«Fiat ha piano ambiziosoDal 2012 basta auto a Termini Imerese»
"Resta invariato l'impegno di chiudere Termini Imerese entro il 2012". Così Sergio Marchionne, l'a.d. del gruppo Fiat, ha risposto ai giornalisti a margine del salone dell'auto di Detroit.
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Fiat, gli operai: noi senza un futuro
Più critica la situazione per i lavoratori dell'indotto: "Non possiamo fare progetti". Un ragazzo: "Avrei dovuto sposarmi, ma sono costretto a rimandare". Un suo collega: "Ho due figli piccoli come manderò avanti la famiglia?
Palermo. Storie di famiglie con un futuro incerto e di famiglie programmate ma che potrebbero non nascere. Almeno non subito. Storie di chi lavora nello stabilimento di Termini Imerese con un rospo difficile da mandare giù. L?incertezza del posto e la seria possibilità che nel 2012 la fabbrica chiuderà i battenti. Amarezza ed esasperazione per un futuro che non ha più certezze, così come vuole il Lingotto, sono questi i segni che tracciano i volti e gli sguardi degli operai dello stabilimento. Che però questa mattina erano accesi da quella risolutezza di chi non ha più niente da perdere. Al consiglio di fabbrica tenutosi alla sede della Cgil di Termini Imerese è emersa la speranza di combattere per mantenere in vita quel che esiste da sempre. Una lunga mattinata di sfoghi accorati, decisioni, ire e numerose fumate fuori dalla porta che ad intermittenza hanno scandito il clima teso. Ed in questi momenti, tra un?aspirata profonda e l?altra è emerso in tutta la sua gravità il dramma che vivono gli operai alla periferia dell?impero industriale. Francesco Cirlincione, operaio dell?indotto, rsu della Lea Corporation, padre di due bimbi di 12 e 7 anni non nasconde la sua preoccupazione: ?La situazione all?indotto è ancora più critica ? racconta ?. Siamo tutti giovani, chi ha bimbi piccoli, chi si è appena sposato, e chi vorrebbe fare progetti. La situazione è psicologicamente insostenibile proprio in famiglia. Io e mia moglie facciamo di tutto per non fare pesare questo momento ai piccoli, e magari cerchiamo di far passare loro ogni capriccio, con l?aiuto economico dei nonni?. Poi lo sfogo: ?Gli operai della Fiat sono più anziani e hanno la mobilità come possibilità anche se non è molto. Ma per noi è un dramma. Tutte le famiglie qua sono monoreddito, e tutti abbiamo affitti e mutui da pagare. Pago 400 euro di affitto , la mia bambina va in prima media mentre il maschietto alle elementari, come si può mandare avanti così una famiglia??. Lo raggiunge un collega, Michele Russo, operaio dell?indotto Bn Sud.
?Avevo programmato il mio matrimonio per il 2011. Avevo la sicurezza di un contratto a tempo indeterminato. Adesso non posso più fare progetti. Siamo 74 dipendenti e tutti perderemo il lavoro?. L?operaio delegato Fiom, Giuseppe Giudice, commenta: ?Ricordo che prima la gente di Termini partiva per andare a cercare lavoro, abbandonava questo paese di cui non se ne sapeva neanche l?esistenza. Con la costruzione dello stabilimento Termini Imerese divenne al centro dell?attenzione di tutta Italia, un impianto che ha riabilitato il sud agli occhi del paese. La globalizzazione ha anche i suoi effetti sul destino cui vogliono che andiamo incontro. Vogliono chiudere, senza dire nulla, senza nemmeno ringraziare chi da generazioni ha mantenuto vivo questo polo industriale?.
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il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo. «L'azienda torinese chiude a Termini Imerese per trasferirsi in Serbia e tutto ciò accade mentre i politici nostrani parlano d'altro e si cimentano nei soliti annunci a effetto - aggiunge la segretaria regionale della Cgil, Mariella Maggio - Sono certa che ai lavoratori siciliani piacerebbe che il governo regionale si occupasse dei casi che li riguardano e che non desse tutta l'impressione, come sta accadendo per la vertenza Fiat, che li habbandonati».
Drappi rossi penzolano dal banco consiliare dove il vescovo di Nola Beniamino Depalma ha detto la messa a Natale per i 93 lavoratori a rischio licenziamento, qualche poltrona si è sfondata a furia di dormirci sopra. Il senatore Idv, Francesco Barbato, col suo gessato nero, mangia la pizza con gli operai e spiega: «Ho chiamato la presidenza del Consiglio, mi hanno passato Gianni Letta. Ho segnalato la gravità della situazione, gli atteggiamenti prepotenti di Fiat: l´azienda non è in crisi, fa investimenti con Chrysler, costruisce stabilimenti in Serbia e poi fa patire le pene dell´inferno a questi ragazzi».
Sono saliti sul tetto del Comune di Pomigliano D´Arco, minacciando di buttarsi giù. Ieri sera è riesplosa la protesta alla Fiat Auto contro le conseguenze del piano Marchionne. Un altro gesto di disperazione dei lavoratori della Fiat Handling (logistica), cento operai a termine da quattro anni a cui l´azienda ha annunciato che non rinnoverà il contratto in scadenza tra dicembre e marzo. È successo al termine di un´altra giornata tesissima, la seconda di stop totale della catena di montaggio, dopo l´eclatante arrampicata sui tetti del capannone di verniciatura dello stabilimento.
Un'agonia di anni per mettere la parola fine all'auto a Termini Imerese. Dopo fiumi di incentivi. Illusioni ai dipendenti. E calcoli politici. Ora tutto rischia di ripetersi con i nuovi progetti. Che per qualcuno finiranno in un altro buco nero
Cosa diceva infatti Marchionne nel luglio del 2005 a un manipolo di gestori di fondi internazionali? "Termini Imerese? Non lo chiuderò, perché se lo faccio elimino 30 milioni di euro all'anno di inefficienze, ma perdo il 2-3 per cento di quota di mercato in Sicilia, dove Fiat va bene".
Hanno trascorso San Silvestro e Capodanno in Comune, insieme con moglie e figli, 38 operai della Fiat di Pomigliano. Il loro contratto, scaduto il 31 dicembre, non è stato rinnovato dall' azienda. I lavoratori occupano l' aula consiliare dal 16 dicembre per convincere la Fiat a riassumerli e annunciano che la lotta proseguirà fino a quando i vertici del Lingotto non siederanno ad un tavolo. I precari sono stati raggiunti dai familiari che hanno portato i cibi della tradizione partenopea. «I cittadini di Pomigliano sono solidali - racconta Franco D' Isanto, della Uilm - hanno regalato alcuni panettoni ed una bottiglia di spumante perché, nonostante tutto, si doveva brindare al nuovo anno che speriamo sia migliore di quello appena finito». D' Isanto, che è al fianco dei lavoratori dagli inizi della protesta, è «rammaricato per l' assenza della Fiat all' incontro in Prefettura. L' azienda mostra disinteresse per questi lavoratori che in 4 anni hanno svolto i lavori più umili per il bene dello stabilimento». Vivono un momento difficile altri 2000 lavoratori della Campania che hanno raggiunto i limiti della mobilità ordinaria. A tutt' oggi non è stata riconosciuta loro la mobilità in deroga. Sono senza reddito e contributi, e si appellano ora al Capo dello Stato, Napolitano. Tra loro gli operai di aziende che hanno cessato l' attività: la Meltem di Arzano del Gruppo Ipm, la Birra Peroni di Miano a Napoli, la Icmi di San Giovanni a Teduccio (Napoli), la Cablauto di Mariglianella, La Bitron di Morra de Santis (Avellino), la Scai Sud di Oliveto Citra (Salerno).
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LA DISCUSSIONE MI PIACE CONTINUATE A COMMENTARE, NON SONO UN DENIGRATORE MA UN OSSERVATORE.
l'Italia è un mercato di 2 milioni di auto e la Fiat ne produce meno di 600mila: cominciamo da questa sproporzione e non dalla chiusura di questi stabilimenti».
«Aspettiamo da 18 mesi il piano industriale, ma prima c'era l'acquisto della Chrysler, poi il tentativo di comprare Opel e ancora il piano Chrysler»,
«Bisogna puntare su prodotti non tradizionali, che durino nel tempo, come l'auto elettrica e il governo farebbe bene a inserirla in un nuovo piano incentivi».
Devo costatarealcune cose.
1) Avete espresso opinioni, in alcuni casi, razzisti (vedi pomogliano e termini).
2) Difendete a ragione o a torto una societa' che non vuole produrre in ITALIA, per suo tornaconto. Allora mi chiedo, perche marchionne chiede incentivi nel nostro paese.
3) Il mercato italiano copre in un anno circa la vendita di 2.000.000 di autovetture di cui costruite in italia 650.000, allora credo che tutte la case in italia sono straniere compresa la tanto osannata FIAT.
4) Rtorno alla base del discorso la fiat vuole abbandonare l'ITALIA, chiudere le fabbriche, ma prendere i soldi dallo stato, allora non comprate fiat, ma una bella auto cinese.
saluti
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Produzione Clio in Turchia
SARKOZY CONVOCA CARLOS GHOSN
Pubblicata il 14/01/2010
In tempi di crisi, mentre in Italia si sente sempre più spesso parlare di "razionalizzazione dei costi logistici" e di "spostamento della produzione all'estero per risparmiare", ben altri scenari si stanno creando in Francia, dove il presidente Sarkozy ha deciso di convocare i vertici Renault.
Scopo dell'incontro è fare chiarezza sulla volontà della Casa francese di trasferire in Turchia la costruzione della nuova Clio. Il rischio di una delocalizzazione, che non piace a parecchi elementi del Governo (azionista al 15% di Renault), metterebbe infatti in serio pericolo la produzione nell'impianto di Flins. In attesa del meeting che dovrebbe svolgersi sabato all'Eliseo fra Sarkozy e il numero uno dell'ex Régie, Carlos Ghosn, c'è stata una riunione fra il ministro dell'economia, Christian Estrosi e il direttore generale della Renault, Patrick Pelata.
Il Governo, che ha prestato qualcosa come sei miliardi di euro ai maggiori costruttori francesi (compreso il Gruppo Psa) e che ha cercato di rilanciare il mercato con gli incentivi, ora vorrebbe vedere qualche frutto, quantomeno sul piano occupazionale. Concetto chiaramente ribadito da Estrosi al termine dell'incontro con Pelata: "Voglio dire molto chiaramente che non abbiamo investito 250 milioni di euro per lo sviluppo dell'auto elettrica e delle batterie nel sito di Flins, per venire a sapere che si vuole costruire la nuova Clio in Turchia", ha dichiarato nel corso della conferenza stampa.
La replica di Pelata per il momento è cauta: "Abbiamo previsto che cessi la produzione della Clio in Spagna e Slovenia, ma non c'è ancora alcuna decisione sullo spostamento in Turchia della futura Clio IV. In ogni caso ci saranno delle Clio prodotte a Flins, qualsiasi cosa succeda". La Renault è attualmente impegnata in un complesso piano di rilancio, in un momento molto delicato per tutto il settore, ma è difficile che Sarkozy faccia dietrofront, a pochi mesi dalle dichiarazioni sui prestiti concessi alle Case: "I fondi per l'automobile sono ovviamente condizionati all'imperativo di consolidare la vocazione industriale del Paese e in particolare il settore automobilistico che ne rappresenta un'importante fetta", aveva detto il presidente. Non resta che aspettare l'esito del colloquio di sabato. (A.C.)
QUESTO SI FA PER PROTEGGERE LE FABBRICHE. IMPARATE
"Resta invariato l'impegno di chiudere Termini Imerese entro il 2012". Così Sergio Marchionne, l'a.d. del gruppo Fiat, ha risposto ai giornalisti a margine del salone dell'auto di Detroit.
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Fiat, gli operai: noi senza un futuro
Più critica la situazione per i lavoratori dell'indotto: "Non possiamo fare progetti". Un ragazzo: "Avrei dovuto sposarmi, ma sono costretto a rimandare". Un suo collega: "Ho due figli piccoli come manderò avanti la famiglia?
Palermo. Storie di famiglie con un futuro incerto e di famiglie programmate ma che potrebbero non nascere. Almeno non subito. Storie di chi lavora nello stabilimento di Termini Imerese con un rospo difficile da mandare giù. L?incertezza del posto e la seria possibilità che nel 2012 la fabbrica chiuderà i battenti. Amarezza ed esasperazione per un futuro che non ha più certezze, così come vuole il Lingotto, sono questi i segni che tracciano i volti e gli sguardi degli operai dello stabilimento. Che però questa mattina erano accesi da quella risolutezza di chi non ha più niente da perdere. Al consiglio di fabbrica tenutosi alla sede della Cgil di Termini Imerese è emersa la speranza di combattere per mantenere in vita quel che esiste da sempre. Una lunga mattinata di sfoghi accorati, decisioni, ire e numerose fumate fuori dalla porta che ad intermittenza hanno scandito il clima teso. Ed in questi momenti, tra un?aspirata profonda e l?altra è emerso in tutta la sua gravità il dramma che vivono gli operai alla periferia dell?impero industriale. Francesco Cirlincione, operaio dell?indotto, rsu della Lea Corporation, padre di due bimbi di 12 e 7 anni non nasconde la sua preoccupazione: ?La situazione all?indotto è ancora più critica ? racconta ?. Siamo tutti giovani, chi ha bimbi piccoli, chi si è appena sposato, e chi vorrebbe fare progetti. La situazione è psicologicamente insostenibile proprio in famiglia. Io e mia moglie facciamo di tutto per non fare pesare questo momento ai piccoli, e magari cerchiamo di far passare loro ogni capriccio, con l?aiuto economico dei nonni?. Poi lo sfogo: ?Gli operai della Fiat sono più anziani e hanno la mobilità come possibilità anche se non è molto. Ma per noi è un dramma. Tutte le famiglie qua sono monoreddito, e tutti abbiamo affitti e mutui da pagare. Pago 400 euro di affitto , la mia bambina va in prima media mentre il maschietto alle elementari, come si può mandare avanti così una famiglia??. Lo raggiunge un collega, Michele Russo, operaio dell?indotto Bn Sud.
?Avevo programmato il mio matrimonio per il 2011. Avevo la sicurezza di un contratto a tempo indeterminato. Adesso non posso più fare progetti. Siamo 74 dipendenti e tutti perderemo il lavoro?. L?operaio delegato Fiom, Giuseppe Giudice, commenta: ?Ricordo che prima la gente di Termini partiva per andare a cercare lavoro, abbandonava questo paese di cui non se ne sapeva neanche l?esistenza. Con la costruzione dello stabilimento Termini Imerese divenne al centro dell?attenzione di tutta Italia, un impianto che ha riabilitato il sud agli occhi del paese. La globalizzazione ha anche i suoi effetti sul destino cui vogliono che andiamo incontro. Vogliono chiudere, senza dire nulla, senza nemmeno ringraziare chi da generazioni ha mantenuto vivo questo polo industriale?.
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il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo. «L'azienda torinese chiude a Termini Imerese per trasferirsi in Serbia e tutto ciò accade mentre i politici nostrani parlano d'altro e si cimentano nei soliti annunci a effetto - aggiunge la segretaria regionale della Cgil, Mariella Maggio - Sono certa che ai lavoratori siciliani piacerebbe che il governo regionale si occupasse dei casi che li riguardano e che non desse tutta l'impressione, come sta accadendo per la vertenza Fiat, che li habbandonati».
Drappi rossi penzolano dal banco consiliare dove il vescovo di Nola Beniamino Depalma ha detto la messa a Natale per i 93 lavoratori a rischio licenziamento, qualche poltrona si è sfondata a furia di dormirci sopra. Il senatore Idv, Francesco Barbato, col suo gessato nero, mangia la pizza con gli operai e spiega: «Ho chiamato la presidenza del Consiglio, mi hanno passato Gianni Letta. Ho segnalato la gravità della situazione, gli atteggiamenti prepotenti di Fiat: l´azienda non è in crisi, fa investimenti con Chrysler, costruisce stabilimenti in Serbia e poi fa patire le pene dell´inferno a questi ragazzi».
Sono saliti sul tetto del Comune di Pomigliano D´Arco, minacciando di buttarsi giù. Ieri sera è riesplosa la protesta alla Fiat Auto contro le conseguenze del piano Marchionne. Un altro gesto di disperazione dei lavoratori della Fiat Handling (logistica), cento operai a termine da quattro anni a cui l´azienda ha annunciato che non rinnoverà il contratto in scadenza tra dicembre e marzo. È successo al termine di un´altra giornata tesissima, la seconda di stop totale della catena di montaggio, dopo l´eclatante arrampicata sui tetti del capannone di verniciatura dello stabilimento.
Un'agonia di anni per mettere la parola fine all'auto a Termini Imerese. Dopo fiumi di incentivi. Illusioni ai dipendenti. E calcoli politici. Ora tutto rischia di ripetersi con i nuovi progetti. Che per qualcuno finiranno in un altro buco nero
Cosa diceva infatti Marchionne nel luglio del 2005 a un manipolo di gestori di fondi internazionali? "Termini Imerese? Non lo chiuderò, perché se lo faccio elimino 30 milioni di euro all'anno di inefficienze, ma perdo il 2-3 per cento di quota di mercato in Sicilia, dove Fiat va bene".
Hanno trascorso San Silvestro e Capodanno in Comune, insieme con moglie e figli, 38 operai della Fiat di Pomigliano. Il loro contratto, scaduto il 31 dicembre, non è stato rinnovato dall' azienda. I lavoratori occupano l' aula consiliare dal 16 dicembre per convincere la Fiat a riassumerli e annunciano che la lotta proseguirà fino a quando i vertici del Lingotto non siederanno ad un tavolo. I precari sono stati raggiunti dai familiari che hanno portato i cibi della tradizione partenopea. «I cittadini di Pomigliano sono solidali - racconta Franco D' Isanto, della Uilm - hanno regalato alcuni panettoni ed una bottiglia di spumante perché, nonostante tutto, si doveva brindare al nuovo anno che speriamo sia migliore di quello appena finito». D' Isanto, che è al fianco dei lavoratori dagli inizi della protesta, è «rammaricato per l' assenza della Fiat all' incontro in Prefettura. L' azienda mostra disinteresse per questi lavoratori che in 4 anni hanno svolto i lavori più umili per il bene dello stabilimento». Vivono un momento difficile altri 2000 lavoratori della Campania che hanno raggiunto i limiti della mobilità ordinaria. A tutt' oggi non è stata riconosciuta loro la mobilità in deroga. Sono senza reddito e contributi, e si appellano ora al Capo dello Stato, Napolitano. Tra loro gli operai di aziende che hanno cessato l' attività: la Meltem di Arzano del Gruppo Ipm, la Birra Peroni di Miano a Napoli, la Icmi di San Giovanni a Teduccio (Napoli), la Cablauto di Mariglianella, La Bitron di Morra de Santis (Avellino), la Scai Sud di Oliveto Citra (Salerno).
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LA DISCUSSIONE MI PIACE CONTINUATE A COMMENTARE, NON SONO UN DENIGRATORE MA UN OSSERVATORE.
l'Italia è un mercato di 2 milioni di auto e la Fiat ne produce meno di 600mila: cominciamo da questa sproporzione e non dalla chiusura di questi stabilimenti».
«Aspettiamo da 18 mesi il piano industriale, ma prima c'era l'acquisto della Chrysler, poi il tentativo di comprare Opel e ancora il piano Chrysler»,
«Bisogna puntare su prodotti non tradizionali, che durino nel tempo, come l'auto elettrica e il governo farebbe bene a inserirla in un nuovo piano incentivi».
Devo costatarealcune cose.
1) Avete espresso opinioni, in alcuni casi, razzisti (vedi pomogliano e termini).
2) Difendete a ragione o a torto una societa' che non vuole produrre in ITALIA, per suo tornaconto. Allora mi chiedo, perche marchionne chiede incentivi nel nostro paese.
3) Il mercato italiano copre in un anno circa la vendita di 2.000.000 di autovetture di cui costruite in italia 650.000, allora credo che tutte la case in italia sono straniere compresa la tanto osannata FIAT.
4) Rtorno alla base del discorso la fiat vuole abbandonare l'ITALIA, chiudere le fabbriche, ma prendere i soldi dallo stato, allora non comprate fiat, ma una bella auto cinese.
saluti
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Produzione Clio in Turchia
SARKOZY CONVOCA CARLOS GHOSN
Pubblicata il 14/01/2010
In tempi di crisi, mentre in Italia si sente sempre più spesso parlare di "razionalizzazione dei costi logistici" e di "spostamento della produzione all'estero per risparmiare", ben altri scenari si stanno creando in Francia, dove il presidente Sarkozy ha deciso di convocare i vertici Renault.
Scopo dell'incontro è fare chiarezza sulla volontà della Casa francese di trasferire in Turchia la costruzione della nuova Clio. Il rischio di una delocalizzazione, che non piace a parecchi elementi del Governo (azionista al 15% di Renault), metterebbe infatti in serio pericolo la produzione nell'impianto di Flins. In attesa del meeting che dovrebbe svolgersi sabato all'Eliseo fra Sarkozy e il numero uno dell'ex Régie, Carlos Ghosn, c'è stata una riunione fra il ministro dell'economia, Christian Estrosi e il direttore generale della Renault, Patrick Pelata.
Il Governo, che ha prestato qualcosa come sei miliardi di euro ai maggiori costruttori francesi (compreso il Gruppo Psa) e che ha cercato di rilanciare il mercato con gli incentivi, ora vorrebbe vedere qualche frutto, quantomeno sul piano occupazionale. Concetto chiaramente ribadito da Estrosi al termine dell'incontro con Pelata: "Voglio dire molto chiaramente che non abbiamo investito 250 milioni di euro per lo sviluppo dell'auto elettrica e delle batterie nel sito di Flins, per venire a sapere che si vuole costruire la nuova Clio in Turchia", ha dichiarato nel corso della conferenza stampa.
La replica di Pelata per il momento è cauta: "Abbiamo previsto che cessi la produzione della Clio in Spagna e Slovenia, ma non c'è ancora alcuna decisione sullo spostamento in Turchia della futura Clio IV. In ogni caso ci saranno delle Clio prodotte a Flins, qualsiasi cosa succeda". La Renault è attualmente impegnata in un complesso piano di rilancio, in un momento molto delicato per tutto il settore, ma è difficile che Sarkozy faccia dietrofront, a pochi mesi dalle dichiarazioni sui prestiti concessi alle Case: "I fondi per l'automobile sono ovviamente condizionati all'imperativo di consolidare la vocazione industriale del Paese e in particolare il settore automobilistico che ne rappresenta un'importante fetta", aveva detto il presidente. Non resta che aspettare l'esito del colloquio di sabato. (A.C.)
QUESTO SI FA PER PROTEGGERE LE FABBRICHE. IMPARATE