S-edge ha scritto:
Non è un serpente, ma un basilisco.
E l'uomo è un "moro", uno dei musulmani che ai tempi dei Visconti nell'XI sec. premevano per invadere l'europa.
In altre parole lo stemma ALFA è legatissimo a Milano.
Si un saraceno secondo la legenda più famosa. Anzi riporto qualche notizia al volo presa da qui:
http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/domanda-sul-biscione/D3335756.html
Lo strano stemma dei Visconti
Numerose le ipotesi sull'origine del simbolo del serpente con l'uomo in bocca. I Francesi vi videro per sbaglio una lumaca
Lo stemma dei Visconti
«Viene offerto dal comune di Milano a uno della nobilissima stirpe dei Visconti che ne sembri il più degno un vessillo con una biscia dipinta in azzurro che inghiotte un saraceno rosso; e questo vessillo si porta innanzi ad ogni altro; e il nostro esercito non si accampa mai se prima non vede sventolare da un'antenna l'insegna della biscia. Questo privilegio si dice concesso a quella famiglia in considerazione delle vittoriose imprese compiute in Oriente contro i saracini da un Ottone Visconti valorosissimo uomo».
LE ORIGINI - Così scrive Bonvesin de la Riva nel «De Magnalibus Mediolani», riferendosi alla nascita dello stemma visconteo. Un altro noto cronista milanese, Galvano Fiamma, fa risalire la nascita del «biscione» con l'uomo in bocca allo stesso episodio, la vittoria di Ottone Visconti contro i Saraceni. Nel 1100 circa, mentre la seconda crociata metteva a ferro e fuoco il Medio Oriente, Ottone Visconti comandava i settemila milanesi che vi partecipavano. Durante l'assedio di Gerusalemme,
Ottone affrontò in duello il nobile e valoroso saraceno Voluce che, simbolo della sua invincibilità, combatteva sotto l'insegna di un serpente che divorava un uomo. Si narra che mai cristiano avesse visto nemico più feroce e imbattibile; dopo ore di estenuante duello, Ottone riuscì a colpire l'infedele con un fendente mortale. Mentre il nemico giaceva a terra coperto del suo stesso sangue, Ottone lo spogliò delle armi e delle insegne che riportò, vittorioso, a Milano. Per non dimenticare l'episodio volle che la sua famiglia utilizzasse proprio quelle insegne modificandole e sostituendo l'uomo con un saraceno rosso.
Lo stemma dei Visconti
ALTRE IPOTESI - Probabilmente lo stemma ha un'origine più antica. Sembra che fosse simbolo di Milano molto prima dell'arrivo dei Visconti e potrebbe rappresentare il serpente di bronzo conservato in Sant'Ambrogio e forgiato da Mosè in persona.
Come spesso accade nell'incertezza, la realtà si mescola alla leggenda in modo che sia impossibile disgiungere la prima dalla seconda e, anche per l'origine di uno dei più importanti simboli di Milano (in epoca recente è stato utilizzato dal Comune, dall'Inter, dall'Alfa Romeo e da Canale 5, che lo ha aggiornato sostituendo l'uomo nella bocca del serpente con un fiore), le leggende che si perdono nel passato sono molte. La più nota riguarda Azzone Visconti, nipote dell'arcivescovo Giovanni. Era il 1323 e Milano era impegnata in una logorante guerra contro i fiorentini. Le truppe milanesi, capeggiate dai Visconti, si erano accampate nei dintorni di Pisa in attesa di assediare la città degli odiati nemici. Al riparo degli alberi di un fitto boschetto appena fuori dalla città, i soldati si riposavano e rifocillavano. Azzone, stremato dalla lunga cavalcata della mattina, si stese al riparo di una pianta e si addormentò. Mentre il condottiero riposava, una vipera si infilò nel suo cimiero abbandonato sull'erba lì accanto. Al risveglio Azzone raccolse l'elmo e se lo mise. La vipera, invece di morderlo, sgusciò da un'apertura sulla parte superiore del copricapo da cui uscì sibilando. Azzone, senza farsi prendere dal panico, tolse l'elmo e lo appoggiò a terra permettendo all'animale di allontanarsi indisturbato. Per ricordare l'episodio, Azzone decise di rappresentare la vipera nello stemma di famiglia; per sottolineare il suo comportamento innocuo, la fece dipingere con un bambino in bocca.
LONGOBARDI - Le altre leggende hanno radici ancora più antiche. Una risale ai tempi di Desiderio, ultimo re dei Longobardi, che si dice fosse antenato dei Visconti. La leggenda racconta che Desiderio si addormentò, stremato da un combattimento, all'ombra di un albero. Mentre riposava una vipera gli si arrotolò intorno al capo come una corona. Quando il re si risvegliò, la vipera sciolse le sue spire e si allontanò senza morderlo. Desiderio, messo al corrente dell'accaduto dai suoi uomini che avevano assistito a tutta la scena, ritenendo il fatto prodigioso, decise di rappresentare quel serpente nelle sue insegne, che poi sarebbero passate ai suoi discendenti, i Visconti.
Una moneta in uso a Milano ai tempi dei Visconti
UN DRAGO A MILANO - L'analogia tra quest'ultima leggenda e quella riguardante Azzone Visconti è abbastanza chiara; di tutt'altro genere una leggenda che parla di un altro antenato della famiglia: tal Uberto Visconti.
Poco dopo la morte di Sant'Ambrogio sembra che a Milano fosse giunto un drago. La bestia viveva in una profonda caverna che si trovava nella zona oggi occupata dalla chiesa di San Dionigi. Nonostante il luogo, ai tempi, fosse al di fuori della cinta della città, capitava di frequente che qualche viandante finisse tra le fauci del drago. Molti temerari guerrieri cercarono di liberare la città dall'indesiderato ospite, finendo tutti come involontari pasti del mostro. La situazione in breve diventò insostenibile; la città languiva, gli abitanti avevano paura ad uscire di casa e il commercio, prima molto fiorente, era praticamente scomparso, poiché nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a Milano. Un giorno un cavaliere si propose per la nobile impresa di liberare la città dall'assedio della bestia. Il suo nome era Uberto Visconti. Il coraggioso cavaliere partì da Milano sotto un'alba livida. Era l'ultima speranza della città. Giunse alla caverna del drago mentre l'immondo animale si preparava a divorare un bambino catturato poco prima. Uberto liberò il bambino e cominciò a lottare con il drago. Si racconta che il combattimento finì solo al tramonto del secondo giorno, quando Uberto rientrò trionfante a Milano stringendo in pugno la testa del mostro. Milano era libera e Uberto Visconti raffigurò il mostro, che divorava il bambino, su quello che sarebbe diventato il vessillo della più importante famiglia milanese.
I FRANCESI - Un'ultima nota curiosa: si racconta che ai tempi di Filippo di Valois (1320 circa), cacciato dall'Italia dopo pesanti perdite, i Francesi fossero convinti che sullo stemma dei Visconti ci fosse una lumaca con un uomo in bocca. Non è chiaro se i soldati di Valois, mentre venivano battuti, avessero veramente visto «una lumaccia invece della vipera che sta rivolta con uno huomo rosso in bocca», o fossero solo scottati dalle batoste prese dai milanesi.