biasci ha scritto:
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo468950.shtml
ma io chiedo: tutti questi soldi...... vengono recuperati o solo scoperti?????
Buona parte di quella cifra sta nella fantasia dei verificatori
Ti porto un esempio di questi giorni, "Mario il salumiere" (è un nome di fantasia, ma il fatto, purtroppo è assolutamente reale)
Dunque, alcuna anni fa "Mario" apre un negozio di alimentari
Gli affari iniziano ad ingranare quando alcune vicende familiari (leggasi corna della moglie) lo distraggono dall'attività: dato che i guai non vengono mai da soli, la strada su cui insistono le sue vetrine viene chiusa al traffico per molti mesi. Gli affari vanno a rotoli e lui, a peggiorare le cose, si butta al gioco ed a donnine allegre.
Nel frattempo i costi fissi corrono ed i fornitori incalzano. Non paga l'Iva e, pur tenendo regolarmente la contabilità, non presenta denuncia dei redditi per due anni.
Precisiamo (per i soliti fanatici): ha sbagliato lui.
Anyway, ad un certo punto realizza che sta per fallire, rinsavisce e cerca di mettere una pezza. Riesce a vendere l'attività, trova un accordo con i fornitori, si trova un'impiego da salariato (bracciante), trova una stanzetta in affitto per pochi soldi, vende tutti i beni mobili che possiede (non ha case), insomma cerca di adoperarsi con la maggior diligenza possibile per ripianare i debiti.
Nel frattempo ha interrotto i rapporti con il commercialista e, preso dal sistemare i fornitori, dimentica l'aspetto fiscale (in realtà era convinto che le dichiarazioni fossero state trasmesse, non ha mai verificato ed è colpa sua)
Dopo alcuni anni il fisco presenta il conto. Dato che non ha ricevuto dichiarazioni, fa un accertamento induttivo, con il quale, per due anni, gli chiede 182.000 euro, riducibili a 95.000 euro se paga subito (entro 60 giorni).
Viene da me (sono un suo vecchio amico). Contatto il suo vecchio commercialista che mi fornisce tutti i dati richiesti.
Facciamo due conti, l'imposta davvero evasa ammonta a circa 20.000 euro, che maggiorata di interessi e sanzioni arriverà grosso modo a 30.000.
Potrei proporre all'Agenzia un accordo in tal senso, e sono ragionevolmente convinto che, documenti alla mano, l'Agenzia accoglierebbe la tesi.
C'è un "problemino": per definire l'accordo, ammesso che vada bene all'Agenzia, bisogna scucire i 30.000 euro, o al limite rateizzarli in 8 rate trimestrali da circa 3.800 euro + (pochi) interessi.
Il nostro signor Mario guadagna all'incirca 1.200 - 1.300 euro al mese, ha un finanziamento bancario in essere per un paio d'ani ancora di alcune centinaia di euro mensili contratto proprio per onorare gli ultimi fornitori, ha 200 euro al mese di affitto ed un'altra piccolo ma ineludibile pagamento mensile: insomma non è in grado di sostenere anche quest'ultimo carico.
Ragion vorrebbe che si potesse stipulare un accordo di questo tipo:
io Mario mi riconosco debitore verso lo Stato per i 30mila, per due anni finché finisco il finanziamento bancario ti pago una rata molto bassa, diciamo 100 al mese, poi tra due anni ti do una rata mensile pari a quello che pagavo in banca (circa 4-500 euro) e così tempo 8/9 anni circa saldo tutto inclusi gli interessi, tu Stato incassi il dovuto ed io Mario ho la coscienza a posto.
Invece no, non si può. O meglio, diciamo che la "soluzione Lotito"
http://www.repubblica.it/2005/c/sez...e_a/laziofisco/lazioaccordo/lazioaccordo.html
non è applicabile (forse perché sono "spiccioli"?)
Quindi accadranno i seguenti eventi:
Al 60° giorno dalla notifica divverrà definitivo l'accertamento per i 182.000 euro circa; dopo ulteriori 60 giorni la somma (per effetto di alcune particolari sanzioni) aumenterà a 198.000 euro; dopo un anno, detta somma, aumentata per effetto degli interessi a complessivi 207.000 euro circa, verrà "messa a ruolo", e l'Esattore notificherà una cartella pari a circa 217.000 (ci sono anche i compensi dell'Agente della Riscossione a carico del contribuente); dopo 60 giorni dalla notifica, i compensi dell'agente raddoppiano ed il carico salirà a circa 226.000 euro, più ulteriori 58 euro giornalieri di interessi, più spese per la riscossione coattiva.
Dopo circa 150 - 180 giorni dalla notifica, verrà effettuata la ricerca di possibili beni da pignorare, ovviamente infruttuosa (è nullatenente non solo di nome ma pure di fatto), quindi verrà avviata la procedura di pignoramento di parte dello stipendio. Il Giudice, a quel punto, valuterà il concetto di reddito vitale, di soglia di povertà, la sussistenza di altri carichi ineludibili etc etc e stabilirà un pignoramento pari a circa 100 euro mensili (e forse pure meno)
Risultato: lo Stato dovrà rimborsare l'Esattore delle non poche somme spese per il giudizio di pignoramento presso terzi; non incasserà mai l'intera pretesa erariale (quella da 200.000 e passa euro); sui teorici 100 euro (ma ipotizzo che saranno anche meno) dovrà pagare l'aggio all'Esattore; dovrà sperare che il debitore sopravviva e riesca a lavorare fino alla pensione (tra 20 anni) per incassare i 2/3 (se va bene) della somma realmente dovuta; quando il debitore andrà in pensione, l'importo del pignoramento subirà una drastica diminuzione, quindi l'Amministrazione finanziaria dovrà fare gli scongiuri che il nostro Mario sopravviva in buona salute fino a 90 anni (se va in casa di riposo pubblica, addio pignoramento)
Però nelle trionfali statistiche dell'evasione il nostro buon Mario ci va, e per l'intero