Fiat, l'allarme di Marchionne: «Senza accordo non esisterà più industria»
Da una parte l?amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, che lancia un avvertimento chiaro: «Senza accordo non esisterà più industria». Dall'altra la denuncia dei segretari generali della Fiom: «L'azienda sta organizzando una fiaccolata per domani sera "precettando" i lavoratori alla partecipazione». Le posizioni di azienda e metalmeccanici su Pomigliano d'Arco restano distanti. Marchionne è caustico sullo scontro sindacale e le polemiche suscitate dopo l?accordo separato per il rilancio dello stabilimento nel Napoletano. Se si continua così, sostiene l'ad del Lingotto, «l?Italia non avrà un futuro a livello manifatturiero, l?industria non esisterà più: se la vogliamo ammazzare me lo dite. Lo facciamo - aggiunge con sarcasmo - sono disposto a fare quello che vogliono gli altri». «Il problema - ha detto il numero uno del Lingotto al termine della lectio magistralis di Mario Draghi per il master honoris causa conferitogli dalla fondazione Cuoa - è che stiamo cercando di portare avanti un progetto industriale italiano che non ha equivalenti nella storia dell?Europa. Non conosco nemmeno un?azienda in Europa che è stata disposta, capace, e ha avuto il coraggio di spostare la produzione da un paese dell?Est di nuovo in Italia». «Stiamo facendo discussioni su tv e giornali - ha concluso Marchionne - su principi di ideologia che ormai non hanno più corrispondenza con la realtà. Parliamo di storie vecchie di 30-40-50 anni fa: parliamo ancora di padrone contro il lavoratore, cose che non esistono più». Poi ha aggiunto: «Non mi riconosco, come industriale, nei discorsi che vengono fatti dalla Fiom. Questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi: è un proprio un discorso completamente sballato». «Noi abbiamo bisogno come in America di un solo interlocutore con cui parlare e non di dodici. Anche il fatto che i nostri operai si siano divisi in gruppetti ci costringe a parlare dà fastidio e non è la cosa più efficiente», ha detto il manager italo-canadese. «Non si può andare avanti così se per portare una macchina in italia bisogna parlare con 10 persone. È una cosa incredibile, mai vista», ha aggiunto Marchionne. Poi ha concluso: «Cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli» riferendosi in particolare allo sciopero di lunedì scorso a Termini Imerese indetto perché «l'unica ragione è che stava giocando la nazionale italiana». Alla fine risponde con una battuta ad una domanda dei cronisti su una recente dichiarazione dell'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati che ha affermato che Marchionne è peggio di Cesare Romiti. «Non conoscevo Romiti, può darsi che aveva ragione: non lo so».
LAVORATORI PRECETTATI - I dirigenti Fiom, dal canto loro denunciano che l'azienda sta organizzando per sabato sera una fiaccolata per «precettare» i lavoratori di Pomigliano d?Arco alla partecipazione. Dicono Maurizio Mascoli e di Napoli, Massimo Brancato: «Ci giunge notizia che l?azienda, attraverso i suoi "capi", stia organizzando una marcia a favore dell?intesa separata sottoscritta il 15 giugno, a cui tutti i lavoratori sono "invitati" a partecipare. Emergono - sottolineano in una nota - le peggiori tradizioni della Fiat, che ripropone a distanza di trent?anni una marcia dei 40mila in sedicesimo». Secondo quanto denunciato dalla Fiom, inoltre, «viene impedito l?accesso allo stabilimento per i soli delegati Fiom della linea 147 (che in questi giorni non lavora), mentre non avviene altrettanto per i delegati delle altri organizzazioni sindacali». Per lunedì, inoltre, l?azienda starebbe «invitando volontariamente» i lavoratori a presentarsi in stabilimento affinché possa provvedere" a illustrare i contenuti dell?accordo sottoscritto dalle altre organizzazioni sindacali.
FIOM - Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini invita l'azienda a riflettere «sull'opportunità di imporre a Pomigliano un referendum sotto ricatto, il cui esito è già scritto». «Quando le lavoratrici ed i lavoratori della Fiat si possono liberamente esprimere, lo fanno per contrastare l'accordo separato di Pomigliano». «Mirafiori - dice Landini - si ferma, a Melfi la Fiom torna ad essere il primo sindacato nelle elezioni delle Rsu, alla Sevel i lavoratori scioperano e firmano l'appello rivolto a Marchionne, appello che stanno firmando anche a Cassino. L'assemblea degli iscritti Fiom di Pomigliano e i Comitati direttivi dei metalmeccanici Cgil di Napoli e della Campania hanno condiviso all'unanimità il giudizio espresso dal Comitato Centrale della Fiom, quindi l'impossibilità di firmare il testo imposto dalla Fiat e l'illegittimità di un referendum che avviene sotto il ricatto dei licenziamenti e viola norme della Costituzione». «Per far funzionare meglio le imprese - sottolinea il numero uno della Fiom - sono decisivi il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori e il confronto negoziale fondato sulla pari dignità delle parti. La decisione della Fiat di cancellare i diritti fondamentali e di costruire rapporti fondati sul ricatto, anzichè sul consenso, costruisce solo conflitto e malcontento. La Fiat ascolti la voce libera dei suoi dipendenti che, in questi giorni, si stanno esprimendo e vogliono lavoro e diritti».
TERMINI IMERESE - In precedenza il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone aveva lanciato il suo j'accuse ai vertici della fabbrica torinese e non solo: «Per salvare lo stabilimento di Pomigliano la Fiat ha sacrificato 2.200 lavoratori di Termini Imerese. È bene dirlo a quanti in queste ore stanno enfatizzando l'accordo per Pomigliano, penso al ministro Sacconi, al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, al Pd, al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, alla Fim e alla Uilm. Alcuni di questi sanno benissimo cosa c'è dietro la vicenda». Per Mastrosimone «la scelta di chiudere Termini Imerese rientra in una precisa strategia messa a punto dalla Fiat sotto le pressioni della politica e delle lobbies preoccupate per il futuro dei 15 mila lavoratori di Pomigliano, che è ovvio che andavano tutelati ma non sacrificando altri operai». «La Fiat aveva firmato un accordo con il sindacato che prevedeva la produzione a Termini Imerese della nuova Lancia Ypsilon - dice Mastrosimone, ex delegato Fiat nella fabbrica - L'investimento programmato era di 550 milioni di euro, 100 milioni furono spesi per l'acquisto di un capannone e per la formazione degli operai. All'improvviso l'ad Sergio Marchionne cambia rotta, non rispetta gli impegni. Il motivo è che per trasferire dalla Polonia a Pomigliano la Panda era necessario assegnare un'altra vettura allo stabilimento di Tichy. Quale? La Fiat ha scelto la Lancia, scrivendo la parola fine sulla storia della fabbrica di Termini Imerese». «Sacconi, Marcegaglia, Bersani lo sanno questo? - conclude -. Cosa dicono alle 2.200 famiglie di altrettanti operai che a fine 2011 non saranno più dipendenti della Fiat? Oppure vogliono continuare a raccontare la storiella che nella loro fabbrica si gireranno film per il cinema o si costruiranno le auto elettriche?».
Da una parte l?amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, che lancia un avvertimento chiaro: «Senza accordo non esisterà più industria». Dall'altra la denuncia dei segretari generali della Fiom: «L'azienda sta organizzando una fiaccolata per domani sera "precettando" i lavoratori alla partecipazione». Le posizioni di azienda e metalmeccanici su Pomigliano d'Arco restano distanti. Marchionne è caustico sullo scontro sindacale e le polemiche suscitate dopo l?accordo separato per il rilancio dello stabilimento nel Napoletano. Se si continua così, sostiene l'ad del Lingotto, «l?Italia non avrà un futuro a livello manifatturiero, l?industria non esisterà più: se la vogliamo ammazzare me lo dite. Lo facciamo - aggiunge con sarcasmo - sono disposto a fare quello che vogliono gli altri». «Il problema - ha detto il numero uno del Lingotto al termine della lectio magistralis di Mario Draghi per il master honoris causa conferitogli dalla fondazione Cuoa - è che stiamo cercando di portare avanti un progetto industriale italiano che non ha equivalenti nella storia dell?Europa. Non conosco nemmeno un?azienda in Europa che è stata disposta, capace, e ha avuto il coraggio di spostare la produzione da un paese dell?Est di nuovo in Italia». «Stiamo facendo discussioni su tv e giornali - ha concluso Marchionne - su principi di ideologia che ormai non hanno più corrispondenza con la realtà. Parliamo di storie vecchie di 30-40-50 anni fa: parliamo ancora di padrone contro il lavoratore, cose che non esistono più». Poi ha aggiunto: «Non mi riconosco, come industriale, nei discorsi che vengono fatti dalla Fiom. Questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi: è un proprio un discorso completamente sballato». «Noi abbiamo bisogno come in America di un solo interlocutore con cui parlare e non di dodici. Anche il fatto che i nostri operai si siano divisi in gruppetti ci costringe a parlare dà fastidio e non è la cosa più efficiente», ha detto il manager italo-canadese. «Non si può andare avanti così se per portare una macchina in italia bisogna parlare con 10 persone. È una cosa incredibile, mai vista», ha aggiunto Marchionne. Poi ha concluso: «Cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli» riferendosi in particolare allo sciopero di lunedì scorso a Termini Imerese indetto perché «l'unica ragione è che stava giocando la nazionale italiana». Alla fine risponde con una battuta ad una domanda dei cronisti su una recente dichiarazione dell'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati che ha affermato che Marchionne è peggio di Cesare Romiti. «Non conoscevo Romiti, può darsi che aveva ragione: non lo so».
LAVORATORI PRECETTATI - I dirigenti Fiom, dal canto loro denunciano che l'azienda sta organizzando per sabato sera una fiaccolata per «precettare» i lavoratori di Pomigliano d?Arco alla partecipazione. Dicono Maurizio Mascoli e di Napoli, Massimo Brancato: «Ci giunge notizia che l?azienda, attraverso i suoi "capi", stia organizzando una marcia a favore dell?intesa separata sottoscritta il 15 giugno, a cui tutti i lavoratori sono "invitati" a partecipare. Emergono - sottolineano in una nota - le peggiori tradizioni della Fiat, che ripropone a distanza di trent?anni una marcia dei 40mila in sedicesimo». Secondo quanto denunciato dalla Fiom, inoltre, «viene impedito l?accesso allo stabilimento per i soli delegati Fiom della linea 147 (che in questi giorni non lavora), mentre non avviene altrettanto per i delegati delle altri organizzazioni sindacali». Per lunedì, inoltre, l?azienda starebbe «invitando volontariamente» i lavoratori a presentarsi in stabilimento affinché possa provvedere" a illustrare i contenuti dell?accordo sottoscritto dalle altre organizzazioni sindacali.
FIOM - Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini invita l'azienda a riflettere «sull'opportunità di imporre a Pomigliano un referendum sotto ricatto, il cui esito è già scritto». «Quando le lavoratrici ed i lavoratori della Fiat si possono liberamente esprimere, lo fanno per contrastare l'accordo separato di Pomigliano». «Mirafiori - dice Landini - si ferma, a Melfi la Fiom torna ad essere il primo sindacato nelle elezioni delle Rsu, alla Sevel i lavoratori scioperano e firmano l'appello rivolto a Marchionne, appello che stanno firmando anche a Cassino. L'assemblea degli iscritti Fiom di Pomigliano e i Comitati direttivi dei metalmeccanici Cgil di Napoli e della Campania hanno condiviso all'unanimità il giudizio espresso dal Comitato Centrale della Fiom, quindi l'impossibilità di firmare il testo imposto dalla Fiat e l'illegittimità di un referendum che avviene sotto il ricatto dei licenziamenti e viola norme della Costituzione». «Per far funzionare meglio le imprese - sottolinea il numero uno della Fiom - sono decisivi il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori e il confronto negoziale fondato sulla pari dignità delle parti. La decisione della Fiat di cancellare i diritti fondamentali e di costruire rapporti fondati sul ricatto, anzichè sul consenso, costruisce solo conflitto e malcontento. La Fiat ascolti la voce libera dei suoi dipendenti che, in questi giorni, si stanno esprimendo e vogliono lavoro e diritti».
TERMINI IMERESE - In precedenza il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone aveva lanciato il suo j'accuse ai vertici della fabbrica torinese e non solo: «Per salvare lo stabilimento di Pomigliano la Fiat ha sacrificato 2.200 lavoratori di Termini Imerese. È bene dirlo a quanti in queste ore stanno enfatizzando l'accordo per Pomigliano, penso al ministro Sacconi, al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, al Pd, al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, alla Fim e alla Uilm. Alcuni di questi sanno benissimo cosa c'è dietro la vicenda». Per Mastrosimone «la scelta di chiudere Termini Imerese rientra in una precisa strategia messa a punto dalla Fiat sotto le pressioni della politica e delle lobbies preoccupate per il futuro dei 15 mila lavoratori di Pomigliano, che è ovvio che andavano tutelati ma non sacrificando altri operai». «La Fiat aveva firmato un accordo con il sindacato che prevedeva la produzione a Termini Imerese della nuova Lancia Ypsilon - dice Mastrosimone, ex delegato Fiat nella fabbrica - L'investimento programmato era di 550 milioni di euro, 100 milioni furono spesi per l'acquisto di un capannone e per la formazione degli operai. All'improvviso l'ad Sergio Marchionne cambia rotta, non rispetta gli impegni. Il motivo è che per trasferire dalla Polonia a Pomigliano la Panda era necessario assegnare un'altra vettura allo stabilimento di Tichy. Quale? La Fiat ha scelto la Lancia, scrivendo la parola fine sulla storia della fabbrica di Termini Imerese». «Sacconi, Marcegaglia, Bersani lo sanno questo? - conclude -. Cosa dicono alle 2.200 famiglie di altrettanti operai che a fine 2011 non saranno più dipendenti della Fiat? Oppure vogliono continuare a raccontare la storiella che nella loro fabbrica si gireranno film per il cinema o si costruiranno le auto elettriche?».