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I soliti vigili

L'ipocrisia della sindaca è doppia: prima fa approvare regolamenti assurdi, poi, quando si accorge della loro impopolarità, fa finta di fare un bel gesto, scaricando la responsabilità sui vigili, naturalmente non disdegnando di passare le vacanze fra chi in passato si è macchiato di un omicidio ...
 
juantorena ha scritto:
L'ipocrisia della sindaca è doppia: prima fa approvare regolamenti assurdi, poi, quando si accorge della loro impopolarità, fa finta di fare un bel gesto, scaricando la responsabilità sui vigili, naturalmente non disdegnando di passare le vacanze fra chi in passato si è macchiato di un omicidio ...
non mi è chiaro un passaggio... quali sono i regolamenti assurdi...?
 
GheddoStella ha scritto:
savaton ha scritto:
non mi è chiaro un passaggio... quali sono i regolamenti assurdi...?
TUTTI! E lasciateci fare quel che ci pare :twisted:

Ti accontenterei molto volentieri.

Ma sarei poi curioso di sapere da chi andresti a lamentarti quando un sedicente "mimo" pieno di alcool e di muscoli ti battesse come un tappeto perché no, proprio non gli bastano i venti centesimi che gli hai messo nel cappello.
In fondo anche lui starebbe facendo "quello che gli pare". O sbaglio...?

Seriamente, i regolamenti (e chi li deve far rispettare) esistono a salvaguardia proprio della nostra libertà e del nostro status di cittadini. Prendersela con TUTTI loro per alcune "smagliature" è il peggior esercizio di miopia in cui si possa incorrere.

ottobre_rosso ha scritto:
Diciamo che un po' piu' di flessibilita' da parte del vigile in questione non avrebbe guastato...

Ecco, ora si comincia a ragionare.

Siamo prima di tutto PERSONE, dotate di cervello. E di cuore.
 
Il problema è sempre lo stesso: mancanza quasi totale di razionalità, senso della misura, correttezza ed equità di comportamento.

Tutti noi, esseri umani, siamo affetti in qualche modo da queste mancanze; per lo meno, siamo spesso tentati di assecondarle concedendo maggiore spazio ad altre cose, più istintive: rabbia, rancore, invidia, antipatia, simpatia, senso di appartenenza ecc.
La nostra intelligenza, però, ci dovrebbe aiutare a non cedere troppo facilmente alla tentazione. Non sempre ci si riesce, ma molti nemmeno sembrano provarci. Quando una persona del genere indossa una divisa che le conferisce potere sul prossimo ecco che gli effetti deleteri si amplificano; tanto più grande il potere tanto più deleteri gli effetti.

In teoria un portatore di divisa che si comporta come una macchina non pensante esecutrice di ordini o, peggio ancora, come una macchina automatica esecutrice di ordini finalizzati a scopi distorti (come ad esempio il perseguimento di obiettivi esattoriali), dovrebbe essere immediatamente privato della divisa. Per non parlare di quei portatori di divisa che tali ordini emanano (maggiore potere, maggiore danno).

Invece questo non accade, anzi. La maggior parte dei vigili sa bene che la valutazione della "qualità" del loro operato sarà basata sul numero di multe, sul fatturato che porteranno a casa. Alcuni vigili, poi, sembrano trovarsi perfettamente a proprio agio in tale situazione, tanto che vi si dedicano con particolare zelo. Indubbiamente non si tratta della totalità dei vigili, ma nemmeno devono essere così pochi, perché altrimenti non si spiegherebbe la fama di cui la categoria gode praticamente ovunque.
 
marimasse ha scritto:
Il problema è sempre lo stesso: mancanza quasi totale di razionalità, senso della misura, correttezza ed equità di comportamento...

Sebbene possa comprendere i sentimenti che sono all'origine di questo ragionamento, non posso condividerne il senso e le conclusioni.

In quanto "portatore di divisa" (anche se non appartenente alla municipale o ad altri organismi di polizia) sento di poter affermare che non è l'esercizio del "potere" lo stimolo che ogni mattina mi spinge ad iniziare una nuova giornata di lavoro, né tantomeno la soddisfazione dei più bassi istinti ma, come per chiunque svolga un'attività lavorativa, la soddisfazione che mi viene dalle capacità profuse e dai risultati ottenuti, oltre (ma è un surplus del mio "ramo d'azienda") alla consapevolezza dello svolgimento di un servizio fondamentale per la comunità.
E sono ragionevolmente certo che lo stesso vale per la quasi totalità dei miei colleghi "portatori di divisa", poiché fra le prime cose che si imparano durante la formazione vi è la conoscenza dell'equazione potere=responsabilità e che l'esercizio del primo è funzionale all'assolvimento della seconda.
Che poi ci siano soggetti che fraintendono completamente questo messaggio, o che addirittura consapevolmente lo stravolgono è fuori discussione, ma mi rifiuto di pensare a loro se non come a una sparuta e fisiologica minoranza.

Indubbiamente non si tratta della totalità dei vigili, ma nemmeno devono essere così pochi, perché altrimenti non si spiegherebbe la fama di cui la categoria gode praticamente ovunque.
Lo si spiega benissimo, invece. Basta ricordare che:
- fa molto più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce;
- è naturale per il "controllato" mal sopportare (e quindi disprezzare e denigrare), a prescindere, il "controllore", a maggior ragione quando l'attività del secondo comporta pesanti sanzioni per il primo.
 
SasaDoku ha scritto:
...non è l'esercizio del "potere" lo stimolo che ogni mattina mi spinge ad iniziare una nuova giornata di lavoro, né tanto meno la soddisfazione dei più bassi istinti ... sono ragionevolmente certo che lo stesso vale per la quasi totalità dei miei colleghi "portatori di divisa" ... che poi ci siano soggetti che fraintendono completamente questo messaggio, o che addirittura consapevolmente lo stravolgono è fuori discussione, ma mi rifiuto di pensare a loro se non come a una sparuta e fisiologica minoranza...
Io conosco personalmente un tuo collega che lavora in una città di medie dimensioni e lo ritengo persona affidabile, per cui tendo a prendere sul serio le cose che mi dice e mi racconta. Ebbene, ogni volta che mi capita di parlare con lui di questi argomenti, mi dice regolarmente che le mie sensazioni sono assai fondate, che sempre più spesso e volentieri i vigili vengono impiegati come esattori, che vengono intenzionalmente mandati a fare multe "burocratiche" fini a se stesse e che la maggior parte dei colleghi esegue tali ordini (comportandosi di conseguenza in maniera assai lontana dal concetto di "servizio per la comunità") per paura di sanzioni disciplinari o rogne di altro genere oppure perché si sentono perfettamente a proprio agio in quel ruolo.

...fa molto più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce...
Questo è vero, ma mi sa che questi alberi che cadono non siano poi così pochi. Il mio conoscente, ad esempio, non la pensa così. Anche perché non di rado l'albero cadente porta una divisa che gli conferisce il potere di emettere ordini di servizio cui gli altri alberi, più o meno volentieri, obbediscono. O vogliamo dire che la famosa frase "lei ha anche ragione, ma io devo eseguire gli ordini", che innumerevoli guidatori ricordano di aver chiaramente sentito, è una leggenda metropolitana o il frutto di una allucinazione collettiva?
Io stesso me la sono sentita dire in entrambe le occasioni in cui, negli ultimi 10 anni, ho preso una piccola multa per infrazioni del tutto pretestuose, ovvero prive di qualunque forma di oggettiva pericolosità. L'ultima volta, addirittura, il vigile ha anche aggiunto "e cosa dovrei dire io che oggi, giorno di festa, sono stato mandato qui a fare contravvenzioni?"

...è naturale per il "controllato" mal sopportare (e quindi disprezzare e denigrare), a prescindere, il "controllore"
Per me non è naturale disprezzare e denigrare. Se così fosse mi riterrei onnipotente e, quindi, sarei un imbe.cille.
Ovviamente, come ci succede fin dai banchi della scuola, fatichiamo ad amare chi ci controlla e ci punisce. Si può però provare rispetto per l?Autorità che infligge una punizione quando si percepisce che la punizione, per quanto ovviamente sgradita, è giusta, onesta, commisurata alle reali colpe.
Non a caso, ad esempio, gli insegnanti che lasciano un buon ricordo di sé (anche a distanza di decenni) nelle menti dei loro alunni sono quelli che sono stati severi, anche inflessibili, MA NON autoritari, NON dispotici. Insegnanti che NON hanno approfittato del potere che avevano, che NON hanno preso in giro con giochi di parole ("intanto mi dia i documenti, poi per la multa vediamo").
 
marimasse ha scritto:
... sempre più spesso e volentieri i vigili vengono impiegati come esattori, che vengono intenzionalmente mandati a fare multe "burocratiche" fini a se stesse e che la maggior parte dei colleghi esegue tali ordini (comportandosi di conseguenza in maniera assai lontana dal concetto di "servizio per la comunità") per paura di sanzioni disciplinari o rogne di altro genere oppure perché si sentono perfettamente a proprio agio in quel ruolo.

A maggior ragione, in base a quanto da te appena affermato, non mi sento di ritenere i vigili, in quanto ultima rotella di un meccanismo complesso, colpevoli dei reati loro ascritti.

...non di rado l'albero cadente porta una divisa che gli conferisce il potere di emettere ordini di servizio...

Dei quali probabilmente non è l'autore, essendo a sua volta esecutore di direttive dei dirigenti politici comunali.

cui gli altri alberi, più o meno volentieri, obbediscono.

In quanto TENUTI a farlo, pena l'essere sottoposti a procedimento disciplinare (se va bene) o accusati di reati puniti a norma del codice PENALE (se va male).

O vogliamo dire che la famosa frase "lei ha anche ragione, ma io devo eseguire gli ordini", che innumerevoli guidatori ricordano di aver chiaramente sentito, è una leggenda metropolitana o il frutto di una allucinazione collettiva?

Né l'una né l'altra, ma la pura e semplice verità. Soprattutto se a contestare l'infrazione è uno dei componenti di una pattuglia: se "soprassedesse" potrebbe ritrovarsi accusato dal collega di negligenza, o peggio di peculato o concussione.
Che dovrebbe fare? Rischiare il posto e/o un processo per un illustre sconosciuto (che per giunta ha pure torto, avendo appena commesso un'infrazione)?

Io stesso me la sono sentita dire in entrambe le occasioni in cui, negli ultimi 10 anni, ho preso una piccola multa per infrazioni del tutto pretestuose, ovvero prive di qualunque forma di oggettiva pericolosità. L'ultima volta, addirittura, il vigile ha anche aggiunto "e cosa dovrei dire io che oggi, giorno di festa, sono stato mandato qui a fare contravvenzioni?"

E anche stavolta, perdonami, non riesco a non dare ragione al vigile. Tu vedi solo la parte che ti riguarda, circoscritta al singolo episodio, ma prova a metterti nei suoi panni: mentre tutto il mondo è in giro a divertirsi lui viene mandato a svolgere una mansione odiosa che sa benissimo sarà fonte di discussione con chiunque verrà "pizzicato". Magari non gli va neanche, perché sa benissimo che si tratta di un sistema per fare cassa, però non può rifiutarsi, né tornare a mani vuote. Aggiungici che quella avuta con te sarà stata magari l'ennesima discussione del giorno... e probabilmente di OGNI giorno... Tu che avresti detto?

Per me non è naturale disprezzare e denigrare. Se così fosse mi riterrei onnipotente e, quindi, sarei un imbe.cille.
Ovviamente, come ci succede fin dai banchi della scuola, fatichiamo ad amare chi ci controlla e ci punisce. Si può però provare rispetto per l?Autorità che infligge una punizione quando si percepisce che la punizione, per quanto ovviamente sgradita, è giusta, onesta, commisurata alle reali colpe.
Non a caso, ad esempio, gli insegnanti che lasciano un buon ricordo di sé (anche a distanza di decenni) nelle menti dei loro alunni sono quelli che sono stati severi, anche inflessibili, MA NON autoritari, NON dispotici. Insegnanti che NON hanno approfittato del potere che avevano, che NON hanno preso in giro con giochi di parole ("intanto mi dia i documenti, poi per la multa vediamo").

Quoto. Integralmente.
Anzi, credo che tu abbia espresso (ma soprattutto completato) lo stesso mio pensiero usando però parole migliori. E di questo ti ringrazio.
 
SasaDoku ha scritto:
...non mi sento di ritenere i vigili, in quanto ultima rotella di un meccanismo complesso, colpevoli dei reati loro ascritti ... TENUTI a farlo, pena l'essere sottoposti a procedimento disciplinare (se va bene) o accusati di reati puniti a norma del codice PENALE (se va male) ... se "soprassedesse" potrebbe ritrovarsi accusato dal collega di negligenza, o peggio di peculato o concussione. Che dovrebbe fare? ...
Queste tue considerazioni, che praticamente ogni vigile urbano enuncia quando viene interpellato in materia, ci portano al punto veramente centrale della questione.

Personalmente ritengo fondamentale, sul lavoro e non solo, potermi guardare allo specchio senza sentirmi a disagio con me stesso e, in particolare, sapendo che mi sono comportato correttamente nei confronti del prossimo. Correttamente e non solo "legalmente", visto che purtroppo le due cose NON coincidono affatto.

Quando lavoravo in azienda, mi è capitato in effetti di ricevere degli "ordini" che mi imponevano in qualche modo di comportarmi in maniera subdola e scorretta con qualcuno. Ci avrò rimesso senz'altro e avrò fatto meno "carriera" (infatti non ho guadagnato tanti soldi e non lavoro più in azienda), ma mai sono riuscito ad eseguire "bene" quegli ordini; agivo sempre mettendo la mia coscienza davanti al resto. Credo che farei esattamente la stessa cosa se mi trovassi dentro una divisa. Se non ci riuscissi, probabilmente farei di tutto per uscire dalla divisa prima di avere un esaurimento nervoso.

Proprio per questa ragione io mi rifiuto di pensare che la maggioranza dei vigili, quella stessa maggioranza che sempre enuncia le considerazioni sopra citate, sia costituita da persone che, vittime impotenti, quotidianamente subiscono e sopportano l'umiliazione di "essere mandate a svolgere mansioni odiose che sanno benissimo saranno fonte di (sacrosante) discussioni e che sanno benissimo costituiscono un sistema per fare cassa". Come si può convivere giorno dopo giorno, anno dopo anno, con una cosa del genere?

Senza dubbio ci sarà qualcuno che ha un così assoluto bisogno dello stipendio da accettare di fare qualunque cosa pur di conservare il posto, MA non posso pensare che la maggioranza dei vigili si trovi in tale estrema situazione.

Attribuire le responsabilità delle proprie azioni a terzi (la legge sbagliata o chi, più in alto nella gerarchia, partorisce le iniziative disoneste) mi sembra una soluzione alquanto discutibile, un modo sbrigativo e anche abbastanza comodo di auto-esonero. Sostenere tale tesi mi sembra un po' come dire "io sono un burattino, un automa, quello che mi dicono di fare faccio, qualunque cosa sia".

Ora, se il mestiere di vigile è diventato così brutto, trasformandosi da "servizio per la comunità" a qualcosa di molto diverso (in senso negativo), come può una persona accettarlo passivamente? Temo che la risposta più oggettiva e più semplice sia anche la più veritiera: evidentemente ci sono molti vigili che NON si sentono affatto a disagio nel comportarsi come viene loro ordinato.

PS. Per quanto riguarda il vigile che viene costretto a lavorare "mentre tutto il mondo è in giro a divertirsi", continuo a pensare che avrebbe fatto molto meglio a stare zitto. Se era di turno nel giorno festivo, sarà poi rimasto a casa un altro giorno, mentre "tutto il mondo" era a lavorare. A quanto mi risulta anche i vigili hanno le loro rappresentanze sindacali ed ufficiali, le stesse cui potrebbero fare ricorso se davvero volessero reagire in qualche modo alla situazione di cui sono soliti dichiararsi vittime. Ho come l'impressione che se domani arrivasse, dai comandanti o dagli assessori o dai ministri, l'ordine di ridurre gli stipendi del 40%, la reazione compatta dei vigili ci sarebbe, eccome.
 
SasaDoku ha scritto:
marimasse ha scritto:
... sempre più spesso e volentieri i vigili vengono impiegati come esattori, che vengono intenzionalmente mandati a fare multe "burocratiche" fini a se stesse e che la maggior parte dei colleghi esegue tali ordini (comportandosi di conseguenza in maniera assai lontana dal concetto di "servizio per la comunità") per paura di sanzioni disciplinari o rogne di altro genere oppure perché si sentono perfettamente a proprio agio in quel ruolo.

A maggior ragione, in base a quanto da te appena affermato, non mi sento di ritenere i vigili, in quanto ultima rotella di un meccanismo complesso, colpevoli dei reati loro ascritti.

...non di rado l'albero cadente porta una divisa che gli conferisce il potere di emettere ordini di servizio...

Dei quali probabilmente non è l'autore, essendo a sua volta esecutore di direttive dei dirigenti politici comunali.

cui gli altri alberi, più o meno volentieri, obbediscono.

In quanto TENUTI a farlo, pena l'essere sottoposti a procedimento disciplinare (se va bene) o accusati di reati puniti a norma del codice PENALE (se va male).

O vogliamo dire che la famosa frase "lei ha anche ragione, ma io devo eseguire gli ordini", che innumerevoli guidatori ricordano di aver chiaramente sentito, è una leggenda metropolitana o il frutto di una allucinazione collettiva?

Né l'una né l'altra, ma la pura e semplice verità. Soprattutto se a contestare l'infrazione è uno dei componenti di una pattuglia: se "soprassedesse" potrebbe ritrovarsi accusato dal collega di negligenza, o peggio di peculato o concussione.
Che dovrebbe fare? Rischiare il posto e/o un processo per un illustre sconosciuto (che per giunta ha pure torto, avendo appena commesso un'infrazione)?

Io stesso me la sono sentita dire in entrambe le occasioni in cui, negli ultimi 10 anni, ho preso una piccola multa per infrazioni del tutto pretestuose, ovvero prive di qualunque forma di oggettiva pericolosità. L'ultima volta, addirittura, il vigile ha anche aggiunto "e cosa dovrei dire io che oggi, giorno di festa, sono stato mandato qui a fare contravvenzioni?"

E anche stavolta, perdonami, non riesco a non dare ragione al vigile. Tu vedi solo la parte che ti riguarda, circoscritta al singolo episodio, ma prova a metterti nei suoi panni: mentre tutto il mondo è in giro a divertirsi lui viene mandato a svolgere una mansione odiosa che sa benissimo sarà fonte di discussione con chiunque verrà "pizzicato". Magari non gli va neanche, perché sa benissimo che si tratta di un sistema per fare cassa, però non può rifiutarsi, né tornare a mani vuote. Aggiungici che quella avuta con te sarà stata magari l'ennesima discussione del giorno... e probabilmente di OGNI giorno... Tu che avresti detto?

Per me non è naturale disprezzare e denigrare. Se così fosse mi riterrei onnipotente e, quindi, sarei un imbe.cille.
Ovviamente, come ci succede fin dai banchi della scuola, fatichiamo ad amare chi ci controlla e ci punisce. Si può però provare rispetto per l?Autorità che infligge una punizione quando si percepisce che la punizione, per quanto ovviamente sgradita, è giusta, onesta, commisurata alle reali colpe.
Non a caso, ad esempio, gli insegnanti che lasciano un buon ricordo di sé (anche a distanza di decenni) nelle menti dei loro alunni sono quelli che sono stati severi, anche inflessibili, MA NON autoritari, NON dispotici. Insegnanti che NON hanno approfittato del potere che avevano, che NON hanno preso in giro con giochi di parole ("intanto mi dia i documenti, poi per la multa vediamo").

Quoto. Integralmente.
Anzi, credo che tu abbia espresso (ma soprattutto completato) lo stesso mio pensiero usando però parole migliori. E di questo ti ringrazio.
e cosa c'entra il peculato in tutto questo...?
 
marimasse ha scritto:
Personalmente ritengo fondamentale, sul lavoro e non solo, potermi guardare allo specchio senza sentirmi a disagio con me stesso e, in particolare, sapendo che mi sono comportato correttamente nei confronti del prossimo. Correttamente e non solo "legalmente", visto che purtroppo le due cose NON coincidono affatto.
Non ti sembra di generalizzare (ed estremizzare) un pò troppo? Questo è il TUO punto di vista. Guardando le cose dal punto di vista del vigile e, soprattutto, della comunità, molti di quelli che a te sembrano torti ingiusti ridiventano semplice applicazione delle regole...

Quando lavoravo in azienda, mi è capitato in effetti di ricevere degli "ordini" che mi imponevano in qualche modo di comportarmi in maniera subdola e scorretta con qualcuno. Ci avrò rimesso senz'altro e avrò fatto meno "carriera" (infatti non ho guadagnato tanti soldi e non lavoro più in azienda), ma mai sono riuscito ad eseguire "bene" quegli ordini; agivo sempre mettendo la mia coscienza davanti al resto. Credo che farei esattamente la stessa cosa se mi trovassi dentro una divisa. Se non ci riuscissi, probabilmente farei di tutto per uscire dalla divisa prima di avere un esaurimento nervoso.
Il corpo della polizia municipale NON è un'azienda, e chi veste una divisa NON è un impiegato. A parte questo, che succederebbe se OGNI vigile si mettesse a sindacare sulla correttezza o moralità di OGNI ordine ricevuto?

Proprio per questa ragione io mi rifiuto di pensare che la maggioranza dei vigili, quella stessa maggioranza che sempre enuncia le considerazioni sopra citate, sia costituita da persone che, vittime impotenti, quotidianamente subiscono e sopportano l'umiliazione di "essere mandate a svolgere mansioni odiose che sanno benissimo saranno fonte di (sacrosante) discussioni e che sanno benissimo costituiscono un sistema per fare cassa". Come si può convivere giorno dopo giorno, anno dopo anno, con una cosa del genere?
Queste non sono verità accertate, ma tue supposizioni.

Per carità, non che io voglia fondare un movimento per la beatificazione dei ghisa, ma da qui a pensare che il vigile standard si muova solo col favore delle tenebre, avvolto nella sua tuta da ninja, e con l'aiuto di sofisticatissimi scanner monitori le strade intorno a se pronto a mordere sul collo il primo inerme automobilista che gli capiti fra le grinfie, ce ne corre... :lol:

Più modestamente credo che, come tanti, abbia giornate positive e giornate negative, e bilanci queste ultime con la soddisfazione di fare un servizio utile alla comunità.

Senza dubbio ci sarà qualcuno che ha un così assoluto bisogno dello stipendio da accettare di fare qualunque cosa pur di conservare il posto, MA non posso pensare che la maggioranza dei vigili si trovi in tale estrema situazione.
Scusa, ma non capisco a cosa ti riferisci quando dici "qualunque cosa". Di che stiamo parlando? Traffico d'organi? Tratta degli schiavi?
Fanno multe a persone che commettono infrazioni. Punto.
Magari non è il miglior lavoro del mondo, ma credo che i minatori del Sulcis se la passino un tantino peggio...

Attribuire le responsabilità delle proprie azioni a terzi (la legge sbagliata o chi, più in alto nella gerarchia, partorisce le iniziative disoneste) mi sembra una soluzione alquanto discutibile, un modo sbrigativo e anche abbastanza comodo di auto-esonero. Sostenere tale tesi mi sembra un po' come dire "io sono un burattino, un automa, quello che mi dicono di fare faccio, qualunque cosa sia".
E' PRECISO DOVERE di ogni persona che "vesta una divisa" (e nel nostro caso stiamo parlando di Pubblici Ufficiali con incarichi di Polizia Municipale, Pubblica Sicurezza e Polizia Giudiziaria) eseguire gli ordini impartitegli dai propri superiori, fatto salvo il caso in cui tale attività sia contraria alle leggi vigenti.
Il regolamento di disciplina del corpo di polizia municipale di Sulmona (è il primo che h trovato in rete) all'art. 22 - "Obbligo dell'obbedienza" - recita:
"Gli appartenenti al Corpo debbono obbedienza pronta e rispettosa agli ordini dei superiori in materia di servizio.
Il servizio deve essere eseguito anche se l'Addetto si ritenga ingiustamente comandato, salvo il suo diritto di reclamo nelle forme di cui al successivo art. 23, dopo aver eseguito il servizio comandato.
Il personale collegato via radio con la centrale operativa è tenuto ad eseguire gli ordini e le indicazioni provenienti dall'operatore in servizio."


Ora, se stessimo parlando di criminali di guerra colpevoli di massacri epurativi, potrei concordare con lo sventolio degli spettri del processo di Norimberga che hai appena fatto, ma mi sa che la realtà sia infinitamente più banale...

Ora, se il mestiere di vigile è diventato così brutto, trasformandosi da "servizio per la comunità" a qualcosa di molto diverso (in senso negativo), come può una persona accettarlo passivamente? Temo che la risposta più oggettiva e più semplice sia anche la più veritiera: evidentemente ci sono molti vigili che NON si sentono affatto a disagio nel comportarsi come viene loro ordinato.
O ne hanno una considerazione (del mestiere) diversa da quella che racconti tu. E magari sanno che è loro dovere eseguire gli ordini. E addirittura potrebbero anche concordare con te e agire nel modo previsto (tramite rapporti ai superiori, vertenze sindacali e quant'altro) per far modificare lo status quo attuale, ma seguitare lo stesso nel frattempo a compiere il loro dovere...

PS. Per quanto riguarda il vigile che viene costretto a lavorare "mentre tutto il mondo è in giro a divertirsi", continuo a pensare che avrebbe fatto molto meglio a stare zitto...
E' una tua opinione, che rispetto e che potrei perfino condividere, almeno in parte. Ma resto convinto del fatto che in larghissima parte i vigili siano persone che svolgono al meglio un lavoro difficile e spesso poco apprezzato (soprattutto dai diretti beneficiari).
Sarà mica per il fatto che ho preso veramente pochissime multe in oltre vent'anni di patente? ;)
 
SasaDoku ha scritto:
se "soprassedesse" potrebbe ritrovarsi accusato dal collega di negligenza, o peggio di peculato o concussione.
savaton ha scritto:
e cosa c'entra il peculato in tutto questo...?
Vero. Ho evidentemente fatto confusione. :oops:

Chiedo umilmente venia e prego di sostituire la parola "peculato" con la frase "abuso d'ufficio".

Grazie della segnalazione! ;)
 
SasaDoku ha scritto:
marimasse ha scritto:
Personalmente ritengo fondamentale, sul lavoro e non solo, potermi guardare allo specchio senza sentirmi a disagio con me stesso e, in particolare, sapendo che mi sono comportato correttamente nei confronti del prossimo. Correttamente e non solo "legalmente", visto che purtroppo le due cose NON coincidono affatto.
Non ti sembra di generalizzare (ed estremizzare) un pò troppo? Questo è il TUO punto di vista...
Ovviamente è il mio punto di vista, ma non mi sembra affatto di estremizzare quando dico che "comportarsi onestamente" e "non infrangere la legge" NON sono, purtroppo, due espressioni equivalenti. Basta guardarsi un po' intorno per vedere che ci sono moltissime persone, ad ogni livello, che non si comportano correttamente con il prossimo e ciò nonostante NON sono legalmente perseguibili.

...Il corpo della polizia municipale NON è un'azienda, e chi veste una divisa NON è un impiegato...
Questo è vero da un punto di vista formale, ma nel momento in cui il corpo della polizia municipale deve garantire al comune un certo fatturato annuale (stabilito a tavolino con un anno di anticipo in base a valutazioni politico-economiche) e gli agenti accettano di eseguire ordini di servizio inequivocabilmente finalizzati a tale scopo, la differenza concreta tra un agente di polizia municipale ed un agente di commercio diventa molto più sottile di quella formale.

...che succederebbe se OGNI vigile si mettesse a sindacare sulla correttezza o moralità di OGNI ordine ricevuto?...
Il caos, esattamente come se in una qualsiasi azienda ognuno si mettesse a sindacare su ogni direttiva o incarico. Infatti io non ho detto questo. Ho detto e ribadisco che se e quando mi venisse ordinato di comportarmi in maniera oggettivamente subdola nei confronti di terze persone avrei grossissime difficoltà ad eseguire l'ordine e certamente non riuscirei a sopportare un lavoro nel quale la cosa si ripete con regolarità, anche se ci fossero cento leggi con cui giustificarmi dal punto di vista formale.

...Queste non sono verità accertate, ma tue supposizioni...
Non direi proprio, visto che si tratta di informazioni che mi sono state riferite praticamente da tutti i tuoi colleghi con cui ho avuto modo di parlare (una congiura per raccontarmi bugie?), compreso TU stesso. Non a caso riportavo tra virgolette frasi prese pari pari dal TUO messaggio precedente.

...non capisco a cosa ti riferisci quando dici "qualunque cosa"...
Strano, perché mi pare di averlo scritto svariate volte.

...E' PRECISO DOVERE di ogni persona che "vesta una divisa" ...
Il regolamento di disciplina ... art. 22 - "Obbligo dell'obbedienza" ...
Non ho alcun dubbio sull'esistenza di leggi e codicilli di ogni sorta, non a caso questo è uno degli atavici difetti della nostra realtà. Ad ogni modo, il fatto che tu usi tale strumento per contestare il mio punto di vista altro non fa che rafforzarlo ulteriormente, perché proprio di questo io mi lamento: anteporre la burocrazia, la politica, il denaro ecc. alla lealtà, al senso della misura ed alla correttezza di comportamento che, per lo meno nella mia fantasia, dovrebbero essere le caratteristiche primarie di una persona come un vigile urbano, che ha il non trascurabile potere di infliggere pesanti punizioni alla gente comune.
 
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