Ho trovato diversi articoli , che raccontano un po' di storia dell'automobile francese.., ho messo tutto insieme ed eccoci qua., un piccolo regalo :twisted: 
Per tutti gli appassionati e per coloro che stanno cercando di farsi un minimo di cultura automobilistica...
Ringrazio ache Omphalos per la fonte d'ispirazione ..e di cui posto ampiamente alcune parti del suo articolo qui sotto..
La Francia, culla dell?automobile, domina sul mondo intero agli inizi del XX° secolo. Dopo le automobili non più trainate da cavalli, apparse in occasione dell?Esposizione Universale nel 1889, su iniziativa del ?Petit Journal?, che aveva organizzato tra l?altro anche le prime competizioni ciclistiche, si diede inizio nel 1894 alla prima corsa automobilistica: la Parigi ? Rouen.
Il fascino che le auto esercitavano sugli uomini faceva sì che si avesse voglia di essere intraprendenti e di costruirne tante. Infatti le case costruttrici si moltiplicarono presto. Tra le più conosciute, a parte la Panhard e la Peugeot, ricordiamo le più illustri la Dion (1883), la Delahaye (1894), la Rochet-Schneider (1894), la Brasier (1896), la Mors (1896), la Darracq (1897), la Renault (1898.), più di sessanta case nel 1898.
Agi inizi degli anni Venti, la Francia divenne la roccaforte dell?automobile di prestigio. Vera incarnazione del lusso alla francese, le vetture di prestigio ?made in France? si caratterizzavano per le loro alte prestazioni, ma anche per la qualità dei materiali impiegati e per le innovazioni tecniche. E, per vantare le qualità su strada dei loro modelli, le case costruttrici francesi partecipavano a competizioni sportive riportando anche un certo successo. Tuttavia, l?automobile slitta da un lato verso la qualità e dei prezzi sempre più crescenti, dall?altro le dimensioni della stessa si riducono riducendo così anche i prezzi.
L?attuale successo in Europa delle case automobilistiche francesi, riscontrato soprattutto nei segmenti medio - bassi, non fa che nascondere l?assenza di una vera e propria offerta nel segmento delle automobili di grande prestigio. Una situazione tanto più preoccupante se si pensa che la Francia è stata per molto tempo la roccaforte delle vetture sportive e di gran pregio. Ma allora come si spiega quest? incapacità a non saper rinnovare quell?antica tradizione francese di costruzione di automobili di lusso? C?è ancora posto per una vettura francese di grande prestigio? La questione rimane ancora aperta ...
Bugatti
Bugatti fa parte dei costruttori più famosi d?automobili sportive e di grande prestigio. Una Bugatti è molto di più di una semplice automobile, è piuttosto una scultura motorizzata. Le Bugatti risaltano all?occhio per la loro bellezza plastica, per le loro attraenti forme architettoniche e per le loro intelligenti soluzioni tecniche. La leggenda è nata nel 1909 per volontà di Ettore Bugatti. Rapidamente, la bellezza della tecnica e la purezza estetica accompagnate da originali soluzioni tecniche fecero della Bugatti il marchio privilegiato di grandi personaggi di questo mondo. Dei settanta modelli costruiti negli stabilimenti di Molsheim, molti sono entrati a far parte della storia: ricordiamo la 35, dalle forme sculturorie, o l?elegante 51 per non dimenticare infine la monumentale Royale. Bugatti ha saputo mettere a frutto il proprio talento, mettendolo alla prova in competizioni automobilistiche durante le quali le Bugatti hanno riportato oltre 10.000 vittorie. Le più prestigiose furono riportate in occasione della 24 ore Le Mans tra il 1937 e il 1939.
Delahaye
Lanciato da Emile Delahaye nel 1894, il marchio Delahaye fu coronato di successo negli anni Trenta. La 135 del 1934 che montava un convenzionale, tuttavia potente sei cilindri fece sì che la casa costruttrice entrasse nella storia. Con diverse carrozzerie, la 135 si distingue sia in competizioni sportive (nel rally di Montecarlo nel 1937 e nella 24 ore di Le Mans nel 1938.) così come ai concorsi d?eleganza nei quali i telai firmati Chapron o Figoni-Falaschi riportano numerose vittorie. La guerra però raffredda l?euforia. Riprendendo la produzione della 135 alla fine della guerra, la casa automobilistica firma la propria condanna. Un ultimo tentativo nel 1952 con la messa a punto della 235 non riesce ad assicurare la sopravvivenza. Tale vettura arcaica e costosa non è in grado di concorrere con le omologhe straniere più moderne. Nel 1954 Delahaye viene acquistata dal gruppo Hotchkiss ? Brandt e abbandona il campo della costruzione di automobili. Come Delahaye e Bugatti, Delange vive un?epoca d?oro alla fine degli anni Venti proponendo delle vetture Gran Turismo che riscorsero successo sia sui circuiti da corsa che ai concorsi d?eleganza.
Facel Vega
La casa automobilistica è stata fondata dal parigino Jean Daninos, ingegnere aereonautico e grande appassionato di quattro ruote, che nel 1939 aveva creato la fonderia Facel, specializzata in metallurgia aereonautica e nella produzione di scocche, destinate ai modelli Simca, Panhard e Delahaye.
on il passare del tempo e visto il declino di marchi esclusivi come Bugatti, Talbot e Delage, Daninos decise di disegnare e costruire in proprio una vettura di lusso. Dopo il prototipo Cresta, il primo modello di serie prodotto dall?imprenditore fu la Vega, lanciata nel 1954. Per il nome, Daninos prese ispirazione dalla stella più brillante della costellazione della Lira: era nato il marchio Facel Vega. Il primo modello, identificato dalla sigla FV, era una coupé con corpo vettura a tre volumi, lussuosa, potente e con una ricca dotazione. Esteticamente, il tratto distintivo della FV era la coda con accenni di pinne, alle cui estremità campeggiavano piccoli fari.
VELOCI E RAFFINATE. Sotto al cofano, la FV montava un motore V8 Chrysler: sarà questo il leit-motiv di tutta la produzione Vega, almeno fino all?ultimo capitolo. Nel 1958 arrivò la sua erede, la HK 500 che, grazie al motore da 5.9 litri, raggiungeva i 237 km/h. L?aspetto era simile a quello della FV, ma si differenziava nel frontale, dai tipici fari tondi, sdoppiati e sovrapposti. In più, proponeva il parabrezza panoramico.
La HK 500 si dimostrò un cocktail esplosivo di sportività e lusso estremo, in particolare per la raffinatezza del cruscotto. Una sua evoluzione fu la Facel II, lanciata nel 1961 e, al debutto al Salone di Parigi, giudicata dagli addetti ai lavori la più bella automobile francese del dopoguerra.
Nel 1961 arrivò la Facellia, che per la prima volta montava un motore prodotto in casa Facel Vega. Fu proprio questo, nonostante il look gradevole del modello, proposto anche nella variante cabriolet, a decretare la fine dell?avventura. Il propulsore era infatti del tutto inaffidabile e minò notevolmente l?immagine della casa francese. Al punto che non riuscì a riprendersi dai danni economici del flop-Facellia, chiudendo i battenti nel 1964.
AMATA DAL JET SET. Ma, in dieci anni, Facel Vega era riuscita a sedurre grandi nomi. Tra le personalità che ne acquistarono un modello figurano infatti Pablo Picasso, Ava Gardner, Tony Curtis, Frank Sinatra, Fred Astaire, Dean Martin e François Truffaut. Ma anche Stirling Moss, il re del Marocco Hassan II e Ringo Starr, la cui rara Facel II è andata all?asta l?anno scorso, e venduta per circa 400mila euro.
http://giornalemotori.it/103634/facel-vega-10-anni-di-lusso-e-sportivita/
Citroen
Agli inizi degli anni Settanta, Citroën fa tuttavia un ultimo tentativo. Incoraggiata dal successo della DS e dall?acquisto della Maserati da parte della famiglia Orsi, gli ingegneri di Quai de Javel accarezzano l?idea di dare vita ad una vettura sportiva. La sfida è triplice: è una sfida tecnica contro la trazione anteriore su circuito chiuso a più di 200 chilometri orari; commerciale contro l?avvento della Citroën sul mercato delle Gran Turismo e politica allo stesso tempo perché una tale vettura sportiva significava il ritorno al segmento delle automobili di lusso. Presentata al Salone dell?Automobile di Ginevra nel 1970, la SM si distingue per sue caratteristiche nello scenario automobilistico. Con il suo stile che la rende anticonformista, la SM non troverà mai un vera clientela. Questo coupé GT che montava un motore a sei cilindri, in origine un Maserati, era la prova di un esasperato avvenirismo tecnologico. Vera e propria ?vetrina? del savoir-faire tecnologico del marchio dalle doppie spine di pesce rovesciate, la SM conobbe una carriera non molto gloriosa, interrotta definitivamente dalla crisi petrolifera del 1973 che mise in ginocchio l?economia mondiale.
Qui sotto un articolo interessante in francese che accusa il governo francese, del dopo guerra incapace di aiutare , sostenere e di salvare la piccola industria automobilistica di lusso ...
Bien sûr, nous connaissons tout cela par c?ur. Car c?est bien ce qui s?est passé dans les années 40, une époque où les constructeurs automobiles français de prestige et carrossiers de grand luxe ont disparu les un après les autres, le gouvernement n?ayant quasiment pas levé le petit doigt pour les sauver. Pillées par l?occupant, ces marques historiques étaient étaient exsangues après des années de guerre, bien incapables de remonter la pente toutes seules. Je pense à Bugatti, Delage, Delahaye, Hotchkiss ou Talbot-Lago mais aussi à Henri Chapron, Figoni Falaschi, Franay et Saoutchik.
Pire, en décidant de taxer les grosses cylindrées et en contingentant les matières premières disponibles au bénéfice des grands constructeurs, la France a choisi de sacrifier un potentiel économique considérable, largement équivalent à celui de la Régie Nationale des Usines Renault, qui avait la préférence des gouvernants de l?époque, dont l?incompétence les rendait incapables de lucidité et l?orientation politique les privait de toute objectivité.
Le dernier sursaut de savoir?faire hexagonal, Facel-Vega, fut mis à mort sans par De Gaulle, dont l'anti-américanisme matiné de populisme était incompatible avec les V8 Chrysler de la firme de l?avenue Georges V.
http://www.v12-gt.com/le-magazine-de-la-voiture-de-prestige-GT-et-Classique/les-dossiers-de-l-automobile-GT-et-de-prestige/L-industrie-automobile-francaise-une-mort-programmee
Attached files /attachments/1889114=41206-1-Facel_Vega_FV.jpg /attachments/1889114=41207-Bugatti Atlantic.jpg /attachments/1889114=41205-Citroen .SM.jpg
Per tutti gli appassionati e per coloro che stanno cercando di farsi un minimo di cultura automobilistica...
Ringrazio ache Omphalos per la fonte d'ispirazione ..e di cui posto ampiamente alcune parti del suo articolo qui sotto..
La Francia, culla dell?automobile, domina sul mondo intero agli inizi del XX° secolo. Dopo le automobili non più trainate da cavalli, apparse in occasione dell?Esposizione Universale nel 1889, su iniziativa del ?Petit Journal?, che aveva organizzato tra l?altro anche le prime competizioni ciclistiche, si diede inizio nel 1894 alla prima corsa automobilistica: la Parigi ? Rouen.
Il fascino che le auto esercitavano sugli uomini faceva sì che si avesse voglia di essere intraprendenti e di costruirne tante. Infatti le case costruttrici si moltiplicarono presto. Tra le più conosciute, a parte la Panhard e la Peugeot, ricordiamo le più illustri la Dion (1883), la Delahaye (1894), la Rochet-Schneider (1894), la Brasier (1896), la Mors (1896), la Darracq (1897), la Renault (1898.), più di sessanta case nel 1898.
Agi inizi degli anni Venti, la Francia divenne la roccaforte dell?automobile di prestigio. Vera incarnazione del lusso alla francese, le vetture di prestigio ?made in France? si caratterizzavano per le loro alte prestazioni, ma anche per la qualità dei materiali impiegati e per le innovazioni tecniche. E, per vantare le qualità su strada dei loro modelli, le case costruttrici francesi partecipavano a competizioni sportive riportando anche un certo successo. Tuttavia, l?automobile slitta da un lato verso la qualità e dei prezzi sempre più crescenti, dall?altro le dimensioni della stessa si riducono riducendo così anche i prezzi.
L?attuale successo in Europa delle case automobilistiche francesi, riscontrato soprattutto nei segmenti medio - bassi, non fa che nascondere l?assenza di una vera e propria offerta nel segmento delle automobili di grande prestigio. Una situazione tanto più preoccupante se si pensa che la Francia è stata per molto tempo la roccaforte delle vetture sportive e di gran pregio. Ma allora come si spiega quest? incapacità a non saper rinnovare quell?antica tradizione francese di costruzione di automobili di lusso? C?è ancora posto per una vettura francese di grande prestigio? La questione rimane ancora aperta ...
Bugatti
Bugatti fa parte dei costruttori più famosi d?automobili sportive e di grande prestigio. Una Bugatti è molto di più di una semplice automobile, è piuttosto una scultura motorizzata. Le Bugatti risaltano all?occhio per la loro bellezza plastica, per le loro attraenti forme architettoniche e per le loro intelligenti soluzioni tecniche. La leggenda è nata nel 1909 per volontà di Ettore Bugatti. Rapidamente, la bellezza della tecnica e la purezza estetica accompagnate da originali soluzioni tecniche fecero della Bugatti il marchio privilegiato di grandi personaggi di questo mondo. Dei settanta modelli costruiti negli stabilimenti di Molsheim, molti sono entrati a far parte della storia: ricordiamo la 35, dalle forme sculturorie, o l?elegante 51 per non dimenticare infine la monumentale Royale. Bugatti ha saputo mettere a frutto il proprio talento, mettendolo alla prova in competizioni automobilistiche durante le quali le Bugatti hanno riportato oltre 10.000 vittorie. Le più prestigiose furono riportate in occasione della 24 ore Le Mans tra il 1937 e il 1939.
Delahaye
Lanciato da Emile Delahaye nel 1894, il marchio Delahaye fu coronato di successo negli anni Trenta. La 135 del 1934 che montava un convenzionale, tuttavia potente sei cilindri fece sì che la casa costruttrice entrasse nella storia. Con diverse carrozzerie, la 135 si distingue sia in competizioni sportive (nel rally di Montecarlo nel 1937 e nella 24 ore di Le Mans nel 1938.) così come ai concorsi d?eleganza nei quali i telai firmati Chapron o Figoni-Falaschi riportano numerose vittorie. La guerra però raffredda l?euforia. Riprendendo la produzione della 135 alla fine della guerra, la casa automobilistica firma la propria condanna. Un ultimo tentativo nel 1952 con la messa a punto della 235 non riesce ad assicurare la sopravvivenza. Tale vettura arcaica e costosa non è in grado di concorrere con le omologhe straniere più moderne. Nel 1954 Delahaye viene acquistata dal gruppo Hotchkiss ? Brandt e abbandona il campo della costruzione di automobili. Come Delahaye e Bugatti, Delange vive un?epoca d?oro alla fine degli anni Venti proponendo delle vetture Gran Turismo che riscorsero successo sia sui circuiti da corsa che ai concorsi d?eleganza.
Facel Vega
La casa automobilistica è stata fondata dal parigino Jean Daninos, ingegnere aereonautico e grande appassionato di quattro ruote, che nel 1939 aveva creato la fonderia Facel, specializzata in metallurgia aereonautica e nella produzione di scocche, destinate ai modelli Simca, Panhard e Delahaye.
on il passare del tempo e visto il declino di marchi esclusivi come Bugatti, Talbot e Delage, Daninos decise di disegnare e costruire in proprio una vettura di lusso. Dopo il prototipo Cresta, il primo modello di serie prodotto dall?imprenditore fu la Vega, lanciata nel 1954. Per il nome, Daninos prese ispirazione dalla stella più brillante della costellazione della Lira: era nato il marchio Facel Vega. Il primo modello, identificato dalla sigla FV, era una coupé con corpo vettura a tre volumi, lussuosa, potente e con una ricca dotazione. Esteticamente, il tratto distintivo della FV era la coda con accenni di pinne, alle cui estremità campeggiavano piccoli fari.
VELOCI E RAFFINATE. Sotto al cofano, la FV montava un motore V8 Chrysler: sarà questo il leit-motiv di tutta la produzione Vega, almeno fino all?ultimo capitolo. Nel 1958 arrivò la sua erede, la HK 500 che, grazie al motore da 5.9 litri, raggiungeva i 237 km/h. L?aspetto era simile a quello della FV, ma si differenziava nel frontale, dai tipici fari tondi, sdoppiati e sovrapposti. In più, proponeva il parabrezza panoramico.
La HK 500 si dimostrò un cocktail esplosivo di sportività e lusso estremo, in particolare per la raffinatezza del cruscotto. Una sua evoluzione fu la Facel II, lanciata nel 1961 e, al debutto al Salone di Parigi, giudicata dagli addetti ai lavori la più bella automobile francese del dopoguerra.
Nel 1961 arrivò la Facellia, che per la prima volta montava un motore prodotto in casa Facel Vega. Fu proprio questo, nonostante il look gradevole del modello, proposto anche nella variante cabriolet, a decretare la fine dell?avventura. Il propulsore era infatti del tutto inaffidabile e minò notevolmente l?immagine della casa francese. Al punto che non riuscì a riprendersi dai danni economici del flop-Facellia, chiudendo i battenti nel 1964.
AMATA DAL JET SET. Ma, in dieci anni, Facel Vega era riuscita a sedurre grandi nomi. Tra le personalità che ne acquistarono un modello figurano infatti Pablo Picasso, Ava Gardner, Tony Curtis, Frank Sinatra, Fred Astaire, Dean Martin e François Truffaut. Ma anche Stirling Moss, il re del Marocco Hassan II e Ringo Starr, la cui rara Facel II è andata all?asta l?anno scorso, e venduta per circa 400mila euro.
http://giornalemotori.it/103634/facel-vega-10-anni-di-lusso-e-sportivita/
Citroen
Agli inizi degli anni Settanta, Citroën fa tuttavia un ultimo tentativo. Incoraggiata dal successo della DS e dall?acquisto della Maserati da parte della famiglia Orsi, gli ingegneri di Quai de Javel accarezzano l?idea di dare vita ad una vettura sportiva. La sfida è triplice: è una sfida tecnica contro la trazione anteriore su circuito chiuso a più di 200 chilometri orari; commerciale contro l?avvento della Citroën sul mercato delle Gran Turismo e politica allo stesso tempo perché una tale vettura sportiva significava il ritorno al segmento delle automobili di lusso. Presentata al Salone dell?Automobile di Ginevra nel 1970, la SM si distingue per sue caratteristiche nello scenario automobilistico. Con il suo stile che la rende anticonformista, la SM non troverà mai un vera clientela. Questo coupé GT che montava un motore a sei cilindri, in origine un Maserati, era la prova di un esasperato avvenirismo tecnologico. Vera e propria ?vetrina? del savoir-faire tecnologico del marchio dalle doppie spine di pesce rovesciate, la SM conobbe una carriera non molto gloriosa, interrotta definitivamente dalla crisi petrolifera del 1973 che mise in ginocchio l?economia mondiale.
Qui sotto un articolo interessante in francese che accusa il governo francese, del dopo guerra incapace di aiutare , sostenere e di salvare la piccola industria automobilistica di lusso ...
Bien sûr, nous connaissons tout cela par c?ur. Car c?est bien ce qui s?est passé dans les années 40, une époque où les constructeurs automobiles français de prestige et carrossiers de grand luxe ont disparu les un après les autres, le gouvernement n?ayant quasiment pas levé le petit doigt pour les sauver. Pillées par l?occupant, ces marques historiques étaient étaient exsangues après des années de guerre, bien incapables de remonter la pente toutes seules. Je pense à Bugatti, Delage, Delahaye, Hotchkiss ou Talbot-Lago mais aussi à Henri Chapron, Figoni Falaschi, Franay et Saoutchik.
Pire, en décidant de taxer les grosses cylindrées et en contingentant les matières premières disponibles au bénéfice des grands constructeurs, la France a choisi de sacrifier un potentiel économique considérable, largement équivalent à celui de la Régie Nationale des Usines Renault, qui avait la préférence des gouvernants de l?époque, dont l?incompétence les rendait incapables de lucidité et l?orientation politique les privait de toute objectivité.
Le dernier sursaut de savoir?faire hexagonal, Facel-Vega, fut mis à mort sans par De Gaulle, dont l'anti-américanisme matiné de populisme était incompatible avec les V8 Chrysler de la firme de l?avenue Georges V.
http://www.v12-gt.com/le-magazine-de-la-voiture-de-prestige-GT-et-Classique/les-dossiers-de-l-automobile-GT-et-de-prestige/L-industrie-automobile-francaise-une-mort-programmee
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