Il successo di Hyundai che supera Ford con 5 milioni di vetture.
Nella classifica mondiale delle auto vendute nel 2009 c' era una sorpresa. Dopo il trio Toyota (7,4 milioni di veicoli venduti), Volkswagen (6,4 milioni) e Gm (6,2 milioni), al quarto posto c' era la coreana Hyundai-Kia. Ha superato la soglia dei 5 milioni battendo, nell' ordine: Ford, Honda, Peugeot-Citroën, Nissan, Suzuki e Renault. È un risultato inusuale per una società nata nel 1967 come assemblatore di modelli Ford. Merito dell' intuito industriale del fondatore Chung Ju-Yung, padre dell' attuale presidente Chung Mong Koo: è riuscito a ottenere interventi di sostegno pubblico ai suoi progetti. Quando decise di costruire una vettura con il marchio Hyundai, la Pony, la casa chiese la collaborazione del designer italiano Giorgetto Giugiaro. Da qui è partito un processo di evoluzione dello stile, per codificare e anticipare le tendenze nei vari mercati. È stata costituita una rete globale di design e di ricerca fra le città più socialmente avanzate negli Usa e in Giappone, Europa, nei Paesi emergenti. Oggi Hyundai-Kia ha centri di ricerca e sviluppo nelle zone nevralgiche del settore automobilistico mondiale: oltre a quello di Namyang, in Corea, anche in America (Detroit e Los Angeles), Europa (Francoforte, quartier generale nel continente), Giappone, Cina, India. Altrettanto strategici sono gli otto impianti produttivi, per adeguare i modelli alle richieste locali: tre in Corea, più quelli in Cina, India, America (Alabama), Turchia e uno inaugurato nel 2009 in Europa, nella Repubblica Ceca, a Nosovice, con un investimento di un miliardo di euro. Dal 2011 produrrà 300 mila auto all' anno. Impiega 2 mila persone più 4 mila nell' indotto, che nel 2011 diventeranno 3.500 e 7.500. Totale, 11mila posti di lavoro. Sono costruite qui la Hyundai i30 berlina e station wagon e la Kia Venga. È in dirittura d' arrivo anche un sito in Russia, San Pietroburgo: stanziati 450 mila dollari, 500 mila auto all' anno previste a regime. È in questa ragnatela di progettazione e industrializzazione la chiave del successo coreano. Prima di altri, il gruppo asiatico ha compreso che la delocalizzazione delle attività produttive era la base per una competitività internazionale, improntata all' efficienza. Con lo spostamento del potere economico verso le economie emergenti, il gruppo Hyundai-Kia, che aveva iniziato senza una precisa identificazione del marchio, è riuscito a diventare competitor globale. Le maggiori industrie dei Paesi occidentali, Fiat, Renault, Peugeot-Citroën, Mercedes, Bmw, Volkswagen, stanno affrontando il dilemma: «Produrre dove costa meno per vendere dove è massimo il profitto .
http://archiviostorico.corriere.it/2010/settembre/20/Auto_invasione_Oriente_parla_coreano_ce_0_100920031.shtml
Vendere auto a prezzi stracciati all' estero per sottrarre spazio alla concorrenza. Facendo leva sulla potenza del mercato interno. In una parola: dumping. Da Parigi volano parole pesanti contro le Case coreane, accusate di sfruttare ad arte la crisi per avanzare rapidamente in Europa. Ad accendere la miccia stavolta è il ministro francese del Riassetto produttivo, Arnaud Montebourg, che ha chiesto l' intervento della Commissione europea. Con le loro politiche commerciali aggressive, Kia e Hyundai danneggerebbero i produttori continentali, è la tesi. Abbastanza in linea col Marchionne-pensiero, secondo il quale gli accordi di libero scambio con il Paese asiatico vanno rivisti. Perché l' export è a senso unico: il mercato coreano è «blindato» per chi arriva da fuori. Dopo la titanica battaglia legale fra Apple e Samsung, il «fronte» coreano si sposta dagli smartphone alle quattro ruote? Difficile, i costruttori di Seul da tempo hanno basi produttive nell' Est europeo per evitare i dazi, centri di stile e ricerca in Germania per realizzare modelli adatti alle esigenze del pubblico locale. In più, fra le stesse Case francesi emergerebbero spaccature: che interesse avrebbe la Renault a sposare la posizione di Arnaud quando controlla l' 80% della Samsung Motors, il terzo maggiore produttore coreano? Per non parlare degli americani: General Motors costruisce in Corea negli stabilimenti ex Daewoo e importa da noi vetture a marchio Chevrolet e Opel. A leggere i dati governativi, però, il balzo dell' industria domestica ha dell' incredibile: nei primi sei mesi dell' anno la produzione è aumentata del 3,4% e le esportazioni sono cresciute di oltre il 10%. Su un totale di 2,4 milioni di auto assemblate, ben 1,7 sono dirette fuori dai confini nazionali. Mentre quelle importate in Corea nello stesso periodo sono circa 70 mila, un' inezia al confronto....
http://archiviostorico.corriere.it/2012/settembre/03/Parigi_vuole_frenare_invasione_coreana_ce_0_120903024.shtml
Nella classifica mondiale delle auto vendute nel 2009 c' era una sorpresa. Dopo il trio Toyota (7,4 milioni di veicoli venduti), Volkswagen (6,4 milioni) e Gm (6,2 milioni), al quarto posto c' era la coreana Hyundai-Kia. Ha superato la soglia dei 5 milioni battendo, nell' ordine: Ford, Honda, Peugeot-Citroën, Nissan, Suzuki e Renault. È un risultato inusuale per una società nata nel 1967 come assemblatore di modelli Ford. Merito dell' intuito industriale del fondatore Chung Ju-Yung, padre dell' attuale presidente Chung Mong Koo: è riuscito a ottenere interventi di sostegno pubblico ai suoi progetti. Quando decise di costruire una vettura con il marchio Hyundai, la Pony, la casa chiese la collaborazione del designer italiano Giorgetto Giugiaro. Da qui è partito un processo di evoluzione dello stile, per codificare e anticipare le tendenze nei vari mercati. È stata costituita una rete globale di design e di ricerca fra le città più socialmente avanzate negli Usa e in Giappone, Europa, nei Paesi emergenti. Oggi Hyundai-Kia ha centri di ricerca e sviluppo nelle zone nevralgiche del settore automobilistico mondiale: oltre a quello di Namyang, in Corea, anche in America (Detroit e Los Angeles), Europa (Francoforte, quartier generale nel continente), Giappone, Cina, India. Altrettanto strategici sono gli otto impianti produttivi, per adeguare i modelli alle richieste locali: tre in Corea, più quelli in Cina, India, America (Alabama), Turchia e uno inaugurato nel 2009 in Europa, nella Repubblica Ceca, a Nosovice, con un investimento di un miliardo di euro. Dal 2011 produrrà 300 mila auto all' anno. Impiega 2 mila persone più 4 mila nell' indotto, che nel 2011 diventeranno 3.500 e 7.500. Totale, 11mila posti di lavoro. Sono costruite qui la Hyundai i30 berlina e station wagon e la Kia Venga. È in dirittura d' arrivo anche un sito in Russia, San Pietroburgo: stanziati 450 mila dollari, 500 mila auto all' anno previste a regime. È in questa ragnatela di progettazione e industrializzazione la chiave del successo coreano. Prima di altri, il gruppo asiatico ha compreso che la delocalizzazione delle attività produttive era la base per una competitività internazionale, improntata all' efficienza. Con lo spostamento del potere economico verso le economie emergenti, il gruppo Hyundai-Kia, che aveva iniziato senza una precisa identificazione del marchio, è riuscito a diventare competitor globale. Le maggiori industrie dei Paesi occidentali, Fiat, Renault, Peugeot-Citroën, Mercedes, Bmw, Volkswagen, stanno affrontando il dilemma: «Produrre dove costa meno per vendere dove è massimo il profitto .
http://archiviostorico.corriere.it/2010/settembre/20/Auto_invasione_Oriente_parla_coreano_ce_0_100920031.shtml
Vendere auto a prezzi stracciati all' estero per sottrarre spazio alla concorrenza. Facendo leva sulla potenza del mercato interno. In una parola: dumping. Da Parigi volano parole pesanti contro le Case coreane, accusate di sfruttare ad arte la crisi per avanzare rapidamente in Europa. Ad accendere la miccia stavolta è il ministro francese del Riassetto produttivo, Arnaud Montebourg, che ha chiesto l' intervento della Commissione europea. Con le loro politiche commerciali aggressive, Kia e Hyundai danneggerebbero i produttori continentali, è la tesi. Abbastanza in linea col Marchionne-pensiero, secondo il quale gli accordi di libero scambio con il Paese asiatico vanno rivisti. Perché l' export è a senso unico: il mercato coreano è «blindato» per chi arriva da fuori. Dopo la titanica battaglia legale fra Apple e Samsung, il «fronte» coreano si sposta dagli smartphone alle quattro ruote? Difficile, i costruttori di Seul da tempo hanno basi produttive nell' Est europeo per evitare i dazi, centri di stile e ricerca in Germania per realizzare modelli adatti alle esigenze del pubblico locale. In più, fra le stesse Case francesi emergerebbero spaccature: che interesse avrebbe la Renault a sposare la posizione di Arnaud quando controlla l' 80% della Samsung Motors, il terzo maggiore produttore coreano? Per non parlare degli americani: General Motors costruisce in Corea negli stabilimenti ex Daewoo e importa da noi vetture a marchio Chevrolet e Opel. A leggere i dati governativi, però, il balzo dell' industria domestica ha dell' incredibile: nei primi sei mesi dell' anno la produzione è aumentata del 3,4% e le esportazioni sono cresciute di oltre il 10%. Su un totale di 2,4 milioni di auto assemblate, ben 1,7 sono dirette fuori dai confini nazionali. Mentre quelle importate in Corea nello stesso periodo sono circa 70 mila, un' inezia al confronto....
http://archiviostorico.corriere.it/2012/settembre/03/Parigi_vuole_frenare_invasione_coreana_ce_0_120903024.shtml