<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> ITALIA MULTIETNICA VENTRE MOLLE DELL'EUROPA: FORSE, SI, NO. | Il Forum di Quattroruote

ITALIA MULTIETNICA VENTRE MOLLE DELL'EUROPA: FORSE, SI, NO.

Qualcuno ricordi ai nostri professionisti della PROPAGANDA a buon mercato, che stanno vicini alla Leadership della Repubblica Italiana, che in Europa ci sono stati molteplici Imperi Coloniali, che hanno mantenuto legami con quelle Terre.

Faccio solo un esempio: Gli Incendi nelle Banlieue Francesi. :twisted: :D Posti tremendi in cui vivere, delle città satelliti senza le caratteristiche delle città cresciute durante il corso dei secoli. Tirate su come si tirano su degli organismi parassiti OGM.

Paesi con Grandi Imperi Coloniali: Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo.

A pensare male ci si azzecca, tastiera mia statti zitta.
 
Il termine banlieue non ha una vera e propria traduzione italiana.

Spesso viene tradotto con periferia, ma si tratta di un errore: la banlieue, infatti, non è la periferia della città. E? composta da comuni a se stanti e del tutto indipendenti dalla metropoli limitrofa.

Per rendere l?idea, ecco un esempio ?italiano?: banlieue di Milano è Sesto San Giovanni, non il quartiere di Lambrate.

Ma la banlieue per eccellenza è quella di Parigi, costituita dalle molteplici piccole città confinanti.

Si tratta di un universo complesso e altamente differenziato al suo interno.

In molti si ricorderanno i gravi fatti del 2005, una sorta di rivolta delle cittadine della banlieue, caratterizzata da incendi, atti di vandalismo e violenza contro le forze dell?ordine.

La conseguenza è che, nella mentalità di chi non conosce questa realtà, banlieue è sinonimo di quartiere degradato, di situazioni di disagio estremo.

In parte è vero, nessuno può negarlo, ma non è così dappertutto.

Quella parigina, infatti, è quanto di più disomogeneo esista, come si nota dalla mappa che ne riporta le differenze salariali.

Fanno parte della banlieue cittadine estremamente ricche, con un reddito annuo pro capite superiore addirittura a quello della stessa Parigi e altre che non hanno molto da invidiare al Bronx, come reddito, stile di vita e sicurezza.

Generalizzando, è possibile affermare che la banlieue a sud-ovest della capitale è quella ricca, mentre quella situata a nord-est è quella più povera e disagiata.

A ovest di Parigi, per esempio, fa parte della banlieue il quartiere modernissimo della Défense, importante centro di affari e commercio situato nel comune di Neuilly sur Seine.

Si tratta di un centro con tassi di reddito altissimi, ben diverso dalle situazioni in cui erano scoppiate le rivolte.

A partire dalla fine degli anni Sessanta, la Francia ha conosciuto grandi flussi migratori provenienti soprattutto dalle ex-colonie che in quel periodo stavano ottenendo l?indipendenza.

La maggior parte di questi immigrati si è trasferita nella banlieue, che ha conosciuto in quegli anni un fortissimo sviluppo urbano e una sorta di esplosione di costruzioni per l?edilizia popolare, progetti residenziali a basso costo per immigrati stranieri.

Il problema, però, era che questi HLM (habitations à loyer modéré, l?equivalente delle nostre case popolari) erano nate come situazioni di transito, con tutte le caratteristiche di una dimora provvisoria. In mancanza di meglio, si sono presto trasformate in alloggi definitivi.

Con tutti i problemi connessi: ristrettezza di spazi e contemporaneamente famiglie numerose, mancanza di servizi e, conseguentemente, degrado.

Con il passare degli anni, si è aperta la strada anche alla criminalità, alla violenza e al traffico di droga.

Nella percezione comune, quindi, banlieue è divenuto sinonimo di disagio, povertà, insicurezza, culminati nei già citati fatti del 2005.

Occorre anche sottolineare come la popolazione della banlieue rifiuti e sia diffidente nei confronti dell?integrazione.

Molte persone guardano i parigini con disprezzo e occhio estremamente critico ed è nata anche una vera e propria lingua di questi sobborghi, il cosiddetto langage de banlieue.

Un misto di verlan, gergo francese che consiste nell?invertire le parole (per fare un esempio in italiano, scuola diventerebbe lascuo) e di linguaggi dei Paesi d?origine.

D?altro canto, occorre dire che neppure i parigini si sforzano di comprendere e venire incontro ai banlieusards (termine che ha assunto con il tempo una connotazione negativa).

È come se da entrambe le parti ci fosse diffidenza, una diffidenza reciproca che spesso, purtroppo, sfocia in una forma velata di razzismo.

Banlieu Cultura Europa Francia Parigi

Come non ricordare BAGGIO, Quarto Oggiaro, il Gratosoglio, il Giambellino-Lorenteggio, etc.. Solo per stare in zona Milano. Che erano quartieri per così dire DEGRADATI. (Spaccio, Bische, etc.)
 
Il Brasile è un modello per il futuro del pianeta, è un paese che si è lasciato alle spalle il Meltin'pot e le querelles Multietnica, multirazziale. E' una nazione POST MELTIN'POT.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_960097710.html

Corteo neonazista anti-immigrati e ad Atene è guerriglia urbana. Ieri tensione e scontri nella capitale greca. I militanti di ultradestra protestano contro i clandestini. Tafferugli anche tra polizia e gruppi di estrema sinistra. (11:28 10/05/2009)
 
e' difficile dare una risposta
se da un lato e' inevitabile che l'italia stia diventando multietnica( pessima parola comunque) dall'altro l'ingresso in massa di disperati accuisce soltanto le differenze e accresce l'odio che e' piu' pericoloso del razzismo perche' l'odio porta rancore e non si placa
purtroppo la situazione in italia (e in europa) non si puo' permettere l'entrata di persone per lavorare perche' il lavoro attualmente e' scarso i sistemi sociali sono al collass per potere garantire in questo frangente di crisi ammortizzatori sociali a chi e' in difficolta'
sicuramente non tutti i clandestini che arrivano sono dei delinquenti ,ma una volta entrati senza documenti e in un paese con poco lavoro cosa volete che facciano ?????
per quanto rigurda i richiedenti asilo mi dispiace ,ma tanti italiani (anche extracomunitari) hanno notevoli problemi a garantirsi una vita non dico decente ,ma da essere umano se poi ci si mette in mezzo figli e mutui o affitti....
voler accelerare un processo di integrazione volendolo fare in pochi anni quello che in brasile ci sono voluti secoli porta a contrasti insanabili e a un muro contro muro tra differenti visioni
e come si risolve la situazione con le banlieu o con i quartieri popolari non credo perche' diventano solo dei ghetti
per un processo del genere serve tempo se entrano solo chi ne ha veramente diritto e quando ci sono le possibilita' o veramente qui salta tutto
ciao madmax
 
CCMORSEL ha scritto:
e' difficile dare una risposta
se da un lato e' inevitabile che l'italia stia diventando multietnica( pessima parola comunque) dall'altro l'ingresso in massa di disperati accuisce soltanto le differenze e accresce l'odio che e' piu' pericoloso del razzismo perche' l'odio porta rancore e non si placa
purtroppo la situazione in italia (e in europa) non si puo' permettere l'entrata di persone per lavorare perche' il lavoro attualmente e' scarso i sistemi sociali sono al collass per potere garantire in questo frangente di crisi ammortizzatori sociali a chi e' in difficolta'
sicuramente non tutti i clandestini che arrivano sono dei delinquenti ,ma una volta entrati senza documenti e in un paese con poco lavoro cosa volete che facciano ?????
per quanto rigurda i richiedenti asilo mi dispiace ,ma tanti italiani (anche extracomunitari) hanno notevoli problemi a garantirsi una vita non dico decente ,ma da essere umano se poi ci si mette in mezzo figli e mutui o affitti....
voler accelerare un processo di integrazione volendolo fare in pochi anni quello che in brasile ci sono voluti secoli porta a contrasti insanabili e a un muro contro muro tra differenti visioni
e come si risolve la situazione con le banlieu o con i quartieri popolari non credo perche' diventano solo dei ghetti
per un processo del genere serve tempo se entrano solo chi ne ha veramente diritto e quando ci sono le possibilita' o veramente qui salta tutto
ciao madmax

'Tutto' è già saltato, questione di ore.

fm
 
Non penso che in Italia si sia arrivati ad avere una quota del 10% di immigrati extra-comunitari. :twisted: Se sbaglio correggetemi, citando la fonte dei vostri dati.
 
birillo21 ha scritto:
Non penso che in Italia si sia arriati ad avere una quota del 10% di immigrati extra-comunitari. :twisted: Se sbaglio correggetemi, citando la fonte dei vostri dati.

il 5% sono i regolari; quanti sono i clandestini?
 
testerr ha scritto:
birillo21 ha scritto:
Non penso che in Italia si sia arriati ad avere una quota del 10% di immigrati extra-comunitari. :twisted: Se sbaglio correggetemi, citando la fonte dei vostri dati.

il 5% sono i regolari; quanti sono i clandestini?

al 1.1.2008 i regolari erano il 7% (fonte ISTAT)
non so al 1.1.2009.

più che altro, appunterei che l'immigrazione non è diffusa omogeneamente su tutto il territorio, ma ha aree di concentrazione

ad esempio, nella mia provincia (brescia) già dal 2007 si è superato il 10,1%

non ho capito comunque quale sia l'importanza del numero.
 
Secondo l?Istat i cittadini stranieri residenti, dopo un aumento annuale di circa mezzo milione di unità, all?inizio del 2008 sono quasi 3.433.000,
inclusi i comunitari: il 62,5% nel Nord (più di 2 milioni), il 25,0% nel Centro (poco meno di 1 milione) e il 12,5% nel Mezzogiorno (quasi mezzo
milione). Le regioni con un maggior numero di immigrati stranieri sono la Lombardia (815.000 residenti e circa 910.000 presenze regolari) e il
Lazio (391.000, 423.000). Caritas e Migrantes accreditano un numero superiore di immigrati regolarmente presenti, che oscilla tra i 3.800.000 e i 4.000.000, su una popolazione complessiva di 59.619.290 persone, con un?incidenza del 6,7% (leggermente al di sopra della media UE, che è stata del 6,0% nel 2006).
Queste due fonti, seppure differenti, non sono in contrasto perché si riferiscono a distinte categorie di immigrati: il Dossier tiene conto anche di quanti, arrivati più di recente, non hanno ancora acquisito la residenza, per il cui ottenimento si richiede spesso più di un anno.
La prima collettività, raddoppiata in due anni, è quella romena (625.000 residenti e, secondo la stima del Dossier, quasi 1 milione di presenze regolari), seguita da quella albanese (402.000) e marocchina (366.000); un poco al di sopra e un poco al di sotto delle 150 mila unità si collocano, rispettivamente, le collettività cinese e ucraina. A guadagnare
anche in termini percentuali sono stati gli europei (52,0%), mentre gli africani mantengono le posizioni raggiunte (23,2%) e gli asiatici (16,1%) e
gli americani (8,6%) perdono almeno un punto percentuale.
La dimensione strutturale e i flussi.
Tutte le fonti statistiche attestano:
? la ragguardevole presenza complessiva dei cittadini
stranieri;
? il forte aumento annuale;
? l?incidenza delle donne, diventata ormai paritaria
a quella maschile;
? la maggiore forza d?attrazione delle regioni del
Centro-Nord;
? la crescente presenza anche nel Meridione;
? il persistente fabbisogno di manodopera aggiuntiva;
? la crescente tendenza alla stabilizzazione;
? il carattere sempre più familiare dell?insediamento;
? il peso crescente dei minori e delle seconde
generazioni;
? la pluralità dei paesi di origine e delle tradizioni
culturali e religiose.
È un indicatore di stabilità anche il crescente investimento per l?acquisto della casa. Tra gli italiani 8 su 10 sono proprietari di casa, mentre tra gli immigrati
lo è solo 1 su 10, ma il divario è in continua diminuzione: nel 2007 gli acquisti effettuati da parte di questi ultimi sono stati 120.000.
Tutto lascia intendere che gli immigrati resteranno stabilmente in Italia e saranno sempre più numerosi: per questi motivi si attribuisce all?immigrazione una dimensione strutturale. Il nostro paese
si colloca in Europa tra quelli al vertice per numero di immigrati e il termine ?straniero? diventa sempre meno idoneo a qualificare una presenza così radicata e crescente.
La dimensione globale delle grandi città italiane anticipa quello che
sarà il futuro nel resto del paese.
A Milano l?incidenza degli stranieri è del 14% e 1 ogni 4 è minore
(quasi 50.000 su un totale di 200.000), mentre a Roma l?incidenza
si attesta sul 10% e l?intera popolazione immigrata raggiunge le 300.000
unità.
I flussi nell?ultimo triennio.
Nel periodo 2005-2007 sono state presentate circa 1 milione e 500.000 domande di assunzione di lavoratori stranieri da parte delle aziende e delle famiglie italiane: 251.000 nel 2005, 520.000 nel 2006 e 741.000 nel 2007, con una incidenza, rispetto alla popolazione straniera già residente, prima del 10%, poi del 20% e nel 2007 del 25% (ma addirittura del 33% rispetto ai lavoratori stranieri già occupati). I flussi registrati nell?ultimo decennio sono tra i più alti nella storia d?Italia, paragonabili ? se non superiori ? al consistente
esodo verso l?estero degli italiani nel secondo dopoguerra.
In fenomeni così vasti e dal ritmo così serrato si annidano anche gli abusi, ma questo non deve far dimenticare che l?immigrazione è sostanzialmente
di segno positivo e concorre fortemente a porre rimedio alle lacune del nostro paese. La transizione demografica in atto sta trasformando l?Italia da
paese dall?età media avanzata in un paese tra i più vecchi del mondo, mentre il mercato ? per produrre ricchezza ? abbisogna continuamente di nuovi
innesti lavorativi. Gli immigrati sono una popolazione giovane: l?80% ha meno di 45 anni, mentre sono molto pochi quelli che hanno superato i 55 anni. Inoltre, il tasso di fecondità delle donne straniere è in grado di assicurare il ricambio della popolazione (2,51 figli per donna), a differenza di quanto
avviene tra le italiane (1,26 figli in media).
Nel 2007, poiché non è stata integrata la quota iniziale di 170.000 nuovi ingressi, si può ipotizzare, tenuto conto delle domande presentate, la presenza di almeno mezzo milione di persone già insediate
in Italia e inserite nel mercato del lavoro nero (e a volte sprovviste di permesso di soggiorno) il che solleva la necessità di una più efficace gestione del mercato occupazionale.
A regolamentare i flussi in entrata non potranno essere i Centri di identificazione e di espulsione e gli interventi repressivi, ma si richiede il supporto di interventi più organici.

http://www.anolf.it/download/dossier_caritas_2008.pdf
 
Respingimenti d?autore: ?Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi ma uccide i neri? (Albert Einstein)
 
È onesto riconoscere l'apporto che tanti immigrati danno alla vita delle nostre famiglie. Come non chiedere che insieme ai vantaggi che derivano dalla loro presenza si giunga a riconoscere i loro giusti diritti? Dionigi Tettamanzi
 

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