<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Corriere, articolo su Fiat-Chrysler | Il Forum di Quattroruote

Corriere, articolo su Fiat-Chrysler

C' è un piccolo giallo nell' operazione Fiat-Chrysler. Il 3 gennaio, all' esordio della doppia Fiat in Borsa, Sergio Marchionne ha affacciato la possibilità che la
scalata al 51% della Chrysler avvenga già quest' anno, prima dell' offerta pubblica di vendita dei titoli di Auburn Hills prevista per novembre. La notizia ha
galvanizzato le quotazioni di Fiat Spa, che ora contiene solo l' auto e le attività affini, perché si pensa che, una volta quotate, le azioni Chrysler diventino assai più care. Eppure, poco più di un mese fa, la Fiat aveva nascosto al mercato questa opportunità. Il comunicato del primo dicembre 2010, infatti, precisa che la Fiat potrà salire dal 20% al 51% di Chrysler in due tappe. Prima, l' acquisizione del 15% in tre parti uguali senza corrispettivo monetario ma al realizzarsi, entro il 2012, di tre condizioni l' omologazione di un motore Fire e di una vettura Chrysler su piattaforma Fiat che faccia 40 miglia con un gallone di benzina,
esportazioni per oltre 1,5 miliardi al di fuori dei Paesi Nafta e l' offerta di auto Chrysler nel 90% dei concessionari Fiat brasiliani. Seconda tappa, l' acquisto di un altro 16% a partire dal 1° gennaio 2013, una volta rimborsato il debito verso i governi americano e canadese. Il prezzo è dato dalla media dei multipli dell' Ebitda il vecchio margine operativo lordo di altre case automobilistiche purché non superi quello Fiat. Il multiplo, chiariamo, è il rapporto tra l' Ebitda e il valore di mercato dell' impresa, dato dalla capitalizzazione di Borsa meno i debiti finanziari netti. Altro la nota non rivela, ma in coda dà un link con il sito del Tesoro Usa dove, in mezzo a una gran quantità di documenti, si trova, con la dicitura confidential, il contratto tra Chrysler e Fiat, stipulato il 10 giugno 2009, 200 pagine, allegati compresi. Un contrattone che mostra quanto la nota stessa sia reticente. La polpa è al punto b della sezione 3.5 in base al quale, nonostante quanto in precedenza prescritto, la Fiat avrà comunque il diritto di esercitare in tutto o in parte l' opzione sul 15%, detta Alternative call option, oppure quella sul 16% finale, detta Incremental call option, anche adesso, purché Chrysler abbia rimborsato per intero il debito verso i governi di Usa e Canada. Un diritto contrattuale che infila un jolly nella manica di Marchionne. Poi viene il prezzo. La Fiat deve pagare per l' opzione incrementale, mentre per quell a alternativa lo dovrà fare solo se la esercita prima di aver centrato gli obiettivi. Ebbene, il prezzo di entrambe sarà pari a un multiplo dell' Ebitda di Chrysler degli ultimi 4 trimestri, di cui sia stato approvato il rendiconto, meno i debiti finanziari netti delle attività industriali, senza contare dunque i debiti relativi al leasing, alle pensioni e all'assistenza sanitaria degli ex dipendenti. Il multiplo per fare il prezzo dell' opzione sarà il minore tra il multiplo Fiat e la media dei multipli di 10 concorrenti Gm-General Motors, Ford, Renault, Peugeot, Volkswagen, Bmw, Daimler, Honda, Toyota e Nissan, escludendo quelli superiori alla deviazione standard.
Dato curioso: il contrattone fa riferimento a un Gruppo Fiat che comprende la holding, Fiat Group Automobiles e Fiat Powertrain, come se la divisione della Fiat tra auto e il resto fosse già decisa con 18 mesi di anticipo. Previsione probabile: Fiat ha tuttora, assieme a Peugeot, il multiplo più basso tra i big dell' automobile, e perciò farà il prezzo. Osservazione: con lo spin off di Fiat Industrial, il multiplo Fiat cala da 3,8 a 1,7 e questo giova nella partita Chrysler. Forse troppo.
Veniamo al quantum. Dato il multiplo Fiat e posto che l' Ebitda Chrysler si aggiri sui 4 miliardi di dollari, a metà 2011 Marchionne avrà un valore Chrysler di
circa 7 miliardi dai quali togliere il debito finanziario netto. Qui viene il bello. La Chrysler ha poco più di 7 miliardi di esposizione verso i governi americano e
canadese, utilizzati per 5,2. Mano a mano che investe, cala la parte liquida del debito e sale il debito finanziario netto. In teoria, la Fiat potrebbe fare in modo che Chrysler valga zero. E' il secondo jolly di Marchionne. Ma basteranno queste due carte a vincere la partita? Mediobanca vede rosa, Ubs idem, Goldman Sachs stravede, Credit Suisse è scettico. Ecco i valori in campo. Al 30 settembre 2010, Chrysler ha ancora un patrimonio netto negativo per 3,8 miliardi di dollari che, depurato dalle attività intangibili, diventa negativo per 8. In Italia, sarebbe fallita. Per la legge americana, invece, se riesce a pagare le spese correnti, magari indebitandosi, una società può tirare avanti. Ora, per calare i due jolly, Marchionne deve prima ottenere due risultati: portare a casa alla svelta le prestazioni industriali che lo portano al 35% e rimborsare i governi. E qui si apre la trattativa. La vulgata nazionale racconta dell' astuta Fiat che ha acquisito gratis il 20% di Chrysler. Ma questo Marchionne non lo ripeterà: a che pro contraddire il Tesoro Usa che valuta in «miliardi di dollari» il patrimonio tecnologico Fiat messo per intero a disposizione di Chrysler in cambio del primo 20% e delle due opzioni? D' altra parte, la vulgata italiana è abbastanza falsa se è vero che la sola condivisione del motore multijet con la Gm venne valutata mezzo miliardo di euro in occasione del divorzio nel 2005.
Dunque, la Fiat ha dato e ora vorrebbe ricevere. Che cosa? Una corsia preferenziale per le omologazioni che le farebbero avere subito il 15% aggiuntivo dal sindacato Uaw scenderebbe dal 67,6% al 55% e dai governi americano dal 9,9 all' 8% e canadese dal 2,5 al 2%. E poi i finanziamenti pubblici Usa per la ricerca ecologica. A Chrysler e Gm pericolanti erano stati negati. Ora Gm, tornata in pompa magna a Wall Street, li reclama. Marchionne confida che se ricevesse presto, e cioè prima dell' offerta pubblica di vendita, almeno 3 dei 6 miliardi richiesti sarebbe contento. Secondo il Foglio, li userebbe per rimborsare una parte dell' attuale debito verso il governo.
Nell'Italia degli anni Ottanta, Imi e Mediocredito, che davano il credito agevolato a presentazione di fattura, non avrebbero permesso una tale distorsione delle finalità. L' America è più elastica. Ottenesse due facilitazioni di tal fatta, Marchionne avrebbe meno problemi a farsi prestare dalle banche i dollari per rimborsare il debito residuo verso i due Tesori. Ma qualche problema resterebbe. Con il 51% e a 5 amministratori su 9 in Chrysler, Marchionne dovrebbe
consolidare Torino e Auburn arrivando a un debito finanziario netto delle attività industriali di 7-9 miliardi pari o addirittura superiore all' Ebitda. Molto alto
nel settore auto, dove i migliori hanno addirittura cassa netta. La promessa di cedere quote Ferrari, Magneti Marelli e forse l' Alfa convincerà le banche?
I jolly, insomma, potrebbero far stravincere Marchionne, ma le omologazioni e i nuovi finanziamenti, necessari a chiudere il cerchio, ci saranno solo se il sindacato Uaw e i governi di Usa e Canada, forse più abili dei sindacati italiani nel far di conto, reputeranno conveniente sacrificare a favore del socio Fiat il valore del 15% per l' opzione alternativa e del premio di maggioranza, connesso all' emissione di nuove azioni per il 16% dell' opzione incrementale, sull' altare dell' offerta pubblica di vendita di novembre. In fondo, nota il Credit Suisse, i giapponesi hanno lasciato risanare la Nissan alla Renault, ma non l' hanno fatta salire al 51%.
E oggi stanno meglio dei francesi.
 
20 giorni fa un giornalista del sole 24 ore mi pare,raccontava gia' questa cosa.
Parlava un po' in termini tecnici,ma il sunto era che se fiat non prende il 51% entro la data prefissata(che era in anticipo rispetto ai termini fissati un anno fa) avrebbe perso molti soldi
Pertanto la sbandierata notizia che recitava:anticipiamo l'acquisto di quote come segno di grande disponibilita' finanziaria e di successi sul mercato,era un po ' distorta
 
pittigasabasca ha scritto:
Parlava un po' in termini tecnici,ma il sunto era che se fiat non prende il 51% entro la data prefissata(che era in anticipo rispetto ai termini fissati un anno fa) avrebbe perso molti soldi
Non "avrebbe perso molti soldi" ma "la pagherebbe di più"
Tra il perdere soldi, e pagare un prezzo più elevato, c'è una bella differenza.
L'articolo sopra infatti evidenzia come Fiat si stia muovendo per ottenere il massimo possibile di Chrylser, al minimo costo
 
modus72 ha scritto:
C' è un piccolo giallo nell' operazione Fiat-Chrysler. Il 3 gennaio, all' esordio della doppia Fiat in Borsa, Sergio Marchionne ha affacciato la possibilità che la
scalata al 51% della Chrysler avvenga già quest' anno, prima dell' offerta pubblica di vendita dei titoli di Auburn Hills prevista per novembre. La notizia ha
galvanizzato le quotazioni di Fiat Spa, che ora contiene solo l' auto e le attività affini, perché si pensa che, una volta quotate, le azioni Chrysler diventino assai più care. Eppure, poco più di un mese fa, la Fiat aveva nascosto al mercato questa opportunità. Il comunicato del primo dicembre 2010, infatti, precisa che la Fiat potrà salire dal 20% al 51% di Chrysler in due tappe. Prima, l' acquisizione del 15% in tre parti uguali senza corrispettivo monetario ma al realizzarsi, entro il 2012, di tre condizioni l' omologazione di un motore Fire e di una vettura Chrysler su piattaforma Fiat che faccia 40 miglia con un gallone di benzina,
esportazioni per oltre 1,5 miliardi al di fuori dei Paesi Nafta e l' offerta di auto Chrysler nel 90% dei concessionari Fiat brasiliani. Seconda tappa, l' acquisto di un altro 16% a partire dal 1° gennaio 2013, una volta rimborsato il debito verso i governi americano e canadese. Il prezzo è dato dalla media dei multipli dell' Ebitda il vecchio margine operativo lordo di altre case automobilistiche purché non superi quello Fiat. Il multiplo, chiariamo, è il rapporto tra l' Ebitda e il valore di mercato dell' impresa, dato dalla capitalizzazione di Borsa meno i debiti finanziari netti. Altro la nota non rivela, ma in coda dà un link con il sito del Tesoro Usa dove, in mezzo a una gran quantità di documenti, si trova, con la dicitura confidential, il contratto tra Chrysler e Fiat, stipulato il 10 giugno 2009, 200 pagine, allegati compresi. Un contrattone che mostra quanto la nota stessa sia reticente. La polpa è al punto b della sezione 3.5 in base al quale, nonostante quanto in precedenza prescritto, la Fiat avrà comunque il diritto di esercitare in tutto o in parte l' opzione sul 15%, detta Alternative call option, oppure quella sul 16% finale, detta Incremental call option, anche adesso, purché Chrysler abbia rimborsato per intero il debito verso i governi di Usa e Canada. Un diritto contrattuale che infila un jolly nella manica di Marchionne. Poi viene il prezzo. La Fiat deve pagare per l' opzione incrementale, mentre per quell a alternativa lo dovrà fare solo se la esercita prima di aver centrato gli obiettivi. Ebbene, il prezzo di entrambe sarà pari a un multiplo dell' Ebitda di Chrysler degli ultimi 4 trimestri, di cui sia stato approvato il rendiconto, meno i debiti finanziari netti delle attività industriali, senza contare dunque i debiti relativi al leasing, alle pensioni e all'assistenza sanitaria degli ex dipendenti. Il multiplo per fare il prezzo dell' opzione sarà il minore tra il multiplo Fiat e la media dei multipli di 10 concorrenti Gm-General Motors, Ford, Renault, Peugeot, Volkswagen, Bmw, Daimler, Honda, Toyota e Nissan, escludendo quelli superiori alla deviazione standard.
Dato curioso: il contrattone fa riferimento a un Gruppo Fiat che comprende la holding, Fiat Group Automobiles e Fiat Powertrain, come se la divisione della Fiat tra auto e il resto fosse già decisa con 18 mesi di anticipo. Previsione probabile: Fiat ha tuttora, assieme a Peugeot, il multiplo più basso tra i big dell' automobile, e perciò farà il prezzo. Osservazione: con lo spin off di Fiat Industrial, il multiplo Fiat cala da 3,8 a 1,7 e questo giova nella partita Chrysler. Forse troppo.
Veniamo al quantum. Dato il multiplo Fiat e posto che l' Ebitda Chrysler si aggiri sui 4 miliardi di dollari, a metà 2011 Marchionne avrà un valore Chrysler di
circa 7 miliardi dai quali togliere il debito finanziario netto. Qui viene il bello. La Chrysler ha poco più di 7 miliardi di esposizione verso i governi americano e
canadese, utilizzati per 5,2. Mano a mano che investe, cala la parte liquida del debito e sale il debito finanziario netto. In teoria, la Fiat potrebbe fare in modo che Chrysler valga zero. E' il secondo jolly di Marchionne. Ma basteranno queste due carte a vincere la partita? Mediobanca vede rosa, Ubs idem, Goldman Sachs stravede, Credit Suisse è scettico. Ecco i valori in campo. Al 30 settembre 2010, Chrysler ha ancora un patrimonio netto negativo per 3,8 miliardi di dollari che, depurato dalle attività intangibili, diventa negativo per 8. In Italia, sarebbe fallita. Per la legge americana, invece, se riesce a pagare le spese correnti, magari indebitandosi, una società può tirare avanti. Ora, per calare i due jolly, Marchionne deve prima ottenere due risultati: portare a casa alla svelta le prestazioni industriali che lo portano al 35% e rimborsare i governi. E qui si apre la trattativa. La vulgata nazionale racconta dell' astuta Fiat che ha acquisito gratis il 20% di Chrysler. Ma questo Marchionne non lo ripeterà: a che pro contraddire il Tesoro Usa che valuta in «miliardi di dollari» il patrimonio tecnologico Fiat messo per intero a disposizione di Chrysler in cambio del primo 20% e delle due opzioni? D' altra parte, la vulgata italiana è abbastanza falsa se è vero che la sola condivisione del motore multijet con la Gm venne valutata mezzo miliardo di euro in occasione del divorzio nel 2005.
Dunque, la Fiat ha dato e ora vorrebbe ricevere. Che cosa? Una corsia preferenziale per le omologazioni che le farebbero avere subito il 15% aggiuntivo dal sindacato Uaw scenderebbe dal 67,6% al 55% e dai governi americano dal 9,9 all' 8% e canadese dal 2,5 al 2%. E poi i finanziamenti pubblici Usa per la ricerca ecologica. A Chrysler e Gm pericolanti erano stati negati. Ora Gm, tornata in pompa magna a Wall Street, li reclama. Marchionne confida che se ricevesse presto, e cioè prima dell' offerta pubblica di vendita, almeno 3 dei 6 miliardi richiesti sarebbe contento. Secondo il Foglio, li userebbe per rimborsare una parte dell' attuale debito verso il governo.
Nell'Italia degli anni Ottanta, Imi e Mediocredito, che davano il credito agevolato a presentazione di fattura, non avrebbero permesso una tale distorsione delle finalità. L' America è più elastica. Ottenesse due facilitazioni di tal fatta, Marchionne avrebbe meno problemi a farsi prestare dalle banche i dollari per rimborsare il debito residuo verso i due Tesori. Ma qualche problema resterebbe. Con il 51% e a 5 amministratori su 9 in Chrysler, Marchionne dovrebbe
consolidare Torino e Auburn arrivando a un debito finanziario netto delle attività industriali di 7-9 miliardi pari o addirittura superiore all' Ebitda. Molto alto
nel settore auto, dove i migliori hanno addirittura cassa netta. La promessa di cedere quote Ferrari, Magneti Marelli e forse l' Alfa convincerà le banche?
I jolly, insomma, potrebbero far stravincere Marchionne, ma le omologazioni e i nuovi finanziamenti, necessari a chiudere il cerchio, ci saranno solo se il sindacato Uaw e i governi di Usa e Canada, forse più abili dei sindacati italiani nel far di conto, reputeranno conveniente sacrificare a favore del socio Fiat il valore del 15% per l' opzione alternativa e del premio di maggioranza, connesso all' emissione di nuove azioni per il 16% dell' opzione incrementale, sull' altare dell' offerta pubblica di vendita di novembre. In fondo, nota il Credit Suisse, i giapponesi hanno lasciato risanare la Nissan alla Renault, ma non l' hanno fatta salire al 51%.
E oggi stanno meglio dei francesi.

come sospettavo, la partita si gioca a detroit.
ovviamente paga l'italia.
speriamo che la storia finisca bene.
intanto oggi con la borsa che veleggia all'1.7% fiat è appena paritaria.
 
Più che altro ora ho capito come tecnicamente possano arrivare al 51% entro l'anno. L'articolo è molto chiaro anche per un babbeo in questioni di finanza come il sottoscritto, l'ho apprezzato soprattutto per questo.
 
modus72 ha scritto:
Più che altro ora ho capito come tecnicamente possano arrivare al 51% entro l'anno. L'articolo è molto chiaro anche per un babbeo in questioni di finanza come il sottoscritto, l'ho apprezzato soprattutto per questo.

a me ha colpito quello che sta scritto dalla quinta alla decima riga.
sono dei paletti molto ben piantati.
o fai così o ti sogni tutto il resto.
 
ma quei paletti sono quasi superati, il motore lo produce già in america, importerà in europa i modelli chrysler (300, 200 e voyager) e la rete pronta ad accogliere questi modelli in brasile è già presente con fiat....
quello che a lui interessa veramente e tenere bassa la quotazione di fiat spa (in modo da prendere chrysler senza cacciare soldi) e restituire prima possibile il prestito al governo, perchè ci sta pgando interessi altissimi.
il resto viene dopo.....sempre che non faccia il botto prima
 
alkiap ha scritto:
pittigasabasca ha scritto:
Parlava un po' in termini tecnici,ma il sunto era che se fiat non prende il 51% entro la data prefissata(che era in anticipo rispetto ai termini fissati un anno fa) avrebbe perso molti soldi
Non "avrebbe perso molti soldi" ma "la pagherebbe di più"
Tra il perdere soldi, e pagare un prezzo più elevato, c'è una bella differenza.
L'articolo sopra infatti evidenzia come Fiat si stia muovendo per ottenere il massimo possibile di Chrylser, al minimo costo

a livello burrocratico la differenza ce',a livello pratico direi di no.
Sempre dei soldi ci rimetti
 
smaxs ha scritto:
ma quei paletti sono quasi superati, il motore lo produce già in america, importerà in europa i modelli chrysler (300, 200 e voyager) e la rete pronta ad accogliere questi modelli in brasile è già presente con fiat....
quello che a lui interessa veramente e tenere bassa la quotazione di fiat spa (in modo da prendere chrysler senza cacciare soldi) e restituire prima possibile il prestito al governo, perchè ci sta pgando interessi altissimi.
il resto viene dopo.....sempre che non faccia il botto prima

qual'è il veicolo che produrranno in america su piattaforma fiat?
in brasile non devono solo convincere i conce, devono anche vendere.
1,5 miliardi fuori dal nafta se ho ben letto.
 
conan2001 ha scritto:
modus72 ha scritto:
C' è un piccolo giallo nell' operazione Fiat-Chrysler. Il 3 gennaio, all' esordio della doppia Fiat in Borsa, Sergio Marchionne ha affacciato la possibilità che la
scalata al 51% della Chrysler avvenga già quest' anno, prima dell' offerta pubblica di vendita dei titoli di Auburn Hills prevista per novembre. La notizia ha
galvanizzato le quotazioni di Fiat Spa, che ora contiene solo l' auto e le attività affini, perché si pensa che, una volta quotate, le azioni Chrysler diventino assai più care. Eppure, poco più di un mese fa, la Fiat aveva nascosto al mercato questa opportunità. Il comunicato del primo dicembre 2010, infatti, precisa che la Fiat potrà salire dal 20% al 51% di Chrysler in due tappe. Prima, l' acquisizione del 15% in tre parti uguali senza corrispettivo monetario ma al realizzarsi, entro il 2012, di tre condizioni l' omologazione di un motore Fire e di una vettura Chrysler su piattaforma Fiat che faccia 40 miglia con un gallone di benzina,
esportazioni per oltre 1,5 miliardi al di fuori dei Paesi Nafta e l' offerta di auto Chrysler nel 90% dei concessionari Fiat brasiliani. Seconda tappa, l' acquisto di un altro 16% a partire dal 1° gennaio 2013, una volta rimborsato il debito verso i governi americano e canadese. Il prezzo è dato dalla media dei multipli dell' Ebitda il vecchio margine operativo lordo di altre case automobilistiche purché non superi quello Fiat. Il multiplo, chiariamo, è il rapporto tra l' Ebitda e il valore di mercato dell' impresa, dato dalla capitalizzazione di Borsa meno i debiti finanziari netti. Altro la nota non rivela, ma in coda dà un link con il sito del Tesoro Usa dove, in mezzo a una gran quantità di documenti, si trova, con la dicitura confidential, il contratto tra Chrysler e Fiat, stipulato il 10 giugno 2009, 200 pagine, allegati compresi. Un contrattone che mostra quanto la nota stessa sia reticente. La polpa è al punto b della sezione 3.5 in base al quale, nonostante quanto in precedenza prescritto, la Fiat avrà comunque il diritto di esercitare in tutto o in parte l' opzione sul 15%, detta Alternative call option, oppure quella sul 16% finale, detta Incremental call option, anche adesso, purché Chrysler abbia rimborsato per intero il debito verso i governi di Usa e Canada. Un diritto contrattuale che infila un jolly nella manica di Marchionne. Poi viene il prezzo. La Fiat deve pagare per l' opzione incrementale, mentre per quell a alternativa lo dovrà fare solo se la esercita prima di aver centrato gli obiettivi. Ebbene, il prezzo di entrambe sarà pari a un multiplo dell' Ebitda di Chrysler degli ultimi 4 trimestri, di cui sia stato approvato il rendiconto, meno i debiti finanziari netti delle attività industriali, senza contare dunque i debiti relativi al leasing, alle pensioni e all'assistenza sanitaria degli ex dipendenti. Il multiplo per fare il prezzo dell' opzione sarà il minore tra il multiplo Fiat e la media dei multipli di 10 concorrenti Gm-General Motors, Ford, Renault, Peugeot, Volkswagen, Bmw, Daimler, Honda, Toyota e Nissan, escludendo quelli superiori alla deviazione standard.
Dato curioso: il contrattone fa riferimento a un Gruppo Fiat che comprende la holding, Fiat Group Automobiles e Fiat Powertrain, come se la divisione della Fiat tra auto e il resto fosse già decisa con 18 mesi di anticipo. Previsione probabile: Fiat ha tuttora, assieme a Peugeot, il multiplo più basso tra i big dell' automobile, e perciò farà il prezzo. Osservazione: con lo spin off di Fiat Industrial, il multiplo Fiat cala da 3,8 a 1,7 e questo giova nella partita Chrysler. Forse troppo.
Veniamo al quantum. Dato il multiplo Fiat e posto che l' Ebitda Chrysler si aggiri sui 4 miliardi di dollari, a metà 2011 Marchionne avrà un valore Chrysler di
circa 7 miliardi dai quali togliere il debito finanziario netto. Qui viene il bello. La Chrysler ha poco più di 7 miliardi di esposizione verso i governi americano e
canadese, utilizzati per 5,2. Mano a mano che investe, cala la parte liquida del debito e sale il debito finanziario netto. In teoria, la Fiat potrebbe fare in modo che Chrysler valga zero. E' il secondo jolly di Marchionne. Ma basteranno queste due carte a vincere la partita? Mediobanca vede rosa, Ubs idem, Goldman Sachs stravede, Credit Suisse è scettico. Ecco i valori in campo. Al 30 settembre 2010, Chrysler ha ancora un patrimonio netto negativo per 3,8 miliardi di dollari che, depurato dalle attività intangibili, diventa negativo per 8. In Italia, sarebbe fallita. Per la legge americana, invece, se riesce a pagare le spese correnti, magari indebitandosi, una società può tirare avanti. Ora, per calare i due jolly, Marchionne deve prima ottenere due risultati: portare a casa alla svelta le prestazioni industriali che lo portano al 35% e rimborsare i governi. E qui si apre la trattativa. La vulgata nazionale racconta dell' astuta Fiat che ha acquisito gratis il 20% di Chrysler. Ma questo Marchionne non lo ripeterà: a che pro contraddire il Tesoro Usa che valuta in «miliardi di dollari» il patrimonio tecnologico Fiat messo per intero a disposizione di Chrysler in cambio del primo 20% e delle due opzioni? D' altra parte, la vulgata italiana è abbastanza falsa se è vero che la sola condivisione del motore multijet con la Gm venne valutata mezzo miliardo di euro in occasione del divorzio nel 2005.
Dunque, la Fiat ha dato e ora vorrebbe ricevere. Che cosa? Una corsia preferenziale per le omologazioni che le farebbero avere subito il 15% aggiuntivo dal sindacato Uaw scenderebbe dal 67,6% al 55% e dai governi americano dal 9,9 all' 8% e canadese dal 2,5 al 2%. E poi i finanziamenti pubblici Usa per la ricerca ecologica. A Chrysler e Gm pericolanti erano stati negati. Ora Gm, tornata in pompa magna a Wall Street, li reclama. Marchionne confida che se ricevesse presto, e cioè prima dell' offerta pubblica di vendita, almeno 3 dei 6 miliardi richiesti sarebbe contento. Secondo il Foglio, li userebbe per rimborsare una parte dell' attuale debito verso il governo.
Nell'Italia degli anni Ottanta, Imi e Mediocredito, che davano il credito agevolato a presentazione di fattura, non avrebbero permesso una tale distorsione delle finalità. L' America è più elastica. Ottenesse due facilitazioni di tal fatta, Marchionne avrebbe meno problemi a farsi prestare dalle banche i dollari per rimborsare il debito residuo verso i due Tesori. Ma qualche problema resterebbe. Con il 51% e a 5 amministratori su 9 in Chrysler, Marchionne dovrebbe
consolidare Torino e Auburn arrivando a un debito finanziario netto delle attività industriali di 7-9 miliardi pari o addirittura superiore all' Ebitda. Molto alto
nel settore auto, dove i migliori hanno addirittura cassa netta. La promessa di cedere quote Ferrari, Magneti Marelli e forse l' Alfa convincerà le banche?
I jolly, insomma, potrebbero far stravincere Marchionne, ma le omologazioni e i nuovi finanziamenti, necessari a chiudere il cerchio, ci saranno solo se il sindacato Uaw e i governi di Usa e Canada, forse più abili dei sindacati italiani nel far di conto, reputeranno conveniente sacrificare a favore del socio Fiat il valore del 15% per l' opzione alternativa e del premio di maggioranza, connesso all' emissione di nuove azioni per il 16% dell' opzione incrementale, sull' altare dell' offerta pubblica di vendita di novembre. In fondo, nota il Credit Suisse, i giapponesi hanno lasciato risanare la Nissan alla Renault, ma non l' hanno fatta salire al 51%.
E oggi stanno meglio dei francesi.

come sospettavo, la partita si gioca a detroit.
ovviamente paga l'italia.
speriamo che la storia finisca bene.
intanto oggi con la borsa che veleggia all'1.7% fiat è appena paritaria.

Veramente per adesso è arrivata a possedere il 25 % di Chrysler in cambio di tecnologia e quindi senza sganciare il becco di 1 cent.
 
Caro Conan, io ti consiglierei di riacquistare azioni FIAT !

Ecco i FATTI:

http://www.repubblica.it/economia/2011/01/21/news/fiat_nel_2010_utile_netto_a_455_milioni_secondo_le_previsioni_degli_analisti-11500990/

Fiat, nel 2010 utile netto a 455 milioni
secondo le previsioni degli analisti


Le stime di 25 esperti raccolte dalla società e anticipate dall'agenzia Radiocor. Il 2009 si era concluso con perdite nette per 848 milioni. I risultati ufficiali verranno comunicati il 27 gennaio

Fiat, nel 2010 utile netto a 455 milioni secondo le previsioni degli analisti La nuova Fiat Bravo al Salone Internazionale dell'Automobile
MILANO - Il Gruppo Fiat ha terminato in nero il 2010 con un utile netto atteso intorno a 455 milioni di euro (contro perdite nette per 848 milioni nel 2009) e un risultato della gestione ordinaria positivo per 2,17 miliardi. E' quanto emerge dalle stime medie di 25 analisti raccolte dalla società e anticipate dall'agenzia di stampa economica Radiocor. I dati ufficiali verranno comunicati il 27 gennaio. Per Fiat Group Automobiles è atteso un utile della gestione ordinaria pari a 585 milioni, per i camion di Iveco tale risultato è positivo per 225 milioni e per Cnh (macchine per l'edilizia e le costruzioni) per 835 milioni.

Gli analisti prevedono, sempre per il 2010, che l'utile ante imposte del gruppo si sia collocato a 1,36 miliardi e che l'indebitamento netto industriale sia negativo per 3,9 miliardi. Considerando il quarto trimestre, le stime medie prevedono per Fiat un utile netto per 180 milioni, un utile ante imposte per 405 milioni e un utile della gestione ordinaria pari a 580 milioni. Per Fiat Group Automobiles è atteso in particolare un utile della gestione ordinaria pari a 115 milioni, per Cnh pari a 230 milioni e per Iveco a 90 milioni.

Secondo gli analisti, l'utile netto di Fiat spa è destinato a crescere nei prossimi tre anni, passando dai 525 milioni nel 2011 agli 825 milioni del 2012 e a 1,25 miliardi nel 2013. Il risultato ante imposte è atteso positivo per 895 milioni quest'anno, a oltre 1,29 miliardi nel 2012 e a 1,925 miliardi nel 2013. Quanto all'indebitamento industriale netto
è stimato negativo per 2,75 miliardi quest'anno, per 2,89 miliardi nel 2012 e per 2,57 miliardi nel 2013. Considerando la divisione auto (Fiat group automobiles), l'utile della gestione ordinaria dovrebbe collocarsi a 630 milioni quest'anno, per aumentare a 840 milioni nel 2012 e a 1,15 miliardi nel 2013. Per Ferrari e Maserati è atteso infine un utile della gestione ordinaria pari a 315 milioni quest'anno, a 385 milioni nel 2012 e a 425 milioni nel 2013.
 
Se c'è una cosa al mondo di cui aver paura... sicuramente sono "gli esperti".
Se dai un calcio ad un sasso te ne escono fuori almeno 6. Ce n'è dappertutto.
Siamo circondati! Si salvi chi può!!!!!!!!!!
 
mikuni ha scritto:
Se c'è una cosa al mondo di cui aver paura... sicuramente sono "gli esperti".
Se dai un calcio ad un sasso te ne escono fuori almeno 6. Ce n'è dappertutto.
Siamo circondati! Si salvi chi può!!!!!!!!!!

una canzone recitava:siamo tutti trapattoni!
Per il resto,un plauso ai maghi della finanza,che di fronte ad un calo vendite del gruppo fiat vertiginoso,certificato,conclamato,riescono a prevedere un futuro roseo.
Per me qualcuno dei soci fiat ha venduto l'argenteria di casa per rimpinguare le casse
Qui ce' puzza di inganno_Ora che devono comprare azioni dagli americani,serve far vedere che i conti vanno alla grande per avere magari nuovi ingressi di capitale dall'esterno
 
pittigasabasca ha scritto:
mikuni ha scritto:
Se c'è una cosa al mondo di cui aver paura... sicuramente sono "gli esperti".
Se dai un calcio ad un sasso te ne escono fuori almeno 6. Ce n'è dappertutto.
Siamo circondati! Si salvi chi può!!!!!!!!!!

una canzone recitava:siamo tutti trapattoni!
Per il resto,un plauso ai maghi della finanza,che di fronte ad un calo vendite del gruppo fiat vertiginoso,certificato,conclamato,riescono a prevedere un futuro roseo.
Per me qualcuno dei soci fiat ha venduto l'argenteria di casa per rimpinguare le casse
Qui ce' puzza di inganno_Ora che devono comprare azioni dagli americani,serve far vedere che i conti vanno alla grande per avere magari nuovi ingressi di capitale dall'esterno

Se non vedi più in la del tuo naso, non è colpa mia. Per questo motivo, tu sarai sempre e solamente un tecnico. :twisted:
 
pittigasabasca ha scritto:
mikuni ha scritto:
Se c'è una cosa al mondo di cui aver paura... sicuramente sono "gli esperti".
Se dai un calcio ad un sasso te ne escono fuori almeno 6. Ce n'è dappertutto.
Siamo circondati! Si salvi chi può!!!!!!!!!!

una canzone recitava:siamo tutti trapattoni!
Per il resto,un plauso ai maghi della finanza,che di fronte ad un calo vendite del gruppo fiat vertiginoso,certificato,conclamato,riescono a prevedere un futuro roseo.
Per me qualcuno dei soci fiat ha venduto l'argenteria di casa per rimpinguare le casse
Qui ce' puzza di inganno_Ora che devono comprare azioni dagli americani,serve far vedere che i conti vanno alla grande per avere magari nuovi ingressi di capitale dall'esterno

il futuro roseo si potrebbe anche prevedere, quello che non capisco è come fanno a guadagnare pur non vendendo.
e quel poco che vendono devono quasi regalarlo.
almeno a sentire quelli che all'epoca degli incentivi dicevano che ci stavano appena dentro.
 

Guide

  • Dossier Auto Usate

    I programmi ufficiali delle case - Come smacherare i trucchi - Che cosa controllare ...
  • Problemi con l'auto

    Avviamento - Climatizzazione - Freni - Frizione - Interni - Luce - Rumori auto - ...
  • Revisione

    La revisione periodica - Costi e sanzioni
  • Patenti Speciali

    Il centro protesi INAIL - Guida - Acquisto - Traposto - Domande frequenti
Back
Alto