tutti gli alfisti italiani,facevamo controllare le nostre alfe in Italia,in Germania i crucchi della meccanica Alfa non sapevano dove mettere le mani,erano pochi quelli che sapessero fare una messa appunto.Ricordo che una volta portai la giulietta,in centrale francoforte,si era scarburata,ad ogni incrocio si spegneva,dopo sei ore di ricovero son andato a prenderla ,pagato 275 Marchi,ma al primo incrocio eravamo allo stesso punto.
da qual momento,niente piu officina meglio fai da te.
Dal 173-76 conoscevo un ragazzo Sardo,e lavorava proprio a Francoforte aveva le mani doro,poi lo portarono a Monaco di baviera e la centrale di Francoforte
ha avuto solo guai.
Purtroppo in germania non erano abituati ai quattro carburatori(chisa' come facevano sull'alfa 6 che na aveva due in piu').
Ormai erao diventato un'esperto e riuscivo a regolarli ad orecchio ma per effettuere una regolazione precisa c'era bisogno del vacuometro al mercurio e di una buona mezzora.
Era il prezzo da pagare per avere motori ai vertici delle rispettive categorie.

Ahahahaha...certo che no, avevano l'iniezione da anni.... :D :D
ho il presentimento che ti manca l'etá per sapere cosa avessero..
Non dimenticare una cosa,che quando l alfa teneva i doppi diretti ,tutte le altre avevano mono carburatori con vaschette che consumavano anche da ferme.
L iniezione la tenevano certi modelli,d'altronte anche l alfa con la Montreal
modello Spica se ben ricordo..
La prima macchina,che incomincio a mettere l iniezione in senso da massa
é stato prprio la Golf con le sua GTI nel 1977,e qui ti posso dire pure,
questa iniezione era un progetto Fiat mai patentato,venduto alla Bösch si prprio cosi ,la Bösch come allo stesso modo le ha venduto il common Rail
che pazza la Fiat............
 
angelo0 ha scritto:
Grattaballe ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
angelo0 ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
C'era un mio mio amico che viveva a Francoforte che aveva una Giulietta 1.6 e per fare i tagliandi la portava ad Arese,tu sai che prima non era come adesso il primo andava fatto a 1500Km,in pratica appena prese la Giulietta parti gia' per il primo tagliando,poi a 10.000. :lol:
eheheheh grande , si eccome ricordo, quasi tutti gli alfisti italiani,facevamo controllare le nostre alfe in Italia,in Germania i crucchi della meccanica Alfa non sapevano dove mettere le mani,erano pochi quelli che sapessero fare una messa appunto.Ricordo che una volta portai la giulietta,in centrale francoforte,si era scarburata,ad ogni incrocio si spegneva,dopo sei ore di ricovero son andato a prenderla ,pagato 275 Marchi,ma al primo incrocio eravamo allo stesso punto.
da qual momento,niente piu officina meglio fai da te.
Dal 173-76 conoscevo un ragazzo Sardo,e lavorava proprio a Francoforte aveva le mani doro,poi lo portarono a Monaco di baviera e la centrale di Francoforte
ha avuto solo guai.
Purtroppo in germania non erano abituati ai quattro carburatori(chisa' come facevano sull'alfa 6 che na aveva due in piu').
Ormai erao diventato un'esperto e riuscivo a regolarli ad orecchio ma per effettuere una regolazione precisa c'era bisogno del vacuometro al mercurio e di una buona mezzora.
Era il prezzo da pagare per avere motori ai vertici delle rispettive categorie.

Ahahahaha...certo che no, avevano l'iniezione da anni.... :D :D
ho il presentimento che ti manca l'etá per sapere cosa avessero..
Non dimenticare una cosa,che quando l alfa teneva i doppi diretti ,tutte le altre avevano mono carburatori con vaschette che consumavano anche da ferme.
L iniezione la tenevano certi modelli,d'altronte anche l alfa con la Montreal
modello Spica se ben ricordo..
La prima macchina,che incomincio a mettere l iniezione in senso da massa
é stato prprio la Golf con le sua GTI nel 1977,e qui ti posso dire pure,
questa iniezione era un progetto Fiat mai patentato,venduto alla Bösch si prprio cosi ,la Bösch come allo stesso modo le ha venduto il common Rail
che pazza la Fiat............

quanto hai ragione Angelo!!! E se non ricordo male anche la Golf fu offerta per prima alla Fiat....
Speriamo che almeno il multiair se lo tengano stretto.......
 
75TURBO-TP ha scritto:
.Il 1977 si a per l?Alfa Romeo con due novità sostanziali: l?Alfetta 2000 e la Nuova Giulietta. Sebbene si tratti di due modelli ben distinti, Alfetta 2000 e Giulietta sono legate indissolubilmente l?una all?altra. La nascita della Giulietta si rese necessaria per sostituire l?ormai quindicenne Giulia, che stentava a reggere la concorrenza, e l?Alfetta 2000 esordì in funzione di questa nuova nata, per riposizionare più in alto nel mercato l?ormai affermata berlina milanese (con un profondo restyling e il motore due litri). Il perché si rese necessaria quest?operazione è tutto scritto nel DNA della Giulietta, di cui quest?anno ricorre il trentennale.

A metà degli anni ?70 la gamma Alfa Romeo vantava due prodotti moderni e di alto livello tecnico (l?Alfasud e l?Alfetta) e una berlina media nata nei primi anni Sessanta, la Giulia. Urgeva, quindi, sostituire quest?ultima con un prodotto moderno e soprattutto omologato al resto della produzione e ai piani futuri di Arese. Sostituire la Giulia che, benché sul mercato da anni e ormai in affanno, era ormai un mostro sacro non fu cosa semplice, primo perché l?Alfa doveva farsi perennemente i conti in tasca e secondo perché la vecchia berlina milanese vantava doti dinamiche fuori dal comune. Era necessario, quindi, risparmiare il più possibile sull?industrializzazione del nuovo modello e garantire alla clientela caratteristiche affini (se non migliori) a quelle della classica Giulia. Nacque così il progetto 116.

La scelta dell?impianto produttivo fu decisiva per determinare le caratteristiche della nuova vettura. Fatta salva la decisione di produrla negli impianti Alfa Sud, che rimasero quindi monomodello (Alfasud e Alfasud sprint), non rimaneva che produrre la nuova vettura nel gigantesco impianto di Arese. Da qui, il passo per deciderne la base meccanica ? in relazione ai baluardi del progetto ? fu veramente brevissimo. La nuova berlina di classe 1300 ? 1600 dell?Alfa Romeo sarebbe nata da una costola dell?Alfetta. Da questo, la decisione di dare nuova immagine a quest?ultima, per lasciar spazio alla nascente media ed evitare sovrapposizioni.

L?origine di biblica memoria fu, per la nascente 116, un vero e proprio punto di forza. Innanzitutto, la tecnica: sospensioni anteriori a quadrilatero deformabile con barra di torsione, ponte DeDion posteriore e sistema Transaxle: un vero trattato di ingegneria. Poi, prevedendo l?installazione di una meccanica di derivazione Giulia, quindi di 1300 e 1600 cc, il pianale era decisamente sovradimensionato, con il vantaggio di possedere doti di robustezza e rigidità fuori dal comune e di trasmetterle agli occupanti con altrettanta efficacia (caratteristica che peraltro si ritrova su tutti i modelli derivati dall?Alfetta). Infine, l?abitacolo: se l?Alfetta, dimensionalmente era grossomodo allineata ai canoni delle berline di classe medio-alta del tempo, la nuova media si trovò un pianale che le permise buone doti di abitabilità in relazione alla concorrenza. Insomma, sulla carta questa vettura si presentava molto bene.

Rimaneva l?incognita dell?estetica. La Giulia, a suo tempo, originò accese critiche con il suo design di rottura, per poi venir apprezzata proprio per questo. Con la 116 si cercò di fare altrettanto. Vagliate e, fortunatamente, scartate più proposte che la volevano molto simile ad un?Alfetta ?due volumi?, si procedette ad impostare una berlina dalla linea spiccatamente a cuneo, con un frontale spigoloso e spiovente, ed un mezzo volume posteriore alto e bombato. La parte centrale della scocca, totalmente ridisegnata rispetto all?Alfetta, vantava parabrezza e lunotto alla giusta inclinazione per conferire dinamismo e rispettare l?abitabilità. La soluzione fu talmente azzeccata che, nel 1985, l?Alfa Romeo 75 fu sviluppata proprio su questa base, con minime variazioni. A questo punto, l?ultima tappa era il nome. Continuare a chiamarla Giulia non avrebbe reso giustizia. Trovare una nuova, efficace, denominazione equivaleva ad un salto nel vuoto. Tanto vale guardare al passato e riprendere il nome Giulietta. Con tutte queste premesse, nell?autunno del 1977 la nuova Alfa Romeo Giulietta si affaccia al mercato.

I primi commenti furono contrastanti: a lasciare perplessi era la coda, massiccia e con i gruppi ottici posizionati in alto. L?abitacolo era molto moderno, forse troppo. La plancia, minimalista e poco invadente era visivamente incentrata sulla voluminosa console centrale, che ospitava le bocchette d?aerazione e i comandi del clima (identici a quelli delle rinnovate Alfetta), oltre al vano autoradio e al portacenere ed era caratterizzata da due capienti mensole ai lati destro e sinistro. Molto particolare la visuale che aveva davanti a sé il guidatore. Il volante a tre razze aveva un cuscino centrale di sicurezza, con un imbottitura a due gobbe orizzontali, mentre la strumentazione era condensata in un piccolo cupolino di forma rettangolare, solidale con il piantone dello sterzo (regolabile), che raccoglieva tachimetro e contagiri con gli indici controrotanti e i gli indicatori, a tamburo, di carburante, pressione olio e temperatura liquido di raffreddamento, affiancati da una discreta batteria di spie. Come per la precedente Giulia, al mercato bastarono pochi mesi per digerirne le peculiarità stilistiche.

Su strada il più grave difetto della Giulietta era la manovrabilità del cambio. Ma aldilà di questo cronico problema della meccanica Alfa Romeo transaxle, permetteva di sfruttare in sicurezza i classici bialbero Alfa Romeo. Potenziati rispettivamente di 6 e 5 cavalli, rispetto alle precedenti versioni, il 1.3 e il 1.6 offrivano potenze ai vertici con 95 e 109 cv DIN. Purtroppo la mole della vettura (ricordiamo sempre la derivazione diretta dalla grossa Alfetta), non permise un apprezzabile miglioramento delle prestazioni ? comunque elevate ? rispetto alla vecchia Giulia. Anzi, nella versione di minor cilindrata vi era stato un piccolissimo passo indietro. Il motore milletrè, tra l?altro, era sottodimensionato (per un Alfa) al punto da consumare di più del 1.6, solo perché in media veniva maggiormente sollecitato. E di questa particolarità se ne accorse presto anche il mercato, che dopo i primi mesi rivolse le sue attenzioni alla versione di maggior cilindrata.

L?affermazione, in ogni caso, della Giulietta come berlina dalle spiccate caratteristiche sportive era fuori discussione, così come l?affermazione dell?Alfetta nella nuova veste di berlina di rappresentanza. Il rischio di sovrapposizione parve scongiurato e ben presto i tempi divennero maturi per la presentazione della Giulietta 1.8. Con lo stesso allestimento della 1.6, e con il motore da 122 cv della ?sorellona? Alfetta, la Giulietta acquisiva in credibilità soprattutto nei mercati in cui le cilindrate più grandi non erano penalizzate. Era il 1979 e, l?anno dopo, sempre con entrambi gli occhi rivolti ai mercati esteri, l?Alfa presento la Giulietta Super: due litri, 130 cv, 185 km/h di velocità massima, un allestimento esterno con cerchi in lega ?pieni? e gomme 185/65HR14, due specchi retrovisori, modanature color ore e abitacolo in velluto color castoro. Da sorella minore, la Giulietta iniziò ad affiancarsi all?Alfetta e a proporsi come alternativa sportiva. Oggi una situazione del genere non sarebbe pensabile, ma in quel periodo, strano a dirsi, non vi era il minimo accenno di ?cannibalismo? tra le due vetture.

Nel 1981, una lunga lista di piccoli aggiornamenti, permisero alla Giulietta di affrontare il nuovo decennio in tranquillità. Nella lista delle modifiche, le più evidenti riguardavano il volante, ora col il classico cuscino tondo delle Alfa degli anni ?80 e i pannelli porta, mentre all?esterno balzavano all?occhio le guarnizioni di lunotto e parabrezza totalmente nere, il nuovo posizionamento del ripetitore di direzione laterale, la fascia in plastica nera che rivestiva il sottoporta e la modanatura in plastica, sempre nera, alla base dei montanti posteriori. Installato, poi, un faro retronebbia e modificate le scritte identificative. La gamma era composta dalle 1.3 e 1.6 in allestimento semplificato e dalla 1.8. Quest?ultima in più presentava il retrovisore a comando elettrico, volante e pomello cambio verniciati in ?effetto legno? (molti ricorderanno il pomello che con l?uso sbiadiva diventando bianco) e poggiatesta posteriori, mentre all?esterno vi erano le modanature cromate sulle guarnizioni dei vetri, i tergifari, una fascia protettiva, con tanto di modanatura in grigio scuro, che correva nella parte bassa delle portiere, la mascherina grigia e gli indicatori di direzione anteriori bianchi. Nel 1982 la Giulietta in versione due litri divenne disponibile anche per il mercato italiano, si chiamava Giulietta TI, verniciata solo in grigio chiaro, presentava gli stessi cerchi della Super e l?allestimento interno della 1.8 con la variazione del volante rivestito in pelle.

Con il restyling del 1983, la Giulietta si allineò alla concorrenza, divenne più moderna ma perse parte della genuinità che la contraddistingueva. Mentre l?Alfetta, con le ricchissime Quadrifoglio Oro era sempre più proiettata in alto (dal 1979 esisteva anche l?Alfa 6, ma vendeva quasi niente), la Giulietta si permise un più consistente maquillage. All?esterno, nuovi paraurti totalmente in resina, sostituirono i vecchi in resina e metallo. Erano più spigolosi ed avevano un spoiler più prominente che inglobava anche i fari antinebbia. La calandra si fregiò di un nuovo scudetto e del logo di maggiori dimensioni, mentre la coda presentava una modanatura inferiore grigia che ospitava i fari retronebbia, diventati due e posizionati non più sotto il paraurti. Le modifiche più consistenti le presentò, però l?abitacolo. La plancia, pur mantenendo la medesima impostazione venne ridisegnata: presentava linee meno tormentate, bocchette d?aerazione circolari (le stesse dell?Alfa 33) e gli interruttori secondari al centro, anziché all?estrema sinistra. Il padiglione era rivestito in stoffa. Novità anche nella strumentazione, con una grafica più chiara e l?aggiunta di un check control ad otto funzioni, il tutto inserito in un nuovo cupolino ovale. Chiudevano la sfilza di modifiche, le sellerie ridisegnate (nuovi rivestimenti e divano posteriore con poggiatesta integrati) e la possibilità di montare gli alzacristalli elettrici per le quattro portiere.

La gamma ?83 era composta dalle sole 1.6 e 1.8 a benzina con la novità della 2.0 Turbodiesel. La più piccola 1.3 continuò ad essere prodotta fino alla fine dell?anno nel vecchio allestimento ?81, così come la versione due litri TI, sulla cui base verranno approntati i primissimi esemplari della 2.0 Turbodelta, una particolare versione messa appunto dall?Autodelta e dotata del motore 2 litri sovralimentato da 170 cv. Nel 1984, uscirono di scena la 1.3 e la TI ed entrò ufficialmente in listino la Giulietta 2.0 aspirata, con lo stesso allestimento della 1.8. Contemporaneamente le Turbodelta (per le quali è doveroso un approfondimento ad hoc) si allinearono alla gamma ?83-?84. Nel 1985 la Giulietta, con l?eccezione delle Turbodelta di cui le ultime furono immatricolate sul finire degli anni Ottanta, cederà il passo alla sua naturale evoluzione, l?Alfa 75, realizzata modificandone in parte i lamierati, ma mantenendone intatta la valida struttura di base.

Con l?accoppiata Alfa 75/Alfa 90, fallisce anche il progetto di convivenza ?pacifica? che tanto bene aveva funzionato con la coppia Giulietta/Alfetta: in questo caso, la più piccola Alfa 75, più raffinata e sofisticata rispetto alla Giulietta, cannibalizzò senza pietà la sorella maggiore Alfa 90. Ma questa è un?altra storia.

Grande 75, sempre stupendo leggere questi tuoi post!!
Mi permetto di aggiungere che la scarsità dei fondi a disposizione non era dovuta alla crisi dell'Alfa od alle basse vendite (come qualcuno potrebbe pensare), ma alla non approvazione del piano quinquennale di investimento nel 1974. La bocciatura fu dovuta a De Mita (se non ricordo male), perchè Luraghi si rifiutò di inserire nel piano l'apertura di un nuovo stabilimento nel sud a Pratola Serra. Luraghi a seguito di questa bocciatura si dimise.
Quindi gli anni dello sviluppo della Giulietta (ai tempi erano almeno 4/5 anni) erano anni in cui ad Alfa furono negate le necessarie risorse finanziarie.
 
Grattaballe ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
angelo0 ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
C'era un mio mio amico che viveva a Francoforte che aveva una Giulietta 1.6 e per fare i tagliandi la portava ad Arese,tu sai che prima non era come adesso il primo andava fatto a 1500Km,in pratica appena prese la Giulietta parti gia' per il primo tagliando,poi a 10.000. :lol:
eheheheh grande , si eccome ricordo, quasi tutti gli alfisti italiani,facevamo controllare le nostre alfe in Italia,in Germania i crucchi della meccanica Alfa non sapevano dove mettere le mani,erano pochi quelli che sapessero fare una messa appunto.Ricordo che una volta portai la giulietta,in centrale francoforte,si era scarburata,ad ogni incrocio si spegneva,dopo sei ore di ricovero son andato a prenderla ,pagato 275 Marchi,ma al primo incrocio eravamo allo stesso punto.
da qual momento,niente piu officina meglio fai da te.
Dal 173-76 conoscevo un ragazzo Sardo,e lavorava proprio a Francoforte aveva le mani doro,poi lo portarono a Monaco di baviera e la centrale di Francoforte
ha avuto solo guai.
Purtroppo in germania non erano abituati ai quattro carburatori(chisa' come facevano sull'alfa 6 che na aveva due in piu').
Ormai erao diventato un'esperto e riuscivo a regolarli ad orecchio ma per effettuere una regolazione precisa c'era bisogno del vacuometro al mercurio e di una buona mezzora.
Era il prezzo da pagare per avere motori ai vertici delle rispettive categorie.

Ahahahaha...certo che no, avevano l'iniezione da anni.... :D :D
Adesso che ti sei fatto la risata dovresti fare una ricerca. La BMW per raggiungere i 130cv del bialbero Alfa ci riusci' solo con l''iniezione gia' negli anni 60 alfa romeo con l'iniezione Spica vendeva in tutto il modo.

Leggiti questo.

Nei primi anni '80 le case automobilistiche iniziavano a guardare, anche per necessita', verso la gestione elettronica del motore, in quegli anni gli studi e lo sviluppo da parte dell'Italiana Magneti Marelli circa i sistemi di alimentazione, erano ancora ad uno stato "primordiale".

L'azienda europea piu' avanti a livello tecnologico e di esperienza sul campo, era la tedesca Bosch, e chiunque in europa produceva automobili, si rivolgeva all'azienda teutonica per equipaggiare i propri modelli con sistemi di gestione elettronica motore, in specialmodo quelli destinati al mercato Statunitense, dove i limiti per le emissioni inquinanti, erano gia' molto severi.

Nasceva in quegli anni "l'auto a iniezione".

Ad onor del vero, veicoli alimentati ad iniezione elettronica si erano gia' visti, ma erano veramente pochi, e per lo piu' modelli di lusso o sportivi di alto segmento dai costi elevati.

Alfa Romeo in quegli anni, aveva equipaggiato le vetture destinate al mercato Americano, con il sistema di iniezione meccanica SPICA, dal canto suo, la Montreal del 1971 adottava questo tipo di alimentazione sul suo V8 da 2593cc e 200 cv.

Il sistema meccanico Spica, era stato quindi adottato per oltre un decennio da Alfa Romeo con discreto successo e non pochi problemi, tra i quali vale la pena di citare l'affidabilita' sovente critica, e la difficolta' di riparazione e messa a punto del sistema, unita al dato di fatto che ben pochi tecnici erano in grado di intervenirvi.

Anche la casa di Arese doveva quindi guardare verso sistemi piu' efficienti e a controllo elettronico, d'altro canto siamo negli anni in cui l'elettronica iniziava il suo rapido sviluppo che l'ha portata ai livelli odierni.

In questo panorama, nei primi anni 80, mentre Alfa Romeo vende in America le "Alfetta Li" ed in Europa le "Si" ad iniezione meccanica Spica, l'azienda di distingue per essere l'unico costruttore di automobili che inizia a sviluppare in casa, un proprio sistema di iniezione elettonica, esempio unico nel panorama mondiale; In Alfa, inizia lo studio del C.E.M. - Controllo Elettronico Motore.

E' il 1982, quando viene presentata, sulla base dell'Alfetta '82 una inedita versione, dotata del bialbero 1962cc da 130cv ed alimentata ad iniezione elettronica, l'Alfetta C.E.M.

L'Alfetta CEM, oltre ad essere equipaggiata con l'innovativo sistema, presenta la futuristica possibilita' di funzionamento "modulare" del motore, e' in grado, con bassa richiesta di potenza di funzionare a due soli cilindri, che venivano scambiati nel funzionamento ad decelerazione, l'Alfetta CEM puo' vantare il ragguardevole risultato di ridurre i consumi del 15% rispetto alla versione alimentata a carburatori.

Il sistema C.E.M. Introduce in Alfa Romeo la gestione digitale del motore, (anche se a livello di componentistica e semi-conduttori, il sistema era semi-analogico) applica in maniera totale il concetto di "In/Out" dove un elaboratore dotato di microprocessore, gestisce i segnali in arrivo da alcuni sensori (In) ed in base a questi attua le corrette gestioni dei componenti (Out).

A tal proposito, vale la pena citare tra la sensoristica, il rilevatore di posizione farfalla acceleratore, costituito da un disco dotato di 8 fori, che permettono la comunicazione di altrettanti trasmettitori e ricevitori ad infrarossi, generando un codice (GRAY) che permette di calcolare oltre 240 posizioni differenti del pedale acceleratore.

Il successo commerciale dell'Alfetta CEM e' pero' deludente, a causa soprattutto della risposta del mercato, che guarda con diffidenza, almeno in Italia, le vetture ad Iniezione.

Confrontando il CEM con la concorrenza del periodo, era pero' palese che Alfa Romeo aveva sviluppato il sistema tenendo sempre in primo piano le prestazioni, l'adozione delle farfalle individuali regalava per esempio all'utente Alfetta, la stessa prontezza e "cattiveria" della sorella a carburatori, inoltre, caratteristica ben piu' degna di nota, almeno per chi scrive, che e' un tecnico del settore, era il funzionamento sequenziale dell'iniezione, ovvero ogni cilindro era pilotato individualmente dalla centralina elettronica, caratteristica assolutamente unica, che la bosch avrebbe poi introdotto solo un decennio dopo, sui motori sei cilindri 24v della BMW.

Al momento del lancio dell'Alfetta CEM, il "Controllo Elettronico Motore" non e' certamente immune da difetti o problemi di affidabilita', c'e' da considerare ancora una volta che, l'intervenire sull'impianto, presupponeva conoscenze e formazione tecnica che non erano molto diffuse, e Alfa Romeo ne abbandona temporaneamente l'applicazione, ma non ne interrompe lo sviluppo.

Da citare anche il fatto che vi sono stati negli anni anche prototipi di Alfasud prima e Alfa 33 dopo, dotati di motore boxer equipaggiato con il CEM.

Il 1982 e' anche l'anno di un'altra importantissima novita' tecnologica di Alfa Romeo (non dimentichiamoci che per Alfa la Tecnologia era Arte) il variatore di fase.

Assolutamente avanti anni luce alle soluzioni piu' o meno originali presentate fino ad allora dalle altre case automobilistiche (vedi sospensioni idrauliche Citroen, vedi cambio automatico a variazione continua DAF, non vedere fiat che oltre il centoventotto non era andata) il variatore di fase era applicato all'asse a camme di aspirazione, tramite un'attuatore elettromagnetico agiva su una valvola idraulica che consentendo il passaggio di olio in pressione, permetteva alla puleggia di assumere due differenti posizioni di calettamento sull'asse a camme stesso.

Tale soluzione consentiva di ritardare l'aspirazione, riducendo ai bassi carichi e regimi, la fase di incrocio delle valvole e garantendo al motore consumi ridotti e piacevole pastosita' di funzionamento, oltre ad un importante aumento della coppia.

Alfa Romeo si rivolge questa volta alla tedesca Bosch, che sviluppa un eccellente sistema di iniezione in grado di gestire il variatore di fase, con il lancio delle Alfetta '83, la Quadrifoglio Oro diventa una delle vetture piu' tecnologicamente avanzate del suo segmento.

E' importante sottolineare che il sistema Bosch Motronic che equipaggiava la Quadrifoglio Oro era l'unico al mondo interamente digitale, ed il primo che integrava il controllo sia dell'iniezione che dell'accensione.
 
angelo0 ha scritto:
ho il presentimento che ti manca l'etá per sapere cosa avessero..
Non dimenticare una cosa,che quando l alfa teneva i doppi diretti ,tutte le altre avevano mono carburatori con vaschette che consumavano anche da ferme.
L iniezione la tenevano certi modelli,d'altronte anche l alfa con la Montreal
modello Spica se ben ricordo..
La prima macchina,che incomincio a mettere l iniezione in senso da massa
é stato prprio la Golf con le sua GTI nel 1977,e qui ti posso dire pure,
questa iniezione era un progetto Fiat mai patentato,venduto alla Bösch si prprio cosi ,la Bösch come allo stesso modo le ha venduto il common Rail
che pazza la Fiat............
Gli piace, critica tutto quello che e' Alfa Vera....anche il Busso e non come il VM ;)
 
75TURBO-TP ha scritto:
Adesso che ti sei fatto la risata dovresti fare una ricerca. La BMW per raggiungere i 130cv del bialbero Alfa ci riusci' solo con l''iniezione gia' negli anni 60 alfa romeo con l'iniezione Spica vendeva in tutto il modo.

Leggiti questo.

Nei primi anni '80 le case automobilistiche iniziavano a guardare, anche per necessita', verso la gestione elettronica del motore, in quegli anni gli studi e lo sviluppo da parte dell'Italiana Magneti Marelli circa i sistemi di alimentazione, erano ancora ad uno stato "primordiale".

L'azienda europea piu' avanti a livello tecnologico e di esperienza sul campo, era la tedesca Bosch, e chiunque in europa produceva automobili, si rivolgeva all'azienda teutonica per equipaggiare i propri modelli con sistemi di gestione elettronica motore, in specialmodo quelli destinati al mercato Statunitense, dove i limiti per le emissioni inquinanti, erano gia' molto severi.

Nasceva in quegli anni "l'auto a iniezione".

Ad onor del vero, veicoli alimentati ad iniezione elettronica si erano gia' visti, ma erano veramente pochi, e per lo piu' modelli di lusso o sportivi di alto segmento dai costi elevati.

Alfa Romeo in quegli anni, aveva equipaggiato le vetture destinate al mercato Americano, con il sistema di iniezione meccanica SPICA, dal canto suo, la Montreal del 1971 adottava questo tipo di alimentazione sul suo V8 da 2593cc e 200 cv.

Il sistema meccanico Spica, era stato quindi adottato per oltre un decennio da Alfa Romeo con discreto successo e non pochi problemi, tra i quali vale la pena di citare l'affidabilita' sovente critica, e la difficolta' di riparazione e messa a punto del sistema, unita al dato di fatto che ben pochi tecnici erano in grado di intervenirvi.
Anche la casa di Arese doveva quindi guardare verso sistemi piu' efficienti e a controllo elettronico, d'altro canto siamo negli anni in cui l'elettronica iniziava il suo rapido sviluppo che l'ha portata ai livelli odierni.

In questo panorama, nei primi anni 80, mentre Alfa Romeo vende in America le "Alfetta Li" ed in Europa le "Si" ad iniezione meccanica Spica, l'azienda di distingue per essere l'unico costruttore di automobili che inizia a sviluppare in casa, un proprio sistema di iniezione elettonica, esempio unico nel panorama mondiale; In Alfa, inizia lo studio del C.E.M. - Controllo Elettronico Motore.

E' il 1982, quando viene presentata, sulla base dell'Alfetta '82 una inedita versione, dotata del bialbero 1962cc da 130cv ed alimentata ad iniezione elettronica, l'Alfetta C.E.M.

L'Alfetta CEM, oltre ad essere equipaggiata con l'innovativo sistema, presenta la futuristica possibilita' di funzionamento "modulare" del motore, e' in grado, con bassa richiesta di potenza di funzionare a due soli cilindri, che venivano scambiati nel funzionamento ad decelerazione, l'Alfetta CEM puo' vantare il ragguardevole risultato di ridurre i consumi del 15% rispetto alla versione alimentata a carburatori.

Il sistema C.E.M. Introduce in Alfa Romeo la gestione digitale del motore, (anche se a livello di componentistica e semi-conduttori, il sistema era semi-analogico) applica in maniera totale il concetto di "In/Out" dove un elaboratore dotato di microprocessore, gestisce i segnali in arrivo da alcuni sensori (In) ed in base a questi attua le corrette gestioni dei componenti (Out).

A tal proposito, vale la pena citare tra la sensoristica, il rilevatore di posizione farfalla acceleratore, costituito da un disco dotato di 8 fori, che permettono la comunicazione di altrettanti trasmettitori e ricevitori ad infrarossi, generando un codice (GRAY) che permette di calcolare oltre 240 posizioni differenti del pedale acceleratore.

Il successo commerciale dell'Alfetta CEM e' pero' deludente, a causa soprattutto della risposta del mercato, che guarda con diffidenza, almeno in Italia, le vetture ad Iniezione.

Confrontando il CEM con la concorrenza del periodo, era pero' palese che Alfa Romeo aveva sviluppato il sistema tenendo sempre in primo piano le prestazioni, l'adozione delle farfalle individuali regalava per esempio all'utente Alfetta, la stessa prontezza e "cattiveria" della sorella a carburatori, inoltre, caratteristica ben piu' degna di nota, almeno per chi scrive, che e' un tecnico del settore, era il funzionamento sequenziale dell'iniezione, ovvero ogni cilindro era pilotato individualmente dalla centralina elettronica, caratteristica assolutamente unica, che la bosch avrebbe poi introdotto solo un decennio dopo, sui motori sei cilindri 24v della BMW.

Al momento del lancio dell'Alfetta CEM, il "Controllo Elettronico Motore" non e' certamente immune da difetti o problemi di affidabilita', c'e' da considerare ancora una volta che, l'intervenire sull'impianto, presupponeva conoscenze e formazione tecnica che non erano molto diffuse, e Alfa Romeo ne abbandona temporaneamente l'applicazione, ma non ne interrompe lo sviluppo.
Da citare anche il fatto che vi sono stati negli anni anche prototipi di Alfasud prima e Alfa 33 dopo, dotati di motore boxer equipaggiato con il CEM.

Il 1982 e' anche l'anno di un'altra importantissima novita' tecnologica di Alfa Romeo (non dimentichiamoci che per Alfa la Tecnologia era Arte) il variatore di fase.

Assolutamente avanti anni luce alle soluzioni piu' o meno originali presentate fino ad allora dalle altre case automobilistiche (vedi sospensioni idrauliche Citroen, vedi cambio automatico a variazione continua DAF, non vedere fiat che oltre il centoventotto non era andata) il variatore di fase era applicato all'asse a camme di aspirazione, tramite un'attuatore elettromagnetico agiva su una valvola idraulica che consentendo il passaggio di olio in pressione, permetteva alla puleggia di assumere due differenti posizioni di calettamento sull'asse a camme stesso.

Tale soluzione consentiva di ritardare l'aspirazione, riducendo ai bassi carichi e regimi, la fase di incrocio delle valvole e garantendo al motore consumi ridotti e piacevole pastosita' di funzionamento, oltre ad un importante aumento della coppia.

Alfa Romeo si rivolge questa volta alla tedesca Bosch, che sviluppa un eccellente sistema di iniezione in grado di gestire il variatore di fase, con il lancio delle Alfetta '83, la Quadrifoglio Oro diventa una delle vetture piu' tecnologicamente avanzate del suo segmento.

E' importante sottolineare che il sistema Bosch Motronic che equipaggiava la Quadrifoglio Oro era l'unico al mondo interamente digitale, ed il primo che integrava il controllo sia dell'iniezione che dell'accensione.

Tu sai che scrivo poco e di solito faccio attenzione a non farlo a vanvera, vorrei perciò riportare un pò di coerenza alla discussione. Va bene incensare la tecnica ma non è il caso di esagerare, magari anche solo omettendo le altrui qualità.
L'articolo qui sopra è una accozzaglia di dati che vanno dall'avanguardia dell'iniezione Spica (dileggiata subito dopo per la scarsa affidabilità...), allo scarso successo dei modelli CEM, erroneamente imputato alla "diffidenza verso l'iniezione" degli eventuali clienti. Stando il fatto che la Golf GTI risale al '77 e credo abbia venduto in quel periodo più di tutte le Alfa messe insieme, è logico pensare che avessero paura proprio di "quella" iniezione, e cioè la CEM, rivelatasi poi nei fatti un flop commerciale e credo anche un bagno di sangue per l'azienda. Alla fine c'è addirittura un plauso alla Bosch, l'unica in grado di fornire un adeguato sistema di iniezione e notoriamente assai poco italiana.
Faccio notare, solo per chiarire che Alfa era avanti (e io non l'ho mai messo in discussione...) ma gli altri non erano fermi al medio evo, che la Ascona aveva l'iniezione meccanica (K-Jetronic, molto migliore della Spica...) nel 1976 sul motore 2.0, la Citroen CX aveva l'iniezione elettronica nel 1977 sul motore 2.4 e addirittura la 132 e poi l'Argenta, avevano l'iniezione elettronica nell'81. Tralascio l'iniezione diretta delle Mercedes SL, visto che era un modello di nicchia. La Volvo aveva la sua 240 a iniezione nel '76. La BMW 520i 4 cilindri risale al '75 ed aveva 125cv.
In quel periodo tutto il mondo era paese e tutto era in grande fermento. Il vantaggio di un costruttore veniva rimontato dagli altri in breve tempo, l'innovazione era continua e quindi ci si poteva fregiare per ben poco tempo dei risultati ottenuti.
Nel 2010, personalmente, dovessi fare un elogio alla tecnica Alfa, mi asterrei dal chiamare in causa il progetto CEM.
 
Grattaballe ha scritto:
Tu sai che scrivo poco e di solito faccio attenzione a non farlo a vanvera, vorrei perciò riportare un pò di coerenza alla discussione. Va bene incensare la tecnica ma non è il caso di esagerare, magari anche solo omettendo le altrui qualità.
L'articolo qui sopra è una accozzaglia di dati che vanno dall'avanguardia dell'iniezione Spica (dileggiata subito dopo per la scarsa affidabilità...), allo scarso successo dei modelli CEM, erroneamente imputato alla "diffidenza verso l'iniezione" degli eventuali clienti. Stando il fatto che la Golf GTI risale al '77 e credo abbia venduto in quel periodo più di tutte le Alfa messe insieme, è logico pensare che avessero paura proprio di "quella" iniezione, e cioè la CEM, rivelatasi poi nei fatti un flop commerciale e credo anche un bagno di sangue per l'azienda. Alla fine c'è addirittura un plauso alla Bosch, l'unica in grado di fornire un adeguato sistema di iniezione e notoriamente assai poco italiana.
Faccio notare, solo per chiarire che Alfa era avanti (e io non l'ho mai messo in discussione...) ma gli altri non erano fermi al medio evo, che la Ascona aveva l'iniezione meccanica (K-Jetronic, molto migliore della Spica...) nel 1976 sul motore 2.0, la Citroen CX aveva l'iniezione elettronica nel 1977 sul motore 2.4 e addirittura la 132 e poi l'Argenta, avevano l'iniezione elettronica nell'81. Tralascio l'iniezione diretta delle Mercedes SL, visto che era un modello di nicchia. La Volvo aveva la sua 240 a iniezione nel '76. La BMW 520i 4 cilindri risale al '75 ed aveva 125cv.
In quel periodo tutto il mondo era paese e tutto era in grande fermento. Il vantaggio di un costruttore veniva rimontato dagli altri in breve tempo, l'innovazione era continua e quindi ci si poteva fregiare per ben poco tempo dei risultati ottenuti.
Nel 2010, personalmente, dovessi fare un elogio alla tecnica Alfa, mi asterrei dal chiamare in causa il progetto CEM.
Lo sapevo che parlavi della Ascona,ti manca la 131 :D
Le giulia GT negli usa avevano gia' la iniezione spica.....Alfa romeo ci dava quello che VOLEVAMO e noi volevamo i quattrocarburatori ....il resto sono tue considerazioni. ;)
 
nel 1977 la Fiat 132 3a serie motorizzata 2000 Ie ( 1995cc ) con 125 cv esordiva l'impianto di iniezione elettronica Bosch L-Jetronic sul Bialbero Fiat.........
non è che i tedeschi erano Avanti..........
 
Non mi sembra che hai letto bene......chiudo l'OT perche si parla di 116 che l'iniezione non l'Aveva.

Confrontando il CEM con la concorrenza del periodo, era pero' palese che Alfa Romeo aveva sviluppato il sistema tenendo sempre in primo piano le prestazioni, l'adozione delle farfalle individuali regalava per esempio all'utente Alfetta, la stessa prontezza e "cattiveria" della sorella a carburatori, inoltre, caratteristica ben piu' degna di nota, almeno per chi scrive, che e' un tecnico del settore, era il funzionamento sequenziale dell'iniezione, ovvero ogni cilindro era pilotato individualmente dalla centralina elettronica, caratteristica assolutamente unica, che la bosch avrebbe poi introdotto solo un decennio dopo, sui motori sei cilindri 24v della BMW.
 
a me sembra di avere capito che si cerca di fare comprendere che i tedeschi erano avanti con le vetture iniezione elettronica ( che Alfa utilizzava da una vita sulle vetture esportate negli usa ) tal quale faceva Fiat con le Strada ( Ritmo ) e Brava ( 131 ) esportate negli Usa........e se non vado errato erano già impianti Bosch dal 1975 sulle 124 Bialbero Usa..........
 
pazzoalfa ha scritto:
a me sembra di avere capito che si cerca di fare comprendere che i tedeschi erano avanti con le vetture iniezione elettronica ( che Alfa utilizzava da una vita sulle vetture esportate negli usa ) tal quale faceva Fiat con le Strada ( Ritmo ) e Brava ( 131 ) esportate negli Usa........e se non vado errato erano già impianti Bosch dal 1975 sulle 124 Bialbero Usa..........
Pazzoalfa se non quoti non riesco a capire a chi ti riferisci...se leggete BENE cosa e' scritto in quell'articolo diventa tutto piu' facile.....se adesso scomodiamo Fiat Wv ascona 132 golf non ne usciamo piu' ;)
 
semplice, si parlava di Vetture Tedesche che a metà anni 70 avevano l'iniezione Bosch, ma anche una semplice Fiat li aveva tal quale, non è che le vetture tedesche di quel periodo erano " superiori " a una semplice Fiat.
le Alfa, in quei Tempi, erano una Spanna Sopra Tutti.
c'è poco da scrivere e dire.
la Storia non si cambia.
poi, a dirla Tutta, quel Bialbero 1995cc Fiat,prima sulla Fiat 124 Abarth poi con le 16 Valvole sulle 131 Abarth ha vinto qualche Mondiale Rally....
senza contare le evoluzioni in Lancia che hanno regalato 6 titoli mondiali Rally sulle Delta Hf......
proprio un Motore Insignificante, vero..............
 
pazzoalfa ha scritto:
semplice, si parlava di Vetture Tedesche che a metà anni 70 avevano l'iniezione Bosch, ma anche una semplice Fiat li aveva tal quale, non è che le vetture tedesche di quel periodo erano " superiori " a una semplice Fiat.
le Alfa, in quei Tempi, erano una Spanna Sopra Tutti.
c'è poco da scrivere e dire.
la Storia non si cambia.
poi, a dirla Tutta, quel Bialbero 1995cc Fiat,prima sulla Fiat 124 Abarth poi con le 16 Valvole sulle 131 Abarth ha vinto qualche Mondiale Rally....
senza contare le evoluzioni in Lancia che hanno regalato 6 titoli mondiali Rally sulle Delta Hf......
proprio un Motore Insignificante, vero..............
Ti quoto in tutto e capisco che non ti riferivi a me.
 
75TURBO-TP ha scritto:
Non mi sembra che hai letto bene......chiudo l'OT perche si parla di 116 che l'iniezione non l'Aveva.

Confrontando il CEM con la concorrenza del periodo, era pero' palese che Alfa Romeo aveva sviluppato il sistema tenendo sempre in primo piano le prestazioni, l'adozione delle farfalle individuali regalava per esempio all'utente Alfetta, la stessa prontezza e "cattiveria" della sorella a carburatori, inoltre, caratteristica ben piu' degna di nota, almeno per chi scrive, che e' un tecnico del settore, era il funzionamento sequenziale dell'iniezione, ovvero ogni cilindro era pilotato individualmente dalla centralina elettronica, caratteristica assolutamente unica, che la bosch avrebbe poi introdotto solo un decennio dopo, sui motori sei cilindri 24v della BMW.

D'accordo.....li hai postati tu, questi dati. Comunque non vorrei sbagliarmi ma la Motronic dei primi anni '80 (presente anche su Alfa..) era già sequenziale e fasata......
Di tutto il progetto CEM, l'unica cosa che fu ripresa era proprio questa e credo un pò prima dei BMW 24v. Magra consolazione, direi.... :rolleyes:
 
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