<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Macchie di ruggine jazz | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

Macchie di ruggine jazz

“Se non fossero pesate un kg in più, oggi le grandi rivali della Ferrari non sarebbero definite Frecce d’Argento o Silver Arrow che dir si voglia. Dietro la storica definizione delle Mercedes-Benz di F.1 c’è una storia curiosa ma al tempo stesso rassicurante per il fatto che 80 anni fa, i problemi dati dal regolamento non erano dissimili da quelli odierni e che - oggi come allora - la tecnica senza fantasia serve a ben poco. La vicenda appartiene agli eroici Anni ’30 dove la Casa tedesca era impegnata nelle corse senza badare a spese, più o meno come adesso: aveva un supporter potente come Adolf Hitler che non aveva mai preso la patente ma era un grande appassionato di automobili, con una spiccata predilezione per quelle Mercedes. Considerando le gare un mezzo perfetto per reclamizzare la supremazia tedesca in campo tecnologico, ordinò al Ministero dei Trasporti di sovvenzionare l’industria automobilistica al fine di realizzare vetture da corsa in grado di imporsi sulla scena mondiale. E ovviamente Mercedes-Benz e Auto-Union, l’antesignana dell’attuale Audi, furono le principali beneficiate della scelta del Fuhrer.
LA W25 — Nel 1932, le autorità sportive internazionali decisero che nel periodo 1934-’37 le monoposto da Grand Prix avrebbero dovuto seguire la cosiddetta formula dei 750 kg. In pratica, ai progettisti veniva lasciata ampia libertà di “creare”, ponendo sostanzialmente solo due vincoli: non superare il peso massimo stabilito e realizzare una carrozzeria con larghezza minima di 85 cm. I progettisti della Casa tedesca si misero al lavoro e due anni dopo presentarono la W25, ispirandosi a un’Alfa Romeo P3 che il pilota Rudolf Caracciola aveva acquistato personalmente e aveva poi pesantemente danneggiato a Montecarlo. La Mercedes prese il relitto e lo ricostruì perfettamente, utilizzando poi la P3 per una lunga serie di prove su strada e in pista. L’otto cilindri della W 25 era in pratica costituito da due quattro cilindri montati in linea con distribuzione a due alberi a camme e quattro valvole per cilindro; la cilindrata era di 3.360 cc, ottenuta con alesaggio e corsa di 78 x 88 mm, l’alimentazione era fornita da due carburatori e la sovralimentazione affidata a un compressore volumetrico Roots. La potenza iniziale era di 280 Cv che diventarono subito 354 Cv a 5.800 giri. Per la cronaca, nell’ultima versione del ’36, si arrivò a 499 Cv da una cilindrata di 4.7 litri.
ERA BIANCA — Il debutto avvenne sulla pista dell’Avus nel 1934, nei sobborghi di Berlino, dove la W 25 accusò problemi meccanici. Ma alla Mercedes-Benz importava molto di più l’Eifelrennen, la gara inventata dall’ADAC nel 1922 che cinque anni dopo si era spostata al Nurburgring, sul tracciato da 28 km. Nelle prove avvenne il fattaccio. I commissari sportivi controllarono la W25, scoprendo che pesava 751 kg: solo uno in più rispetto al regolamento ma comunque sufficiente per impedirle di scendere in pista il giorno seguente. Come risolvere in poche ore il problema? Asportando la vernice bianca della carrozzeria in alluminio, rimasta quindi nel colore del metallo leggero simile all’argento. Il bianco all’epoca era il colore stabilito per le auto tedesche mentre per quelle italiane vigeva il rosso, per le francesi il blu e per le inglesi il verde. La monoposto Mercedes-Benz, tornata in regola, corse e stravinse la gara tra l’entusiasmo del pubblico e la gioia del Fuhrer. Fu il primo successo di una grande carriera, con ben 16 Grand Prix all’attivo.
DI CHI IL MERITO? — Se è chiara l’origine del colore, a 80 anni di distanza non è stato ancora chiarito il copyright dell’idea. Ci sono testimonianze che danno il merito esclusivo al responsabile del reparto Corse, Alfred Neubauer. Altri attribuiscono l’invenzione al pilota della W25, il famoso Manfred von Brauchitsch, peraltro stimolato dall’arrabbiatura di Neubauer. Prima della scomparsa nel 2003, il pilota tedesco riconfermò la frase del suo tecnico (“Questa volta, andremo in bianco!” ) che gli avrebbe suggerito la soluzione di abradere lo strato di vernice bianca. Sta di fatto che da quel 3 giugno 1934, tutte le Mercedes non furono più bianche. E la raffica di vittorie che iniziarono a collezionare ovunque fossero schierate, finirono per valere loro l’appellativo di Frecce d’Argento. Nato per una “genialata” notturna, in un box del Nurbürgring” ( cit)

:):)
 
Scusate dopo aver visto misurare lo spessore della vernice con strumenti professionali ( anche e Soprattutto per smascherare eventuali riverniciature ) da cosa si vede a occhio nudo la qualità della vernice?
 
Scusate dopo aver visto misurare lo spessore della vernice con strumenti professionali ( anche e Soprattutto per smascherare eventuali riverniciature ) da cosa si vede a occhio nudo la qualità della vernice?
si vede da molte cose, chiaro che ci vuole un po' di pratica comunque la prima cosa che salta all'occhio è l'assenza di effetto buccia d'arancia poi la perfetta stesura anche negli interstizi per poi proseguire con la brillantezza del trasparente e non ultima la resistenza al tocco: se passando appena un'unghia si lascia un segno sul trasparente (segno che ovviamente se ne va facilmente con solo uno straccio bagnato) è un chiaro segno di duttilità e delicatezza della vernice.

Con la i20 è capitato a mia moglie di strusciare un cespuglio di rovi senza che restassero segni particolari, se fosse capitato con la jazz che avevamo prima mi ci sarebbe voluto parecchio tempo (e olio di gomito) per cercare di eliminare le striature.
 
si vede da molte cose, chiaro che ci vuole un po' di pratica comunque la prima cosa che salta all'occhio è l'assenza di effetto buccia d'arancia poi la perfetta stesura anche negli interstizi per poi proseguire con la brillantezza del trasparente e non ultima la resistenza al tocco: se passando appena un'unghia si lascia un segno sul trasparente (segno che ovviamente se ne va facilmente con solo uno straccio bagnato) è un chiaro segno di duttilità e delicatezza della vernice.

Con la i20 è capitato a mia moglie di strusciare un cespuglio di rovi senza che restassero segni particolari, se fosse capitato con la jazz che avevamo prima mi ci sarebbe voluto parecchio tempo (e olio di gomito) per cercare di eliminare le striature.
Albelilly ma sei sponsorizzato dai coreani ?
 
si vede da molte cose, chiaro che ci vuole un po' di pratica comunque la prima cosa che salta all'occhio è l'assenza di effetto buccia d'arancia poi la perfetta stesura anche negli interstizi per poi proseguire con la brillantezza del trasparente e non ultima la resistenza al tocco: se passando appena un'unghia si lascia un segno sul trasparente (segno che ovviamente se ne va facilmente con solo uno straccio bagnato) è un chiaro segno di duttilità e delicatezza della vernice.

Con la i20 è capitato a mia moglie di strusciare un cespuglio di rovi senza che restassero segni particolari, se fosse capitato con la jazz che avevamo prima mi ci sarebbe voluto parecchio tempo (e olio di gomito) per cercare di eliminare le striature.
Vero quel che dici........Ai tempi del crv le strusciate deii rovi sulla carrozzeria erano pressoché indelebili.
 
Albelilly ma sei sponsorizzato dai coreani ?
:emoji_joy: no assolutamente ! Sono semplicemente molto contento di aver scelto una Hyundai, casa coreana che ha saputo negli anni imporsi anche in Europa, casa che fa belle auto e offre sempre quello che il mercato richiede.
A parte il Cr-v, di Honda tra moto, scooter e....tosaerba ho ancora parecchi prodotti perciò non la sonobbo di certo ma il fatto concreto è che tra Nuova jazz e Nuova i20 per le nostre esigenze la migliore è la seconda.
Se Honda avesse offerto le stesse prerogative puoi star pur certo che non l'avrei lasciata.
 
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