Prendo spunto dal topic su disoccupazione e pensionamenti per allargare un pochino il discorso e sentire il parere degli amici del forum sulla situazione in cui si trova un lontano parente.
Stranamente si tratta di un cugino di secondo o terzo grado che non ho mai conosciuto,forse quando ero in fasce ma non sono sicuro,poichè l'altro ramo della famiglia vive a 1000 km di distanza.
Pur non conoscendolo personalmente ho saputo come gli stanno andando le cose durante una visita a degli altri parenti che si sono messi a raccontare la rava e la fava ai miei genitori.
Dunque si tratta di una ragazzo che va per i 30.
Ha terminato i suoi studi,con un po' di ritardo per essere sinceri,e poi ha faticato un po' a trovare una sistemazione.
Contratti brevi o brevissimi,lavoro in nero e varie difficoltà.
Ora finalmente sente di aver trovato una sistemazione,un contratto di 3 anni che potrebbe diventare a tempo indeterminato nel settore inerente ai suoi studi.
Ovviamente fino a questo momento non ha avuto la stabilità economica per andarsene dalla casa della sua famiglia,ha contribuito alle spese familiari come è giusto che sia,visto che i suoi studi sono stati pagati dai genitori.
Fin qui sembra una storia promettente,la soluzione del problema lavorativo apre finalmente le porte a questa persona per cominciare la propria vita,mettere su casa e famiglia.
In realtà l'ostacolo viene proprio dalla famiglia.
Tralascio completamente il padre che è come se non esistesse.
La madre è piuttosto giovane,tanto che alla pensione le mancano probabilmente una decina d'anni (non so esattamente come sia messa a contributi ma essendo giovane è ancora lontana).
Aveva un'attività e ha deciso di chiuderla perchè non rendeva più abbastanza da giustificare le tante ore di lavoro.
Però ha deciso anche di non cercare lavoro,ammesso di riuscire a trovare qualcosa,perchè tanto ormai il figlio maggiore si è sistemato e quindi conta sul suo apporto per mantenere la casa famigliare.
Il problema è che il figlio in questo modo anche volendo non potrebbe lasciare la casa materna per altri 10 anni,cosa che potrebbe anche compromettere la sua realizzazione personale.
Mi metto nei panni di un'eventuale fidanzata che raggiunti i 30 vuole mettere su famiglia,avere una casa e andare avanti con la sua vita.
Ci sono tutti gli estremi per essere mollati.
A voi questa situazione sembra giusta?
E' dovere dei figli ricambiare quanto fatto dai genitori non appena diventano indipendenti?
Sicuramente si in caso di bisogno,ma in questo caso non sono così sicuro.
E' corretto da parte di un genitore vedere il momento in cui i figli raggiungono l'indipendenza come l'occasione per ritirarsi delegando a loro l'onere di mantenere la famiglia?
Bisognerebbe vivere questa situazione per valutarla,però io devo dire che se fossi in quel lontano parente mi sentirei un po' intrappolato dovendo rimandare ogni progetto di indipendenza.
Un conto è far aiutare un genitore che,magari a causa di una pensione bassa,fatica a far fronte alle spese.
Un altro è accompagnare un genitore alla pensione e raggiungere l'indipendenza a 40 anni,che non sono tantissimi ma non sono nemmeno pochi.
Stranamente si tratta di un cugino di secondo o terzo grado che non ho mai conosciuto,forse quando ero in fasce ma non sono sicuro,poichè l'altro ramo della famiglia vive a 1000 km di distanza.
Pur non conoscendolo personalmente ho saputo come gli stanno andando le cose durante una visita a degli altri parenti che si sono messi a raccontare la rava e la fava ai miei genitori.
Dunque si tratta di una ragazzo che va per i 30.
Ha terminato i suoi studi,con un po' di ritardo per essere sinceri,e poi ha faticato un po' a trovare una sistemazione.
Contratti brevi o brevissimi,lavoro in nero e varie difficoltà.
Ora finalmente sente di aver trovato una sistemazione,un contratto di 3 anni che potrebbe diventare a tempo indeterminato nel settore inerente ai suoi studi.
Ovviamente fino a questo momento non ha avuto la stabilità economica per andarsene dalla casa della sua famiglia,ha contribuito alle spese familiari come è giusto che sia,visto che i suoi studi sono stati pagati dai genitori.
Fin qui sembra una storia promettente,la soluzione del problema lavorativo apre finalmente le porte a questa persona per cominciare la propria vita,mettere su casa e famiglia.
In realtà l'ostacolo viene proprio dalla famiglia.
Tralascio completamente il padre che è come se non esistesse.
La madre è piuttosto giovane,tanto che alla pensione le mancano probabilmente una decina d'anni (non so esattamente come sia messa a contributi ma essendo giovane è ancora lontana).
Aveva un'attività e ha deciso di chiuderla perchè non rendeva più abbastanza da giustificare le tante ore di lavoro.
Però ha deciso anche di non cercare lavoro,ammesso di riuscire a trovare qualcosa,perchè tanto ormai il figlio maggiore si è sistemato e quindi conta sul suo apporto per mantenere la casa famigliare.
Il problema è che il figlio in questo modo anche volendo non potrebbe lasciare la casa materna per altri 10 anni,cosa che potrebbe anche compromettere la sua realizzazione personale.
Mi metto nei panni di un'eventuale fidanzata che raggiunti i 30 vuole mettere su famiglia,avere una casa e andare avanti con la sua vita.
Ci sono tutti gli estremi per essere mollati.
A voi questa situazione sembra giusta?
E' dovere dei figli ricambiare quanto fatto dai genitori non appena diventano indipendenti?
Sicuramente si in caso di bisogno,ma in questo caso non sono così sicuro.
E' corretto da parte di un genitore vedere il momento in cui i figli raggiungono l'indipendenza come l'occasione per ritirarsi delegando a loro l'onere di mantenere la famiglia?
Bisognerebbe vivere questa situazione per valutarla,però io devo dire che se fossi in quel lontano parente mi sentirei un po' intrappolato dovendo rimandare ogni progetto di indipendenza.
Un conto è far aiutare un genitore che,magari a causa di una pensione bassa,fatica a far fronte alle spese.
Un altro è accompagnare un genitore alla pensione e raggiungere l'indipendenza a 40 anni,che non sono tantissimi ma non sono nemmeno pochi.