La Ue: in Italia più alto il rischio povertà.
Vulnerabile il 20% della popolazione.
Retribuzioni in crescita del +2,4% in agosto.
ROMA (29 settembre) - In Italia il 20% della popolazione è a rischio povertà, contro una media Ue del 17%. Tra chi lavora lo è il 10%, contro l'8% in Ue. In particolare sono più vulnerabili coloro con un contratto a termine (19% in Italia contro 13% in Ue). I dati, relativi al 2007, sono stati elaborati dalla direzione Affari sociali della Commissione europea secondo la quale le cifre non hanno subito variazioni di rilievo nel tempo.
«Le disuguaglianze sono aumentate e il livello di povertà non ha subito modifiche nel corso degli anni», ha sottolineato il direttore Ue Jerome Vignon presentando l'analisi sull'impatto che la crescita e lo sviluppo dell'occupazione hanno avuto sulla diminuzione della povertà e la protezione dei più vulnerabili. Quanto alla capacità della protezione sociale di ridurre la povertà, Bruxelles disegna un'Europa a due velocità, divisa tra i paesi, passando da punte del 60% in Svezia contro invece un 17% dell'Italia (tra gli ultimi posti) e una media Ue di poco inferiore al 40%. «In Italia - ha sottolineato Vignon - manca il reddito minimo, mezzo abbastanza forte per contrastare la povertà».
Le retribuzioni orarie ad agosto sono aumentate dello 0,3 per cento rispetto al luglio 2009 e del 2,4% rispetto all'agosto 2008. Lo comunica l'Istat sottolinenando che nel mese gli occupati in attesa di rinnovo del contratto erano1,7 milioni (il 13,3% del totale). L'Istat segnala che ad agosto i prezzi erano saliti dello 0,3% congiunturale e dello 0,1% tendenziale.
L'aumento congiunturale dello 0,3% delle retribuzioni orarie - spiegano i tecnici dell'istituto - è il risultato di miglioramenti economici previsti in sei contratti. I principali sono quelli delle Regioni e autonomie locali (+3,6% rispetto a luglio) e il servizio sanitario nazionale (+3,5% congiunturale), per un totale di oltre un milione di lavoratori coinvolti. L'Istat sottolinea che alla fine di agosto erano in vigore 54 accordi che regolano il trattamento economico di circa 11,3 milioni di dipendenti e un'incidenza in termini di monte retributivo pari all'84,9%. Risultano invece in attesa di rinnovo 24 contratti per 1,7 milioni di dipendenti, che corrispondono al 15,1% del monte retributivo. Ove non avvenissero rinnovi, la quota in termini di monte retributivo dei contratti collettivi in vigore rimarrebbe costante fino al dicembre 2009 per poi scendere al 27,9% a partire da gennaio 2010. A fine anno, infatti, c'è un gran numero di contratti di lavoro in scadenza. L'indice delle retribuzioni orarie contrattuali per l'intera economia proiettato per l'anno 2009, in base alle sole applicazioni previste dai contratti in vigore alla fine di agosto, registrerebbe un incremento medio annuo del 3%. Le retribuzioni orarie nei primi otto mesi dell'anno sono cresciute rispetto allo stesso periodo del 2008 del 3,1%.
In calo del 71% le ore di sciopero. Le ore di sciopero nei primi sei mesi dell'anno in Italia, rileva l'Istat, sono state 941mila, in calo del 71,4% rispetto allo stesso periodo del 2008.
Vulnerabile il 20% della popolazione.
Retribuzioni in crescita del +2,4% in agosto.
ROMA (29 settembre) - In Italia il 20% della popolazione è a rischio povertà, contro una media Ue del 17%. Tra chi lavora lo è il 10%, contro l'8% in Ue. In particolare sono più vulnerabili coloro con un contratto a termine (19% in Italia contro 13% in Ue). I dati, relativi al 2007, sono stati elaborati dalla direzione Affari sociali della Commissione europea secondo la quale le cifre non hanno subito variazioni di rilievo nel tempo.
«Le disuguaglianze sono aumentate e il livello di povertà non ha subito modifiche nel corso degli anni», ha sottolineato il direttore Ue Jerome Vignon presentando l'analisi sull'impatto che la crescita e lo sviluppo dell'occupazione hanno avuto sulla diminuzione della povertà e la protezione dei più vulnerabili. Quanto alla capacità della protezione sociale di ridurre la povertà, Bruxelles disegna un'Europa a due velocità, divisa tra i paesi, passando da punte del 60% in Svezia contro invece un 17% dell'Italia (tra gli ultimi posti) e una media Ue di poco inferiore al 40%. «In Italia - ha sottolineato Vignon - manca il reddito minimo, mezzo abbastanza forte per contrastare la povertà».
Le retribuzioni orarie ad agosto sono aumentate dello 0,3 per cento rispetto al luglio 2009 e del 2,4% rispetto all'agosto 2008. Lo comunica l'Istat sottolinenando che nel mese gli occupati in attesa di rinnovo del contratto erano1,7 milioni (il 13,3% del totale). L'Istat segnala che ad agosto i prezzi erano saliti dello 0,3% congiunturale e dello 0,1% tendenziale.
L'aumento congiunturale dello 0,3% delle retribuzioni orarie - spiegano i tecnici dell'istituto - è il risultato di miglioramenti economici previsti in sei contratti. I principali sono quelli delle Regioni e autonomie locali (+3,6% rispetto a luglio) e il servizio sanitario nazionale (+3,5% congiunturale), per un totale di oltre un milione di lavoratori coinvolti. L'Istat sottolinea che alla fine di agosto erano in vigore 54 accordi che regolano il trattamento economico di circa 11,3 milioni di dipendenti e un'incidenza in termini di monte retributivo pari all'84,9%. Risultano invece in attesa di rinnovo 24 contratti per 1,7 milioni di dipendenti, che corrispondono al 15,1% del monte retributivo. Ove non avvenissero rinnovi, la quota in termini di monte retributivo dei contratti collettivi in vigore rimarrebbe costante fino al dicembre 2009 per poi scendere al 27,9% a partire da gennaio 2010. A fine anno, infatti, c'è un gran numero di contratti di lavoro in scadenza. L'indice delle retribuzioni orarie contrattuali per l'intera economia proiettato per l'anno 2009, in base alle sole applicazioni previste dai contratti in vigore alla fine di agosto, registrerebbe un incremento medio annuo del 3%. Le retribuzioni orarie nei primi otto mesi dell'anno sono cresciute rispetto allo stesso periodo del 2008 del 3,1%.
In calo del 71% le ore di sciopero. Le ore di sciopero nei primi sei mesi dell'anno in Italia, rileva l'Istat, sono state 941mila, in calo del 71,4% rispetto allo stesso periodo del 2008.