<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Punti persi in bicicletta, deciderà la Corte costituzionale | Il Forum di Quattroruote

Punti persi in bicicletta, deciderà la Corte costituzionale

I NODI DELLA GIUSTIZIA. Si dovrà valutare la congruità del Codice della strada con la carta fondamentale dello Stato. Il procedimento è stato, nel frattempo, sospeso. Il giudice di pace ha accolto le obiezioni del difensore di una donna che non ha rispettato una precedenza
In caso di violazione del codice della strada, il ciclista con la patente ha una pena in più rispetto a chi non ha il documento di guida: la decurtazione dei punti. Si ha così una diversa sanzione tra chi commette la stessa infrazione. E con questa legge, si rischia di violare il principio d'uguaglianza, stabilito dalla Costituzione.
Ruota attorno a questo scoglio la questione «non manifestamente infondata», posta dall'avvocato Renzo Segala in un processo per una multa di 150 euro inflitta ad una ciclista veronese da un agente di polizia locale.
Il giudice di pace, Corrado Chiantoni ha accolto le obiezioni del difensore e ha inviato gli atti alla Corte costituzionale che avrà il compito di valutare la congruità della legge con la Carta fondamentale. La sentenza sulla leggittimità costituzionale dell'articolo 219 del codice della strada in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza), 24 (diritto alla difesa) e 97 (imparzialità dell'amministrazione pubblica) arriverà solo tra qualche mese.

Nel frattempo, il magistrato di vicolo San Domenico ha sospeso il processo così come la multa e la sanzione della decurtazione dei punti della patente.
La vicenda risale al 2 febbraio 2010 quando una ciclista stava percorrendo via Rosa in direzione di ponte Garibaldi. Su quel tratto di strada, non ha rispettato, però, una precedenza, provocando anche uno scontro con un auto. Per la veronese, scattava così la multa di 150 euro oltre alla decurtazione di sei punti della patente, inflitta da un agente della polizia locale. La ciclista non si dava per vinta e si rivolgeva all'avvocato Renzo Segala per presentare il ricorso al giudice di Pace. È bastata la lettura dell'articolo 219 del codice della strada, approvata in Parlamento il 15 luglio dello scorso anno, per capirne le magagne costituzionali. Quell'articolo prevede una sanzione amministrativa, la decurtazione dei punti, scrive il giudice Chiantoni, che viene inflitta in modo differente «a seconda che si sia titolari o meno di documento di guida».

E ancora: c'è disparità di sanzioni, segnala ancora, anche tra chi va in bici e chi va a piedi. Se, per esempio, si passa con il semaforo rosso e si è in bici, viene inflitta la sanzione della decurtazione dei punti. Se, invece, si commette lo stesso tipo di irregolarità ma si è a piedi o a cavallo, si paga "solo" la multa di 150 euro. «Tale sanzione ad intermittenza», scrive il giudice Chiantoni nell'ordinanza, «appare in contrasto con l'insieme del sistema sanzionatorio da norme che applicano i principi costituzionali». Altra anomalia riguarda il diritto alla difesa. L'articolo 126 del codice della strada stabilisce, infatti, che se si corrisponde la multa in forma ridotta, non si può ricorrere al giudice di pace. E non si può nemmeno presentare "appello" alla decurtazione dei punti. In questo modo, si viola anche il diritto alla difesa, previsto dalla Costituzione. Ora si attende il responso dalla capitale.

http://www.sicurauto.it/codice-della-strada/news/punti-persi-in-bicicletta-decidera-la-corte-costituzionale.html
 
trinacrio ha scritto:
I NODI DELLA GIUSTIZIA. Si dovrà valutare la congruità del Codice della strada con la carta fondamentale dello Stato. Il procedimento è stato, nel frattempo, sospeso. Il giudice di pace ha accolto le obiezioni del difensore di una donna che non ha rispettato una precedenza
In caso di violazione del codice della strada, il ciclista con la patente ha una pena in più rispetto a chi non ha il documento di guida: la decurtazione dei punti. Si ha così una diversa sanzione tra chi commette la stessa infrazione. E con questa legge, si rischia di violare il principio d'uguaglianza, stabilito dalla Costituzione.
Ruota attorno a questo scoglio la questione «non manifestamente infondata», posta dall'avvocato Renzo Segala in un processo per una multa di 150 euro inflitta ad una ciclista veronese da un agente di polizia locale.
Il giudice di pace, Corrado Chiantoni ha accolto le obiezioni del difensore e ha inviato gli atti alla Corte costituzionale che avrà il compito di valutare la congruità della legge con la Carta fondamentale. La sentenza sulla leggittimità costituzionale dell'articolo 219 del codice della strada in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza), 24 (diritto alla difesa) e 97 (imparzialità dell'amministrazione pubblica) arriverà solo tra qualche mese.

Nel frattempo, il magistrato di vicolo San Domenico ha sospeso il processo così come la multa e la sanzione della decurtazione dei punti della patente.
La vicenda risale al 2 febbraio 2010 quando una ciclista stava percorrendo via Rosa in direzione di ponte Garibaldi. Su quel tratto di strada, non ha rispettato, però, una precedenza, provocando anche uno scontro con un auto. Per la veronese, scattava così la multa di 150 euro oltre alla decurtazione di sei punti della patente, inflitta da un agente della polizia locale. La ciclista non si dava per vinta e si rivolgeva all'avvocato Renzo Segala per presentare il ricorso al giudice di Pace. È bastata la lettura dell'articolo 219 del codice della strada, approvata in Parlamento il 15 luglio dello scorso anno, per capirne le magagne costituzionali. Quell'articolo prevede una sanzione amministrativa, la decurtazione dei punti, scrive il giudice Chiantoni, che viene inflitta in modo differente «a seconda che si sia titolari o meno di documento di guida».

E ancora: c'è disparità di sanzioni, segnala ancora, anche tra chi va in bici e chi va a piedi. Se, per esempio, si passa con il semaforo rosso e si è in bici, viene inflitta la sanzione della decurtazione dei punti. Se, invece, si commette lo stesso tipo di irregolarità ma si è a piedi o a cavallo, si paga "solo" la multa di 150 euro. «Tale sanzione ad intermittenza», scrive il giudice Chiantoni nell'ordinanza, «appare in contrasto con l'insieme del sistema sanzionatorio da norme che applicano i principi costituzionali». Altra anomalia riguarda il diritto alla difesa. L'articolo 126 del codice della strada stabilisce, infatti, che se si corrisponde la multa in forma ridotta, non si può ricorrere al giudice di pace. E non si può nemmeno presentare "appello" alla decurtazione dei punti. In questo modo, si viola anche il diritto alla difesa, previsto dalla Costituzione. Ora si attende il responso dalla capitale.

http://www.sicurauto.it/codice-della-strada/news/punti-persi-in-bicicletta-decidera-la-corte-costituzionale.html

Trovo corretto che non si debbano sottrarre punti patente ai ciclisti, caso mai raddoppiare la sanzione pecunaria.
 
Togliere i punti della patente ai ciclisti è una delle cose più assurde ed illogiche che esistano.
I punti si basano sul presupposto che, dopo una serie di infrazioni, si perda la patente che serve per guidare il mezzo. Ma una persona anche senza patente può guidare una bici!

Multare i ciclisti è più che sufficiente, ma quante volte viene effettuato?
 

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