Figlio di fumatore. Mai toccato una sigaretta in vita mia. Fin da piccolo comunque ricordo che l'odore del sigaro mi piacesse e che dicevo che, casomai avessi iniziato a fumare l'avrei fatto con i sigari. Così è stato. Complice un viaggio a Cuba (il primo di molti) e un amico che poi ho scoperto essere oltre che il mio farmacista uno dei più grossi intenditori italiani ed europei di sigari cubani è scattata la magia. Prima da autodidatta, seguendo i suoi consigli e sperimentando molto (soprattutto in ambito cubano) e poi entrando a far parte di uno dei molti club italiani. Tramite il club ho partecipato al corso Catadores (I° e II° livello e in vista il III°), sono entrato nel direttivo del Club e da un paio di anni collaboro con la CCA (Cigar Club Association) nazionale alla rivista e a qualche aspetto organizzativo. Ho conosciuto tantissimi appassionati. Il sigaro per me è "Compartir" alla cubana. Con gli amici del club ci si vede per fumare un paio di volte a settimana (e siamo sempre almeno una decina) e organizziamo cene ed eventi: Venerdì sarò con 3 amici a Perugia e Sabato 26 Luglio ci sarà l'evento annuale del nostro Club a Civitanova: il puros sotto le stelle (che ha sempre richiamato un centinaio di presenze).
Tornando ai sigari prediligo i cubani (Partagas, Hoyo de Monterey e Montecristo) e pur apprezzando le varie sfumature aromatiche la penso fondamentalmente come i cubani: so compilare correttamente una scheda di degustazione, ma alla fine, per dirla alla cubana, il sigaro o "Es bueno" o "No es bueno". Il resto rischia di alimentare innumerevoli masturbazioni cerebrali. Apprezzo la fumata solitaria in relax con musica e libro, ma anche e soprattutto quella in compagnia e, come dice sempre chi ne capisce, la fumata ti rimane impressa per il contesto, per l'ambiente e per le persone con cui la confronti e ti condividi, il resto è pura tecnica.
Non disdegno affatto il buon Kentucky dei "Toscani" ma, come diceva qualcun altro, Montezuma ha fatto un discreto casino (speriamo si ripeta in McLaren). Ci sono altre produzioni in Italia degne di nota, come i Tornabuoni (a patto di beccare le annate giuste e col corretto tiraggio) e i Nostrano del Brenta (che però sono molto più prossimi ai caraibici essendo di varietà non Kentucky ma Habanos e curati ad aria come questi ultimi e non a fuoco).
Ultimamente, complice l'esplosione esponenziale dei prezzi dei cubani e la difficoltà nel trovarli sto iniziando a sperimentare i caraibici: Repubblica Dominicana, Honduras, Nicaragua. Finora molte delusioni con qualche perla però molto rara. Tutti ottimamente costruiti e con una meccanica ineccepibile, ma piatti e con poca evoluzione. Le eccezioni ci sono, ma costano quanto i cubani (Fuentes fa ottimi sigari) e a quel punto, quando li becco, vado di cubani, cercando soprattutto di torturare amici che per un motivo o l'altro vadano in vacanza a Cuba dove ho qualche contatto e qindi possibilità di reperire qualcosa a prezzi ancora umani. Tra i caraibici trovo che quelli col terroir più prossimo ai cubani siano i nicaraguensi, che tra l'altro, essendo partiti da poco hanno ancora tempo per migliorarsi e dare qualche sorpresa. Di un sigaro quello che mi piace è l'evoluzione (che non trovo ad esempio nella maggior parte dei Davidoff) e gli extracubani, a parte qualche eccezione ne presentano veramente poca, un po come certi Whisky giapponesi, perfetti, sempre uguali, ma senza lo sviluppo e la variabilità che offrono gli Islay. Ultima nota: per me il sigaro deve sapere di tabacco, quindi, ovviamente scarto a priori gli aromatizzati (ci sono addirittura toscani al limoncello) e aromi troppo speziati o cioccolatosi non mi piacciono.
Scusate la lunghezza, ma la passione è passione