22/5/2009 (7:24) - IL CASO
La moltiplicazione dei terremotati
Trentamila chiedono soldi senza vivere a L?Aquila
E ora, a L?Aquila, c?è da districarsi tra le riunioni di condominio. Terreno di liti infinite, come ben si sa. Nel post-terremoto c?è infatti un problema nel problema. Finché si tratta di ricostruire le case monofamiliari, l?iter è semplice. Ma quando si mette mano a un condominio? E se poi, come spesso accadeva a L?Aquila, sullo stesso pianerottolo c?era un cittadino che ha la residenza in città e un altro che invece aveva conservato la residenza nel paesino? Si prospettano enormi discussioni. Già, perché per la prima casa il contributo pubblico coprirà il 100% delle spese sostenute; per la seconda casa, il contributo sarà parziale e arriverà al massimo a 80 mila euro. Ha spiegato ieri il sottosegretario Guido Bertolaso: «Naturalmente nei condomini formati da appartamenti con prime e seconde case serviranno ulteriori confronti all?interno dei condomini stessi».
La questione è talmente ingarbugliata che al Comune hanno fermato la macchina dei rimborsi. «C?è un problema», ammette il direttore generale del Comune, Massimiliano Cordeschi. «Considerando chi sta in tenda, chi in albergo e chi chiede l?autonoma sistemazione, siamo a oltre 100 mila persone. Ma l?Aquila è una città di 70 mila abitanti. Quindi è palese che ci sia una incongruenza». Non è questione di furbi. E? questione di anagrafe. Ci sono sfollati di serie A e sfollati di serie B. Ben lo sapeva il sindaco Massimo Cialente, quando, nei giorni scorsi, in Parlamento, illustrando i problemi di più difficile soluzione, segnalava appunto il guaio di chi viveva stabilmente nella sua città, ma senza averne preso la residenza. Questi ultimi, che se stiamo alle cifre del direttore generale Cordeschi sono almeno trentamila, non potranno mai vedersi riconoscere il diritto al rimborso pieno. E quindi. Dice Cordeschi: «Prima di avviare i rimborsi, siamo costretti a effettuare un minimo di controlli considerando che in anagrafe sono registrati un numero X di cittadini e le richieste vedono un numero Y di persone». Il dramma vero, però, riguarda i condomini. Alla Protezione civile se ne sono resi conto in questi giorni. Ci sono state 40 mila verifiche sui palazzi. Nella metà dei casi gli appartamenti sarebbero agibili.
Ma il rientro degli abitanti è stato minimo e stanno ancora tutti nelle tendopoli. Un po? è colpa dei collaudi (gas, luce e acqua) che rallentano le procedure di rientro. Molto c?entrano i dissidi tra condomini. «Immaginate il caso - spiegano alla Protezione civile - di un palazzo dove la metà degli appartamenti sono considerati ?prime case? e hanno diritto al risarcimento pieno e metà sono catalogati come ?seconde case? con un massimo di 80 mila euro di rimborso. Ovviamente i proprietari residenti vogliono fare lavori completi e approfonditi... Tanto paga lo Stato. I proprietari non residenti, al contrario, premono per lavori modesti, il minimo indispensabile, giusto il necessario per rientrare». Sta scoppiando la guerra dei condomini. Per disinnescarla, si pensa a una nuova ordinanza di Protezione civile che preveda una forma di arbitrato. Obiettivo, sedare le discussioni e accelerare le decisioni.
(LA STAMPA)
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Siamo o non siamo tipi poco raccomandabili che mistificano la verità per il dio denaro?
Lolly
La moltiplicazione dei terremotati
Trentamila chiedono soldi senza vivere a L?Aquila
E ora, a L?Aquila, c?è da districarsi tra le riunioni di condominio. Terreno di liti infinite, come ben si sa. Nel post-terremoto c?è infatti un problema nel problema. Finché si tratta di ricostruire le case monofamiliari, l?iter è semplice. Ma quando si mette mano a un condominio? E se poi, come spesso accadeva a L?Aquila, sullo stesso pianerottolo c?era un cittadino che ha la residenza in città e un altro che invece aveva conservato la residenza nel paesino? Si prospettano enormi discussioni. Già, perché per la prima casa il contributo pubblico coprirà il 100% delle spese sostenute; per la seconda casa, il contributo sarà parziale e arriverà al massimo a 80 mila euro. Ha spiegato ieri il sottosegretario Guido Bertolaso: «Naturalmente nei condomini formati da appartamenti con prime e seconde case serviranno ulteriori confronti all?interno dei condomini stessi».
La questione è talmente ingarbugliata che al Comune hanno fermato la macchina dei rimborsi. «C?è un problema», ammette il direttore generale del Comune, Massimiliano Cordeschi. «Considerando chi sta in tenda, chi in albergo e chi chiede l?autonoma sistemazione, siamo a oltre 100 mila persone. Ma l?Aquila è una città di 70 mila abitanti. Quindi è palese che ci sia una incongruenza». Non è questione di furbi. E? questione di anagrafe. Ci sono sfollati di serie A e sfollati di serie B. Ben lo sapeva il sindaco Massimo Cialente, quando, nei giorni scorsi, in Parlamento, illustrando i problemi di più difficile soluzione, segnalava appunto il guaio di chi viveva stabilmente nella sua città, ma senza averne preso la residenza. Questi ultimi, che se stiamo alle cifre del direttore generale Cordeschi sono almeno trentamila, non potranno mai vedersi riconoscere il diritto al rimborso pieno. E quindi. Dice Cordeschi: «Prima di avviare i rimborsi, siamo costretti a effettuare un minimo di controlli considerando che in anagrafe sono registrati un numero X di cittadini e le richieste vedono un numero Y di persone». Il dramma vero, però, riguarda i condomini. Alla Protezione civile se ne sono resi conto in questi giorni. Ci sono state 40 mila verifiche sui palazzi. Nella metà dei casi gli appartamenti sarebbero agibili.
Ma il rientro degli abitanti è stato minimo e stanno ancora tutti nelle tendopoli. Un po? è colpa dei collaudi (gas, luce e acqua) che rallentano le procedure di rientro. Molto c?entrano i dissidi tra condomini. «Immaginate il caso - spiegano alla Protezione civile - di un palazzo dove la metà degli appartamenti sono considerati ?prime case? e hanno diritto al risarcimento pieno e metà sono catalogati come ?seconde case? con un massimo di 80 mila euro di rimborso. Ovviamente i proprietari residenti vogliono fare lavori completi e approfonditi... Tanto paga lo Stato. I proprietari non residenti, al contrario, premono per lavori modesti, il minimo indispensabile, giusto il necessario per rientrare». Sta scoppiando la guerra dei condomini. Per disinnescarla, si pensa a una nuova ordinanza di Protezione civile che preveda una forma di arbitrato. Obiettivo, sedare le discussioni e accelerare le decisioni.
(LA STAMPA)
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Siamo o non siamo tipi poco raccomandabili che mistificano la verità per il dio denaro?
Lolly