Eh, già... ne saranno rimaste almeno tre o quattro che lavorano coi soldi propri. Pilota, hanno massacrato tutti per decenni, con la tiritera che senza finanziamenti non si diventa grandi. Stanno continuando ancora oggi, a dire che in Italia ci sono troppe microimprese. Peccato che si stanno dimenticando che non tutte le attività possono essere giganti, che quelle giganti hanno prodotto decine e decine di pesantissimi buchi ripianati regolarmente dalle microimprese, e che qualcuno potrebbe anche scientemente NON VOLER diventare grande/troppo grande/internazionale. Magari proprio per vergogna di poter finire sulle spalle del prossimo. Questi pagano le tasse, potranno fare il mestiere che gli pare e come gli pare, nella loro vita?
Ma questi pretendono di andare nelle aziende a insegnare come si lavor... ah, no... loro sanno come si guadagna, purtroppo per noi non è la stessa cosa.
Carissimo Grattaballe, continuo un attimo l'OT per controrispondere. Mio figlio e mia nuora hanno una piccola azienda del settore informatico e non hanno debiti bancari. Ok, non vuol dire nulla, allora ti faccio un bel discorso, molto più ampio e articolato.
Dal 1989 al 2013 ho avuto in banca un ruolo connesso al finanziamento alle imprese.
E' ovvio che la maggior parte delle imprese, come dici anche tu, ha debiti con le banche, debiti che sono connessi, se l'azienda è sana, ai crediti verso i clienti e all'eventuale magazzino (eventuali mutui finanziano immobili/macchinari aziendali o consolidano i debiti stessi). Questo è fisiologico e determina oneri finanziari fisiologici. Fisiologici significa che se l'inflazione è bassa e quindi i tassi sono bassi, l'incidenza sul fatturato sarà, poniamo, l'1%, se l'inflazione è molto alta e i tassi sono alti, sarà, mettiamo, del 4%. Ma se l'inflazione è del 20%, nell'arco dell'anno i prezzi aziendali aumenteranno del 20%, quindi alla fine l'incidenza, sempre nell'azienda posta ad esempio, sarà minore, circa del 3% e quel surplus del 2% andrà sempre a incidere sui prezzi, perchè l'inflazione esiste per tutti e i tassi sono + alti per tutti, alimentando ulteriormente l'inflazione.
Questo per dire che, con una inflazione sia del 2% che del 20%, per un'azienda "sana", ovvero "normalmente" indebitata, cambia poco, sarà comunque sana.
Se l'azienda invece è MOLTO indebitata il discorso cambia. Nel senso che un'inflazione alta comporterà oneri finanziari molto alti, che metteranno in difficoltà l'azienda. Il lato positivo però sarà che il DEBITO si svaluterà molto più rapidamente, consentendo all'azienda, per esempio, di consolidarlo, eventualmente, con un intervento a lungo termine (mutuo). Ecco quindi che anche l'azienda indebitata può uscire da una situazione di debito elevato pur in presenza di inflazione elevata.
In conclusione l'andamento "finanziario" di un'azienda non è influenzato in misura significativa dalla situazione inflazionistica.
E l'andamento
generale dell'azienda dipenderà in ogni caso soprattutto da come è gestita, in quale mercato si muove e in quale situazione economica
generale si muove.
Ripeto, queste mie esternazioni, che rimangono soggettive quanto volete, scaturiscono tuttavia da 24 anni interamente dedicati al rapporto banca-azienda, anni in cui ho lavorato in vari regimi di inflazione, "migrando" per 20 filiali e agenzie in tutta Italia, e ho sempre notato che le aziende che andavano bene erano sempre quelle "sane", cioè gestite con professionalità, oculatezza, lungimiranza, indipendentemente, ripeto, dai fattori esterni, che possono perturbare l'andamento, possono creare momenti di difficoltà, ma l'azienda "sana", ovvero ben gestita, è sempre in grado di superare qualunque difficoltà (salvo che arrivi un terremoto e distrugga tutto).
Bisogna infine considerare che tutto è collegato. Se l'inflazione è alta, gli stipendi aumenteranno, i tassi aumenteranno (attivi e passivi), i prezzi aumenteranno, tutto aumenterà, e quindi alla fine tutto resta, in proporzione, uguale.
Ecco perchè ho ritenuto semplicistica e avventata l'affermazione (non so da chi profferita) che "l'inflazione del 20% è favorevole alle aziende". A quali aziende? E perchè? E' un discorso a mio avviso campato in aria.
Restando in Topic, l'importante è che, se ci si muove come Europa e non come stati autonomi, nei vari Paesi membri non ci dovrebbero essere differenze troppo elevate in termini di sviluppo, occupazione, debito pubblico e trend economico in genere, perchè poi inevitabilmente si creano squilibri che possono mettere in discussione la coesione stessa degli "Stati Uniti" e la moneta unica scelta.
PS: se il discorso è troppo lungo passate avanti............