<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> DA OGGI SCATTERA'LA NUOVA MODA PER NON PERDER IL LAVORO | Page 4 | Il Forum di Quattroruote

DA OGGI SCATTERA'LA NUOVA MODA PER NON PERDER IL LAVORO

speed64 ha scritto:
testerr ha scritto:
Come ho detto settimana scorsa ci sono operai di serie A e serie B; forse questi eran tutti iscritti al sindacato......
Sono riusciti a finire in TV e questo(l'esposizione mediatica)li ha messi in condizione di salvare il posto.Potere dei mass-media.Se fosse per il sindacato... :rolleyes:Diviso su quasi tutto e con un minore aggancio politico(vedi sopratutto CGIL) non e' cosi' potente come sembra sopratutto nel settore privato.I tempi della FLM sono preistoria.
ma è uno smacco per tutti gli altri lzvoratori; fossi stato li avrei forse fatto lo stesso ma non so se andrei fiero
 
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Se sono arrivati a tanto evidentemente hanno bisogno di quel lavoro, non penso l'abbiano fatto per divertimento. Sono felice per loro che si sia trovata una soluzione, ricordiamoci sempre che stiamo parlando di famiglie.
dove abito hanno chiuso diverse ditte centinaia di famiglie rimaste senza stipendio ma dato che non sono finite in TV
non hanno avuto chances. È giusto questo? Direi di no. Un Po come vedere dieci persone che annegano e si decide di salvarne solo 5;perchè e con che criterio?
 
silverrain ha scritto:
Gunsite ha scritto:
se aprono all'estero un motivo ci sarà no? mai provato ad aprire una dittarella e pagare (tutte) le tasse in italia? se lo stato fosse meno avido nessuno avrebbe voglia di aprire all'estero, anche perchè non è una passeggiata ed è lontano da casa ma....
avere le commesse non significa niente, bisogna vedere se si va in perdità.....

Parliamoci chiaro, significa ridurre le spese, non pagare le tasse, ignorare leggi sui diritti dei lavoratori e di tutela ambientale che ci sono nel mondo occidentale.
Mai visto una delocalizzazione in francia o in germania.
Ma, ovviamente, anche lì la colpa è dello stato vessatore.

ti assicuro che non è così se si parla di Romania, Polonia ecc, un po' diverso se si parla di Cina dove comunque le tasse le paghi e fino all'ultimo perchè se no altro che galera.....zzaaaacc....(capisci a me :D) risparmi sulla manodopera perchè ce ne anno a bizzeffe ma anche sull'inquinamento stanno cambiando dopo che per le olimpiadi hanno dovuto spegnere tutto....
basta dare la croce in schiena sempre alla stessa parte, da noi si dice che per fare una croce ci vogliono due legni....
 
Gunsite ha scritto:
silverrain ha scritto:
Gunsite ha scritto:
se aprono all'estero un motivo ci sarà no? mai provato ad aprire una dittarella e pagare (tutte) le tasse in italia? se lo stato fosse meno avido nessuno avrebbe voglia di aprire all'estero, anche perchè non è una passeggiata ed è lontano da casa ma....
avere le commesse non significa niente, bisogna vedere se si va in perdità.....

Parliamoci chiaro, significa ridurre le spese, non pagare le tasse, ignorare leggi sui diritti dei lavoratori e di tutela ambientale che ci sono nel mondo occidentale.
Mai visto una delocalizzazione in francia o in germania.
Ma, ovviamente, anche lì la colpa è dello stato vessatore.

ti assicuro che non è così se si parla di Romania, Polonia ecc, un po' diverso se si parla di Cina dove comunque le tasse le paghi e fino all'ultimo perchè se no altro che galera.....zzaaaacc....(capisci a me :D) risparmi sulla manodopera perchè ce ne anno a bizzeffe ma anche sull'inquinamento stanno cambiando dopo che per le olimpiadi hanno dovuto spegnere tutto....
basta dare la croce in schiena sempre alla stessa parte, da noi si dice che per fare una croce ci vogliono due legni....
mah allora xke nn aprono in germania o in rancia o in spagna come mai delocalizzano in romania nn credo x le tasse alte italiane suvvia
 
doncamilloo ha scritto:
SUCCESSO ASSICURATO....by innse

basterà stare su un tetto o sospesi su qualche macchinario o cornicione

bello alto ed aspettare che qualcuno si interessi all'acquisto di qualche fabbrica

in crisi....si scenderà solo ad accordo firmato....i media ringraziano felici

almeno hanno qualcosa per far notizia.

scommetiamo che da domani sarà la nuova tendenza?
A te che ti frega, tanto lavori per conto tuo...
 
doncamilloo ha scritto:
speed64 ha scritto:
Hanno cercato di difendere il loro posto di lavoro ed in maniera non violenta.Non capisco dove e' il problema.

io veramente riporto i fatti....e non ho commentato....
Beh, "DA OGGI SCATTERA'LA NUOVA MODA PER NON PERDER IL LAVORO" non mi sembra proprio un solo semplice fatto riportato, io la vedo come un fatto riportato con inclusa opinione che, tra le righe, dice che loro la son tutti dei buffoni :evil: Ma se il lavoro uno ne ha bisogno cerca di tenerselo aggrappandosi anche ai maroni dei piccioni che volano in quel momento...
 
riporto :
Un bergamasco rilancia l'Innse
Attilio Camozzi: «È la mia sfida»

Dieci mesi a Villongo e poi il trasferimento a Lumezzane, in provincia di Brescia. Perché suo padre, muratore, era in cerca di lavoro. Attilio Camozzi, presidente del gruppo «Camozzi» di Brescia, in questi giorni è al centro delle cronache per essere l'imprenditore intervenuto nella complessa vicenda della «Innse» di via Rubattino a Milano, impegnandosi ad acquisirla.

Le sue origini sono bergamasche: è infatti nato a Villongo nel 1937, ma quando era ancora neonato la famiglia si è trasferita a Lumezzane e ora i motivi che lo portano in Bergamasca sono per lo più legati alle visite ai parenti. «Per me l'acquisto della "Innse" è stata una sfida - dice da buon bergamasco -, e come ogni sfida aveva in sé dei rischi, ma esaminando la situazione ho ritenuto che fosse la cosa giusta da fare».

L'intenzione di Camozzi è quella di creare una «forte sinergia» con la «Innse-Berardi spa» di Brescia (che fa parte del gruppo «Camozzi»), nata verso la fine degli anni novanta dall'unione della «Innse macchine utensili» (che insieme alla «Innse» faceva parte dell'azienda meccanica «Innocenti Santeustacchio») e dalla «Berardi», storica realtà industriale lombarda che vanta la produzione della prima automobile monoposto al mondo, datata 1926. E la «Innse-Berardi» si è così specializzata nella fabbricazione, installazione, riparazione e manutenzione di macchine utensili per la lavorazione dei metalli, in particolare tornitrici, fresatrici e alesatrici di grandi dimensioni per lavorazioni che interessano settori come l'eolico e il nucleare.
 
testerr ha scritto:
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Se sono arrivati a tanto evidentemente hanno bisogno di quel lavoro, non penso l'abbiano fatto per divertimento. Sono felice per loro che si sia trovata una soluzione, ricordiamoci sempre che stiamo parlando di famiglie.
dove abito hanno chiuso diverse ditte centinaia di famiglie rimaste senza stipendio ma dato che non sono finite in TV
non hanno avuto chances. È giusto questo? Direi di no. Un Po come vedere dieci persone che annegano e si decide di salvarne solo 5;perchè e con che criterio?
it's a shame!
ma la cosa vergognosa è l'ipocrisia dell'italiano medio, alle solite pronto a difendere i diritti di 4 gatti (non che non sia giusto beninteso)ma altrettanto rbravi a fingere di non vedere ingiustizie ben più gravi.
 
testerr ha scritto:
speed64 ha scritto:
testerr ha scritto:
Come ho detto settimana scorsa ci sono operai di serie A e serie B; forse questi eran tutti iscritti al sindacato......
Sono riusciti a finire in TV e questo(l'esposizione mediatica)li ha messi in condizione di salvare il posto.Potere dei mass-media.Se fosse per il sindacato... :rolleyes:Diviso su quasi tutto e con un minore aggancio politico(vedi sopratutto CGIL) non e' cosi' potente come sembra sopratutto nel settore privato.I tempi della FLM sono preistoria.
ma è uno smacco per tutti gli altri lzvoratori; fossi stato li avrei forse fatto lo stesso ma non so se andrei fiero
E' triste che per risolvere un problema si ricorra alle telecamere.D'altronde pochi mesi prima del dramma della Thyssen erano morti cinque operai in una fabbrica nel cuneese ma essendo morti in maniera meno " spettacolare " o comunque con minore copertura video,la cosa non ha destato eguale emozione.
 
alfistaConvinto ha scritto:
Gunsite ha scritto:
silverrain ha scritto:
Gunsite ha scritto:
se aprono all'estero un motivo ci sarà no? mai provato ad aprire una dittarella e pagare (tutte) le tasse in italia? se lo stato fosse meno avido nessuno avrebbe voglia di aprire all'estero, anche perchè non è una passeggiata ed è lontano da casa ma....
avere le commesse non significa niente, bisogna vedere se si va in perdità.....

Parliamoci chiaro, significa ridurre le spese, non pagare le tasse, ignorare leggi sui diritti dei lavoratori e di tutela ambientale che ci sono nel mondo occidentale.
Mai visto una delocalizzazione in francia o in germania.
Ma, ovviamente, anche lì la colpa è dello stato vessatore.

ti assicuro che non è così se si parla di Romania, Polonia ecc, un po' diverso se si parla di Cina dove comunque le tasse le paghi e fino all'ultimo perchè se no altro che galera.....zzaaaacc....(capisci a me :D) risparmi sulla manodopera perchè ce ne anno a bizzeffe ma anche sull'inquinamento stanno cambiando dopo che per le olimpiadi hanno dovuto spegnere tutto....
basta dare la croce in schiena sempre alla stessa parte, da noi si dice che per fare una croce ci vogliono due legni....
mah allora xke nn aprono in germania o in rancia o in spagna come mai delocalizzano in romania nn credo x le tasse alte italiane suvvia

...mhmmm mai avuto a che fare coi sindacati italiani eh?....ed in germania poco ci manca e l'operaio tedesco costa il doppio (chissà perchè le tedesche costano...) se uno delocalizza lo fa dove risparmia di più ma senza esagerare, nel senso che deve essere un paese stabile e con un sistema di governo decente e l'est europa visto che sta entrando nella comunità è il massimoora come ora e gli operai non ti mettono i bulloni nelle scocche prima di chiuderle per far dispetto....
 
Gunsite ha scritto:
ti assicuro che non è così se si parla di Romania, Polonia ecc, un po' diverso se si parla di Cina dove comunque le tasse le paghi e fino all'ultimo perchè se no altro che galera.....zzaaaacc....(capisci a me :D) risparmi sulla manodopera perchè ce ne anno a bizzeffe ma anche sull'inquinamento stanno cambiando dopo che per le olimpiadi hanno dovuto spegnere tutto....
basta dare la croce in schiena sempre alla stessa parte, da noi si dice che per fare una croce ci vogliono due legni....

Si ma un conto è se paghi 10 di tasse (ipotesi) in Cina mentr ein Italia ne dovresti pagare 1000 (ipotesi). Ovvio che se anche evadi il 90% in Italia ti conviene sempre delocalizzare, no?
Bisognerebbe vedere quanto le tasse incidono, quanto gli stipendi incidono, quanto le normative (da non rispettare) incidono.
Ma comunque la delocalizzazione è SEMPRE verso un paese che risulta più "malleabile". Ripeto mai verso francia, germania, spagna etcetc
 
Gunsite ha scritto:
...mhmmm mai avuto a che fare coi sindacati italiani eh?....ed in germania poco ci manca e l'operaio tedesco costa il doppio (chissà perchè le tedesche costano...) se uno delocalizza lo fa dove risparmia di più ma senza esagerare, nel senso che deve essere un paese stabile e con un sistema di governo decente e l'est europa visto che sta entrando nella comunità è il massimoora come ora e gli operai non ti mettono i bulloni nelle scocche prima di chiuderle per far dispetto....

E magari puoi sfruttarli con mille ricatti...
 
skamorza ha scritto:
testerr ha scritto:
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Se sono arrivati a tanto evidentemente hanno bisogno di quel lavoro, non penso l'abbiano fatto per divertimento. Sono felice per loro che si sia trovata una soluzione, ricordiamoci sempre che stiamo parlando di famiglie.
dove abito hanno chiuso diverse ditte centinaia di famiglie rimaste senza stipendio ma dato che non sono finite in TV
non hanno avuto chances. È giusto questo? Direi di no. Un Po come vedere dieci persone che annegano e si decide di salvarne solo 5;perchè e con che criterio?
it's a shame!
ma la cosa vergognosa è l'ipocrisia dell'italiano medio, alle solite pronto a difendere i diritti di 4 gatti (non che non sia giusto beninteso)ma altrettanto rbravi a fingere di non vedere ingiustizie ben più gravi.
Se ti riferisci al sottoscritto, non mi risulta d'aver mai chiuso gli occhi di fronte a nulla. Ho solamente espresso soddisfazione per l'esito della vicenda.
 
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
skamorza ha scritto:
testerr ha scritto:
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Se sono arrivati a tanto evidentemente hanno bisogno di quel lavoro, non penso l'abbiano fatto per divertimento. Sono felice per loro che si sia trovata una soluzione, ricordiamoci sempre che stiamo parlando di famiglie.
dove abito hanno chiuso diverse ditte centinaia di famiglie rimaste senza stipendio ma dato che non sono finite in TV
non hanno avuto chances. È giusto questo? Direi di no. Un Po come vedere dieci persone che annegano e si decide di salvarne solo 5;perchè e con che criterio?
it's a shame!
ma la cosa vergognosa è l'ipocrisia dell'italiano medio, alle solite pronto a difendere i diritti di 4 gatti (non che non sia giusto beninteso)ma altrettanto rbravi a fingere di non vedere ingiustizie ben più gravi.
Se ti riferisci al sottoscritto, non mi risulta d'aver mai chiuso gli occhi di fronte a nulla. Ho solamente espresso soddisfazione per l'esito della vicenda.

penso che tutti dobbiam esser contenti se la vicenda s'è chiusa così.
speriam che così nessuno chiuda+ le ditte e le fabbriche...magari esiston dei compratori e con la pubblicità mediatica risolveremmo i problemi.
 
Riporto :

Intervista ad Attilio Camozzi

"Da ex operaio dico: quelli della Innse hanno fatto bene
di Laura Matteucci

Essere a posto con la mia coscienza era importante. È stato determinante nella decisione di acquistare l?azienda, è chiaro, e di farlo in fretta. Vedere gente anche di una certa età, col caldo che fa a Milano, stare giorni interi su un carroponte, è stato un fatto molto pietoso. Se c?avessi pensato ancora un po?, e qualcuno fosse scivolato da lassù, poi come avrei potuto perdonarmelo? Abbiamo fatto una proposta secca, ben definita. È andata». È andata bene. Attilio Camozzi, bergamasco di nascita (a Villongo nel 1937), bresciano d?adozione, tornitore fino ai 29 anni ed ex sindacalista della Fiom, oggi a capo dell?omonimo gruppo internazionale da oltre 300 milioni di fatturato, è l?uomo che ha rilevato per oltre 3 milioni la Innse di Milano con tutti i suoi 49 operai e i loro quattordici mesi di lotta, che intende investire parecchio altro denaro per rilanciarla e svilupparla, con il cuore a pneumatici, macchine utensili e tessile (quello che producono le altre sue aziende) e un occhio all?energia eolica. Un vero imprenditore, non per niente dal 2005 Cavaliere del Lavoro.

Allora hanno fatto bene gli operai a lottare in modo così tenace per difendere il loro posto di lavoro?
«Ma quella non era una lotta per il posto di lavoro. Era per mantenere in vita la Innse, perchè continuasse a produrre, e per farlo bisognava impedire che le macchine uscissero dai capannoni. Hanno salvaguardato l?azienda, e che rischiassero la vita per questo non era giusto. Ho molto rispetto per loro. L?emotività è stata una parte molto importante nella decisione. È chiaro che adesso la partita non posso giocarla da solo, dobbiamo farlo tutti insieme».

Insieme con i lavoratori?
«Con loro, certo. La nostra filosofia è creare, mettere a punto progetti congiunti. Il mondo è cambiato, non c?è più come una volta il padrone da una parte e i lavoratori dall?altra: per tutti, il padrone oggi è il mercato. E se il lavoro manca, manca per tutti, imprenditore ed operai».

A proposito, voi non risentite della crisi?
«Sì, anche noi abbiamo delle difficoltà, il momento è brutto. Ma bisogna saper vedere il bicchiere mezzo pieno, e andare avanti».

Com?è che da tornitori si diventa presidenti di un gruppo industriale?
«A Lumezzane (Brescia, ndr) dove vivevo io c?erano 20mila abitanti e 2mila aziende. Come dire, lo spirito dell?artigiano non mancava. Come tornitore ero bravo, ho cominciato a lavorare per conto terzi, nel 1964 mi sono messo in proprio. Siamo andati avanti. Sia chiaro: in 44 anni non abbiamo mai visto un dividendo».

Sta dicendo che non avete mai distribuito dividendi, ma reinvestito tutti gli utili in azienda?
«Esatto. Abbiamo mangiato, pranzo e cena, questo sì. Ma tutto il resto va alle aziende».

È cosciente di essere un esemplare raro di una razza quasi estinta, quella dell?imprenditore puro, che nulla ha a che fare con lo speculatore?
«Ma no, guardi che di bravi imprenditori in Italia ce ne sono tanti. Poi, questi speculatori...bisogna vedere i conti finali dove vanno a finire. Il segreto è quello che le dicevo prima: bisogna essere una realtà produttiva insieme con gli operai. Le persone, per poter crescere, vanno coinvolte. Noi a Brescia nella nostra azienda abbiamo una scuola di formazione per i giovani apprendisti che entrano, che dura anni. Si vince solo se c?è una squadra forte, ed è forte se è coesa. Anche la nostra famiglia, undici persone, è unita, siamo sempre tutti d?accordo, e questo è la base: dà coraggio, dà la forza di fare e di rischiare».

Una numerosa famiglia unita: anche questa è una rarità, non trova?
«Spesso le colpe dei padri ricadono sui figli. La preparazione delle nuove generazioni è importante. Da vecchi si diventa conservatori, è inevitabile. Bisogna saper fare il passaggio generazionale al momento giusto». Attilio Camozzi l?ha fatto in tempo: l?amministratore delegato del gruppo, chi lo manda avanti dal punto di vista operativo, è suo figlio Ludovico. Ma la «testa», la guida e tutta l?esperienza sono ancora le sue.
14 agosto 2009
 
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