Il design Alfa si è notevolmente annacquato con la nuova Giulia, nel tentativo malriuscito di imitare Audi e BMW. Solo il frontale si salva parzialmente, anche se preferisco di gran lunga quello della 159, coi tre fanali tondi e dalla linea più pulita.
La fiancata è decisamente il punto debole della linea: in parte mi ricorda addirittura la Seat Toledo seconda serie, cioè un'auto di quindici anni fa; il taglio dei vetri, il muso lungo e la coda corta sono invece quelli della BMW serie 3, la presa d'aria davanti alla ruota è una citazione della M3.
Dietro, se venisse sostituito il logo Alfa, la Giulia potrebbe essere scambiata benissimo per un'Audi. I fanali posteriori poi si allungano troppo lungo la fiancata e ricordano quelli di auto giapponesi.
Devo ammettere che invece il cruscotto non mi dispiace, in quanto i rimandi alla tradizione sono stati fusi abbastanza bene con la nuova tecnologia, rappresentata soprattutto dallo schermo multimediale.
Ma la linea non può essere promossa in alcun modo. Manca del tutto dell' aggressiva eleganza della 159. E di originalità. L'auto del riscatto Alfa? Si poteva fare decisamente di meglio.
Altra critica: la decisione di presentare prima solo la versione più pepata, con addirittura 510 cavalli, è stato un errore. E' stato dato un segnale di insicurezza, come dire: non credo al mio prodotto, quindi ne faccio vedere solo una versione inbellettata, con prese d'aria e muscoli aggiunti che non ci saranno nel modello normale, che non ci convince, quindi per ora lo teniamo da parte.
Ultima considerazione. Con l'aria della Turandot cantata da Bocelli si è dato un ulteriore segnale negativo: l'idea del riscatto a tutti costi. Il personaggio che intona "All'alba vincerò" il giorno dopo è destinato a morire se fallirà nel suo intento. In questo modo si sottolinea ulteriormente lo stato di crisi della casa del biscione, che si gioca ora l'ultima, disperata carta.
Marchionne pare abbia curato in prima persona tutto lo spettacolo, compresa la scelta di Bocelli. Un cantante lirico nostrano di fama internazionale, a ribadire l'orgoglio italiano. Io avrei chiamato anche Zucchero: avrebbero cantato insieme "Con te partirò", brano più adatto alla presentazione di un mezzo che ci permette di viaggiare e visitare nuovi luoghi.
La fiancata è decisamente il punto debole della linea: in parte mi ricorda addirittura la Seat Toledo seconda serie, cioè un'auto di quindici anni fa; il taglio dei vetri, il muso lungo e la coda corta sono invece quelli della BMW serie 3, la presa d'aria davanti alla ruota è una citazione della M3.
Dietro, se venisse sostituito il logo Alfa, la Giulia potrebbe essere scambiata benissimo per un'Audi. I fanali posteriori poi si allungano troppo lungo la fiancata e ricordano quelli di auto giapponesi.
Devo ammettere che invece il cruscotto non mi dispiace, in quanto i rimandi alla tradizione sono stati fusi abbastanza bene con la nuova tecnologia, rappresentata soprattutto dallo schermo multimediale.
Ma la linea non può essere promossa in alcun modo. Manca del tutto dell' aggressiva eleganza della 159. E di originalità. L'auto del riscatto Alfa? Si poteva fare decisamente di meglio.
Altra critica: la decisione di presentare prima solo la versione più pepata, con addirittura 510 cavalli, è stato un errore. E' stato dato un segnale di insicurezza, come dire: non credo al mio prodotto, quindi ne faccio vedere solo una versione inbellettata, con prese d'aria e muscoli aggiunti che non ci saranno nel modello normale, che non ci convince, quindi per ora lo teniamo da parte.
Ultima considerazione. Con l'aria della Turandot cantata da Bocelli si è dato un ulteriore segnale negativo: l'idea del riscatto a tutti costi. Il personaggio che intona "All'alba vincerò" il giorno dopo è destinato a morire se fallirà nel suo intento. In questo modo si sottolinea ulteriormente lo stato di crisi della casa del biscione, che si gioca ora l'ultima, disperata carta.
Marchionne pare abbia curato in prima persona tutto lo spettacolo, compresa la scelta di Bocelli. Un cantante lirico nostrano di fama internazionale, a ribadire l'orgoglio italiano. Io avrei chiamato anche Zucchero: avrebbero cantato insieme "Con te partirò", brano più adatto alla presentazione di un mezzo che ci permette di viaggiare e visitare nuovi luoghi.