<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Napoli non si aiuta e non è aiutata - Resa edificabile la zona rossa | Il Forum di Quattroruote

Napoli non si aiuta e non è aiutata - Resa edificabile la zona rossa

G5

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Sono sorpreso e demoralizzato nell'apprendere questa notizia. Molti di voi ricorderanno quante discussioni fatte sui problemi inerenti il Vesuvio, delle esercitazioni di sfollamento, dell'ampliamento della zona rossa voluto dal Dipartimento della Protezione Civile, lotte all'abusivismo, ecc ecc. Parlavamo di come ovviare a ciò che sappiamo con certezza accadrà e, tutto sommato, pur tra le critiche, condividevamo che queste attività fossero necessarie al fine di ristabilire un ordine e mettere in sicurezza quanta più gente possibile.
Oggi, dopo 15 anni di studi e 7 anni di vincolo assoluto, scopro che si apre una falla normativa. Non sono ancora in grado di capirne la vera potenzialità (forse inferiore a quella in articolo) ma quel che è certo che la strada è stata aperta. Non resta che confidare nel buon senso di tutti e che quanto scritto sia trasformato in qualcosa di meno pericoloso. Alla fine basterebbe soltanto ricordarsi di leggere e rispettare le leggi che già ci sono.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/16/zona-rossa-del-vesuvio-blitz-pdl-in-regionesi-potra-tornare-a-costruire-nelle-aree-vietate/86725/
Zona rossa del Vesuvio, blitz Pdl in regione:
si potrà tornare a costruire nelle aree vietate In barba al rischio sismico e vulcanico, ma soprattutto in spregio alla lotta all'abusivismo, il Popolo della libertà campano ha votato un emendamento alla legge del 2003 che vietava nuove costruzioni sulle pendici del vulcano C?era una volta la zona rossa del Vesuvio: area a rischio sismico e vulcanico dove, dal 2003, non si poteva più edificare oltre all?esistente. Ora però, una Legge regionale campana, di fatto rischia di favorire il proliferare di costruzioni nell?area a rischio. Si tratta di un emendamento alla legge regionale del 2003 che consentirà interventi di ristrutturazione edilizia ?anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito?. Insomma, alle pendici del Vulcano in piena zona rossa si potrà di nuovo edificare in barba al rispetto delle norme di sicurezza e della lotta all?abusivismo edilizio.

Vediamo come. L?articolo 5 della L.R. 10 dicembre 2003 n. 21, al comma 1 sancisce il divieto di ?rilascio di titoli edilizi? che consentano ?la realizzazione di interventi finalizzati all?incremento dell?edilizia residenziale? in zona rossa.

Il divieto è coerente con le enormi preoccupazioni che riguardano l?area in questione. Un?area densamente popolata per la quale esiste anche un piano d?emergenza nazionale che prevede il trasferimento in aree sicure di tutti gli abitanti (più di 550mila persone) dei 18 comuni interessati dal rischio. Sulla questione Vesuvio e sulla sua pericolosità si spendono, da anni, interventi e parole. Esiste un osservatorio vesuviano con sistema di monitoraggio permanente. Si è avanzata la richiesta di estendere ulteriormene la zona rossa. Legambiente ha stimato in circa 50mila le abitazioni abusive, e ha parlato di un piano di evacuazione ancora in alto mare.

Si è tentato ? senza successo, a onor del vero ? di convincere gli abitanti della zona a trasferirsi altrove, con un ?bonus? di 30mila euro per le famiglie che avessero abbandonato la zona rossa. Si sono poi verificati anche episodi di dubbio gusto, come per esempio l?infelice battuta dell?ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che disse, a proposito di un?eventuale eruzione del vulcano: ?Da buon leghista vi dico che non sarebbe quella grande disgrazia?.

Insomma, fra battute e questioni serie, che l?area sia a rischio è cosa ben nota e il vincolo del 2003, che poneva fine alle edificazioni, di fatto, riguardava un?area di ben 250 chilometri quadrati.

Ma poi gli anni passano, si arriva alla fine del 2010, si discute del Piano Casa berlusconiano e alla fine si arriva alla Legge regionale n.1 del il 5 gennaio 2011, in cui spicca un emendamento. La prima firmataria è il consigliere regionale Paola Raia (PdL), di Somma Vesuviana. Con l?emendamento si modifica il comma 2 art. 5 della legge del 2003. Quello che stabilisce le eccezioni ai divieti: in zona rossa era possibile effettuare interventi ?di adeguamenti funzionali o di natura igienico-sanitaria relativi a immobili esistenti?.

Adesso, sono concessi ?gli interventi di ristrutturazione edilizia, anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito, in coerenza con le previsioni urbanistiche vigenti, a condizione che almeno il cinquanta per cento della volumetria originaria dell?immobile sia destinata ad uso diverso dalla residenza?.

Semplificando, questo vuol dire che in zona rossa si può demolire e riedificare. Dov?è finita la prevenzione? Dov?è la lotta all?abusivismo?

Edoardo Cosenza, Assessore regionale alle Opere e Lavori pubbici e alla Protezione civile sul territorio e Difesa del suolo, fa sapere, a mezzo stampa, che ?Lo spirito dell?emendamento presentato dalla maggioranza era di ridurre dal 100% di uso abitativo al 50% di uso abitativo. Ma se l?emendamento, come sembra, non è chiaro e si espone a diverse interpretazioni, mi impegno a chiarirlo nel regolamento attuativo. Perché lo prometto: neanche un cittadino in più dovrà entrare nella zona rossa.?

Il capogruppo del Pd in Regione Campania, Giuseppe Russo, interpellato sull?emendamento, è perentorio: ?E? una follia?. Poi però, afferma di avere una speranza, quasi una certezza: ?Sono sicuro che la Giunta Regionale non darà corso a nuove edificazioni. Ci sono piani di protezione civile e leggi nazionali da rispettare?.

E allarga il raggio del discorso: ?Il territorio campano è fragile, esposto ad avversità e rischi di vario grado. Noi abbiamo cercato di frenare i tentativi di edificazione in queste zone: la preoccupazione principale che abbiamo è come ridurre il peso delle residenze in queste aree, che non riguardano solo il rischio vulcanico, ma l?intero territorio?.

Promesse dal centrodestra, speranze del centrosinistra che, in minoranza in Regione Campania, non ha i numeri per bloccare l?emendamento. Che esiste, ed è legge dal 5 gennaio scorso.

Insomma, c?era una volta la zona a rischio del Vesuvio, e non ci si poteva più costruire: era un fatto, ed era chiaro. Ora, invece, bisogna aspettare un regolamento attuativo che risolva l?ambiguità della zona rossa.

http://archiviostorico.corriere.it/2011/gennaio/12/Vesuvio_cancellato_divieto_costruire_co_9_110112030.shtml
ENTI LOCALI LA CONSULTAZIONE IL CASO MODIFICATA LA NORMA DELL' EPOCA DI BASSOLINO. «MA GLI IMMOBILI POTRANNO ESSERE DESTINATI AD ABITAZIONI SOLO PER METÀ»
Vesuvio, cancellato il divieto di costruire
Nella zona rossa a rischio eruzione palazzi nuovi sostituiranno quelli fatiscenti

MILANO - Gli avevano dato un nome altisonante: «Operazione Vesuvia». L' obiettivo? Ambizioso: convincere ad andar via i campani residenti nella «zona rossa», la zona a rischio più vicina al Vesuvio. La giunta Bassolino, nel novembre 2003, con l' articolo 5 della legge regionale pose il vincolo di inedificabilità su 250 chilometri quadrati di territorio. La notte del 21 dicembre scorso, però, il Consiglio regionale della Campania ha inserito senza grande clamore all' interno del nuovo Piano casa una modifica al vincolo di inedificabilità: si potranno ristrutturare gli immobili esistenti «anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito, in coerenza con le previsioni urbanistiche vigenti, a condizione che almeno il 50% della volumetria originaria dell' immobile sia destinata ad uso diverso dalla residenza». Detto in parole povere, anche edifici fatiscenti o finora usati come ufficio potranno diventare al 50% nuove abitazioni, aumentando di fatto il numero di persone che potrà andare a vivere nella zona a rischio. L' emendamento, prima firmataria la consigliera regionale di Somma Vesuviana Paola Raia Pdl, si basa sul fatto che «gli immobili esistenti» da ristrutturare non debbano essere esclusivamente abitazioni. Una prospettiva che fa a cazzotti con lo spirito del 2003, anche se c' è da dire che il bonus di 30 mila euro proposto alle famiglie che abbandonavano la zona a rischio, negli anni si è rivelato un flop: solo 106 nuclei accettarono, e di questi molte solo fittiziamente poiché lasciarono la casa ad altri. «Ma comunque ci provammo - riflette oggi l' ex assessore all' Urbanistica Marco Di Lello, coordinatore nazionale psi e promotore del «Progetto Vesuvia» -. Sancimmo il principio che in una zona a rischio eruzione non si può costruire. Ma vedo che si continua a governare pensando più al consenso che al bene comune: grave destinare anche solo il 50% della ristrutturazione ad abitazione». Una zona, per intenderci, dove l' ultima eruzione è stata nel 1944 ben descritta nella sua forza distruttiva nel libro Naples ' 44 di Norman Lewis. Ma che secondo il vulcanologo Franco Barberi «è quella a più alto rischio vulcanico nel mondo considerando l' abnorme concentrazione edilizia spintasi a poche centinaia di metri dal cratere». Secondo Legambiente nei 18 comuni a rischio, nella zona rossa, vivono circa 600 mila persone, ed esistono 45 mila costruzioni abusive, di cui 5 mila dentro il Parco del Vesuvio. Ma nonostante questo nell' aprile 2009 il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Giuseppe Capasso, chiese all' allora governatore Bassolino un «patto speciale» per i Comuni dell' area protetta, in modo da consentire di applicare anche nella zona rossa il Piano casa berlusconiano. Ora l' introduzione di questa modifica alla legge regionale del 2003 apre nuove «possibilità» a chi finora mal sopportava il vincolo di inedificabilità. Anche se l' assessore regionale all' Urbanistica Edoardo Cosenza, interpellato, esclude che attraverso questo emendamento si possa aprire un nuovo varco all' edificabilità nella zona a rischio: «Lo spirito dell' emendamento presentato dalla maggioranza era di ridurre dal 100% di uso abitativo al 50% di uso abitativo. Ma se l' emendamento, come sembra, non è chiaro e si espone a diverse interpretazioni, mi impegno a chiarirlo nel regolamento attuativo. Perché lo prometto: neanche un cittadino in più dovrà entrare nella zona rossa». Angela Frenda RIPRODUZIONE RISERVATA

Frenda Angela
 
rispettare le leggi? :D :D
tanto si sacche in caso di disastro pagano tutti i cittadini; che vuoi che gli frega?
 
Se non apportano correttivi immediati tale norma comporterà effetti la cui responsabilità sarà sin troppo chiara. È una cosa sfacciata alla quale nessuno si deve sottrarre dall'esprimere un giudizio fortemente negativo.
Non ho elementi valutativi ma sostenere che dietro una posizione così non ci sia la volontà di aiutare i cittadini ma quella di aiutare la camorra. In questa ottica dovrebbero essere ricercare le connessioni malavitose con la politica.
Anche se a Napoli, non esistono i partiti, esistono i pacchetti elettorali.
 
confesso la mia diffidenza (dovuta a pregiudizi) su molte cose che arrivano dalle amministrazioni pubbliche, massimamente per quelle di alcune zone del Paese

però in questo caso la sposo alla diffidenza per il modo di dare la notizia: "possibilità di ristrutturare" non è molto coerente con "favorire il proliferare di costruzioni"
ristrutturare significa che la costruzione "originaria" c'era già ed era autorizzata. nulla a che vedere né con la proliferazione edilizia, né con l'abusivismo. e poco di differente (dal punto di vista del pericolo sismico) con la possibilità di soli adeguamenti funzionali
 
G5 ha scritto:
Se non apportano correttivi immediati tale norma comporterà effetti la cui responsabilità sarà sin troppo chiara. È una cosa sfacciata alla quale nessuno si deve sottrarre dall'esprimere un giudizio fortemente negativo.
Non ho elementi valutativi ma sostenere che dietro una posizione così non ci sia la volontà di aiutare i cittadini ma quella di aiutare la camorra. In questa ottica dovrebbero essere ricercare le connessioni malavitose con la politica.
Anche se a Napoli, non esistono i partiti, esistono i pacchetti elettorali.
i partiti no, ma le cosche non mancano....
 
belpietro ha scritto:
confesso la mia diffidenza (dovuta a pregiudizi) su molte cose che arrivano dalle amministrazioni pubbliche, massimamente per quelle di alcune zone del Paese

però in questo caso la sposo alla diffidenza per il modo di dare la notizia: "possibilità di ristrutturare" non è molto coerente con "favorire il proliferare di costruzioni"
ristrutturare significa che la costruzione "originaria" c'era già ed era autorizzata. nulla a che vedere né con la proliferazione edilizia, né con l'abusivismo. e poco di differente (dal punto di vista del pericolo sismico) con la possibilità di soli adeguamenti funzionali

L'inghippo sta' tutto in un passaggio tecnico.
In sostanza loro dicono che se hai un edificio (termine generico) da ristrutturare alla fine questo dovrà avere al massimo il 50% di residenza.
Se uno immagina la ristrutturazione di un condominio l'affare è vantaggioso perché riduci le abitazioni e magari aumenti le attività economiche (come idea).
Ma poniamo il caso inverso. Hai a che fare con edifici (garage, magazzini, ristoranti, bar, supermercati, ecc) che non hanno alcuna valenza abitativa ma se la ristrutturi te ne riconoscono il 50%.
È qui il problema "politico" e tecnico della norma. È qui che si annida il potenziale pericolo.
 
Non vorrei poi che assieme a questa norma pian piano si arrivasse a sanare pure le costruzioni abusive.
 
G5 ha scritto:
belpietro ha scritto:
confesso la mia diffidenza (dovuta a pregiudizi) su molte cose che arrivano dalle amministrazioni pubbliche, massimamente per quelle di alcune zone del Paese

però in questo caso la sposo alla diffidenza per il modo di dare la notizia: "possibilità di ristrutturare" non è molto coerente con "favorire il proliferare di costruzioni"
ristrutturare significa che la costruzione "originaria" c'era già ed era autorizzata. nulla a che vedere né con la proliferazione edilizia, né con l'abusivismo. e poco di differente (dal punto di vista del pericolo sismico) con la possibilità di soli adeguamenti funzionali

L'inghippo sta' tutto in un passaggio tecnico.
In sostanza loro dicono che se hai un edificio (termine generico) da ristrutturare alla fine questo dovrà avere al massimo il 50% di residenza.
Se uno immagina la ristrutturazione di un condominio l'affare è vantaggioso perché riduci le abitazioni e magari aumenti le attività economiche (come idea).
Ma poniamo il caso inverso. Hai a che fare con edifici (garage, magazzini, ristoranti, bar, supermercati, ecc) che non hanno alcuna valenza abitativa ma se la ristrutturi te ne riconoscono il 50%.
È qui il problema "politico" e tecnico della norma. È qui che si annida il potenziale pericolo.

il mutamento di destinazione d'uso, che non comporta la creazione di nuove volumetrie non preesistenti, è poi regolato dai Comuni.
per quello che hanno pubblicato, l'allarme mi pare ingiustificato.

aggiungo una osservazione personale: quando gli amicidegliamici vogliono fare delle grosse porcate, non fanno una legge regionale apposita (che vale per tutti), se le fanno solo per sé.

comunque, da come leggo io è l'inverso:
 
Onestamente, avendo operato in regime di piano casa (sebbene in Toscana) posso dirti che l'ammissione degli interventi al regime di ristrutturazione edilizia di fatto non preclude alcuna possibilità di intervento.
Inserire questo articolo se ciò non determinasse la possibilità di trasformare, stante vincoli superiori, non avrebbe alcun senso. La sua introduzione invece mi pare che sottenda in modo neanche velato alla possibilità di effettuare importanti speculazioni edilizie.
La giurisprudenza non esclude il cambio di destinazione d'uso sebbene sia un punto controverso. Il dato di fatto è che molte Amministrazioni accettano il cambio di destinazione d'uso attraverso la ristrutturazione.
 
G5 ha scritto:
Onestamente, avendo operato in regime di piano casa (sebbene in Toscana) posso dirti che l'ammissione degli interventi al regime di ristrutturazione edilizia di fatto non preclude alcuna possibilità di intervento.
Inserire questo articolo se ciò non determinasse la possibilità di trasformare, stante vincoli superiori, non avrebbe alcun senso. La sua introduzione invece mi pare che sottenda in modo neanche velato alla possibilità di effettuare importanti speculazioni edilizie.
La giurisprudenza non esclude il cambio di destinazione d'uso sebbene sia un punto controverso. Il dato di fatto è che molte Amministrazioni accettano il cambio di destinazione d'uso attraverso la ristrutturazione.

beh, una amministrazione locale che arrivasse ad accettare mutamenti di destinazione radicali in ristrutturazione, secondo te avrebbe problemi ad accettarli nel caso del regime precedente (lavori di adeguamento funzionale o igienico-sanitario)?
a me sembra un caso abbastanza "montato" .

(ussignùr, ho parlato quasi bene della regione campania, se lo sa la mia mamma non mi fa più la polenta col taleggio...) :lol: :lol:
 
Da una parte le opere sarebbero limitate alla vivibilità della tua casa anche se poi l'esecuzione di queste avviene in regime di semi-abusivismo (adotti un titolo abilitativo per X ed esegui opere per X+ .......), nel secondo caso rendi possibile legittimare un opera che, in considerazione della pericolosità, dovrebbe essere concepita solo in demolizione.
In sostanza. Se sino ad ora ti era consentito di vivere in casa tua facendo quelle migliorie necessarie al tuo vivere, con la nuova norma, di fatto, si da' la possibilità all'ex fioraio di prendere la sua serra e farci TOT appartamenti.
 
G5 ha scritto:
In sostanza. Se sino ad ora ti era consentito di vivere in casa tua facendo quelle migliorie necessarie al tuo vivere, con la nuova norma, di fatto, si da' la possibilità all'ex fioraio di prendere la sua serra e farci TOT appartamenti.

questa mi pare una interpretazione molto forzata della norma.
almeno, di quella che si è letta.
 
Togli il fioraio e prendi il robivecchi che ha il suo magazzino.
Secondo me, anche in ragione di quello che si legge, quello è il rischio reale che si cela nella norma.
Non dico che sia così ma, se non aggiustano il tiro, quello che le innumerevoli interpretazioni porterebbero a definire.
E siccome sappiamo che nessuno si farebbe carico di una questione legale/costituzionale o se anche lo facesse il Vesuvio riuscirebbe e a coprire tutto ben prima della sentenza.
 

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