Briatore è cinico ma non ha tutti i torti, tanti lavori vengono scartati perchè da laureato aspiri ad un occupazione ben retribuita e ben regolarizzata. L'aspirazione non è più nemmeno il "posto pubblico", anche quello viene snobbato. Non è buono che il ragazzino a 16 anni lasci la scuola per fare l'apprendista imbianchino come non è buono che il 26enne appena laureato con 110 pretenda il "posto" in azienda sin da subito, e non è nemmeno buono che poi lo stesso ragazzo ri ritrovi in sella ad uno scooter con lo scatolone dietro o col trolley in aeroporto sperando in un sogno "estero". Ci vuole equilibrio in tutto, i ragazzi devono essere educati al lavoro, qualcuno deve dirgli che con un diploma e tanta voglia di fare e tanta pazienza può cominciare a lavorare e magari a 26 anni cominciare a pensare di aprire una propria azienda o mettere famiglia o farsi la macchina nuova coi soldi sudati e guadagnati. La laurea non è la soluzione a tutto, ci vuole anche il piccolo artigiano, la manovalanza, ci vuole anche chi è in grado di sistemare la tapparella, il rubinetto che perde, di tinteggiare la camera da letto, di aggiungere una presa di corrente. Ci lamentiamo degli immigrati che fanno questi lavori (altrettanto dignitosi) ma dobbiamo lamentarci di noi stessi che vogliamo fare tutti gli ingegneri e i dottori e poi magari troviamo la famosa lite dell'ingegnere contro il mastro che in virtù della sua esperienza non riesce a convincerlo che tale soluzione è sbagliata e causerà un disastro.
La scuola deve insegnare ai giovani cos'è l'esperienza, di quant'è importante, bruciare le tappe causa solo danni.