<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Pomigliano a rischio ciusura, in Germania AUDI, BMW e Mercedes cercano personale. | Il Forum di Quattroruote

Pomigliano a rischio ciusura, in Germania AUDI, BMW e Mercedes cercano personale.

Sembra essere questo il paradosso che spetta a chi continua a pretendere di stare sul mercato vendendo solo o soprattutto in quello nazionale o al massimo in alcuni Paesi Europei ma senza affrontare seriamente quello internazionale.

Così mentre FIAT contratta su Pomiglinao in Geramnia la triade dei marchi Premium sono stati costretti ad assumere migliaia di interinali per sopperire alla valanga di ordini ricevuti per le loro auto soprattuto da Cina ed America.

Il benessere del settore auto tedesco si traduce anche in benessere del Paese ma in Italia questo concetto sfugge poichè sembra che prima di tutto venga il bnessere dei soliti noti. Che tristezza. :(

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201006articoli/56075girata.asp
 
FurettoS ha scritto:
Sembra essere questo il paradosso che spetta a chi continua a pretendere di stare sul mercato vendendo solo o soprattutto in quello nazionale o al massimo in alcuni Paesi Europei ma senza affrontare seriamente quello internazionale.

Così mentre FIAT contratta su Pomiglinao in Geramnia la triade dei marchi Premium sono stati costretti ad assumere migliaia di interinali per sopperire alla valanga di ordini ricevuti per le loro auto soprattuto da Cina ed America.

Il benessere del settore auto tedesco si traduce anche in benessere del Paese ma in Italia questo concetto sfugge poichè sembra che prima di tutto venga il bnessere dei soliti noti. Che tristezza. :(

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201006articoli/56075girata.asp

Secondo me non si tratta - o quantomeno non solo - di cieca ostinazione nel non affrontare i mercati esteri. Più volte il Gruppo italiano ha cercato partner internazionali, anche se non proprio con lo scopo di vendere i suoi prodotti all'estero.. vedi l'accordo con GM. Alla fine chi aveva un minimo di competenza sapeva che comprando la Opel Corsa stava comprando, sostanzialmente, una Grande Punto, o vedi i motori diesel biturbo su Cadillac e Saab.

La scelta attuale di una partnership con Chrysler, per me, sembra quella giusta per amalgamare modelli e marchi e nel contempo utilizzare i canali di vendita del Gruppo americano per le auto italiane. Questo, però, penso l'abbiamo capito troppo tardi ostinandoci a vedere i mercati esteri emergenti come discariche per continuare a vendere vecchi modelli (come la Palio). Ultimo fattore, ma non meno importante, è sicuramente il livello prestazionale e qualitativo nettamente inferiore al prodotto tedesco, che esso sia Monaco, Inglostadt o Stoccarda.. oltre alla mancanza di modelli in determinati segmenti ed in tutti i marchi torinesi; difatti Alfa, Fiat e Lancia mancano di grandi berline tipo serie5/A6, mancano di suv anche medi quali X3/Q5, mancano di motorizzazioni over 6cilindri, mancano di automatici degni di tale nome ecc.. tutte cose che si sono accorti di poter attuare (solo ora dopo anni) grazie anche alla suddetta partnership.

Detto questo, mi pare normale che la triade tedesca, avendo una gamma avanzata tecnologicamente e super-spalmata su molteplici segmenti, sia in grado di affrontare meglio la domanda dei paesi emergenti quali Cina, India, America ecc.. per questo necessita di nuove risorse umane. Fiat, invece, deve decidere se portare l'assemblaggio di una vettura come la futura Panda da uno stabilimento tra i migliori del territorio come Tychy, sia a livello di qualità del lavoro sia a livello di numeri di auto sfornate, ad uno stabilimento che nell'ultimo periodo ha presentato parecchi problemi che sulle 159 per cattivo assemblaggio, componenti soggette a richiami, scioperi con ritardi enormi nelle consegne ecc.. Senza contare i numeri:
-Pomigliano: 5.200 dipendenti, 2008: 78.500 unità prodotte, 2009: 36.000unità prodotte;
-Tychy: 6.100 dipendenti, 2009: 600.000 unità prodotte (senza contare le Ka che si assemblano lì per Ford).

Praticamente lo stabilimento polacco con solo 6.100 dipendenti produce quasi quanto TUTTI gli stabilimenti italiani, ovvero Mirafiori, Cassino, Pomigliano, Melfi e Termini: 22.000 dipendenti e 650.000 unità nel 2009 con un rapporto di unità per lavoratore di 98.3 a fronte delle 29.5 unità/lavoratore degli stabilimenti italiani.

Penso che Fiat non sarà così pazza da farlo, a meno che non abbia garanzie certe di costi uguali o inferiori e di uguale o migliore qualità nell'assemblaggio e quantità di auto tirate fuori. Mi dispiace per le famiglie di quelli che rischiano il posto, ma oltre a questo, dietro, c'è sempre il solito problema dei costi di produzione estera più convenienti rispetto ai costi italiani.. più che portare lì la nostra produzione dovremmo portare lì prima i nostri diritti.

Francesco.
 
Gran bel pezzo Fra. ;) :thumbup:

Io ho amici che sono in Fiat ed onestamente Pomigliano non è mai stato ben visto, come si dice, troppa spesa e poca rosa.
C'è stata l'assunzione da parte di alcuni lavoratori di considerare Pomigliano come un ente assistenziale e quindi avere il lavoro "fisso" per poi comunque farsi i cavoli loro.
Dal canto suo FIAT non si è mai dimostrata all'altezza di serie prese di posizione usando anzi queste situazioni come leva sullo Stato o sui Governi.
Insomma una sorta di equilibri e/o taciti consensi che, sino a quando il mercato non è crollato, tutti gli attori coinvolti hanno ufficiosamente accettato legittimando in qualche modo la convivenza di anomalie.

Le collaborazioni in ambito automobilistico sono sempre esistite ma un conto è scambiare componentistica o progetti, un conto è vendere auto di altri marchi.

Il processo di rinnovamento FIAT AUTO credo abbia semplicemente appurato che il marchio è in grave deficit di offerta sui mercati, italiano escluso, e che la situazione sia ben più grave di quanto si voglia far credere.
FIAT era intenzionata a disfarsi del settore auto per ovvi motivi, la vecchia dirigenza già sapeva che il marchio non era da tempo più competitivo e quindi destinato a perire. Il nuovo corso manageriale sta tentando di risollevare Fiat ma appare chiaro che con modelli di segmento inferiore e premium quasi inesistenti non si va da nessuna parte.

Non credo FIAT non abbia considerato i mercati emergenti ma era consabevole che non aveva nulla da offrire tranne Ferrari e Maserati, è questa la verità.

La delocalizzazione della produzione non è esclusiva di FIAT, diversi sono i criteri che ad essa si applicano. Un conto e delocalizzare per migliorare produzione e quindi offerta un conto e delocalizzare a scapito della produzione interna. Arrivando poi al paradosso di chiudere gli stabilimenti nazionali a favore di quelli esteri. Non solo per economie di scala ma bensì per economie aziendali.
A Tychy non sono fessi e se la produzione si impennasse ulteriormente di problemi con le manovalanze ne avrebbero anche li.

Il problema è che Fiat è diventato un marchio mediocre e se il piano industriale non mostra le unghie sarà difficile credere in una rinascita.
L'acquisizione di Chrysler è una buona strategia ma alla fine dipende come la gestisci. I lavoratori sono americani mica italiani. Ok la sfrutti come testa di ponte ma le auto che porti in America non sono le stesse che puoi vendere in Italia.
Fornisci i motori? E dove li assembli? Li fai in Italia e li porti in America, non credo!

Da un lato è giusto che si comprenda che il tempo dei bagordi è finito, dall'altro però credo debba essere chiaro cosa intende fare il marchio.

La triade tedesca da anni si muove sul mercato in modo strategico, è vero hanno altri mezzi e fondi ma FIAT non ha mai seriamente affrontato il discorso limitandosi a vendere auto economiche in Brasile o in Polonia.

Difficile credere che con queste idee FIAT possa concorrere acnhe con OPEL o FORD, figurarsi con la Triade tedesca delle Premium.
 
lancista1986 ha scritto:
Praticamente lo stabilimento polacco con solo 6.100 dipendenti produce quasi quanto TUTTI gli stabilimenti italiani, ovvero Mirafiori, Cassino, Pomigliano, Melfi e Termini: 22.000 dipendenti e 650.000 unità nel 2009 con un rapporto di unità per lavoratore di 98.3 a fronte delle 29.5 unità/lavoratore degli stabilimenti italiani.
Ma in Italia ci stanno pure motori trasmmissioni e ricerca ... che sballano la media
Marpionne non ha mai dettagliato questa analisi
Per il resto, quoto
 
|Mauro65| ha scritto:
lancista1986 ha scritto:
Praticamente lo stabilimento polacco con solo 6.100 dipendenti produce quasi quanto TUTTI gli stabilimenti italiani, ovvero Mirafiori, Cassino, Pomigliano, Melfi e Termini: 22.000 dipendenti e 650.000 unità nel 2009 con un rapporto di unità per lavoratore di 98.3 a fronte delle 29.5 unità/lavoratore degli stabilimenti italiani.
Ma in Italia ci stanno pure motori trasmmissioni e ricerca ... che sballano la media
Marpionne non ha mai dettagliato questa analisi
Per il resto, quoto

Senza dubbio una maggior chiarezza da parte del Re Magio è auspicabile.
 
FurettoS ha scritto:
Gran bel pezzo Fra. ;) :thumbup:

Io ho amici che sono in Fiat ed onestamente Pomigliano non è mai stato ben visto, come si dice, troppa spesa e poca rosa.
C'è stata l'assunzione da parte di alcuni lavoratori di considerare Pomigliano come un ente assistenziale e quindi avere il lavoro "fisso" per poi comunque farsi i cavoli loro.
Dal canto suo FIAT non si è mai dimostrata all'altezza di serie prese di posizione usando anzi queste situazioni come leva sullo Stato o sui Governi.
Insomma una sorta di equilibri e/o taciti consensi che, sino a quando il mercato non è crollato, tutti gli attori coinvolti hanno ufficiosamente accettato legittimando in qualche modo la convivenza di anomalie.

Le collaborazioni in ambito automobilistico sono sempre esistite ma un conto è scambiare componentistica o progetti, un conto è vendere auto di altri marchi.

Il processo di rinnovamento FIAT AUTO credo abbia semplicemente appurato che il marchio è in grave deficit di offerta sui mercati, italiano escluso, e che la situazione sia ben più grave di quanto si voglia far credere.
FIAT era intenzionata a disfarsi del settore auto per ovvi motivi, la vecchia dirigenza già sapeva che il marchio non era da tempo più competitivo e quindi destinato a perire. Il nuovo corso manageriale sta tentando di risollevare Fiat ma appare chiaro che con modelli di segmento inferiore e premium quasi inesistenti non si va da nessuna parte.

Non credo FIAT non abbia considerato i mercati emergenti ma era consabevole che non aveva nulla da offrire tranne Ferrari e Maserati, è questa la verità.

La delocalizzazione della produzione non è esclusiva di FIAT, diversi sono i criteri che ad essa si applicano. Un conto e delocalizzare per migliorare produzione e quindi offerta un conto e delocalizzare a scapito della produzione interna. Arrivando poi al paradosso di chiudere gli stabilimenti nazionali a favore di quelli esteri. Non solo per economie di scala ma bensì per economie aziendali.
A Tychy non sono fessi e se la produzione si impennasse ulteriormente di problemi con le manovalanze ne avrebbero anche li.

Il problema è che Fiat è diventato un marchio mediocre e se il piano industriale non mostra le unghie sarà difficile credere in una rinascita.
L'acquisizione di Chrysler è una buona strategia ma alla fine dipende come la gestisci. I lavoratori sono americani mica italiani. Ok la sfrutti come testa di ponte ma le auto che porti in America non sono le stesse che puoi vendere in Italia.
Fornisci i motori? E dove li assembli? Li fai in Italia e li porti in America, non credo!

Da un lato è giusto che si comprenda che il tempo dei bagordi è finito, dall'altro però credo debba essere chiaro cosa intende fare il marchio.

La triade tedesca da anni si muove sul mercato in modo strategico, è vero hanno altri mezzi e fondi ma FIAT non ha mai seriamente affrontato il discorso limitandosi a vendere auto economiche in Brasile o in Polonia.

Difficile credere che con queste idee FIAT possa concorrere acnhe con OPEL o FORD, figurarsi con la Triade tedesca delle Premium.

Ti ringrazio, è semplicemente quello che penso condito da alcuni dati ripresi da un articolo di Auto. Anche io conosco alcune persone che lavorano alla Fiat di Melfi e nell'indotto ed anche lì non se la passano bene visto che l'ombra della cassa integrazione è una costante. Il punto cruciale che Maglionne dimentica è che se qui al sud chiude una realtà industriale come Fiat, soprattutto in territori come il napoletano o il siciliano, gli si preclude ancora di più qualunque possibilità di crescita globale ed individuale della persona.. e sappiamo benissimo, poi, cosa andrebbero a fare i padri di famiglia pur di sfamare i figli. Questo, ovviamente, non giustifica il fatto che, una volta entrati in azienda, ci si senta iperprotetti ed autorizzati a non lavorare come si deve.. dall'altra parte però Fiat dovrebbe garantire anche i diritti come, ad esempio, i giorni di malattia (cosa che a Pomigliano fa e non fa) e dovrebbe, secondo me, educare maggiormente il personale e far capire all'operaio che se non svolge bene il suo compito, ed insieme a lui un altro, ed insieme a questo un altro.. a lungo andare ci rimettono tutti.

Senza contare che Fiat per anni, lustri, ha ricevuto aiuti e contributi statali sotto varie forme e con vari nomi.. ovvero soldi nostri. Sarebbe il colmo se, dopo che Luca Cordero ci ha sputato sopra dichiarando che "Fiat non ha mai avuto un euro dallo Stato", si utilizzassero proprio quei soldi per delocalizzare la produzione a scapito dell'Italia. Non mi pare che il settore automotive tedesco abbia beneficiato così tanto e così a lungo di aiuti statali, ma lì, pur garantendo la produzione per l'estero ed all'estero - a volte per evitare dazi come in Cina - tengono fermamente in loco la produzione, la ricerca, lo sviluppo, i centri design (il Gruppo Vw mi pare ne abbia 3 in Germania, uno in USA e uno in Italia ovvero Italdesign).

Per quel che riguarda la tua ipotesi, ovvero se ci fosse maggior domanda dallo stabilimento di Tychy, si assumerà altro personale che costerà certamente meno che assumerlo in Italia.

Alla fine penso di aver citato quali sono, secondo me, i motivi che impediscono ai marchi italiani, con mio sommo rammarico, di poter competere ad armi pari nei mercati dei Paesi emergenti contro la triade tedesca o comunque contro altri marchi generalisti come Ford o Opel.

Francesco.
 

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