Fermo restando il rispetto umano e le condoglianze per la famiglia, mi sento di fare alcune considerazioni sull'aspetto pubblico di Marchionne e sull'eredità in fatto di prodotto.
Evidentemente nulla da ridire sulle qualità finanziarie e negoziali: era tra i migliori e nessuno ha fatto meglio per l'azionista.
Ma non essendo proprietario della FCA ed essendo italiano, non posso dimenticare il grande dolore provocato tra gli appassionati per la brutalità del trattamento riservato alla LANCIA, a cui ha fatto toccare il punto più basso ed umiliante della sua centenaria storia. Non si possono fare modelli come la nuova thema e la spider flavia e poi dire che il marchio non ha appeal, giustificandone ex post la chiusura.
L'approccio era da spietato manager americano: tutto va sacrificato se di intralcio per il proprio piano oppure esaltato se lo favorisce, senza remore, scrupoli morali o pietismi.
All'inizio, con il nuovo stile diretto ed apparentemente sincero, quando parlava di fabbrica Italia e cosi via, mi aveva favorevolmente impressionato. Ma quando sono emerse le ipocrisie e le vere intenzioni tutto si è palesato.
I ricatti sul contratto di lavoro, la chiusura di Termini, il trasferimento della sede all'estero tra l'indifferenza incapace dei nostri patetici politicanti da Berlusconi a Monti e via dicendo, la cacciata di Montezemolo con la scusa che Ferrari non vinceva il mondiale in F1 ma in realtà perché si opponeva ai suoi magheggi finanziari (ai festeggiamenti c'era Lauda - capo mercedes - ma non c'era Montezemolo, vero autore del rilancio Ferrari: che assenza di stile!) ed infine la LANCIA azzerata.
Certo, Giulia e Stelvio sono ottime, ma è forse l'unico lato positivo lasciato sul prodotto in quanto coincidente con la sua idea del brand di lusso in America.
Troppo poco. Tutto andava sacrificato all'altare dell'indebitamento.
Si legge del suo presunto orgoglio di essere italiano: francamente non se ne sono viste le conseguenze pratiche. Anche il fatto di risiedere in Svizzera mi sembra poco etico per uno che guida una azienda con sede (in parte) in Italia; contribuire come i propri dipendenti al benessere nazionale sarebbe stato un esempio. O forse in questo era un vero italiano …
Ma non paragoniamolo all'Avvocato o addirittura a Ferrari.
Evidentemente nulla da ridire sulle qualità finanziarie e negoziali: era tra i migliori e nessuno ha fatto meglio per l'azionista.
Ma non essendo proprietario della FCA ed essendo italiano, non posso dimenticare il grande dolore provocato tra gli appassionati per la brutalità del trattamento riservato alla LANCIA, a cui ha fatto toccare il punto più basso ed umiliante della sua centenaria storia. Non si possono fare modelli come la nuova thema e la spider flavia e poi dire che il marchio non ha appeal, giustificandone ex post la chiusura.
L'approccio era da spietato manager americano: tutto va sacrificato se di intralcio per il proprio piano oppure esaltato se lo favorisce, senza remore, scrupoli morali o pietismi.
All'inizio, con il nuovo stile diretto ed apparentemente sincero, quando parlava di fabbrica Italia e cosi via, mi aveva favorevolmente impressionato. Ma quando sono emerse le ipocrisie e le vere intenzioni tutto si è palesato.
I ricatti sul contratto di lavoro, la chiusura di Termini, il trasferimento della sede all'estero tra l'indifferenza incapace dei nostri patetici politicanti da Berlusconi a Monti e via dicendo, la cacciata di Montezemolo con la scusa che Ferrari non vinceva il mondiale in F1 ma in realtà perché si opponeva ai suoi magheggi finanziari (ai festeggiamenti c'era Lauda - capo mercedes - ma non c'era Montezemolo, vero autore del rilancio Ferrari: che assenza di stile!) ed infine la LANCIA azzerata.
Certo, Giulia e Stelvio sono ottime, ma è forse l'unico lato positivo lasciato sul prodotto in quanto coincidente con la sua idea del brand di lusso in America.
Troppo poco. Tutto andava sacrificato all'altare dell'indebitamento.
Si legge del suo presunto orgoglio di essere italiano: francamente non se ne sono viste le conseguenze pratiche. Anche il fatto di risiedere in Svizzera mi sembra poco etico per uno che guida una azienda con sede (in parte) in Italia; contribuire come i propri dipendenti al benessere nazionale sarebbe stato un esempio. O forse in questo era un vero italiano …
Ma non paragoniamolo all'Avvocato o addirittura a Ferrari.