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Fiat: giudice ordina reintegro licenziato Mirafiori
Airaudo, azienda sbaglia a perseguire lo scontro
13 ottobre, 21:20
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di Amalia Angotti
TORINO - La Fiom vince ancora in tribunale contro la Fiat. Dopo la sentenza sui tre operai di Melfi, anche il tribunale del lavoro di Torino ha ordinato il reintegro di Pino Capozzi, il delegato degli Enti Centrali di Mirafiori, licenziato dall'azienda per avere inviato via mail un volantino. Nel primo caso la Fiat ha presentato ricorso al giudice dell'opposizione che non si e' ancora pronunciato. ''La
Fiat - commenta Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto per la Fiom nazionale - sta sbagliando a perseguire lo scontro, e' stata chiaramente svolta un'azione intimidatoria nei confronti dei lavoratori che come Capozzi hanno avuto la sola responsabilita' di rappresentare, con la Fiom-Cgil, i propri compagni di lavoro''. Airaudo auspica che ''con questa sentenza, che riafferma le liberta' e i diritti dei lavoratori, si possa a tornare a discutere delle questioni davvero importanti che riguardano la Fiat, a partire dal futuro e dalla destinazione dei prodotti in tutti gli stabilimenti italiani. Non e' possibile che nessuno abbia la forza di chiedere alla Fiat impegni per questo Paese''. All'azienda Airaudo chiede di dare ''quel segnale di modernita' che chiede al Paese reintegrando subito il lavoratore''. Capozzi, 36 anni, aveva utilizzato la casella aziendale di posta elettronica per inoltrare una lettera di solidarieta' dei lavoratori polacchi dello stabilimento di Tichy ai colleghi di Pomigliano, alla vigilia del referendum sull'accordo non firmato dalla Fiom. Da parte della
Fiat era scattato il licenziamento, contro il quale Capozzi e la Fiom avevano presentato ricorso, accusando l'azienda di comportamento antisindacale. Soddisfatto il delegato, ''fiducioso di rientrare in fabbrica'': ''ero e sono convinto di non aver fatto nulla per meritare una punizione di questo tipo, mi aspetto che l'ordine del giudice venga eseguito. Il mio obiettivo e' ritornare a lavorare, per una questione di dignita' e per avere un impiego che mi occupi quotidianamente''. ''Ci auguriamo che la Fiat si senta 'fabbrica italiana' e applichi le leggi italiane'', afferma l'Italia dei Valori che chiede l'immediato reintegro del lavoratore con le stesse mansioni. A Palermo l'attenzione e' invece focalizzata sulla liste delle offerte presentate a Invitalia per lo stabilimento di Termini Imerese, con voci di un possibile interessamento da parte della Toyota, voci subito smentite dalla societa' giapponese. Nella short list dei possibili acquirenti rimangono allora in corsa cinque gruppi, tra cui l'imprenditore Giammario Rossignolo, la Cape-Reva del finanziere Simone Cimino, la Engineering, il gruppo Ciccolella e la societa' di produzione cinematografia Einstein.
Airaudo, azienda sbaglia a perseguire lo scontro
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di Amalia Angotti
TORINO - La Fiom vince ancora in tribunale contro la Fiat. Dopo la sentenza sui tre operai di Melfi, anche il tribunale del lavoro di Torino ha ordinato il reintegro di Pino Capozzi, il delegato degli Enti Centrali di Mirafiori, licenziato dall'azienda per avere inviato via mail un volantino. Nel primo caso la Fiat ha presentato ricorso al giudice dell'opposizione che non si e' ancora pronunciato. ''La
Fiat - commenta Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto per la Fiom nazionale - sta sbagliando a perseguire lo scontro, e' stata chiaramente svolta un'azione intimidatoria nei confronti dei lavoratori che come Capozzi hanno avuto la sola responsabilita' di rappresentare, con la Fiom-Cgil, i propri compagni di lavoro''. Airaudo auspica che ''con questa sentenza, che riafferma le liberta' e i diritti dei lavoratori, si possa a tornare a discutere delle questioni davvero importanti che riguardano la Fiat, a partire dal futuro e dalla destinazione dei prodotti in tutti gli stabilimenti italiani. Non e' possibile che nessuno abbia la forza di chiedere alla Fiat impegni per questo Paese''. All'azienda Airaudo chiede di dare ''quel segnale di modernita' che chiede al Paese reintegrando subito il lavoratore''. Capozzi, 36 anni, aveva utilizzato la casella aziendale di posta elettronica per inoltrare una lettera di solidarieta' dei lavoratori polacchi dello stabilimento di Tichy ai colleghi di Pomigliano, alla vigilia del referendum sull'accordo non firmato dalla Fiom. Da parte della
Fiat era scattato il licenziamento, contro il quale Capozzi e la Fiom avevano presentato ricorso, accusando l'azienda di comportamento antisindacale. Soddisfatto il delegato, ''fiducioso di rientrare in fabbrica'': ''ero e sono convinto di non aver fatto nulla per meritare una punizione di questo tipo, mi aspetto che l'ordine del giudice venga eseguito. Il mio obiettivo e' ritornare a lavorare, per una questione di dignita' e per avere un impiego che mi occupi quotidianamente''. ''Ci auguriamo che la Fiat si senta 'fabbrica italiana' e applichi le leggi italiane'', afferma l'Italia dei Valori che chiede l'immediato reintegro del lavoratore con le stesse mansioni. A Palermo l'attenzione e' invece focalizzata sulla liste delle offerte presentate a Invitalia per lo stabilimento di Termini Imerese, con voci di un possibile interessamento da parte della Toyota, voci subito smentite dalla societa' giapponese. Nella short list dei possibili acquirenti rimangono allora in corsa cinque gruppi, tra cui l'imprenditore Giammario Rossignolo, la Cape-Reva del finanziere Simone Cimino, la Engineering, il gruppo Ciccolella e la societa' di produzione cinematografia Einstein.