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Detroit intitola una strada alla FIAT !

FORTISSIMA STA COSA !!!!! 8) 8) 8) :D :D :D

E Detroit intitola
una strada alla Fiat
Gli italoamericani: «La nostra patria ha salvato un pezzo di economia Usa»

Oltreoceano scoppia l'amore
per la Cinquecento
GIULIA VOLA
Fiat Drive, Royal Oak, Detroit. Sembra l'indirizzo di un gioco di società invece è la strada che è stata inaugurata martedì sera nel pieno centro di un sobborgo di Detroit dove il matrimonio Fiat Chrysler è cosa fatta e tanto attesa. Cartina alla mano, quello che fino a ieri era l'angolo tra La Fayette Avenue e Fourth Street oggi è l?incrocio di Fiat Drive. Và pensiero, sull?ali dorate.

I tempi di «Lost your job? Sleep in your foreign car», adesivo che l?anno scorso tappezzava i vetri posteriori delle auto americane, sono finiti. Ora la Cinquecento è la moda, tutti ne parlano, tutti la cercano e «tutti la vogliono» racconta Domenica Pierette Simpson, piemontese emigrata per miracolo in America a bordo dell'Andrea Doria, la nave che naufragò nel 1956. «Nel passato questa era la Terra Promessa - racconta eccitata a fianco dell?auto esposta come un gioiello all?angolo della strada - ora è l?opposto: l?Italia ha salvato la nostra economia, per questo dobbiamo accoglierla nel migliore dei modi». Detto fatto. Eliminato lo spauracchio della chiusura del consolato italiano a Detroit, il sobborgo del Michigan si sta preparando per far sentire a casa le quattrocento famiglie italiane che andranno a vivere Oltreoceano. Con tanto di festa in pompa magna: «C?era un tenore che cantava il Nabucco e un megaschermo che proiettava immagini del Belpaese» racconta Pierette. Nel frattempo, tra panini, chiacchiere, gelati e pop corn il sindaco Donald E. Johnson invitava tutti i presenti a «comprare la Cinquecento che aiuta anche le nostre tasche».

Inutile specificare che sono finiti anche i tempi di «Fix it again Tony» (aggiustala di nuovo Tony) acronimo inventato dagli americani per descrivere la Fiat. «Qualcuno ha paura di non riuscire a entrarci - scherza Giorgio Donini, general manager di Fata Aluminium, casa fornitrice di Chrysler - Ma sono sicuro che nelle grandi città funzionerà: il prestigio della Ferrari ha tranquillizzato molti americani. Qui business is business, la gente fa i conti a fine mese e i consumi della Cinquecento sono un sogno per molti».

Tra la folla si aggirava anche Richard Haskin, americano figlio di un operaio della Ford, cresciuto nel villaggio della Ford e impiegato della Ford per una vita intera. Da un paio di anni è in pensione e collabora con la Dante Alighieri, associazione italoamericana che promuove «la vostra cultura nel mio paese». E l?aria di Nabucco torna a farsi sentire. «Non credo - dice Haskin - che l?accordo sarebbe stato così felice se la Fiat fosse stata una casa cinese o giapponese. Qui tutti dicono meno male. Stiamo riscoprendo l?Italia autentica: basta spaghetti con polpette, ci sentiamo stupidi. Quando l?onda s?inverte può cancellare anni interi di pregiudizi. Questa è l?America». E allora, Va? pensiero, sull?ali dorate.
 

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