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Ogni anno 120mila italiani emigrano all'estero

A questi va aggiunto un sommerso due volte e mezzo più grande, rappresentato da chi parte senza lasciar traccia. Il Sole 24 ore, per rendere l’idea delle proporzioni, ha usato un paragone efficace: è come se ogni anno una città come Bari improvvisamente si svuotasse...
Ogni anno l'Italia perde circa 8 mila giovani laureati di età compresa tra 25 e 34 anni. Negli ultimi 10 anni sono stati 120 mila i laureati che sono andati all’estero: 40 mila sono rientrati nel nostro Paese, mentre i talenti persi si attestano a 80 mila..
 
Da fuga dei cervelli a esodo di massa degli stessi?

... Io legherei questo all'altro argomento della difficoltà delle retribuzioni italiane e anche al nostro ascensore sociale che funziona male.
 
Io non credo alla narrazione secondo cui gli italiani vogliono che i loro figli diventino tutti dottori e quindi a fare i lavori manuali (che saranno anche umili per certi versi ma in qualche caso garantiscono retribuzioni maggiori rispetto a lavori che si svolgono in giacca e cravatta) rimangono solo gli stranieri.
Secondo me si è creato una sorta di imbuto che restringe la selezione escludendo i ragazzi italiani dalla selezione per gli istituti professionali dando per scontato che tanto diranno di no.
Dei ragazzi della mia generazione che conosco posso dire che molti di quelli che non si sono laureati ma hanno cercato lavoro dopo il liceo stanno meglio di quelli che hanno proseguito gli studi.
Che dei laureati tolti i figli di papà che avevano un lavoro assicurato hanno fatto strada solo i più bravi.
Gli altri nonostante la laurea svolgono lavori per i quali la terza media potrebbe bastare,solo che hanno iniziato a lavorare a 30 anni perchè il pezzo di carta ci vuole anche se poi di fatto non viene usato.
Invidio chi ha il coraggio di andare all'estero all'avventura ma forse fanno bene piuttosto che rimanere impantanati dove si trovano e ambire a uno stipendio più che a fare un lavoro che gli piace.
 
Non è che all'estero sia sempre e solo rose e fiori.
Ma quello che vedo è che da noi è che anche per alcuni lavori più qualificati (ovvero che richiedono capacità e preparazione) pagano una miseria.
Col risultato di mischiare le carte perché i giovani son costretti a cercare solo un lavoro che gli permetta di vivere (nemmeno decentemente) indipendentemente da quale sia.
Ovvio che certi lavori [da zero qualifica] poi, dopo aver studiato sino a 25 anni, aver tirato la cinghia altri 3 o 4 per mettere a frutto gli studi lottando per avere uno stage da 500€ al mese, da noi non accettano di farli.
Piuttosto li fanno fuori dall'Italia dove trovano più normale dover accettare di ripartire da zero.
 
Non è che all'estero sia sempre e solo rose e fiori.
Ma quello che vedo è che da noi è che anche per alcuni lavori più qualificati (ovvero che richiedono capacità e preparazione) pagano una miseria.
Col risultato di mischiare le carte perché i giovani son costretti a cercare solo un lavoro che gli permetta di vivere (nemmeno decentemente) indipendentemente da quale sia.
Ovvio che certi lavori [da zero qualifica] poi, dopo aver studiato sino a 25 anni, aver tirato la cinghia altri 3 o 4 per mettere a frutto gli studi lottando per avere uno stage da 500€ al mese, da noi non accettano di farli.
Piuttosto li fanno fuori dall'Italia dove trovano più normale dover accettare di ripartire da zero.


Vagli,
MO,
a dar torto
??
 
Ma quello che vedo è che da noi è che anche per alcuni lavori più qualificati (ovvero che richiedono capacità e preparazione) pagano una miseria.
Non solo, anche per lavori più generici è così. Non solo, è anche una questione di servizi e diritti, basta passare la frontiera anche solo di pochi km e si trovano ben altre situazioni.
 
Il punto vero è che l'ascensore sociale si è inceppato. O per lo meno non funziona bene come in passato. Rompendo in qualche misura il patto di speranza e di fiducia verso il futuro.

La storiella alla Briatore che servono falegnami e non laureati mi fa orrore. E' rivoltante. Una società più colta e formata, è più libera, più ricca, ed è in grado di dare più opportunità anche a chi magari è meno formato.
 
personalmente l'andare all'estero non era solo un discorso economico, era anche un non ritrovarsi più nel paese dove si è nati e cresciuti, e secondo me è uno dei motivi per cui alcuni vanno via.
Poi che andando all'estero siano tutte rose e fiori non lo penso neanche io, ed una cosa è andare all'estero da pensionati ed un altrà è andarci quando ancora si ha una vita professionale.
Comunque io non ci vedo necessariamente una aspetto negativo nell'andare fuori, è un elemento di crescita professionale ed umana, il discorso è poi di ritornare in Italia e mi sembra che manchi questo.
 
Il punto vero è che l'ascensore sociale si è inceppato. O per lo meno non funziona bene come in passato. Rompendo in qualche misura il patto di speranza e di fiducia verso il futuro.

La storiella alla Briatore che servono falegnami e non laureati mi fa orrore. E' rivoltante. Una società più colta e formata, è più libera, più ricca, ed è in grado di dare più opportunità anche a chi magari è meno formato.
Briatore è cinico ma non ha tutti i torti, tanti lavori vengono scartati perchè da laureato aspiri ad un occupazione ben retribuita e ben regolarizzata. L'aspirazione non è più nemmeno il "posto pubblico", anche quello viene snobbato. Non è buono che il ragazzino a 16 anni lasci la scuola per fare l'apprendista imbianchino come non è buono che il 26enne appena laureato con 110 pretenda il "posto" in azienda sin da subito, e non è nemmeno buono che poi lo stesso ragazzo ri ritrovi in sella ad uno scooter con lo scatolone dietro o col trolley in aeroporto sperando in un sogno "estero". Ci vuole equilibrio in tutto, i ragazzi devono essere educati al lavoro, qualcuno deve dirgli che con un diploma e tanta voglia di fare e tanta pazienza può cominciare a lavorare e magari a 26 anni cominciare a pensare di aprire una propria azienda o mettere famiglia o farsi la macchina nuova coi soldi sudati e guadagnati. La laurea non è la soluzione a tutto, ci vuole anche il piccolo artigiano, la manovalanza, ci vuole anche chi è in grado di sistemare la tapparella, il rubinetto che perde, di tinteggiare la camera da letto, di aggiungere una presa di corrente. Ci lamentiamo degli immigrati che fanno questi lavori (altrettanto dignitosi) ma dobbiamo lamentarci di noi stessi che vogliamo fare tutti gli ingegneri e i dottori e poi magari troviamo la famosa lite dell'ingegnere contro il mastro che in virtù della sua esperienza non riesce a convincerlo che tale soluzione è sbagliata e causerà un disastro.
La scuola deve insegnare ai giovani cos'è l'esperienza, di quant'è importante, bruciare le tappe causa solo danni.
 
il lavoro è dignità, se non c'è lo si può anche creare.....c'è chi gira con una latta di olio motore esausto e un pennello e chiede un contributo libero per lubrificare la saracinesca, non fa nulla di male, la sera arriva a casa stanco, sudato, sporco e mette in tavola un pezzo di pane e 100gr di prosciutto. Ma non aspetta l'amico o il parente o la risposta fra le centinaia di curriculum mandati alle aziende premium fino al più misero call center.
 
Briatore è cinico ma non ha tutti i torti, tanti lavori vengono scartati perchè da laureato aspiri ad un occupazione ben retribuita e ben regolarizzata. L'aspirazione non è più nemmeno il "posto pubblico", anche quello viene snobbato. Non è buono che il ragazzino a 16 anni lasci la scuola per fare l'apprendista imbianchino come non è buono che il 26enne appena laureato con 110 pretenda il "posto" in azienda sin da subito, e non è nemmeno buono che poi lo stesso ragazzo ri ritrovi in sella ad uno scooter con lo scatolone dietro o col trolley in aeroporto sperando in un sogno "estero". Ci vuole equilibrio in tutto, i ragazzi devono essere educati al lavoro, qualcuno deve dirgli che con un diploma e tanta voglia di fare e tanta pazienza può cominciare a lavorare e magari a 26 anni cominciare a pensare di aprire una propria azienda o mettere famiglia o farsi la macchina nuova coi soldi sudati e guadagnati. La laurea non è la soluzione a tutto, ci vuole anche il piccolo artigiano, la manovalanza, ci vuole anche chi è in grado di sistemare la tapparella, il rubinetto che perde, di tinteggiare la camera da letto, di aggiungere una presa di corrente. Ci lamentiamo degli immigrati che fanno questi lavori (altrettanto dignitosi) ma dobbiamo lamentarci di noi stessi che vogliamo fare tutti gli ingegneri e i dottori e poi magari troviamo la famosa lite dell'ingegnere contro il mastro che in virtù della sua esperienza non riesce a convincerlo che tale soluzione è sbagliata e causerà un disastro.
La scuola deve insegnare ai giovani cos'è l'esperienza, di quant'è importante, bruciare le tappe causa solo danni.
No guarda. tutto ciò che dici è completamente scollato dalla realtà.

Il tasso di laureati in Italia è più basso della media europea. Quindi se mancano gli idraulici il motivo non è certo da attribuire a chi si prende una laurea.

A questo dato drammatico, si aggiunge il fatto che di questi pochi laureati, una sparuta minoranza sceglie discipline stem. Quindi non so come si possa dire che tutti ambiscano a diventare ingegneri. Magari. Ma non è affato così.
 
Briatore è lo stesso che diceva che un cameriere se è bravo porta a casa 5000 euro di mance al mese.
Credo che ogni sua dichiarazione vada tarata tenendo presente l'ambiente in cui vive e lavora lui.
 
Il punto vero è che l'ascensore sociale si è inceppato. O per lo meno non funziona bene come in passato. Rompendo in qualche misura il patto di speranza e di fiducia verso il futuro.

La storiella alla Briatore che servono falegnami e non laureati mi fa orrore. E' rivoltante. Una società più colta e formata, è più libera, più ricca, ed è in grado di dare più opportunità anche a chi magari è meno formato.

Diciamo che Briatore ha ragione
A meta', pero'
Non possiamo, essere tutti Briatore....

Infatti, in un mondo di soli Briatori e fenomeni vari
( per dire tutti ricchi: che quindi disdegnano i " lavoracci " )....
....Poi, se vuoi i falegnami, li devi pagare 10.000 Euri il mese:
come i lavapiatti
come gli stradini
e compagnia cantante....

Vedrai che magicamente rifioriranno gli
le scuole dei diplomi " tecnici "

E' una provocazione ovviamente
Non possiamo fare tutti i Briatore,
come non possiamo fare tutti gli ingegneri, i notai e via discorrendo....
Ma i lavoratori manuali per quanto non li puoi soppiantare con " macchine ",
o se li vuoi umani,
LI DEVI PAGARE e BENE.
Vedrai che cosi' li trovi e pure bravi.

Per dire:
non la marea di improvvisati che hanno ristrutturato migliaia di case....
Il come, non si sa....
Visto che il grosso non aveva mai visto una cazzuola fino al giorno prima.
 
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