SasaDoku ha scritto:
...non mi sento di ritenere i vigili, in quanto ultima rotella di un meccanismo complesso, colpevoli dei reati loro ascritti ... TENUTI a farlo, pena l'essere sottoposti a procedimento disciplinare (se va bene) o accusati di reati puniti a norma del codice PENALE (se va male) ... se "soprassedesse" potrebbe ritrovarsi accusato dal collega di negligenza, o peggio di peculato o concussione. Che dovrebbe fare? ...
Queste tue considerazioni, che praticamente ogni vigile urbano enuncia quando viene interpellato in materia, ci portano al punto veramente centrale della questione.
Personalmente ritengo fondamentale, sul lavoro e non solo, potermi guardare allo specchio senza sentirmi a disagio con me stesso e, in particolare, sapendo che mi sono comportato correttamente nei confronti del prossimo.
Correttamente e non solo
"legalmente", visto che purtroppo le due cose NON coincidono affatto.
Quando lavoravo in azienda, mi è capitato in effetti di ricevere degli "ordini" che mi imponevano in qualche modo di comportarmi in maniera subdola e scorretta con qualcuno. Ci avrò rimesso senz'altro e avrò fatto meno "carriera" (infatti non ho guadagnato tanti soldi e non lavoro più in azienda), ma mai sono riuscito ad eseguire "bene" quegli ordini; agivo sempre mettendo la mia coscienza davanti al resto. Credo che farei esattamente la stessa cosa se mi trovassi dentro una divisa. Se non ci riuscissi, probabilmente farei di tutto per uscire dalla divisa prima di avere un esaurimento nervoso.
Proprio per questa ragione io mi rifiuto di pensare che la maggioranza dei vigili, quella stessa maggioranza che sempre enuncia le considerazioni sopra citate, sia costituita da persone che, vittime impotenti, quotidianamente subiscono e sopportano l'umiliazione di
"essere mandate a svolgere mansioni odiose che sanno benissimo saranno fonte di (sacrosante)
discussioni e che sanno benissimo costituiscono un sistema per fare cassa". Come si può convivere giorno dopo giorno, anno dopo anno, con una cosa del genere?
Senza dubbio ci sarà qualcuno che ha un così assoluto bisogno dello stipendio da accettare di fare qualunque cosa pur di conservare il posto, MA non posso pensare che la maggioranza dei vigili si trovi in tale estrema situazione.
Attribuire le responsabilità delle proprie azioni a terzi (la legge sbagliata o chi, più in alto nella gerarchia, partorisce le iniziative disoneste) mi sembra una soluzione alquanto discutibile, un modo sbrigativo e anche abbastanza comodo di auto-esonero. Sostenere tale tesi mi sembra un po' come dire "io sono un burattino, un automa, quello che mi dicono di fare faccio, qualunque cosa sia".
Ora, se il mestiere di vigile è diventato così brutto, trasformandosi da "servizio per la comunità" a qualcosa di molto diverso (in senso negativo),
come può una persona accettarlo passivamente? Temo che la risposta più oggettiva e più semplice sia anche la più veritiera: evidentemente ci sono molti vigili che NON si sentono affatto a disagio nel comportarsi come viene loro ordinato.
PS. Per quanto riguarda il vigile che viene costretto a lavorare
"mentre tutto il mondo è in giro a divertirsi", continuo a pensare che avrebbe fatto molto meglio a stare zitto. Se era di turno nel giorno festivo, sarà poi rimasto a casa un altro giorno, mentre "tutto il mondo" era a lavorare. A quanto mi risulta anche i vigili hanno le loro rappresentanze sindacali ed ufficiali, le stesse cui potrebbero fare ricorso se davvero volessero reagire in qualche modo alla situazione di cui sono soliti dichiararsi vittime. Ho come l'impressione che se domani arrivasse, dai comandanti o dagli assessori o dai ministri, l'ordine di ridurre gli stipendi del 40%, la reazione compatta dei vigili ci sarebbe, eccome.