MILANO - Il colpo in banca era stato ben organizzato. Due banditi travestiti da donna, con tanto di parrucche e maschere in lattice sul viso, dovevano entrare e minacciare gli impiegati con le armi. Un complice doveva seguirli a poca distanza, mentre all'esterno altri due facevano da «pali» e il capobanda aspettava in auto, dando ordini con il walkie-talkie. Insomma, la banda di pregiudicati - con alle spalle almeno una decina di colpi riusciti - aveva fatto le cose in grande stile. Ma quando hanno proferito la fatidica frase «Questa è una rapina» hanno sentito squillare il cellulare. «Pronto?». «Pronto, carabinieri. Vi conviene arrendervi, siete circondati»: questo, suppergiù, il contenuto della conversazione telefonica. Era vero: i carabinieri li tenevano d'occhio da tempo, e fuori dalla banca erano appostati 40 militari pronti ad arrestarli. Nonostante un rocambolesco tentativo di fuga (uno si è addirittura arrampicato sui tetti), tutti e sei i banditi sono finiti in manette. Un negoziante ha filmato con il cellulare alcune fasi dell'appostamento e ha caricato le immagini su YouTube.
IL BLITZ - L'operazione, secondo quanto spiegano gli uomini del nucleo antirapina dei carabinieri di Milano, è frutto di una serie di indagini, pedinamenti e controlli sul territorio. La tentata rapina ha avuto luogo lunedì pomeriggio, intorno alle 15.30, alla filiale di Banca Intesa di via Binda, all'angolo con via Ettore Ponti. Due rapinatori travestiti da donna (Maurizio Tripi di 44 anni e Michele Memmoia di 35 anni) sono entrati, subito seguiti da un terzo, Oscar Beccalli di 45 anni. All'esterno, appostato in auto, li attendeva il più anziano e capo della banda, Luciano Beccalli (fratello di Oscar), 54 anni e alcuni precedenti per tentato omicidio. L'uomo si teneva costantemente in contatto con i complici all'interno tramite un walkie talkie. Gli ultimi due componenti la banda, Maurizio Santoro di 43 anni e Salvatore Maddà di 41 anni, unico incensurato, facevano da palo. Nell'istituto, i malviventi avevano in ostaggio dieci persone tra direttore, dipendenti e clienti
LO SQUILLO DEL CELLULARE - Non appena i tre hanno estratto le pistole, il telefono di uno di loro ha squillato: un carabiniere lo avvertiva di quanto stava accadendo all'esterno e dell'accerchiamento in atto. Vistisi ormai perduti, i tre componenti della banda sono fuggiti da una porta laterale della banca, mentre gli altre tre all'esterno venivano fermati. I due rapinatori travestiti da donna hanno tentato una fuga disperata: hanno bloccato un'inquilina dello stesso caseggiato in cui si trova la banca e l'hanno costretta, sotto la minaccia delle armi, a dar loro degli abiti maschili. Cambiare aspetto però non è servito a nulla: appena varcato il portone sono stati immediatamente catturati. Il terzo bandito, invece, ha rocambolescamente tentato la fuga dai tetti, ma anche lui è stato raggiunto e catturato. Al momento degli arresti, movimentati, alcuni passanti si erano convinti che si stesse girando una scena di azione della ennesima fiction o di un film che aveva come location Milano.
LE PARRUCCHE E LE MASCHERE - Almeno una decina, secondo gli investigatori, le rapine messe a segno negli ultimi anni dalla banda, tra Milano e Pavia, con in comune un unico obiettivo: il caveau. I malviventi, infatti, non si accontentavano dei soldi delle casse, ma puntavano sempre dritto al cuore degli istituti, contenente, quasi sempre, almeno un milione di euro. Durante le perquisizioni in diversi appartamenti, punti di riferimento dei rapinatori, sono state sequestrate, oltre ad altre due armi, numerose parrucche e vestiti da donna, una telecamera nascosta in un pacchetto di fazzoletti, con la quale i malviventi filmavano per giorni e giorni i movimenti delle banche da colpire, ed un calco in gesso con il quale costruirsi, sia pure artigianalmente, le maschere in lattice.
IL BLITZ - L'operazione, secondo quanto spiegano gli uomini del nucleo antirapina dei carabinieri di Milano, è frutto di una serie di indagini, pedinamenti e controlli sul territorio. La tentata rapina ha avuto luogo lunedì pomeriggio, intorno alle 15.30, alla filiale di Banca Intesa di via Binda, all'angolo con via Ettore Ponti. Due rapinatori travestiti da donna (Maurizio Tripi di 44 anni e Michele Memmoia di 35 anni) sono entrati, subito seguiti da un terzo, Oscar Beccalli di 45 anni. All'esterno, appostato in auto, li attendeva il più anziano e capo della banda, Luciano Beccalli (fratello di Oscar), 54 anni e alcuni precedenti per tentato omicidio. L'uomo si teneva costantemente in contatto con i complici all'interno tramite un walkie talkie. Gli ultimi due componenti la banda, Maurizio Santoro di 43 anni e Salvatore Maddà di 41 anni, unico incensurato, facevano da palo. Nell'istituto, i malviventi avevano in ostaggio dieci persone tra direttore, dipendenti e clienti
LO SQUILLO DEL CELLULARE - Non appena i tre hanno estratto le pistole, il telefono di uno di loro ha squillato: un carabiniere lo avvertiva di quanto stava accadendo all'esterno e dell'accerchiamento in atto. Vistisi ormai perduti, i tre componenti della banda sono fuggiti da una porta laterale della banca, mentre gli altre tre all'esterno venivano fermati. I due rapinatori travestiti da donna hanno tentato una fuga disperata: hanno bloccato un'inquilina dello stesso caseggiato in cui si trova la banca e l'hanno costretta, sotto la minaccia delle armi, a dar loro degli abiti maschili. Cambiare aspetto però non è servito a nulla: appena varcato il portone sono stati immediatamente catturati. Il terzo bandito, invece, ha rocambolescamente tentato la fuga dai tetti, ma anche lui è stato raggiunto e catturato. Al momento degli arresti, movimentati, alcuni passanti si erano convinti che si stesse girando una scena di azione della ennesima fiction o di un film che aveva come location Milano.
LE PARRUCCHE E LE MASCHERE - Almeno una decina, secondo gli investigatori, le rapine messe a segno negli ultimi anni dalla banda, tra Milano e Pavia, con in comune un unico obiettivo: il caveau. I malviventi, infatti, non si accontentavano dei soldi delle casse, ma puntavano sempre dritto al cuore degli istituti, contenente, quasi sempre, almeno un milione di euro. Durante le perquisizioni in diversi appartamenti, punti di riferimento dei rapinatori, sono state sequestrate, oltre ad altre due armi, numerose parrucche e vestiti da donna, una telecamera nascosta in un pacchetto di fazzoletti, con la quale i malviventi filmavano per giorni e giorni i movimenti delle banche da colpire, ed un calco in gesso con il quale costruirsi, sia pure artigianalmente, le maschere in lattice.