Incredibile ribaltone. Dopo tre anni e mezzo dall'inizio della scalata, Volkswagen, il primo gruppo automobilistico europeo, si trasforma da preda a cacciatore e sarebbe pronto a inglobare la controllante Porsche. Fantafinanza? Può darsi, anche se i "rumors" che danno per imminente il colpo di scena sarebbero, a quanto riportano oggi i quotidiani "Financial Times" e "Frankfurter Allgemeine Zeitung", più che semplici voci.
Ricapitoliamo. Tre anni e mezzo fa Porsche Se, la holding che detiene Porsche Ag controllata dalla famiglia Porsche e dalla famiglia Piëch (Ferdinand Piëch, nella foto, presidente del consiglio di sorveglianza di Volkswagen Ag, è nipote di Ferdinand Porsche) annunciò una clamorosa scalata al Gruppo Volkswagen, un boccone quindici volte più grande di Stoccarda. Un piano ambizioso, troppo ambizioso, "come se la Ferrari si comprasse la Fiat", si disse in Italia, concluso all'inizio di quest'anno con la conquista della maggioranza assoluta di Volkswagen Ag, il 50,75% del capitale, e la ribadita intenzione di crescere fino al 75%.
Un'operazione voluta a tutti i costi dall'amministratore delegato di Porsche Se, Wendelin Wiedekind, e costata, finora, la bellezza di 7 miliardi di euro, pagati, a suo dire, con la liquidità del Gruppo. E, va detto, e con spregiudicate operazioni finanziarie. Che però rischiano di costare caro a Wiedekind. "Dove troverà i soldi per salire al 75%?" Si chiedono gli analisti. E dove troverà i soldi per pagare l'enorme debito di Porsche? Già, perché il bilancio di questi tre anni è pesante, 9 miliardi di euro di debiti che nel 2009 costeranno, di soli interessi, 500 milioni. Certo, i i ricchi dividendi 2008 che Volkswagen sta per conferire a Porsche, 280 milioni di euro, saranno una preziosa boccata d'ossigeno per Stoccarda ma non basteranno ad affrontare i marosi di una crisi che morde e che, soprattutto, porterà nel 2009 a una drastica contrazione di fatturati e profitto.
Un'occasione di rivincita troppo ghiotta per Piëch. Il cui piano strategico prevederebbe la realizzazione di una "newco", una nuova holding (che secondo alcuni potrebbe chiamarsi Volkswagen e sul cui ponte di comando Piëch piazzerebbe il fedelissimo Martin Winterkorn, presidente del consiglio d'amministrazione di Volkwagen Ag) in cui Porsche Se e Volkswagen Ag farebbero confluire tutti e dieci i marchi in loro possesso (le aziende dell'auto Porsche, Volkswagen, Audi, Seat, Skoda, Lamborghini, Bentley, Bugatti e quelle dei veicoli industriali Scania e Man).
Con un piccolo particolare: Porsche costa tra i 6 e i 9 miliardi di euro, una roba che permetterebbe sì a Porsche di pagare tutti i suoi debiti ma che nemmeno il Gruppo Volkswagen può permettersi di questi tempi. La "rivincita" di Piëch, insomma, non è dietro l'angolo. Così come la scalata di Walter de' Silva a capo del design di tutto il nuovo Gruppo. Insomma, il grande sogno di Walter, disegnare finalmente una Porsche, è solo un po' meno lontano.
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Fonte Quattroruote
Ricapitoliamo. Tre anni e mezzo fa Porsche Se, la holding che detiene Porsche Ag controllata dalla famiglia Porsche e dalla famiglia Piëch (Ferdinand Piëch, nella foto, presidente del consiglio di sorveglianza di Volkswagen Ag, è nipote di Ferdinand Porsche) annunciò una clamorosa scalata al Gruppo Volkswagen, un boccone quindici volte più grande di Stoccarda. Un piano ambizioso, troppo ambizioso, "come se la Ferrari si comprasse la Fiat", si disse in Italia, concluso all'inizio di quest'anno con la conquista della maggioranza assoluta di Volkswagen Ag, il 50,75% del capitale, e la ribadita intenzione di crescere fino al 75%.
Un'operazione voluta a tutti i costi dall'amministratore delegato di Porsche Se, Wendelin Wiedekind, e costata, finora, la bellezza di 7 miliardi di euro, pagati, a suo dire, con la liquidità del Gruppo. E, va detto, e con spregiudicate operazioni finanziarie. Che però rischiano di costare caro a Wiedekind. "Dove troverà i soldi per salire al 75%?" Si chiedono gli analisti. E dove troverà i soldi per pagare l'enorme debito di Porsche? Già, perché il bilancio di questi tre anni è pesante, 9 miliardi di euro di debiti che nel 2009 costeranno, di soli interessi, 500 milioni. Certo, i i ricchi dividendi 2008 che Volkswagen sta per conferire a Porsche, 280 milioni di euro, saranno una preziosa boccata d'ossigeno per Stoccarda ma non basteranno ad affrontare i marosi di una crisi che morde e che, soprattutto, porterà nel 2009 a una drastica contrazione di fatturati e profitto.
Un'occasione di rivincita troppo ghiotta per Piëch. Il cui piano strategico prevederebbe la realizzazione di una "newco", una nuova holding (che secondo alcuni potrebbe chiamarsi Volkswagen e sul cui ponte di comando Piëch piazzerebbe il fedelissimo Martin Winterkorn, presidente del consiglio d'amministrazione di Volkwagen Ag) in cui Porsche Se e Volkswagen Ag farebbero confluire tutti e dieci i marchi in loro possesso (le aziende dell'auto Porsche, Volkswagen, Audi, Seat, Skoda, Lamborghini, Bentley, Bugatti e quelle dei veicoli industriali Scania e Man).
Con un piccolo particolare: Porsche costa tra i 6 e i 9 miliardi di euro, una roba che permetterebbe sì a Porsche di pagare tutti i suoi debiti ma che nemmeno il Gruppo Volkswagen può permettersi di questi tempi. La "rivincita" di Piëch, insomma, non è dietro l'angolo. Così come la scalata di Walter de' Silva a capo del design di tutto il nuovo Gruppo. Insomma, il grande sogno di Walter, disegnare finalmente una Porsche, è solo un po' meno lontano.
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Fonte Quattroruote