Come contesto storico dell' epoca fini anni 70 ,la Mini 90 dell'Innocenti non era male,DeTomaso propose il 3 cilindri se non sbaglio 1300cc con il Turbo. La macchina era adrenalinica da guidare questo ve lo posso garantire,In scioltezza raggiungeva tranquillamente i 180 km/ora,l'assetto base della Mini era rigido,un vero go-kart.
La Mini per l'epoca era una bella macchinetta,la concorrenza era esclusivamente interna ,doveva scontrarsi con FIAT 500,Autobianchi A112 tra l'altro anche A112 Abarth un vero demonio.
Max velocity over 170 km/h
0-100 km/h in 10.8 seconds
Engine: Daihatsu transverse, 3-cylinder in line, 993cc, 9.1 compression ratio, 72 bhp@6200rpm, 95 Nm of torque @ 4400 rpm, cast iron block, light alloy head, Turbo IHI RHB5, over head cam.
Gearbox: 5 speed all synchro
Sono passati trent'anni da quell'autunno del 1974 quando la Innocenti, famosa per aver assemblato per anni la Mini su licenza dell'inglese BMC, lanciò la prima e unica auto progettata "in house". La nuova Mini era frutto della collaborazione tra l'Innocenti e il carrozziere torinese Nuccio Bertone. L'idea di dare un nuovo volto alla Mini aleggiava nell'aria da un po'. La BMC si era cimentata, a partire dal '69, nella produzione delle Mini Clubman, sia in versione berlina che giardinetta, con identico corpo vettura rispetto all'originale, ma con il frontale squadrato e allungato, non brutto ma che non si raccordava, oggettivamente, in modo armonico col resto della carrozzeria. In Innocenti d'altro canto si studiava da tempo un modello da produrre in casa. La produzione della classica Mini andava ancora a gonfie vele, ma si desiderava qualcosa che svicolasse la casa di Lambrate dagli onerosi accordi settennali con la BMC. Ancora nel 1969 in Innocenti si stava studiando un modello da produrre con un motore fatto in casa, di 750 cm3. Per questo modello furono proposti principalmente due modelli di stile, utilitarie compatte, disegnati da Michelotti e da Bertone, che tra l'altro aveva collaborato con l'azienda milanese anche nel disegno delle ultime Lambrette e del Lui. Nel 1971, con il cambio del management, e la vendita della maggioranza del pacchetto azionario da Luigi Innocenti, figlio del fondatore Ferdinando, alla British Leyland (ex BMC), il progetto venne accantonato. La neonata Leyland Innocenti fu guidata per un certo periodo da un geniale Goeffry Robinson, lungimirante e innovativo chairman messo dalla Leyland inglese a coordinare gli impianti di Lambrate. Si racconta che Robinson, vedendo i modelli di stile di Bertone rimase talmente favorevolmente impressionato che spinse per la produzione di un nuovo modello sulla base di quel lavoro stilistico. Inizi allora l'industrializzazione del modello che avrebbe dovuto rinnovare l'immagine della Mini, senza sostituirla nella strategia aziendale se non in un futuro abbastanza lontano. Non essendoci i mezzi finanziari per concepire in toto un nuovo prodotto alla Innocenti si limitarono a prendere pianale, sospensioni e motori della vecchia Mini, affinandoli e migliorandoli senza stravolgerli, e a montarci sopra la carrozzeria disegnata da Bertone. Il lancio ufficiale della nuova Mini arriv nell'autunno del 1974. La stampa e l'opinione pubblica la accudirono caldamente. La linea di Bertone era fortemente innovativa, quasi a continuare la tradizione di quella proposta sul prototipo propost da Bertone per la Fiat 128 coupè che mai vide luce. Cofano corto, tagli netti, stilemi innovativi, ampie superfici a vetro, ruote da 12 pollici, portellone posteriore e un accenno di spoiler integrato nel tetto. La nuova Mini certo rappresentava un esempio di autovettura stilisticamente moderna, fortemente innovativa e caratterizzante, alla moda degli anni '70. Se la vecchia mini era simpaticamente chiamata qui da noi "Tullin dul lustar" (tradotto sarebbe scatoletta del lucido da scarpe), quella nuova si era presa gli appellativi di "Mini Quadrato", "comodino", "scatola dei fiammiferi", a testimoniare la decisione delle linee nette del corpo vettura. Per quanto riguarda le motorizzazioni erano state affinate le unit delle classiche mini. La motorizzazione di entrata, 998 cm3, 49 Hp, motorizzava la Mini 90. Per la sorella maggiore, la Mini 120, si era scelto il motore della Mini Cooper 1.3, opportunamente affinato per aumentare l'elasticit di marcia e diminuirne il carattere nervoso, erogava 65 Hp. Le prestazioni delle due versioni non tradivano le aspettative dei clienti della Mini, abituati a motori scattanti anche se rumorosi. Gi la 90 aveva prestazioni di rispetto per una utilitaria (oltre 140 km/h e una ripresa in linea con le scattanti 900 della gamma Fiat, 127 e A112), la 120 viaggiava oltre i 150 km/h, consumando in sostanza come la 90. Tenuta di strada impeccabile per entrambe. Le uniche critiche vennero mosse all'abitabilit posteriore, ovvia conseguenza delle misure della vettura, limitate a 3 metri e 12 centimetri, e una eccessiva rigidit selle sospensioni, che dava nel bene e nel male la sensazione di stare alla guida di un kart. Per quanto riguarda gli equipaggiamenti e le finiture va ricordato che entrambe le vetture montavano una plancia monoblocco schiumata. La 90, versione base, era equipaggiata con interni in finta pelle reclinabili e gomma al pavimento, paraurti, prese d'aria e cornici dei vetri verniciati in nero opaco. A richiesta si potevano avere sbrinatore posteriore, ripiano vano bagagli e interni in panno. La 120 di serie montava, oltre la 90: interni in panno, moquette sul pavimento, lunotto termico, strumentazione con contagiri, amperometro e indicatore della pressione dell'olio, ventilatore a due velocit, fari allo iodio, cerchi ruota diversi, griglie, cornici dei vetri e paraurti cromati, braccioli alle portiere anatomici, cappelliera copribagagli. A richiesta sulla versione top di gamma si potevano avere appoggiatesta e vetri azzurrati. L'unica doccia fredda data ai primi clienti fu il prezzo. Salato. Si attestava sui livelli della A112, dando alla nuova Mini una connotazione di piccola di lusso. In Innocenti si prefer spingere la vendita delle Mini vecchio modello, che venivano offerte con un congruo sconto. Anche il logo della Mini venne ristilizzato, con l'utilizzo di linee tese e analoghe tra loro, a formare la scritta Mini in corsivo. Una gamma di colori accesi e giovani completavano il rinnovamento dell'immagine della Mini. Dopo il lancio, la Mini inizi ad affacciarsi timidamente sul mercato, in termini di volumi. Complice la crisi economica e le vicende della compagnia madre, la Leyland, le vendite, purtroppo, non presero il volo sperato. Nel '75 la Leyland inglese si trovava in gravi difficolt e, per razionalizzare i costi, decise l'imponente ridimensionamento della manodopera a Lambrate. I lavoratori non accettarono e si prospett la chiusura dello stabilimento. Ne seguirono mesi di presidi e di occupazione negli stabilimenti di Lambrate che, peraltro, pesarono non poco sulla qualit e sulla quantit delle vetture prodotte in quei giorni. Nel '76 si giunse a un accordo tra il governo, la Leyland, la Gepi (azienda per le partecipazioni di stato) e l'industriale italo - argentino Alejandro De Tomaso. L'Innocenti fu venduta a condizioni particolarmente vantaggiose a De Tomaso, che in portafoglio aveva gi anche Maserati, Moto Guzzi e Benelli. La produzione riprese immediatamente, dando alla Mini una nuova vita. La gestione De Tomaso port una nuova nata nella gamma: la bellissima Mini De Tomaso, ovvero una versione caratterizzata sportivamente della Mini 120, con paraurti integrati in plastica, motorizzazione 1275 cm3, pi spinta, con prese d'aria supplementari, ruote larghe e assetto ribassato. L'occasione fu propizia anche per una razionalizzazione della gamma. La clientela chiedeva per lo pi la motorizzazione pi piccola, ma con livelli di finitura migliori. Tutte le versioni adottano quindi i chiarini degli indicatori di direzione arancioni e la possibilit di montare il tergicristallo posteriore. La gamma si scinde in: Mini 90N, ovvero la vecchia 90, 90 L con mascherina e prese d'aria nere, paraurti cromati, tergicristallo posteriore, lunotto termico e appoggiatesta, 90SL con dotazione identica alla 120SL, 120 con dotazione della vecchia 120, sostanzialmente analoga a quella della 90L e 120 SL, che in pi monta deflettori posteriori, hazard ed accendisigari. La De Tomaso, infine, pu essere normale o special, a seconda degli allestimenti interni, dei cerchi in lega e del volante sportivo presenti solo sulla special. Le vendite iniziano a registrare numeri significativi a partire dal 1977, ma nel 1980 la Fiat risponde al successo della Mini col lancio della Panda, che con una filosofia pi utilitaria, una maggiore capacit di carico e abitabilit, nonch un minor costo dar del filo da torcere alla Mini Innocenti, che diventa per dimensioni concorrente della 126, per filosofia della A112 e, inoltre, si vede strappare potenziali clienti dal successo (peratro meritato) della nuov
a Panda. Per rispondere alla Panda, De Tomaso, dapprima comincia a studiare, a partire dal 1979, un modello a 5 porte della Mini "Bertone" che le permetta di fare quel piccolo salto di qualit, intesa come spaziosit e versatilit, che la porterebbe a contrastare le "piccole" a 5 porte (127, R5, Peugeot 104 e Citroen Visa ) ed in seguito propone un restyling della Mini; De Tomaso, inoltre, nel 1981 si accorder con la Daihatsu per la fornitura dei leggendari motori a tre cilindri Ma questa un'altra storia. Il progetto 5 porte resta lettera morta, ma viene utilizzato come base per la massima evuluzione del modello, la 990 a passo allungato, che insieme alla 500, arriva addirittura a vedere l'alba degli anni 90, tanto che l'ultima evoluzione di questa Mini scompare dal listino solamente, complice la chiusura del grande stabilimento di Lambrate, nel 1994!!
Per i neo patentati all'epoca era un sogno quasi irrangiungibile il 1300 turbo che cilindrata.
il 1300cc TURBO un Gioiellino
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