24/06/2010
La verità nascosta
La produzione della Panda era stata trasferita a Tichy, in Polonia, quando nel 2002 la Fiat aveva cercato un posto dove salari e condizioni di lavoro diverse garantissero margini di guadagno che la piccola vettura, anche se ben accolta dai mercati, non era in grado di spuntare se prodotta in Italia. La scelta di riportarla in casa, spiegano al Lingotto, era stata fatta da Marchionne per risolvere in qualche modo il problema Pomigliano, scontando in partenza un'"anti-economicità" misurata in 500-600 euro a vettura, meno dei 1000 euro di perdita delle auto di Termini, ma pur sempre "rosso" sui conti. "Se avessimo fatto solo un calcolo economico, una scelta industriale, l'avremmo lasciata in Polonia o al massimo l'avremmo trasferita in Serbia" dicono oggi in Fiat. E lasciano intendere che è quello che potrebbe accadere dopo il mancato accordo di Pomigliano.
E' comunque ancora troppo presto per dire quale destino avrà ora lo stabilimento campano. C'è chi dice che potrebbe essere destinato a produrre la Linea, vettura che attualmente viene sfornata in Turchia, ma potrebbe ospitare anche altre attività del gruppo. Non c'è ancora una decisione definitiva anche perché il Lingotto aspetta di vedere se il governo "batterà un colpo", oltre alle dichiarazioni ottimistiche di Sacconi. E non è escluso che Marchionne e i suoi negoziatori, impegnati da ieri mattina in contatti con Roma, si aspettino anche una presa di posizione dei sindacati confederali. Quello che essi definiscono "un risultato inaspettato e non solo da noi" potrebbe valere anche per i sindacati. E' ciò che pensa Marchionne dopo una svolta a sorpresa che appena due giorni fa, ammesso che qualcuno l'avesse messa in conto, sarebbe stata letta come un segnale di abbandono di Pomigliano da parte del Lingotto. Invece si ricomincia con una Fiat che, cancellando dal suo comunicato la Panda e l'investimento da 700 milioni di euro, continua a dire che a Pomigliano vuole produrre ancora automobili. E con un Marchionne che più che sconfitto appare seccato del fatto "che qualcuno non abbia capito".
La verità nascosta
La produzione della Panda era stata trasferita a Tichy, in Polonia, quando nel 2002 la Fiat aveva cercato un posto dove salari e condizioni di lavoro diverse garantissero margini di guadagno che la piccola vettura, anche se ben accolta dai mercati, non era in grado di spuntare se prodotta in Italia. La scelta di riportarla in casa, spiegano al Lingotto, era stata fatta da Marchionne per risolvere in qualche modo il problema Pomigliano, scontando in partenza un'"anti-economicità" misurata in 500-600 euro a vettura, meno dei 1000 euro di perdita delle auto di Termini, ma pur sempre "rosso" sui conti. "Se avessimo fatto solo un calcolo economico, una scelta industriale, l'avremmo lasciata in Polonia o al massimo l'avremmo trasferita in Serbia" dicono oggi in Fiat. E lasciano intendere che è quello che potrebbe accadere dopo il mancato accordo di Pomigliano.
E' comunque ancora troppo presto per dire quale destino avrà ora lo stabilimento campano. C'è chi dice che potrebbe essere destinato a produrre la Linea, vettura che attualmente viene sfornata in Turchia, ma potrebbe ospitare anche altre attività del gruppo. Non c'è ancora una decisione definitiva anche perché il Lingotto aspetta di vedere se il governo "batterà un colpo", oltre alle dichiarazioni ottimistiche di Sacconi. E non è escluso che Marchionne e i suoi negoziatori, impegnati da ieri mattina in contatti con Roma, si aspettino anche una presa di posizione dei sindacati confederali. Quello che essi definiscono "un risultato inaspettato e non solo da noi" potrebbe valere anche per i sindacati. E' ciò che pensa Marchionne dopo una svolta a sorpresa che appena due giorni fa, ammesso che qualcuno l'avesse messa in conto, sarebbe stata letta come un segnale di abbandono di Pomigliano da parte del Lingotto. Invece si ricomincia con una Fiat che, cancellando dal suo comunicato la Panda e l'investimento da 700 milioni di euro, continua a dire che a Pomigliano vuole produrre ancora automobili. E con un Marchionne che più che sconfitto appare seccato del fatto "che qualcuno non abbia capito".