TORINO - Sarà in Illinois, nello stato di Barack Obama, lo stabilimento che produrrà la prima 500 made in Usa. L'indiscrezione, diffusa ieri dal sito americano Edmund. com, non trova conferma ufficiale perché, dicono le fonti del Lingotto, "la società della nuova Chrysler è stata costituita a giugno e le decisioni operative verranno prese solo dopo la metà di agosto. Finora, dunque, si tratta solo di speculazioni". La "speculazione" di Edmond mette comunque fine all'ipotesi che l'utilitaria destinata ad aprire la strada al marchio Fiat negli Usa venga prodotta nello stabilimento messicano di Toluca. Secondo l'indiscrezione diffusa ieri lo stabilimento scelto è invece quello Chrysler di Belvidere, dove fino ad oggi si producevano fuoristrada con i marchi Jeep e Dodge. In alternativa alla 500, che dovrebbe cominciare la produzione nel 2011, a Belvidere si realizzerebbero la nuova Alfa "Milano" e un fuoristrada con il marchio del Biscione.
Quanto Torino scommetta, anche a livello di immagine, sulla 500 lo dimostra il successo che la piccola utilitaria sta ottenendo in Francia dove le vendite hanno conosciuto un vero e proprio boom nei primi mesi del 2009. Nel primo semestre dell'anno le immatricolazioni sono state 13 mila e dai concessionari ci sono prenotazioni già per 2.000 nuovi acquisti. Ma un nuovo boom è previsto per l'autunno quando verrà commercializzata la versione cabrio che, secondo i dirigenti di Fiat France, dovrebbe attirare soprattutto il pubblico femminile. Sempre secondo i dati forniti ieri dal Lingotto, il 20 per cento delle 500 vendute in Francia sarebbe stato acquistato nell'area parigina, a dimostrazione del fatto che nella capitale l'utilitaria è diventata un fenomeno di moda.
problemi per il Lingotto vengono invece dall'Italia e in particolare dalla Sicilia dove i sindacati hanno indetto uno sciopero di otto ore nello stabilimento di Termini Imerese contro il progetto di riconversione produttiva a partire dal 2012. Mercoledì prossimo, in occasione dell'incontro a Roma tra azienda, governo e sindacati, i dipendenti siciliani bloccheranno la produzione mentre la Regione ha pagato l'aereo per Roma a una folta delegazione, sindaci in testa, che intende protestare con il piano di Marchionne. La stessa Regione Sicilia avrebbe riesumato un vecchio piano, mai realizzato, per risolvere una parte dei problemi logistici che, secondo Torino, renderebbero poco conveniente la realizzazione a Termini della Lancia Y. Il piano proponeva di triplicare l'attuale produzione investendo in infrastrutture quasi 400 milioni di denaro pubblico.
Quanto Torino scommetta, anche a livello di immagine, sulla 500 lo dimostra il successo che la piccola utilitaria sta ottenendo in Francia dove le vendite hanno conosciuto un vero e proprio boom nei primi mesi del 2009. Nel primo semestre dell'anno le immatricolazioni sono state 13 mila e dai concessionari ci sono prenotazioni già per 2.000 nuovi acquisti. Ma un nuovo boom è previsto per l'autunno quando verrà commercializzata la versione cabrio che, secondo i dirigenti di Fiat France, dovrebbe attirare soprattutto il pubblico femminile. Sempre secondo i dati forniti ieri dal Lingotto, il 20 per cento delle 500 vendute in Francia sarebbe stato acquistato nell'area parigina, a dimostrazione del fatto che nella capitale l'utilitaria è diventata un fenomeno di moda.
problemi per il Lingotto vengono invece dall'Italia e in particolare dalla Sicilia dove i sindacati hanno indetto uno sciopero di otto ore nello stabilimento di Termini Imerese contro il progetto di riconversione produttiva a partire dal 2012. Mercoledì prossimo, in occasione dell'incontro a Roma tra azienda, governo e sindacati, i dipendenti siciliani bloccheranno la produzione mentre la Regione ha pagato l'aereo per Roma a una folta delegazione, sindaci in testa, che intende protestare con il piano di Marchionne. La stessa Regione Sicilia avrebbe riesumato un vecchio piano, mai realizzato, per risolvere una parte dei problemi logistici che, secondo Torino, renderebbero poco conveniente la realizzazione a Termini della Lancia Y. Il piano proponeva di triplicare l'attuale produzione investendo in infrastrutture quasi 400 milioni di denaro pubblico.