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GIUSTO PER TORNARE SULL'ARGOMENTO DEI GIORNI SCORSI...

..... ditemi voi il motivo percui questo "escremento" ha il diritto di parlare,fare,disfare e vivere ancora in questo mondo....

BLEAH, PUAH, SPUT SPUT,
che schifo

piuttosto e anzichènò...
:thumbdown:

intervista esclusiva

Maniero: «E' vero ho pagato poco
Ma il mio tesoro non esiste»
L'ex boss: vivo per i figli, lavoro e sono un asso dello scopone. La politica? Feci tessere per il Psi. Vogliono uccidermi? Non ho paura

Avrà anche cambiato vita diventando innocuo e pantofolaio, come dice. Avrà cioè anche detto addio allo spietato criminale che era, al rapinatore da Far West, al trafficante d?armi, all?assassino di complici traditori, all?irridente fuorilegge che per un ventennio ha dettato nel Nord Est solo la sua legge, quella del superboss calcolatore e imprevedibile. Ma la smania di sfida e l?impulso beffardo l?ha conservato immutato. Un esempio? «Faccio l?imprenditore per dieci ore al giorno, vorrei riuscire... poi ho un hobby, lo scopone scientifico. A proposito, saluto tutti gli appassionati... ». Incontrare Felice Maniero significa trascorrere mezza giornata fra la realtà e l?iperspazio, fra tutto ciò che pretende il senso comune delle cose e la natura dell?uomo, costantemente irregolare. E? un boss che al ristorante parla a voce alta delle vecchie rapine senza preoccuparsi dei vicini di tavolo, che divora la pizza ma non beve alcolici, che non bestemmia mai, che non si cura minimamente della sventola bionda seduta di fronte e che quando deve insultare qualcuno arriva a dire «stupidone» o «birichino», come certi veneti di buona famiglia. Ora è libero e dunque gira, incontra, tratta. Impossibile sapere dove abiti ma è possibile seguirlo, mangiarci insieme una margherita, ascoltare le telefonate con fornitori, clienti, dipendenti, familiari, «preparami il materiale», «ordina», «volevo dirti che stasera vengo a casa tardi». Senza sosta. Si sveglia alle sei del mattino, alle sette è con noi, alle nove iniziano gli appuntamenti. Poi con calma riflette e risponde alle nostre domande «ma si sappia che Felice Maniero vuole essere dimenticato, sono tredici anni che non parlo e forse non lo farò più». Perché questa intervista, allora? «Perché l?avevo promesso e le promesse, io, le mantengo». C?è l?ultima confessione: «Se ho pagato poco per quello che ho fatto? Certamente sì». C?è lo spregio al pericolo: «Mi vogliono uccidere? Avranno l?acquolina in bocca ma non temo la morte». Dove sono i miliardi? «Nessun tesoro, vivo dignitosamente ma non sono un nababbo». Cosa fa oggi? «Il padre di famiglia che vive per i suoi figli... e l?imprenditore con tutti i problemi che può avere chi fa impresa... sono diventato anche un asso dello scopone scientifico». Schioppettata ai vecchi socialisti: «A quel tempo ci chiesero delle tessere e gliele procurammo...». E se fosse ancora un criminale, cosa assalterebbe di questi tempi? «Una centrale portavalori».
Chi era Felice Maniero e chi è oggi? «Ieri era uno spietato generoso criminale, uno stupido playboy che non sapeva amare. Oggi è un pantofolone che non vede l'ora di tornare a casa la sera per godersi la famiglia dopo dieci ore di lavoro».

Un tempo c?erano le rapine e le evasioni clamorose. Qual è la nuova sfida dell?ex boss? «Riuscire nella mia attività lavorativa, con successo».
Quali sono i problemi dell'imprenditore Maniero? «Fino all?altro giorno erano legati soprattutto alla misura di prevenzione. Non mi potevo muovere liberamente, anche se la magistratura in questo senso credo abbia fatto tutto il possibile per agevolarmi. Oggi sono le difficoltà di tutti gli altri: piazzare il prodotto, riuscire a guardare oltre. Faccio tutto con estrema determinazione e lealtà nei confronti dei collaboratori».
Cosa fa quando non lavora? «Il mio hobby preferito è la famiglia. Fino a qualche tempo fa ne avevo altri due: tennis e scopone scientifico. Il primo credo di averlo perduto perché sono appena stato operato al tendine della spalla e ho una certa età! Per quanto riguarda lo scopone scientifico dire appassionato è pochissimo. A differenza del tennis in questo gioco posso vantarmi di essere fortissimo. A proposito, saluto tutti gli appassionati».
Come vive il mondo delle leggi un convintissimo fuorilegge quale era lei? «Basta solo leggere i titoli dei quotidiani per capire il malaffare che c?è. Ma non sono di certo io la persona più indicata a farlo e che si può scandalizzare. Spetterebbe alla gente onesta dire "basta non se ne può più". Purtroppo tanti italiani si accontentano, molti sono più tifosi che critici. Parlando di persone oneste, a qualquno sembrerà incredibile ma dal novembre 1994 a oggi non ho preso nemmeno una multa! Niente male per un birichino come me!».
Birichino? In giro c?è chi strangolarebbe volentieri Felice Maniero: le famiglie delle centinaia di vittime, i vecchi compagni incastrati. «Ma ho già detto che ero uno spietato criminale».
Qualcuno forse vuole ucciderla. «Lo so, ad alcuni verrebbe l'acquolina in bocca pensare di avere l?opportunità di togliermi dalla circolazione. Diciamo che fortunatamente non ci sono ancora riusciti».

Non ha paura? «No! Non vivo con la paura della morte. Da quando avevo vent?anni mi e' sempre stata vicina, la morte. Ma la paura in generale non mi appartiene, probabilmente sarà incoscienza, nonostante l?età».
Ha più rivisto i vecchi complici? «Ho rivisto qualche collaboratore di giustizia, niente di particolare».
A cosa tiene di più oggi? «Alla mia attività. Vorrei che avesse successo per lasciarla su un piatto d'argento ai miei figli».
E ai tempi del crimine? «Volevo diventare un grande boss».
Teme qualcosa? «Temo tutto ciò che può temere una persona normale, ovviamente con qualche difficoltà in più. I miei figli sono sempre nei miei pensieri. Vorrei che vivessero una vita gratificante, con tanta felicità».
Cosa insegna ai suoi figli? «Sembrerà strano con il mio passato, ma sono convinto di essere un buon genitore. Mi amano moltissimo pur sapendo chi ero. L'insegnamento? Grande domanda, ogni volta mi chiedo se ho fatto bene, se era giusto sgridarla, se dovevo o meno concederglielo. Ho letto diversi libri in merito e le assicuro che non ho trovato risposte soddisfacenti. E? difficilissimo».
Com?è cambiata la criminalità organizzata del Nord Est? «Non c?è più».
Com?era il rapporto fra Mala del Brenta e politica? «Scarso».
All?epoca della Mala vi ha mai contattato qualche politico? «Sì, certo».
Per cosa? «Per procurare delle tessere di partito nella zona della Riviera del Brenta»

E voi cosa potevate fare? «Ne abbiamo fatte sottoscrivere diverse. Le persone dovevano iscriversi al Psi. Era l?epoca di De Martino, secoli fa. Ma al di fuori di questo non c?era altro. Fu un favore fatto ad amici».
In cambio di nulla? «Non me lo ricordo».
Perché nel Veneto non c'è mai stato un rapporto stretto fra Mafia e politica? «Perché la cultura del Nord non è quella del Sud rispetto ai rapporti tra criminalità e politica. Al Sud è quasi impossibile farne a meno o comunque è molto conveniente».
La mafia del Brenta chiedeva il pizzo? «Non ho mai voluto che si usasse l'estorsione nei confronti della popolazione e non è mai accaduto, a parte dei casi rari. Si trattò di qualche stupidone che non apparteneva alla nostra organizzazione. Lo consideravo un sistema antipatico e un po' vigliacco: chi voleva guadagnare doveva fare ben altro. Per esempio avere il fegato di partecipare a qualche bella rapina».
Cosa pensa delle nuove mafie? «Sono fuori da 15 anni e mi dà fastidio leggere qualsiasi cronaca nera e giudiziaria. La salto in blocco, come chi è nauseato di qualcosa. Quindi non ci penso nemmeno».
Cosa deve fare lo Stato per contrastare il crimine organizzato? «Sono convinto che ci vorrebbero leggi speciali per Campania, Calabria, Sicilia e forse anche per la Puglia. Non so se la Costituzione lo consente. Poi ci vorrebbe una vecchia proposta fatta da Andreotti: mandarli tutti al confino nelle isole, ovviamente non abitate. Intendo dire tutti i collusi, gli amici, i pregiudicati senza lavoro eccetera. E non andrei molto per il sottile. Ricordo che ai tempi di questa proposta ero detenuto a Fossombrone con la "crema" della criminalita' organizzata nazionale. Tremavamo tutti alla sola idea che diventasse legge una proposta del genere: sarebbe stato come toglierci l'ossigeno. Senza i nostri referenti nelle zone da noi controllate, il rischio era infatti la fine delle nostre organizzazioni».
Potrà più esserci nel Veneto un?organizzazione mafiosa? «Credo proprio di no ma nulla è sicuro. Il Veneto ha una cultura forte, sana, difficilmente cede ai ricatti o ai compromessi. Ovviamente parlo della stragrande maggioranza della popolazione. Per un mafioso è difficilissimo attecchire, penetrare. Se poi aggiungi l'aumentata professionalità e capacità della magistratura e delle forze dell'ordine, ci potranno essere episodi sporadici ma non avranno lunga vita. Ai veneti direi di stare tranquilli ma di essere comunque vigili».
Se Maniero potesse tornare a fare il bandito, cosa assalterebbe oggi? «Non credo sia opportuno rispondere a una domanda del genere, ho una certa età ma il cervello funziona ancora e per le grandi rapine ho sempre avuto una passione sfrenata. Ma voglio rispondere ugualmente, poi toccherà a voi prendervi la responsabilità nel caso qualcuno metta in atto quel che dico. Innanzitutto va detto che i grandi colpi possono riuscire anche senza grandiosi studi e preparativi. Accade anche nel mondo del lavoro, idee semplici possono avere un successo straordinario. Se oggi fossi il Felicetto di una volta, senza ombra di dubbio attaccherei una centrale portavalori. Corrompererei una o due persone che ci lavorano dentro e porterei con me quattro uomini scelti. Le assicuro che me ne uscirei con qualche decina di milioni di euro senza fare del male a nessuno e forse anche ridendo per giorni. Non sono entrato nei particolari altrimenti poi la fanno davvero! Basti pensare che con la sola corruzione di una semplice guardia sono riuscito a organizzare l'evasione di Padova e come livello di difficoltà le assicuro non ci sono paragoni».

Di cosa si pente davvero Felice Maniero? «Di molti crmini sono pentito ma ce n?è uno in particolare che li supera tutti: la rapina al vagone postale di Vigonza. Sono pentito di averla organizzata perché lì è morta una ragazza che non c?entrava alcunché con la malavita. E? un ricordo che mi fa ancora male».
Lei ora è libero dopo aver scontato diaciassette anni per centinaia di rapine, per fiumi di droga, per un imponente traffico di armi, per vari omicidi, per sequestri di persona eccetera. Non le sembra di aver pagato poco per quello che ha fatto? «Certamente sì».
Dove ha nascosto i miliardi Maniero? «Non mi crederà nessuno ma il mio patrimonio non è affatto quello che tutti pensano. Con la mia collaborazione i miei ex compagni hanno fatto un repulisti inimmaginabile. Saranno saltati di gioia per giorni. Sia chiaro, non sono sul lastrico, vivo dignitosamente».
Lavora per bisogno? «No, per passione, per vincere una nuova sfida. Ma sia chiaro che non sono il nababbo che tutti credono».

Andrea Pasqualetto
26 agosto 2010
 

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