<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> SENZA TRACCIA... | Il Forum di Quattroruote

SENZA TRACCIA...

Editoriale l'Alfa Romeo e Arese di Raffele Laurenzi (Ruoteclassiche 01/2010)

"Comunque vada, Arese lo chiuderanno": aveva visto giusto l'ex presidente dell'Alfa Giuseppe Luraghi (1905-91) quando, alla fine del 1986, mentre la trattativa per la cessione della fabbrica alla Fiat era alle battute finali, si espresse sui destini dell'Alfa Romeo. Previsione facile per lui, che conosceva fin troppo bene le parti in causa: l'Iri di Romano Prodi e la Fiat di Cesare Romiti. Oggi quella profezia si compie, dopo vent'anni di declino che non sono bastati a stemperare in un tempo così lungo il trauma della chiusura.
Varcai per la prima volta la portineria del Centro Direzionale di Arese una mattina del 1974, poco dopo le dimissioni di Luraghi, inviato da Quattroruote per un servizio sulla qualità. Conobbi allora tecnici molto preparati. Alcuni lavoravano all'Alfa da una vita: vi erano entrati negli anni Trenta e Quaranta, freschi di laurea al Politecnico (la più antica università di Milano, fondata nel 1863) o di diploma del Feltrinelli, il prestigioso (all'epoca) Itis milanese, fondato nel 1908. Uomini dediti all'Alfa come un carabiniere all'Arma. Li univa l'orgoglio di fare, per molti versi, le migliori automobili del mondo e la mesta consapevolezza che, con l'arrivo dei "politici", le cose sarebbero cambiate. Tornai ad Arese nell'80: l'arrivo di Massaccesi (1978 ) aveva aperto la strada al progetto, dopo l'infelice esperienza di Pomigliano d'Arco, di un secondo stabilimento nel Sud, a Pratola Serra, per la costruzione di una vettura popolare (l'Arna, 1983) in collaborazione con la Nissan. Bocche cucite, ma era evidente che quei vecchi alfisti, cresciuti al Portello, facevano fatica a comprendere un progetto che rispondeva solo a logiche elettorali. Perchè poi un'auto destinata a un mercato saldamente presidiato dalla Fiat ? Era chiaro che, da quel momento, i destini delle loro Alfa sarebbero stati decisi dalla politica. Ai tecnici, che erano la ricchezza dell'azienda, non restava che assistere allo sfacelo, accelerato dalle continue e dissennate agitazioni sindacali, coordinate da un consiglio di fabbrica forte di 400 rappresentanti. Era convinzione diffusa che le BR potessero contare sulla solidarietà delle frange più estreme del movimento sindacale e la tensione era resa evidente dalle misure di sicurezza. In quel clima sinistro, avevo varcato la portineria di Arese per assistere a una prova di resistenza alla corrosione delle nuove lamiere in Zincrometal per l'Alfasud. Ma oramai era tardi: vallo a spiegare a un automobilista tedesco o francese che poteva fidarsi dell'Alfa Romeo, dopo che il poveretto aveva visto la propria Alfasud sbriciolarsi sotto l'attacco della ruggine... In quegli anni le perdite dell'Alfa erano fuori controllo: gli stabilimenti ingoiavano fiumi di denaro come le rocce calcaree le acque del Carso. Circolava una battuta: l'Alfa Romeo costerebbe di meno al contribuente se almeno i dipendenti, benché stipendiati, la smettessero di costruire automobili. Una situazione che nel 1986 avrebbe consentito a Prodi di consegnare l'Alfa Romeo alla Fiat per poco più di mille miliardi di lire (che pare non siano mai stati versati), oltre 700 miliardi di debiti. Fu subito chiaro che Arese rappresentasse per Torino una sorta di scomoda "dependance", edificata però su un'area in forte sviluppo, adiacente all'autostrada dei Laghi e oggi a pochi chilometri dall'aereoporto di Malpensa. A fine anni NOvanta, ad Arese i dipendenti erano scesi a 4000. Poi sempre di meno, nonostante le molte promesse. Presto qualcuno dirà: ma che ci fa il museo dell'Alfa in quel deserto di cemento ? Dopo che sarà stato spianato anche quello, dell'Alfa Romeo, che si fregia del trecentesco Biscione longobardo, a Milano non rimarrà traccia.
 
mi pare un bel riassunto di una storia che in parte conosciamo... e che fa luce anche su alcuni aspetti che hanno portato l'Alfa Romeo allo stato attuale...

quello che ho sempre pensato è che alla Fiat sia stata data un'azienda di grandissime potenzialità ma in uno stato comatoso...

la Fiat ha le colpe di non aver mai dato la cura giusta per far guarire il malato... la cura giusta era evidentemente molto costosa... e neanche dai risultati certi...

forse è mancato quell'amore viscerale che fa fare l'impossibile per far guarire un figlio... chiaramente per un'azienda che è sempre stata un concorrente diretto... non è naturale...

quindi alla fine oggi Alfa Romeo sconta tutto questo... molte colpe vengono da dentro di se, molto dalla politica e dalla gestione fino ad oggi...
 
nello stesso numero, per gli interessati, c'è una prova su strada dell'Alfa 6 (2000 V6 II serie e 2500 V6 I serie) e uno speciale che riprende l'articolo d'apertura e tratta la storia di Arese con foto (anche del museo)...

insomma un numero interessante...

per il centenario poi ruote classiche ha fatto stmpare sul dorso dei 12 numeri che iniziano da questo, la foto sorridente di Nicola Romeo e il frontale della Giulietta Spider... ogni spicchio quindi espanderà l'immagine... una bel risultato da mettere in libreria... ;)
 
autofede2009 ha scritto:
mi pare un bel riassunto di una storia che in parte conosciamo... e che fa luce anche su alcuni aspetti che hanno portato l'Alfa Romeo allo stato attuale...

quello che ho sempre pensato è che alla Fiat sia stata data un'azienda di grandissime potenzialità ma in uno stato comatoso...

la Fiat ha le colpe di non aver mai dato la cura giusta per far guarire il malato... la cura giusta era evidentemente molto costosa... e neanche dai risultati certi...

forse è mancato quell'amore viscerale che fa fare l'impossibile per far guarire un figlio... chiaramente per un'azienda che è sempre stata un concorrente diretto... non è naturale...

quindi alla fine oggi Alfa Romeo sconta tutto questo... molte colpe vengono da dentro di se, molto dalla politica e dalla gestione fino ad oggi...

Bravo fede che hai riportato questo bell'articolo.
Vedi secondo me alla Fiat sono stati di una idiozia senza limiti a distruggere non tanto un marchio (ovvio anche questo è da imbecilli) ma a dissipare un bagaglio tecnico e di competenze oltre che di tecnici, che si sono trovati in mano gratuitamente con l'acquisizione dell'Alfa, così come della Lancia.
L'Alfa era in crisi finanziaria ma non tecnologica, le vendite erano più alte delle attuali al momento dell'acquisizione, bastava riorganizzare la produzione e continuare a lasciare l'autonomia operativa, sfruttando ovviamente sinergie all'interno del gruppo. Tipo impiegare i V6 sulle Lancia ed i diesel Fiat sulle Alfa, e sviluppare motori in comune sfruttando l'enorme esperienza Alfa sulle medie alte cilindrate. Tutto ciò non avrebbe richiesto grandi investimenti, solo buonsenso e intelligenza. Peccato che colui che questo voleva fare, fu cacciato a calci nel cul.....
 
autofede2009 ha scritto:
Editoriale l'Alfa Romeo e Arese di Raffele Laurenzi (Ruoteclassiche 01/2010)

"Comunque vada, Arese lo chiuderanno": aveva visto giusto l'ex presidente dell'Alfa Giuseppe Luraghi (1905-91) quando, alla fine del 1986, mentre la trattativa per la cessione della fabbrica alla Fiat era alle battute finali, si espresse sui destini dell'Alfa Romeo. Previsione facile per lui, che conosceva fin troppo bene le parti in causa: l'Iri di Romano Prodi e la Fiat di Cesare Romiti. Oggi quella profezia si compie, dopo vent'anni di declino che non sono bastati a stemperare in un tempo così lungo il trauma della chiusura.
Varcai per la prima volta la portineria del Centro Direzionale di Arese una mattina del 1974, poco dopo le dimissioni di Luraghi, inviato da Quattroruote per un servizio sulla qualità. Conobbi allora tecnici molto preparati. Alcuni lavoravano all'Alfa da una vita: vi erano entrati negli anni Trenta e Quaranta, freschi di laurea al Politecnico (la più antica università di Milano, fondata nel 1863) o di diploma del Feltrinelli, il prestigioso (all'epoca) Itis milanese, fondato nel 1908. Uomini dediti all'Alfa come un carabiniere all'Arma. Li univa l'orgoglio di fare, per molti versi, le migliori automobili del mondo e la mesta consapevolezza che, con l'arrivo dei "politici", le cose sarebbero cambiate. Tornai ad Arese nell'80: l'arrivo di Massaccesi (1978 ) aveva aperto la strada al progetto, dopo l'infelice esperienza di Pomigliano d'Arco, di un secondo stabilimento nel Sud, a Pratola Serra, per la costruzione di una vettura popolare (l'Arna, 1983) in collaborazione con la Nissan. Bocche cucite, ma era evidente che quei vecchi alfisti, cresciuti al Portello, facevano fatica a comprendere un progetto che rispondeva solo a logiche elettorali. Perchè poi un'auto destinata a un mercato saldamente presidiato dalla Fiat ? Era chiaro che, da quel momento, i destini delle loro Alfa sarebbero stati decisi dalla politica. Ai tecnici, che erano la ricchezza dell'azienda, non restava che assistere allo sfacelo, accelerato dalle continue e dissennate agitazioni sindacali, coordinate da un consiglio di fabbrica forte di 400 rappresentanti. Era convinzione diffusa che le BR potessero contare sulla solidarietà delle frange più estreme del movimento sindacale e la tensione era resa evidente dalle misure di sicurezza. In quel clima sinistro, avevo varcato la portineria di Arese per assistere a una prova di resistenza alla corrosione delle nuove lamiere in Zincrometal per l'Alfasud. Ma oramai era tardi: vallo a spiegare a un automobilista tedesco o francese che poteva fidarsi dell'Alfa Romeo, dopo che il poveretto aveva visto la propria Alfasud sbriciolarsi sotto l'attacco della ruggine... In quegli anni le perdite dell'Alfa erano fuori controllo: gli stabilimenti ingoiavano fiumi di denaro come le rocce calcaree le acque del Carso. Circolava una battuta: l'Alfa Romeo costerebbe di meno al contribuente se almeno i dipendenti, benché stipendiati, la smettessero di costruire automobili. Una situazione che nel 1986 avrebbe consentito a Prodi di consegnare l'Alfa Romeo alla Fiat per poco più di mille miliardi di lire (che pare non siano mai stati versati), oltre 700 miliardi di debiti. Fu subito chiaro che Arese rappresentasse per Torino una sorta di scomoda "dependance", edificata però su un'area in forte sviluppo, adiacente all'autostrada dei Laghi e oggi a pochi chilometri dall'aereoporto di Malpensa. A fine anni NOvanta, ad Arese i dipendenti erano scesi a 4000. Poi sempre di meno, nonostante le molte promesse. Presto qualcuno dirà: ma che ci fa il museo dell'Alfa in quel deserto di cemento ? Dopo che sarà stato spianato anche quello, dell'Alfa Romeo, che si fregia del trecentesco Biscione longobardo, a Milano non rimarrà traccia.

l'ho letto e riletto, ed ogni volta mi vengono i brividi..................
 
fpaol68 ha scritto:
autofede2009 ha scritto:
mi pare un bel riassunto di una storia che in parte conosciamo... e che fa luce anche su alcuni aspetti che hanno portato l'Alfa Romeo allo stato attuale...

quello che ho sempre pensato è che alla Fiat sia stata data un'azienda di grandissime potenzialità ma in uno stato comatoso...

la Fiat ha le colpe di non aver mai dato la cura giusta per far guarire il malato... la cura giusta era evidentemente molto costosa... e neanche dai risultati certi...

forse è mancato quell'amore viscerale che fa fare l'impossibile per far guarire un figlio... chiaramente per un'azienda che è sempre stata un concorrente diretto... non è naturale...

quindi alla fine oggi Alfa Romeo sconta tutto questo... molte colpe vengono da dentro di se, molto dalla politica e dalla gestione fino ad oggi...

Bravo fede che hai riportato questo bell'articolo.
Vedi secondo me alla Fiat sono stati di una idiozia senza limiti a distruggere non tanto un marchio (ovvio anche questo è da imbecilli) ma a dissipare un bagaglio tecnico e di competenze oltre che di tecnici, che si sono trovati in mano gratuitamente con l'acquisizione dell'Alfa, così come della Lancia.
L'Alfa era in crisi finanziaria ma non tecnologica, le vendite erano più alte delle attuali al momento dell'acquisizione, bastava riorganizzare la produzione e continuare a lasciare l'autonomia operativa, sfruttando ovviamente sinergie all'interno del gruppo. Tipo impiegare i V6 sulle Lancia ed i diesel Fiat sulle Alfa, e sviluppare motori in comune sfruttando l'enorme esperienza Alfa sulle medie alte cilindrate. Tutto ciò non avrebbe richiesto grandi investimenti, solo buonsenso e intelligenza. Peccato che colui che questo voleva fare, fu cacciato a calci nel cul.....

per tutto quello che è stato fatto di male all'Alfa pre e post Fiat :evil: :evil: :evil: :evil: :evil:
 
fpaol68 ha scritto:
autofede2009 ha scritto:
mi pare un bel riassunto di una storia che in parte conosciamo... e che fa luce anche su alcuni aspetti che hanno portato l'Alfa Romeo allo stato attuale...

quello che ho sempre pensato è che alla Fiat sia stata data un'azienda di grandissime potenzialità ma in uno stato comatoso...

la Fiat ha le colpe di non aver mai dato la cura giusta per far guarire il malato... la cura giusta era evidentemente molto costosa... e neanche dai risultati certi...

forse è mancato quell'amore viscerale che fa fare l'impossibile per far guarire un figlio... chiaramente per un'azienda che è sempre stata un concorrente diretto... non è naturale...

quindi alla fine oggi Alfa Romeo sconta tutto questo... molte colpe vengono da dentro di se, molto dalla politica e dalla gestione fino ad oggi...

Bravo fede che hai riportato questo bell'articolo.
Vedi secondo me alla Fiat sono stati di una idiozia senza limiti a distruggere non tanto un marchio (ovvio anche questo è da imbecilli) ma a dissipare un bagaglio tecnico e di competenze oltre che di tecnici, che si sono trovati in mano gratuitamente con l'acquisizione dell'Alfa, così come della Lancia.
L'Alfa era in crisi finanziaria ma non tecnologica, le vendite erano più alte delle attuali al momento dell'acquisizione, bastava riorganizzare la produzione e continuare a lasciare l'autonomia operativa, sfruttando ovviamente sinergie all'interno del gruppo. Tipo impiegare i V6 sulle Lancia ed i diesel Fiat sulle Alfa, e sviluppare motori in comune sfruttando l'enorme esperienza Alfa sulle medie alte cilindrate. Tutto ciò non avrebbe richiesto grandi investimenti, solo buonsenso e intelligenza. Peccato che colui che questo voleva fare, fu cacciato a calci nel cul.....

grazie del grazie! ;)

fanno un po' meno numeri ma sicuramente hanno costi molto minori... (ci mancherebbe con tutte le varie "sinergie")...

il problema è che non c'è stato finora abbastanza coraggio nel rilancio... sempre mezzi passi... mentre la concorrenza diretta va spedita... e si finisce x stare sempre a rincorrere...
 
Bravo ;)......l'unica cosa che non mi va giu' e' che per ogni auto che usciva dagli stabilimenti Alfa lo stato perdeva da un milione di lire a un milione e mezzo....ma noi alfisti non ci lamentavamo della 75,anzi........successivamente la fiat ha preso sovvenzioni statali pari a dieci milioni di lire per ogni auto prodotta dal gruppo(calcoli di un forumista) e noi alfisti eravamo inca..zzzzz. per la 155, se questi fondi venivano dati ad Alfa Romeo? Io lo so perche' :D
 
autofede2009 ha scritto:
fpaol68 ha scritto:
autofede2009 ha scritto:
mi pare un bel riassunto di una storia che in parte conosciamo... e che fa luce anche su alcuni aspetti che hanno portato l'Alfa Romeo allo stato attuale...

quello che ho sempre pensato è che alla Fiat sia stata data un'azienda di grandissime potenzialità ma in uno stato comatoso...

la Fiat ha le colpe di non aver mai dato la cura giusta per far guarire il malato... la cura giusta era evidentemente molto costosa... e neanche dai risultati certi...

forse è mancato quell'amore viscerale che fa fare l'impossibile per far guarire un figlio... chiaramente per un'azienda che è sempre stata un concorrente diretto... non è naturale...

quindi alla fine oggi Alfa Romeo sconta tutto questo... molte colpe vengono da dentro di se, molto dalla politica e dalla gestione fino ad oggi...

Bravo fede che hai riportato questo bell'articolo.
Vedi secondo me alla Fiat sono stati di una idiozia senza limiti a distruggere non tanto un marchio (ovvio anche questo è da imbecilli) ma a dissipare un bagaglio tecnico e di competenze oltre che di tecnici, che si sono trovati in mano gratuitamente con l'acquisizione dell'Alfa, così come della Lancia.
L'Alfa era in crisi finanziaria ma non tecnologica, le vendite erano più alte delle attuali al momento dell'acquisizione, bastava riorganizzare la produzione e continuare a lasciare l'autonomia operativa, sfruttando ovviamente sinergie all'interno del gruppo. Tipo impiegare i V6 sulle Lancia ed i diesel Fiat sulle Alfa, e sviluppare motori in comune sfruttando l'enorme esperienza Alfa sulle medie alte cilindrate. Tutto ciò non avrebbe richiesto grandi investimenti, solo buonsenso e intelligenza. Peccato che colui che questo voleva fare, fu cacciato a calci nel cul.....

grazie del grazie! ;)

fanno un po' meno numeri ma sicuramente hanno costi molto minori... (ci mancherebbe con tutte le varie "sinergie")...

il problema è che non c'è stato finora abbastanza coraggio nel rilancio... sempre mezzi passi... mentre la concorrenza diretta va spedita... e si finisce x stare sempre a rincorrere...

Vedi secondo me non è che la concorrenza vada spedita, è che dal 1986 a suon di piccoli passi, investendo e migliorando continuamente il prodotto sono arrivati dove tutti sappiamo. Noi che abbiamo fatto in tutti questi anni?
Tanto per fare 2 chiacchere, in quegli anni le BMW erano famose come saponette, le audi 80/100 avevano il ponte posteriore rigido, motori 1.8 da 90 cv. Cioè ne beccavano dalla Giulia nuova super 1.3 del 1974......
 
siamo tutti incavolati... ma un po' di storia ci aiuta a capire che non è solo Fiat il male dell'Alfa... Fiat risponde del mancato rilancio... ma i problemi erano già molti e diffusi...

forse il più grosso è quello che il ns splendito paese non ha mai avuto una classe dirigente e politica all'altezza...

se si potesse opterei x fare un bando di concorso all'estero per cercare un gruppo che possa governare in maniera decente questo paese...? e gli interessi di tutti gli italiani (produzione e industria inclusa naturalmente)...

è vergognoso... :oops:
 
autofede2009 ha scritto:
siamo tutti incavolati... ma un po' di storia ci aiuta a capire che non è solo Fiat il male dell'Alfa... Fiat risponde del mancato rilancio... ma i problemi erano già molti e diffusi...

forse il più grosso è quello che il ns splendito paese non ha mai avuto una classe dirigente e politica all'altezza...

se si potesse opterei x fare un bando di concorso all'estero per cercare un gruppo che possa governare in maniera decente questo paese...? e gli interessi di tutti gli italiani (produzione e industria inclusa naturalmente)...

è vergognoso... :oops:

Su questo siamo tutti d'accordo, la fine (finanziaria però, non industriale) dell'Alfa è iniziata prima con la nascita dell'Alfasud (che se gestita bene avrebbe rivoluzionato il mercato dell'auto, era anni luce avanti a tutte le dirette concorrenti) e poi diventata irreverersibile con le dimissioni di Luraghi e l'arrivo dei "lupi" al guinzaglio dei politici.
 
autofede2009 ha scritto:
Editoriale l'Alfa Romeo e Arese di Raffele Laurenzi (Ruoteclassiche 01/2010)

"Comunque vada, Arese lo chiuderanno": aveva visto giusto l'ex presidente dell'Alfa Giuseppe Luraghi (1905-91) quando, alla fine del 1986, ....

il fatto è che lo ha detto 25 anni fa. Come se io dicessi che il Papa morirà.
prima o poi arriva il momento per cui 'avevo visto giusto'.
 
fpaol68 ha scritto:
Tanto per fare 2 chiacchere, in quegli anni le BMW erano famose come saponette, le audi 80/100 avevano il ponte posteriore rigido, motori 1.8 da 90 cv. Cioè ne beccavano dalla Giulia nuova super 1.3 del 1974......

Vero!.....
 
secondo me coi soldi dello stato non si va avanti,questa è la storia e da questa si deve partire per non commettere gli stessi errori. Di certo preferisco una Fiat che fa copia incolla dei suoi modelli e delocalizza la produzione ad una casa costretta a fare le macchine che la politica gli impone e a costruirle dove la politica gli impone (ultimo caso renault ma riferito a tutte le case che hanno ricevuto denaro pubblico per non chiudere). L'Alfa è morta quando invece di essere diretta da un imprenditore è stata diretta dai politici,si costruivano le macchine per fare i favori a chi aveva promesso posti di lavoro al sud.Marchionne dice che la Fiat è una multinazionale ma anche le case francesi,tedesche e americane sono multinazionali però devono dare conto ai loro governi. Cosa di doveva fare per tenere Arese? Semplice,continuare a ricevere soldi a vuoto dallo stato,e così anche il cittadino italiano che si compra la Dacia Sandero per risparmiare è costretto a mantenersi (con le tasse) l'operaio di Termini Imerese o Pomigliano o Arese che invece di produrre automobili producono perdite.
 
fpaol68 ha scritto:
autofede2009 ha scritto:
fpaol68 ha scritto:
autofede2009 ha scritto:
mi pare un bel riassunto di una storia che in parte conosciamo... e che fa luce anche su alcuni aspetti che hanno portato l'Alfa Romeo allo stato attuale...

quello che ho sempre pensato è che alla Fiat sia stata data un'azienda di grandissime potenzialità ma in uno stato comatoso...

la Fiat ha le colpe di non aver mai dato la cura giusta per far guarire il malato... la cura giusta era evidentemente molto costosa... e neanche dai risultati certi...

forse è mancato quell'amore viscerale che fa fare l'impossibile per far guarire un figlio... chiaramente per un'azienda che è sempre stata un concorrente diretto... non è naturale...

quindi alla fine oggi Alfa Romeo sconta tutto questo... molte colpe vengono da dentro di se, molto dalla politica e dalla gestione fino ad oggi...

Bravo fede che hai riportato questo bell'articolo.
Vedi secondo me alla Fiat sono stati di una idiozia senza limiti a distruggere non tanto un marchio (ovvio anche questo è da imbecilli) ma a dissipare un bagaglio tecnico e di competenze oltre che di tecnici, che si sono trovati in mano gratuitamente con l'acquisizione dell'Alfa, così come della Lancia.
L'Alfa era in crisi finanziaria ma non tecnologica, le vendite erano più alte delle attuali al momento dell'acquisizione, bastava riorganizzare la produzione e continuare a lasciare l'autonomia operativa, sfruttando ovviamente sinergie all'interno del gruppo. Tipo impiegare i V6 sulle Lancia ed i diesel Fiat sulle Alfa, e sviluppare motori in comune sfruttando l'enorme esperienza Alfa sulle medie alte cilindrate. Tutto ciò non avrebbe richiesto grandi investimenti, solo buonsenso e intelligenza. Peccato che colui che questo voleva fare, fu cacciato a calci nel cul.....

grazie del grazie! ;)

fanno un po' meno numeri ma sicuramente hanno costi molto minori... (ci mancherebbe con tutte le varie "sinergie")...

il problema è che non c'è stato finora abbastanza coraggio nel rilancio... sempre mezzi passi... mentre la concorrenza diretta va spedita... e si finisce x stare sempre a rincorrere...

Vedi secondo me non è che la concorrenza vada spedita, è che dal 1986 a suon di piccoli passi, investendo e migliorando continuamente il prodotto sono arrivati dove tutti sappiamo. Noi che abbiamo fatto in tutti questi anni?
Tanto per fare 2 chiacchere, in quegli anni le BMW erano famose come saponette, le audi 80/100 avevano il ponte posteriore rigido, motori 1.8 da 90 cv. Cioè ne beccavano dalla Giulia nuova super 1.3 del 1974......

la concorrenza si è specializzata e ha migliorato prima di tutto la qualità costruttiva... cosi ha fidelizzato e consolidato la clientela europea... e questo ha permesso ai migliori di proporsi sull'enorme mercato internazionale (Usa soprattutto)... e di vedere aumentare i fatturati e quindi aver maggiori capacità d'investimenti...
 

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