Il termine banlieue non ha una vera e propria traduzione italiana.
Spesso viene tradotto con periferia, ma si tratta di un errore: la banlieue, infatti, non è la periferia della città. E? composta da comuni a se stanti e del tutto indipendenti dalla metropoli limitrofa.
Per rendere l?idea, ecco un esempio ?italiano?: banlieue di Milano è Sesto San Giovanni, non il quartiere di Lambrate.
Ma la banlieue per eccellenza è quella di Parigi, costituita dalle molteplici piccole città confinanti.
Si tratta di un universo complesso e altamente differenziato al suo interno.
In molti si ricorderanno i gravi fatti del 2005, una sorta di rivolta delle cittadine della banlieue, caratterizzata da incendi, atti di vandalismo e violenza contro le forze dell?ordine.
La conseguenza è che, nella mentalità di chi non conosce questa realtà, banlieue è sinonimo di quartiere degradato, di situazioni di disagio estremo.
In parte è vero, nessuno può negarlo, ma non è così dappertutto.
Quella parigina, infatti, è quanto di più disomogeneo esista, come si nota dalla mappa che ne riporta le differenze salariali.
Fanno parte della banlieue cittadine estremamente ricche, con un reddito annuo pro capite superiore addirittura a quello della stessa Parigi e altre che non hanno molto da invidiare al Bronx, come reddito, stile di vita e sicurezza.
Generalizzando, è possibile affermare che la banlieue a sud-ovest della capitale è quella ricca, mentre quella situata a nord-est è quella più povera e disagiata.
A ovest di Parigi, per esempio, fa parte della banlieue il quartiere modernissimo della Défense, importante centro di affari e commercio situato nel comune di Neuilly sur Seine.
Si tratta di un centro con tassi di reddito altissimi, ben diverso dalle situazioni in cui erano scoppiate le rivolte.
A partire dalla fine degli anni Sessanta, la Francia ha conosciuto grandi flussi migratori provenienti soprattutto dalle ex-colonie che in quel periodo stavano ottenendo l?indipendenza.
La maggior parte di questi immigrati si è trasferita nella banlieue, che ha conosciuto in quegli anni un fortissimo sviluppo urbano e una sorta di esplosione di costruzioni per l?edilizia popolare, progetti residenziali a basso costo per immigrati stranieri.
Il problema, però, era che questi HLM (habitations à loyer modéré, l?equivalente delle nostre case popolari) erano nate come situazioni di transito, con tutte le caratteristiche di una dimora provvisoria. In mancanza di meglio, si sono presto trasformate in alloggi definitivi.
Con tutti i problemi connessi: ristrettezza di spazi e contemporaneamente famiglie numerose, mancanza di servizi e, conseguentemente, degrado.
Con il passare degli anni, si è aperta la strada anche alla criminalità, alla violenza e al traffico di droga.
Nella percezione comune, quindi, banlieue è divenuto sinonimo di disagio, povertà, insicurezza, culminati nei già citati fatti del 2005.
Occorre anche sottolineare come la popolazione della banlieue rifiuti e sia diffidente nei confronti dell?integrazione.
Molte persone guardano i parigini con disprezzo e occhio estremamente critico ed è nata anche una vera e propria lingua di questi sobborghi, il cosiddetto langage de banlieue.
Un misto di verlan, gergo francese che consiste nell?invertire le parole (per fare un esempio in italiano, scuola diventerebbe lascuo) e di linguaggi dei Paesi d?origine.
D?altro canto, occorre dire che neppure i parigini si sforzano di comprendere e venire incontro ai banlieusards (termine che ha assunto con il tempo una connotazione negativa).
È come se da entrambe le parti ci fosse diffidenza, una diffidenza reciproca che spesso, purtroppo, sfocia in una forma velata di razzismo.
Banlieu Cultura Europa Francia Parigi
Come non ricordare BAGGIO, Quarto Oggiaro, il Gratosoglio, il Giambellino-Lorenteggio, etc.. Solo per stare in zona Milano. Che erano quartieri per così dire DEGRADATI. (Spaccio, Bische, etc.)